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Autore: Nao Yoshikawa    31/08/2019    17 recensioni
Quando un angelo e un demone devono badare ad un neonato…
«Ami questo solo perché ti diverte.»
«Anche. Tu sei un po’ buffo.»
«Buffo?», il demone abbassò un po’ gli occhiali per guardalo negli occhi. «Buffo, tenero, premuroso, c’è qualcos’altro forse? Io sono un demone!»
«Però intanto eccoti qui», gli sorrise, facendolo sbuffare. Azrpahel poteva anche essere un angelo, ma quando voleva era proprio bravo a provocarlo. Doveva mettersi il cuore in pace, aveva effettivamente un lato tenero, ma questo era un segreto che nessuno doveva sapere, o addio alla sua reputazione.
Puntò lo sguardo lì dove avrebbe dovuto trovarsi il passeggino e sgranò gli occhi.
«Dannazione, angelo! Dov’è la bambina?!»
Azraphel stava per rispondergli “Ovviamente qui”, ma in verità non c’era nulla. Eppure lo aveva tenuto d’occhio tutto il tempo.
Genere: Comico, Fluff, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Aziraphale/Azraphel, Crowley, Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Ineffables Baby-Sitter

«Oh, angelo! Cosetta qui piange di nuovo!»
Azraphel si tolse gli occhiali da lettura con un sospiro. Sarebbe riuscito ad arrivare fino alla fine? O si sarebbe dato alla fuga prima del tempo?
No, no, assolutamente. La pazienza era una delle sue virtù. Anche se spesso qualcuno lo metteva a dura prova.
«Clara. Si chiama Clara, non Cosetta!» ci tenne a precisare.
«L’iniziale è sempre quella, che vuoi che cambi? Ma perché piange ancora?»
Crowley osservò a braccia conserte la bambina poggiata sul tavolo. Completamente rossa in viso per lo sforzo, stava piagnucolando in segno di protesta da più di un quarto d’ora.
«Non lo so, forse ha fame», suggerì Azraphel, riposando il libro, capendo che sarebbe stato inutile continuare a sforzarsi di leggere.
«Di nuovo? Ha già mangiato poco fa!»
«Allora forse vuole solo essere presa in braccio. Prendila tu.»
L’angelo non vide il cambiamento d’espressione di Crowley.
«No posso prenderla io, è fragile! E se la rompo?»
Azraphel sospirò di nuovo. Doveva ammettere che c’era un qualcosa di molto tenero e adorabile in quel suo modo di fare. Alla fine toccò a lui prendere Clara in braccio, ma almeno questo servì a farla calmare un po’.
«Vedi, caro? Non è difficile. E poi, non avevi detto che eri tu quello che ci sapeva fare con i bambini?»
Crowley ci pensò su prima di rispondere. Effettivamente lo aveva detto, ma non aveva immaginato potesse essere così complicato. Di esperienza ne aveva anche abbastanza, ma i neonati erano così difficili da capire. E poi avevano bisogno di continue attenzioni, per non parlare del fatto che erano così delicati.
«Infatti io ci so fare, anche più di te, solo non in tutto, ecco. E poi vedi? A Cosetta tu piaci, quindi problema risolto!»
Clara aveva smesso di lamentarsi e si era accoccolata ad Azraphel, il quale aveva preso a cullarla delicatamente.
«Fare i baby-sitter non è facile, vero?» domandò.
«Vallo a dire ad Anathema e Newton, hanno avuto loro l’insana idea di lasciarci Cosetta per una giornata. Quanto affidabili possono essere un angelo e un demone, eh?»
«Ce l’hanno affidata perché siamo delle brave per-»
«Non dire queste cose davanti alla bambina, capito?!» lo rimbeccò subito Crowley. La situazione era già abbastanza complicata e assurda, non serviva che l’angelo gli ricordasse quanto fosse una brava persona. Non era neanche vero, non del tutto almeno.
E poi, in lui non c’era niente di particolarmente ammirevole. I bambini gli piacevano, nel senso che li considerava degli esserini da proteggere da ogni male, ma prendersene cura tutti i giorni, in quel modo, sicuramente era difficile. Cos’era la su? Ansia? Paura?
No, sciocchezze. Ma di certo era più agitato di Azraphel, il quale sembrava abbastanza a suo agio. Clara non si era addormentata – perché no, quella bambina non avrebbe reso loro le cose facili – piuttosto aveva aperto gli occhi scuri e aveva preso a ridere in direzione di Crowley.
«Beh? Ridi di me, adesso? Cosa c’è di divertente nel vedermi dare di matto?» sbuffò.
«Suvvia, caro. Ha solo quattro mesi, è piccola. Magari ride perché le piaci. Andiamo, prova a prenderla tu.»
«E se la faccio cadere?!»
«Sciocchezze!»
Azraphel si fidava ciecamente di Crowley, quest’ultimo aveva solo bisogno – incredibile, ma vero – di un po’ di autostima. Quindi gliela porse senza troppi problemi, al che il demone si ritrovò completamente alla sprovvista e cercò di tenerla, seppur goffamente, tra le braccia.
«Perfetto, l’ho presa. Che devo fare ora?» chiese, attento a reggere la testolina di Clara sul palmo della mano.
«Niente, la tieni mentre io finisco di sistemare questi libri. E mi raccomando, non metterla giù altrimenti piange di nuovo!»
«No, aspetta! Bastardo, mi ha incastrato, ma cosa…?»
Lui, un demone, in quella situazione così assurda. Di cosa aveva paura esattamente? Quella bambina era innocua e così innocente.
E forse il problema era proprio quello.
«Va bene. Va bene, mi arrendo. Però, Cosetta, cerca di startene buona», sospirò rassegnato.
Pace e tranquillità. Non che Azraphel avesse mai avuto dubbi sulla bravura di Crowley con i bambini di tutte le età, neonati compresi.
Aveva impiegato un’ora buona a sistemare dei libri su uno scaffale e non si era neanche reso conto del tempo che passava.
Forse c’era un po’ troppo silenzio. Avrebbe dovuto preoccuparsene?
«Amh… caro, tutto bene?» domandò, leggermente apprensivo.
Nessuna risposta. Okay, forse una controllatina non avrebbe fatto male a nessuno. Si allontanò dai suoi amati libri, nella speranza che il demone non avesse fatto qualcosa di inconsulto, tipo incenerire Clara e… oh no. Quello sarebbe stato un disastro.
Effettivamente niente avrebbe potuto prepararlo a ciò che avrebbe visto di lì a poco. La bambina non stava in braccio a Crowley, per il semplice fatto che quest’ultimo aveva assunto la sua forma di serpente e si era arrotolato accanto a Clara, la quale ridacchiava e allungava una mano nel tentativo di afferrargli la lingua biforcuta.
Azraphel non poté fare a meno di ridere e di provare un moto infinito di dolcezza.
«Oh, Crowley. Sei proprio tenero.»
Dannazione. Non si era neanche accorto di lui, distratto per com’era. Subito ritornò nella sua forma “umana”, squadrandolo.
«Che c’è? Perché mi guardi così? Mi sembrava volesse giocare e io l’ho accontentata. E non sono tenero. Io semplicemente cerco di tenerla a bada, visto che mi hai scaricato!»
«Va bene, scusami, non ti dirò che sei tenero. Però vedi, non era così difficile! Tu piaci a Clara.»
«Io piaccio a tutti, soprattutto a te, angelo.»
Azraphel fece per dire qualcosa, senza però riuscirci. Se lo meritava, non aveva fatto altro che provocare Crowley, quindi adesso era giusto che quest’ultimo ricambiasse, pronunciando un’innegabile verità.
«S-sì, ebbene? Questo cosa c’entra, adesso…?»
«C’entra sempre, mio caro», metterlo in imbarazzo era così soddisfacente. Clara iniziò in quel momento di nuovo ad agitarsi, attirando l’attenzione dei due.
«Ed eccola che ricomincia», Crowley alzò gli occhi al cielo. «Non pensare di scaricarmi di nuovo, ci vuole una divisione dei compiti!»
«Tranquillo caro, non voglio scaricarti. Magari possiamo portare Clara a fare una passeggiata. Non so, tipo al parco?»
Il demone fece una smorfia.
«Ma è pericoloso lì! Ci sono un sacco di pericoli!»
«Pericoli? Ma Crowley, ci siamo noi a proteggerla, cosa vuoi che le succeda?»
«E io che ne so?! Il sole, se le si brucia la pelle? So che i neonati sono molto delicati. Le punture di insetto, gli sbalzi di temperatura, insomma, un sacco di brutta roba…!»
Non dirgli che è adorabile, non dirlo, non dirlo, si ritrovò a pensare l’angelo. Clara stava tirando fuori la parte più premurosa di Crowley, non era mica una capacità di tutti.
«Sta tranquillo, okay? Faremo attenzione. E poi il sole e l’aria fresca non possono far male.»
Il demone si arrese, anche perché si sentiva abbastanza idiota  a preoccuparsi così. Ma sì, che facessero anche la famigliola felice al parco. Non che gli dispiacesse, ovviamente.
 
E quindi alla fine erano andati. Seduti su una panchina a St.James Park, non in due, bensì in tre. Clara si era addormentata subito nel suo passeggino. Finalmente.
Crowley si sentì meglio quando capì che il sole non era poi così forte, che non c’erano insetti, né troppa gente, ma aveva comunque raccomandato Azraphel di tenere il passeggino molto vicino a loro, perché c’era un sacco di umani che rapivano i bambini.
Premuroso, gentile, dal cuore tenero. Quel demone era tutto questo, ma guai a farglielo presente. Azraphel non avrebbe potuto non ammettere che tutto ciò lo divertiva alquanto e che Crowley in quella versione era qualcosa di imperdibile, ma anche di estremamente dolce.
«Visto? Siamo tranquilli, non ci sarà un attacco terroristico proprio adesso o che so io», cominciò a dire l’angelo.
«Ti prego, nemmeno io ho pensato così in  grande. E per favore, non fare parole di questo con nessuno.»
«Esattamente che cosa non dovrei dire? Che sei bravo con i bambini e che ti preoccupi per loro?»
«S-sì! Esattamente questo», disse puntandogli il dito contro. «Non lo faccio a posta, è più forte di me. E poi i bambini sono carini, a parte quando strillano.»
«Lo credo anche io. E credo che tu abbia un certo istinto per queste cose.»
«Non… dirlo! Questo è imbarazzante.»
«Questa è una bella cosa. Oh, Crowley. Tu sei tante cose, un tentatore inopportuno, esagerato, impulsivo e testardo. Ma sei anche premuroso, gentile e… una brava persona! So che non vuoi che lo dica, ma è così. E poi, di te amo anche questo.»
Si sorprese per la facilità con cui riuscì a pronunciare quelle parole. Non avrebbe dovuto essere strano, un angelo amava tutti, ma lui in particolare amava Crowley.
Quest’ultimo avrebbe voluto non arrossire, ma non fu una cosa che riuscì a controllare.
«Ami questo solo perché ti diverte.»
«Anche. Tu sei un po’ buffo.»
«Buffo?», il demone abbassò un po’ gli occhiali per guardalo negli occhi. «Buffo, tenero, premuroso, c’è qualcos’altro forse? Io sono un demone!»
«Però intanto eccoti qui», gli sorrise, facendolo sbuffare. Azrpahel poteva anche essere un angelo, ma quando voleva era proprio bravo a provocarlo. Doveva mettersi il cuore in pace, aveva effettivamente un lato tenero, ma questo era un segreto che nessuno  doveva sapere, o addio alla sua reputazione.
Puntò lo sguardo lì dove avrebbe dovuto trovarsi il passeggino e sgranò gli occhi.
«Dannazione, angelo! Dov’è la bambina?!»
Azraphel stava per rispondergli “Ovviamente qui”, ma in verità non c’era nulla. Eppure lo aveva tenuto d’occhio tutto il tempo.
«Cazzo», sussurrò a bassa voce. «Anathema ci ammazza.»
«Io non credo! Eccolo lì!»
Non si spiegava il perché, forse per la strada in discesa, ma il passeggino era scivolato giù, indisturbato.
Proprio una cosa normale.
«Crowley, si schianta!» gridò Azraphel.
«E invece no!»
Con un semplice movimento della mano, riuscì a fermare il passeggino, che si fermò di colpo. Lui l’aveva detto, l’aveva detto che i pericoli erano ovunque, ma Azraphel non aveva voluto ascoltarlo!
Raggiunse senza fiato la bambina, la quale se ne stava indisturbata a ridere.
«Aaaah, cazzo!» imprecò. «Ma perché devo prendermi certi spaventi?!»
«Mi dispiace, non so come sia potuto succedere, io…»
«Stammi bene a sentire, angelo. Se avessimo un figlio nostro, non te lo lascerei neanche se fossi la mia unica scelta. Ti distrai troppo!» poi guardò Clara. «E lei ride! Felice di sapere che almeno non ha subito traumi! Basta, torniamo a casa!»
Che reazione esagerata… dopotutto non era successo niente di grave, no?
 
Arrivati alla sera, Clara aveva protestato per avere il suo amato biberon. Crowley aveva anche suggerito di darle mangiare qualcosa di più decente, ma Azraphel gli aveva ricordato che la bambina non aveva ancora i denti e che quindi bisognava arrangiarsi. Poiché il demone preferiva avere tutto sotto controllo, aveva borbottato un “Glielo do io”, e Azraphel non aveva protestato. Vederlo così attento gli piaceva. E poi sì, certamente ci sapeva fare, anche più di lui.
Alla fine erano arrivati tutti e due stanchi e l’angelo gli si era seduto accanto, osservandolo mentre dava da mangiare a Clara.
«Possiamo confermare che badare a un neonato è più difficile che fermare la fine del mondo?»
«Assolutamente, ma non ho mai avuto dubbi al riguardo. I piccoli umani sono difficili da gestire», ammise, posando poi il biberon e sollevando Clara. «Ma in questo caso ho avuto una soddisfazione. Perché sono il tuo preferito, vero Clara? Azraphel è cattivo.»
«Non sono cattivo e smettila di influenzare negativamente la bambina!» borbottò offeso.
«Non la influenzo negativamente! Va bene, d’accordo, ascoltami bene Clara. Azraphel non è cattivo. È la mia persona preferita, dopotutto è con me da oltre seimila anni. Ed è anche la mia metà perfetta, ciò che mi tiene ancorato alla realtà. Ricordati questo quando sarai grande e inevitabilmente io ti porterò a bere e lui cercherà di impedirmelo.»
«Ma come portarla a bere? Oh, Crowley, stavi andando così bene!» sospirò, per poi sorridere subito dopo. «Le decanti le mie lodi. Puoi anche dirlo direttamente a me.»
«Queste cose le sai già, è lei a non saperle. E ora, Clara, ti dirò un’altra cosa, ma non dirla a nessuno», abbassò la voce. «Amo molto quest’angelo qui seduto accanto a noi. Confido nel fatto che manterrai il segreto.»
Azraphel sentì il suo cuore fare come una capriola. Ogni ti amo di Crowley era prezioso e importante come il primo, da custodire gelosamente.
Clara guardò il demone, per poi vomitare il latte appena ingerito.
«… Ti prego, dimmi che non è successo», disse lui lentamente.
«Amh… Io lo prenderei come un “Okay, non lo dirò a nessuno”.»
«… Sta zitto e aiutami, piuttosto.»
 
Erano le dieci passate quando Newton e Anathema tornarono a prendere la piccola Clara, ovviamente sveglia e vispa come non mai.
«Oh, Clara! Stai bene! Non avete fatto niente di strano, vero?» domandò la ragazza con fare preoccupato ma anche lievemente minaccioso.
«Ma no, niente di che», rispose Crowley, evitando accuratamente di ricordare il piccolo incidente con il passeggino.
«Si è comportata bene? Non ha pianto troppo, vero?» chiese Newton.
«Oh, no. Clara è una bambina molto buona. E poi Crowley è stato bravo a farla calmare.»
Il demone desiderò ucciderlo, visto che gli aveva detto di non farne parola con nessuno.
«Non ho fatto niente di che, davvero», ci tenne a precisare, guardando poi Clara, che a sua volta lo fissava. «Beh, Cosetta. È stato un piacere.  Fa la brava, okay?»
Non si trattenne dall’accarezzarle una guancia. E nel sentirsi così… ridicolmente triste. E la tristezza aumentò quando tutti e tre se ne andarono, di questo Azraphel se ne accorse subito. Gli si avvicinò cauto, poggiandogli una mano su una spalla.
«Oh, caro. Sei triste perché Clara è andata via? Ti ci sei affezionato.»
«Non mi sono affezionato! Ma quella bambina mi diverte, d’accordo? È in gamba. Non sono triste», insistette, ma senza molto successo,
«Ma non devi preoccuparti. Possiamo vederla quando vuoi. E poi possiamo sempre badare a lei, la prossima volta.»
Crowley fece una smorfia. Non è che così Azraphel gli rendesse le cose facili. Una bambina che aveva come babysitter un demone e un angelo? Ah sì, questo sarebbe stato molto divertente.
«Okay, come vuoi, ma ti ripeto… che io non sono triste. Adesso, se non ti dispiace, ho bisogno di bere qualcosa di forte!»
Oh, era triste eccome. Povero Crowley. Ma questo aveva dato ad Azraphel l’ennesima conferma, quel demone era davvero una brava persona.

Nota dell'autrice
Questa storia l'avevo in mente da un pezzo, e niente, eccola qui. Io amo  scrivere di situazioni in cui tutto gira intorno ai bambini, in particolare attorno ai neonati, non potevo non perdermi l'occasione di scrivere di Azraphel e Crowley che fanno da baby-sitter. Ho scelto il nome Clara perché mi è sempre sembrato molto dolce per una bambina. Poi io sono sono convinta che Crowley ci sa fare con i bambini di tutte le età ma che fa anche schifo a gestire i teenager, non lo so, la testa mi dice questo XD
In questa storia è un po' sclerato, ma alle prese con un neonato me lo immagino così, né più né meno. E ci credo che Clara è felice, con due baby-sitter così, vorrei ben dire...
Mi sono molto divertita a scriverla, spero vi sia piaciuta :)
   
 
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