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Autore: JohnSilver    25/08/2019    2 recensioni
Solo noi siamo in grado di osservare veramente il nostro Io davanti ad uno specchio, e a comprenderne la fiamma che ci anima. Ma quando neanche noi riusciamo a vedere più i nostri veri lineamenti e a sentire il calore del nostro spirito, ecco che tutto il colore della nostra vita scompare per dar posto ad una grigia apparenza. Il nostro personaggio vivrà tutto questo, ed imparerà a tenere la sua esistenza sullo stesso ripiano dell'arte
Genere: Drammatico, Introspettivo, Poesia | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: Raccolta | Avvertimenti: nessuno
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L'immagine di un uomo nello specchio della propria dimora, una condinzione d'esistenza mutevole e fittizia che rende definito il nostro infinito. Una stella spicca lucente e solitaria nel buio dei nostri occhi. Una galassia privata, permeata dall'esperienza e dall'ambizione, che scorre nel flusso dei nostri sogni. Passato, presente e futuro convergono in quel bagliore così intenso e luminoso, anello di fuoco forgiato dal respiro caldo ed affettuoso di un Dio. Eppure, solamente io sono in grado di scorgerne le linee perfette, di sentirne il calore, di ammirarne la sua semplicità. Com'è possibile che una cosa così grande e predominante sia nascosta al resto di un umanità piena di sguardi, capace di definire con precisione tutto ciò che la circonda? Come può un uomo aggirarsi come un fantasma in una grande metropoli, con migliaia di individui, senza incrociarne un singolo sguardo? Beh, cari signori, penso di averne trovato la risposta. 
Il mio nome non ha importanza. Lavoravo presso una piccola azienda di trasporti, facevo  l'impiegato. La mia vita era dettata da una routine abbastanza noiosa a causa di un orario lavorativo abbastanza opprimente, ma ogni tanto riuscivo a concedermi qualche ora di puro sfogo artistico. Dipingo ormai da una ventina di anni e, anno dopo anno, le mie opere diventano sempre più grandi, ed i colori più vivi. Adoro la musica jazz, nella quale trovo ispirazione per i miei dipinti. Oltre alla vita e alla bellezza che mi conferisce l'arte, devo dire con rammarico che la mia esistenza era puramente trascinata dal tempo, e non vi era mai nessuna novità che stravolgesse l'ordine del mio essere ormai da parecchio tempo ormai. Mia moglie, unica mia fonte di ispirazione e passione, trapassò quindici anni fa a causa di una grave malattia polmonare. Purtroppo aveva il vizio del fumo, ed il fumo si era viziato della sua vita fino ad esaurirla. Lei adorava i miei dipinti, a tal punto da spronarmi a vivere come 'artista', aiutandomi anche economicamente in molti casi. Ma purtroppo la mia carriera di pittore non mi fruttò mai abbastanza, e alla morte della mia musa fui costretto a trovarmi un lavoro per sopravvivere. Non ho mai sopportato essere un impiegato, ma col passare del tempo mi sono abituato alla nuova routine e alla tranquillità della mia nuova vita. Sono sempre stato una persona onesta: rispetto ogni tipo di legge, pago sempre le bollette e non ho mai fatto torto a nessuno. La sera uscivo di rado, perchè ero troppo stanco a causa del lavoro, e questo ha fatto si che la mia cerchia di amici si accorciasse di molto. Non ho mai sofferto di solitudine, e quindi mi abituai anche a questo. Ciò a cui però non mi abituai, era al fatto che anno dopo anno qualcosa in me stava cambiando. Notai questa bizzarria un giorno mentre mi stavo radendo davanti lo specchio del mio bagno. Avendo vissuto sempre in città, e rimandendo sempre dentro l'ufficio, la mia pelle non ha mai avuto tonalità diverse da un bianco pallido, anche se non pallidissimo come altri miei colleghi. Durante quella giornata però, notai che stranamente la mia pelle era diventata più pallida, quasi con meno colore rispetto al solito. In prima istanza, diedi la colpa al troppo lavoro e non ci diedi più particolari attenzioni. Ma ecco che dopo qualche mese mi ricapitò la stessa cosa, solo che ora la sfumatura era leggermente peggiorata. Andai da un dottore, ma quest'ultimo, proprio come avevo pensato io all'inizio, collegò il tutto al troppo faticare e mi mandò a casa leggermente rincuorato. Purtroppo però, non ebbe ragione e dopo che passò altro tempo, la situazione peggiorò. Stavo letteralmente scomparendo! Eppure nessuno sembrava accorgersene, e tutti i miei conoscenti giurarono di vedermi come di consueto. Pensai di star diventando matto, ma imperterrito, non presi nessun provvedimento e continuai con la mia routine. 
Dopo due anni però, ero diventato un uomo completamente invisibile ai miei occhi, un fantasma solo per me stesso. L'unica cosa che riuscivo a distinguere ancora di me, erano due piccoli ma presenti bagliori in corrispondenza ai miei occhi. La cosa mi terrorizzò veramente troppo. Andai a lavoro, radunai tutti i miei colleghi e mi sollevai sopra un banco urlando come un pazzo che non potevo vedermi e di aiutarmi. Tutti mi guardarono pietrificati, ed uno di loro chiamò il mio capo. Quest'ultimo, un tipo bassissimo e tarchiato, entrò e nel vedermi così disperato fece un gemito di sorpresa, e poi una faccia piena di disgusto. Si avvicinò, mi prese e mi buttò fuori a calci dall'edificio, intimandomi di essere licenziato. Disperato, solo e senza un lavoro, corsi piangendo via da quel luogo. Non so per quanto corsi, ma, stanco, mi gettai su una panchina in quello che, credo, fosse una spiecie di parco. Era una bella giornata,gli uccelli cinguettavano allegri ed  il luogo era abbastanza affollato ma nessuno fece caso alla mia disperazione e ai miei gemiti ( tanto che pensai di essere invisibile veramente! ). Passarono due ore. Il mio cervello si stava sforzando come non mai per cercare di trovar situazione a quella situazione paradossale, ma inutilmente. Stavo per andarmene, quando mi sentìi una mano sulla spalla, che mi fece trasalire. Mi voltai di scatto, e vidi una piccola donna dai lineamenti dolcissimi che mi chiedeva se andasse tutto bene. I suoi occhi erano di un verde vivissimo, il quale faceva sembrare smorto il colore della natura circostante. Balbettai una presentazione squallidissima, e spiegai la situazione senza riferirmi al fatto dell'invisibilità e cercando di darmi un tono. Non so in che modo, cominciammo a chiacchierare e mi offrì il suo aiuto. 


Ora non sono più solo, ho ripreso a fare l'artista e dipingo dei piccoli quadrucci che espongo nel negozio di Tery ( così si chiama la ragazza ), ed insieme alla mia arte, ho riacquisito la mia immagine un tempo. Ma soprattutto, ho ravvivato il colore di una vita che stava per diventar grigia e sterile. 
La vera essenza di sè, il nostro bagliore ed i nostri sentimenti possono essere accolti solamente da un cuore che è in grado di farlo. Nella società moderna, l'ossessione dell'ego impedisce un vero rapporto umano, e ci rende tutti freddi ed insignificanti, fantasmi in una città che sembra deserta, anche quando deserta non è. A volte questi esseri prendono colore solamente di fronte ad un essere che si comporta in modo eccessivo o particolare, solamente perchè la critica del diverso accomuna tutti e rende l'illusione di diventare più forti, quando in realtà si è solo capre in un grande pascolo. Ciò che ci rimane quindi è il nostro colore, la nostra vita. Questa va valorizzata, vissuta e amata in ogni suo particolare, anche nei momenti più bui. Proprio grazie a questi momenti, noi riusciamo a vedere ( se lo vogliamo) tutto il colore della vita! 

   
 
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