Sono due settimane ormai che Jane non fa altro che pigiare tasti sul primo cellulare che le hanno regalato i suoi genitori. Il primo della sua esistenza, segno che ormai è diventata grande abbastanza – dodici anni – da poter utilizzare internet.
Sua madre non ne può più. Le hanno regalato quell’aggeggio elettronico, costato anche troppo, e non hanno ricavato granché. Pensavano che avrebbe avuto l’occasione di distaccarsi dal suo amico immaginario, così.
Certo Jane non accennava più a lui, ma non era cambiata la situazione. Era sempre assente e distaccata, lo sguardo appiccicato allo schermo luminoso.
Sono a tavola, quella sera. Gli ultimi istanti prima della follia e Jane non stacca le pupille dallo schermo, le dita dalla tastiera.
Con chi parla? Si è trovata un fidanzato, per questo è così presa? Non ne può più di non ricevere risposte e le strappa il cellulare dalle mani.
Legge la conversazione per qualche istante e poi lascia cadere l’aggeggio a terra. Ha la bocca spalancata, è confusa. Perché Jane parla in una chat da sola con se stessa?
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