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Autore: LadyPalma    28/08/2019    5 recensioni
Modern AU Ispirato alla Casa di Carta.
Il Professore (Tyrion Lannister) ha un piano: rapinare la Zecca di Stato di Approdo del Re. Per farlo, recluta sei criminali che devono adottare dei nomi in codice: la Madre dei draghi (Daeenrys), il Guardiano della notte (Jon), lo Sterminatore di re (Jaime), il Mastino (Sandor), il Cavaliere delle cipolle (Davos) e la Donna Rossa (Melisandre).
Riusciranno nel loro intento o incontreranno più problemi del previsto?
Può essere letta sia da chi segue la serie Casa di carta che da chi non l'ha mai vista.
Ships: Jon/Daenerys; Melisandre/Davos; Sansa/Sandor; Jaime/Brienne.
Genere: Azione, Drammatico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Daenerys Targaryen, Davos Seaworth, Jon Snow, Melisandre di Asshai, Sandor Clegane
Note: AU, Cross-over | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Red Onion - Davos/Melisandre'
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3.



Il primo giorno alla Zecca stava quasi per volgere al termine, ognuno di noi faceva la sua parte e il Professore, cervello di tutta l'operazione, anche se non era con noi faceva forse più di tutti noi messi insieme. Lo Sterminatore si preoccupava di far stampare e stampare banconote su banconote e il Cavaliere scavava indefessamente per farci uscire non appena il bottino fosse stato sufficiente. Sufficiente a cosa? A diventare i più ricchi del mondo, naturalmente. Eravamo tutti piuttosto ambiziosi, ecco perché non ci sentivamo ancora in vena di festeggiare. Non dovevamo cedere la guardia, lo sapevamo bene... Solo non tutti riuscivamo a restare concentrati allo stesso modo.
 
**
 
"Allora, Cavaliere, come andiamo?" esordì lo Sterminatore, entrando nella camera blindata con un sorriso allegro.
Fu solo il suono degli attrezzi dell'altro uomo a rispondere alla sua domanda, mentre faceva il suo ingresso nella stanza metallica anche la Donna Rossa.
"Che divina meraviglia!" esclamò, notando la grande e alta pila di banconote al centro della stanza.
Custodirle doveva essere il principale scopo della camera e rubarle il principale scopo di ladri comuni. Ma il loro obiettivo era più grande, ecco perché quella pila era rimasta ancora lì intatta... Per lo meno finché la donna non decise di buttarcisi letteralmente sopra.
"Ehi, cavaliere, sai cosa sarebbe splendido fare qui sopra?" chiese, rivolgendosi all'uomo al lavoro.
"Non lo so" rispose l'interpellato, chiaramente seccato. "Ma se hai intenzione di farti una dormita, vai ad aprirti un'altra camera blindata".
Melisandre ridacchiò. "Oh quanto sei ingenuo, mio dolce Cavaliere. Intendevo fare del sacrosanto sesso... Saresti interessato?"
Il Cavaliere si ostinò a non guardarla ma era chiaro che quella proposta così esplicita lo aveva messo leggermente in imbarazzo.
Stavolta a ridere fu lo Sterminatore.
" Oh andiamo, bel bocconcino, se lui non ti vuole, posso offrirmi volontario io!" disse maliziosamente piegandosi verso di lei e facendo per sedersi a sua volta sulle banconote.
Ma lei, pur sorridendo, gli pose una mano sul petto per respingerlo. 
"Mi dispiace, Sterminatore, ma il mio sogno erotico riguarda il Cavaliere".
"Questo mi ferise. Cos'ha lui che non ho?" ribattè l'aintante biondo, fingendosi terribilmente deluso. 
"Beh, a te manca una mano intera, a lui solo quattro dita... Sono dettagli che fanno la differenza" rispose lei ridacchiando. 
Lo Sterminatore scoppiò in un'altra risata e poi si avviò verso l'uscita, augurando al Cavaliere buon lavoro, ma senza portarsi dietro la donna, che tornò a stendersi su quell'improvvisato letto dall'elevato valore economico.
"Hai intenzione di restare qui tutto il giorno?" le chiese senza mezzi termini "Sto lavorando e la tua presenza mi deconcentra".
"Oh, ma allora un quale effetto te lo faccio..." notò lei, voltando tutto il corpo verso di lui per poterlo guardare bene.
"Certo, mi innervosisci" fu la tagliente risposta, così come tagliente fu lo sguardo che finalmente le rivolse. "Invece di perdere tempo con me, perché non vai a giocare con qualcuno della tua età?"
"La mia età?" gli fece eco lei, sinceramente stupita. "So di portare bene i miei anni ma ne ho 35. Non sono una bambina..."
"E invece sì che lo sei. Io di anni ne ho 52 e ormai le conosco bene le donne come te".
"Le donne come me?" chiese lei, che ormai era talmente stupita da quell'improvvisa aggressività passiva dell'uomo da non rendersi conto di stare ripetendo le sue parole. Fino ad allora, aveva rifiutato le sue advances sempre con indifferenza, ma mai con sdegno." Tu non mi conosci per nulla" disse poi, risentita.
"Ah no? Sei una donna bellissima, questo è ovvio, e usi la tua bellezza per ammaliare tutti gli uomini. Seduci, giochi, conquisti. La vita per te è un gioco non è così?" la provocò, esternando il pensiero che aveva in mente su di lei fin dall'inizio. "Ma è vero che non ti conosco. Allora, vediamo, perchè non mi racconti come sei finita a far parte di questa rapina?"
La Donna Rossa era rimasta in qualche modo ferita da quella descrizione, ma non lo diede a vedere. "Sono una cartomante e indovina. Te lo aspettavi questo, cavaliere?" rispose invece, ritrovandosi a raccontare la sua storia. "Ho per davvero delle visioni, ma non sono sufficienti a farmi guadagnare il pane... Così a volte le ho inventate e mi hanno dato della truffatrice. Ho fatto un paio di mesi in prigione, nulla di più. Ma qualche visione l'ho avuta per davvero, ti ho detto, e una di queste riguardava una rapina. E guarda caso, il giorno dopo quella visione, il Professore mi ha contattata. È questa la rapina che fu promessa, ne sono certa!"
Aveva parlato con talmente tanta enfasi e convinzione, che l'uomo aveva lasciato andare i suoi attrezzi e l'aveva fissata, concedendole tutta l'attenzione che da lui aveva sempre cercato.
"Ritiro tutto quello che ho detto. Non ci sono donne come te, tu sei decisamente di una pazzia superiore" decretò alla fine, con ironia, ma un'ironia che per la prima volta suonava del tutto benevola.
Lei gli sorrise e poi si mise seduta, rivolta verso di lui.
"Già, sono una donna speciale. E per quanto tu ne possa dire, vuoi proprio vedere cosa c'è sotto questa mia tuta, non è vero? Beh, lo vedrai"
Prima che lui potesse dire qualsiasi cosa, la donna aprì la zip anteriore della tuta... Ma solo per tirare fuori una cipolla che vi aveva nascosto.
"Tieni, prendilo come un segno di pace. Non sei venuto per nulla a mangiare, pensavo fossi affamato..."
Il sorriso malizioso era sparito per lasciare il posto a un'espressione speranzosa e autenticamente innocente. Il Cavaliere esitò per un attimo, poi afferrò l'ortaggio e le concesse forse il primo sorriso da quando si erano conosciuti.
"Va bene, pace accettata. Ora fila via, Donna Rossa, che devo lavorare".
Lei ridacchiò ancora e stavolta obbedì prontamente. Anche se il pensiero di lei stranamente lo distrasse ancora per un po' dopo che se ne fu andata. 

 
**
 
Erano circa le dieci di sera e nell'ampio ingresso dove erano sistemati gli ostaggi era tempo di passare la cena. Sansa, che ormai era stata scelta come aiutante ufficiale, era stata chiamata di nuovo nella stanza dove si teneva il cibo, questa volta dal Guardiano della Notte, per poter servire di nuovo. Mentre preparava i vassoi per trasportare il cibo, entró nella stanza il Mastino. 
"Ciao, Uccelletto. I tuoi occhietti azzurri hanno visto qualcosa che vuoi raccontare?" 
Per un momento, Sansa fu presa dal panico, pensando alla poliziotta che l'aveva avvicinata. Ma cercò di tranquillizzarsi, dicendosi che l'uomo non poteva avere visto la scena altrimenti la reazione sarebbe stata molto meno controllata. 
"Ehm... La tua compagna con i capelli rossi è passata a prendere una cipolla prima..." mormorò, senza sapere cosa dire. 
Il Mastino la guardò confuso, poi scoppió a ridere, di quella sua risata aspra e sgradevole. 
"Uccelletto, mi aspettavo notizie sui tuoi compagni ostaggi, non sui rapinatori... Il furto di una cipolla non vale niente mentre ci stiamo fottendo milioni di milioni, non ti pare?" 
Dandosi mentalmente della stupida, la ragazza annuì e abbassò lo sguardo. Ma le prossime parole dell'uomo le fecero alzare di scatto lo sguardo. 
"Quell'idiota ti ha dato ancora fastidio?" le chiese senza mezzi termini, ma in quella domanda c'era più dolcezza di quanta Sansa era abituata a ricevere. 
"No" rispose, mostrando tutto il suo sollievo. 
"Bene, allora continua pure a lavorare". 
Il Mastino le diede le spalle, avviandosi verso la porta con delle bottiglie d'acqua da distribuire. Per un po', fecero avanti e indietro con il cibo senza dirsi nulla, ma nella mente della ragazza era iniziato un conflitto insolubile. Quell'uomo all'apparenza così feroce era stata la prima persona che l'aveva difesa da Joffrey, quando molti altri, persino i suoi amici e suo fratello Robb, erano stati zitti; inoltre per qualche ragione in sua presenza si sentiva sicura e protetta, a dispetto della pistola. E ora, benchè fosse felice dell'esistenza di una possibilità per uscire da lì, una parte di lei era triste all'idea di vedere quell'uomo dietro le sbarre probabilmente per parecchio tempo data la grandezza del colpo tentato. 
"Mastino?" lo chiamò, quando si ritrovarono nella stanza insieme. "So che non sono fatti miei ma... Ecco, pensavo..."
"Sputa il rospo, Uccelletto".
"Ecco, non sarebbe più saggio trattare con la polizia? I poliziotti riusciranno a entrare qui prima o poi e voi sarete presi... Invece se vi consegnate adesso, magari saranno clementi. Non è tardi per tornare indietro". 
Sansa si era fatta coraggio e aveva parlato a ruota libera ma quando incontrò lo sguardo dell'uomo, la ferocia che vi lesse dentro le fece desiderare di non aver mai suggerito una simile idea. Tuttavia, per fortuna quella rabbia non era diretta verso di lei. 
"La polizia? Io ci sputo sopra la polizia!" esclamò lui con furore. "La vedi questa bella cicatrice? Tu credi che sia facile per me trovare un lavoro con questa faccia orribile? No, solo il criminale ho potuto fare per tutta la vita. E vuoi sapere chi devo ringraziare? È stato mio fratello a farmi questa cicatrice, a spingermi la faccia nel fuoco... E quello stronzo di mio fratello è un fottuto poliziotto! Quindi, non venirmi proprio a parlare di polizia!"
Un lungo silenzio seguì quella confessione. Sansa lo guardava, senza osare parlare, ma nel suo sguardo c'era un grande dolore. 
"Mi dispiace..." mormorò dopo un po', pur sapendo che era solo una delle vuote parole che lui non avrebbe esitato a chiamare cinguettio. 
Ma lui non rispose. Tacque e tacque ancora, finchè con un gesto rude non le porse una confezione sigillata. 
"Tieni. Lo Sterminatore ha richiesto un dolcetto per quelli della banda, ma a me i dolci fanno proprio schifo. Prendilo tu, se ti va". 
Sansa afferrò la confezione e se la rigirò tra le mani. 
"Dolcetti al limone, i miei preferiti" mormorò, dando un'occhiata al contenuto. 
E di fronte a quell'atto di pura gentilezza, anche se nei modi peggiori che si sarebbero mai potuti desiderare, gli sorrise sinceramente. Il Mastino non poteva saperlo, ma quello era il primo autentico sorriso che Sansa Stark faceva da tanto, tanto tempo.

 
**
 
Si incrociarono nella stanza che avevano predisposto come loro quartier generale: la Madre dei Draghi stava finendo di dare vita ai suoi preziosi esplosivi, mentre il Guardiano si era appena fatto dare il cambio dalla Donna Rossa nel controllare gli ostaggi per poter riposare un paio di ore.
"Ciao".
"Ciao a te".
Un saluto fugace, accompagnato da sguardi incerti. Dalla loro notte insieme non avevano avuto modo di parlare, anche perché quel preciso momento era il primo in cui si trovassero effettivamente soli. Erano entrambi imbarazzati, ma il loro imbarazzo non era dello stesso tipo. La donna infatti voleva un contatto, come dimostrava il fatto che aveva sospeso il lavoro e mosso qualche passo verso di lui; l'uomo, d'altro canto, sembrava scostante e sfuggente.
"Allora, come andiamo?" tentò lei, accennando un sorriso. 
Il Guardiano scrollò le spalle. "Beh, per il momento tutto sembra tranquillo. Gli ostaggi non hanno creato troppi problemi, lo Sterminatore sta facendo stampare un sacco di banconote e il tunnel..."
"Mi riferivo a noi due, veramente" lo interruppe  lei, in tono deciso ma anche vagamente divertito. 
Lui sorrise impacciato e lei colse quello come un segnale di apertura. Si protese verso di lui per baciarlo, ma appena le loro labbre si sfiorarono, lui si sottrasse e le afferrò con fermezza le braccia come per tenerla lontana.
Lei non disse nulla, ma lo smarrimento e la tristezza sul suo volto erano evidenti. 
"Mi dispiace" disse lui, immediatamente, nel tono più dolce che poteva trovare. "Ma non possiamo, non ora. Già una volta mi è capitato di mandare a monte un'operazione per una donna e, vedi, non posso permettermelo. Ho un dovere che non posso tradire". 
Per un attimo la questione era virata da quello che c'era tra loro due a qualcosa di diverso, quello che solamente lui aveva vissuto nel suo ancora sconosciuto passato. 
"Non credo di capire, Guardiano". 
"Vedi, io ero un orfano. Hai presente quelle storie di orfanotrofi terribili? Beh, è lì che sono cresciuto anche io" inizió a raccontare, con leggera esitazione. "Una volta uscito, non avevo un posto dove andare, non sapevo chi ero, finchè un gruppo di uomini noto come La Barriera non mi ha trovato. Sono stati loro a mostrarmi come c'è onore anche nel crimine e portare al termine nel modo giusto un'operazione è un dovere da non trascurare. È stato la mente della Barriera, l'anziano Aemon a dirmi che l'amore è la morte del dovere. Quindi, è meglio se stiamo lontani, lo capisci questo?"
La Madre dei Draghi aveva ascoltato tutto con interesse e annuì, concorde. Se tutto quello che lui voleva era aspettare di uscire di lì, allora avrebbe aspettato. Ma l'incertezza del Guardiano aveva in realtà radici più profonde e forse lei lo avrebbe compreso se avesse prestato più attenzione a quello che aveva detto... Già una volta lui aveva rischiato per una donna.
Invece, lei non indagó su quel punto, si professó d'accordo ma, poi, come se fosse un ultimo saluto per suggellare il loro accordo, tentò di baciarlo ancora. Questa volta lui non la bloccó apertamente, ma istintivamente spostó la testa. 
 
**
 
L'amore è la morte del dovere, oh, avrei dovuto capirlo anche io. Quello che davvero passava per la mente del Guardiano lo avrei scoperto solo tempo dopo, ma a me non interessava in quel momento. Difficilmente mi ero sentita così ferita in vita mia. Senza dire una parola, ignorando i suoi tentativi di richiamarmi indietro, lasciai la stanza con tutti i miei esplosivi. 
Quella notte dovevo piazzarli lungo tutti i punti strategici per un'eventuale irruzione.
Quella notte commisi un grossolano quanto fatale errore.
Eppure, ancor prima di scoprire l'errore dei miei esplosivo, fu un'altra la bomba ad esplodere nelle prime luci dell'alba del secondo giorno.

 
**
 
Lo Sterminatore aprì gli occhi di scatto e si alzò dal divano su cui era steso per raggiungere la cornetta del telefono.
"Professore, hai idea di che ora è? O nella Zecca c'è un fuso orario?"
"Mi dispiace svegliarti Sterminatore di Re" giunse la voce ironica dall'altro capo. "Ma anche io sono stato svegliato da una chiamata pochi minuti fa... Da parte del nostro caro amico informatore della polizia".
Lo Sterminatore soffocó uno sbadiglio. "Cosa aveva ora da dire il Ragno Tessitore?"
"Che sei un idiota, che siete tutti degli idioti" rispose il Professore con un tono improvvisamente duro. "Qualcuno degli ostaggi è riuscito a inviare la foto di uno di voi e ora sanno chi è. Ora, Sterminatore, vuoi spiegarmi come cazzo è stata possibile una cosa del genere?" 
Il capo della banda sgranò gli occhi, ogni traccia di sonno sparita. 
"Chi... Chi hanno identificato?" 
"Sandor Clegane" 
Istintivamente, lo Sterminatore si lasció sfuggire un sospiro di sollievo. Non conosceva quel nome, tutto ció che sapeva è che non era il suo. 




 
NDA: Ma quanto sono belli Davos e Melisandre che flirtano? *.* No, va bene, mi dò un contegno e torno seria ahahah Eccomi qui con il terzo capitolo: si sono scoperte un po' le storie di Jon, Melisandre e Sandor e un primo problema comincia a emergere. Ho inserito alcuni richiami a got (come l'origine della cicatrice di Sandor, la frase di Maestro Aemon e Jon che rifiuta di baciare Daenerys come nella S8), mischiandoli a elementi derivanti dalla casa di carta (tipo Melisandre che si lancia sul letto di banconote come Denver). Spero che anche questo capitolo vi sia piaciuto, spero di pubblicare il prossimo al più presto! Alla prossima!
   
 
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