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Autore: Isidar Mithrim    01/09/2019    5 recensioni
Teddy sta per andare a Hogwarts per la prima volta, ma un pensiero spiacevole continua a tormentarlo.
Genere: Angst, Fluff, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Teddy Lupin | Coppie: Harry/Ginny
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nuova generazione
- Questa storia fa parte della serie 'Padrino e figlioccio'
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Questa storia può essere considerata un sequel di ‘Lineamenti del passato’ (ex ‘Metamorfomagus’), ma è leggibile singolarmente.
Ho scritto questa storia più un anno fa con l’idea di pubblicarla per un contest lo scorso primo settembre, ma non l’ho finita in tempo, e poi ho continuato a rimandare perché da una parte volevo ampliarla con un prequel e un sequel, dall’altra sono incappata in un’annata di scarsa ispirazione. Avendo cominciato a tradurre qualche mia storia, l’ispirazione sembra essere tornata, e anche se non sono riuscita a scrivere quelle parti in tempo per il primo settembre, spero di farlo prossimamente.



Quello che loro vorrebbero

Quando emerse dal camino di Grimmauld Place, Teddy non riuscì nemmeno a scrollarsi di dosso la fuliggine prima che Al si avvinghiasse alla sua gamba e James gli saltasse sulla schiena, stringendogli le braccia attorno al collo in modo quasi soffocante.
“Teddy!”
“Sei arrivato, finalmente!”
Dalle loro festanti grida d’accoglienza sembrava che non si vedessero da mesi, anziché dal giorno prima, e di questo passo avrebbero insistito per accompagnarlo perfino in bagno quando sarebbe tornato per le vacanze di Natale.
In realtà, a Teddy non dispiaceva affatto quel caldo benvenuto. Si sentiva un po’ giù quella mattina – quegli ultimi giorni, a dir la verità – perché non riusciva a togliersi dalla mente un pensiero poco piacevole, e l’entusiasmo dei piccoli Potter era la migliore distrazione del mondo. Certo, di tanto in tanto potevano essere un po’ sopra le righe – soprattutto James – ma Teddy sapeva come gestirli: aveva scoperto da tempo la loro più grande debolezza, e non aveva paura di usarla quando la situazione lo richiedeva, come in quel preciso momento.
Così, Teddy afferrò quelle due adorabili pesti e li riempì di solletico – a parte il fatto che rovesciò due sedie nell’impresa, il metodo si rivelò di comprovata efficacia, perché Al e James lo lasciarono finalmente andare supplicandolo di smettere tra le risate.
“Be’, direi proprio che se lo sono cercato” disse Ginny con un ampio sorriso, attirandolo in un abbraccio. Quando si separarono, lei lo guardò negli occhi e sospirò. “Non credo di essere pronta a lasciar andare il miglior solleticatore della casa.”
Teddy sentì un groppo alla gola a quelle parole, ben conscio che Ginny intendesse ben di più con quelle parole. “Be’, anche tu fai un solletico niente male...”
“Ma sono molto più brava con la Fattura Orcovolante” disse lei con un occhiolino, facendolo ridacchiare.
“Oh, io posso confermarlo senz’altro.”
Teddy si girò di scatto quando sentì la voce divertita di Harry alle sue spalle.
Il suo padrino aveva Lily appollaiata su un fianco e un ampio sorriso stampato in faccia.
“Edì!” disse Lily con la sua vocina allegra, sporgendosi verso di lui, le manine tozze protese. “Capelli!”
“Buongiorno anche a te, Lily” disse Teddy divertito, afferrandole le mani. “Allora, oggi che colore vuoi?”
“Tutti!”
Tutti?!” chiese lui, sgranando gli occhi per fingersi impressionato.
“Sì!” esclamò Lily, battendo le manine con l’eccitazione negli occhi.
“Voglio vedere anche io!” gridò James, arrivando di corsa con Al al seguito.
“Ma tu dimmi” rise Harry, scompigliando i capelli di Teddy con la mano libera. “Sembra che avrai un bel pubblico.”
“Falli verdi!” disse Al.
“Ma il verde è da Serpeverde!
“James!” lo redarguì Harry, mentre Ginny lanciava al figlio un’occhiataccia. “Dobbiamo sul serio ricordarti che Andromeda è una Serpeverde?”
James cercò subito lo sguardo di Teddy, gli occhi sgranati dalla preoccupazione. “Io… io non intendevo in quel senso…”
“Lo so” sorrise lui. “Ma –”
“Edì, capelli!”
Lui ridacchiò. “Oggi qualcuno è un po’ impaziente, non è vero?”
“Oggi? Io direi sempre” sorrise Ginny.
“Li puoi fare verdi?” insisté Al, e questa volta James osò solo alzare gli occhi al cielo.
“Sì, li farò anche verdi” disse Teddy, portandosi le dita sulle tempie con fare teatrale. “Silenzio, ora… devo concentrarmi.”
I tre bambini lo guardarono a bocca aperta mentre pronunciava parole inesistenti con voce drammatica. Continuò a parlare per un po’, quindi strizzò gli occhi e si colorò i capelli di verde, giallo, blu, rosso, viola, fucsia, arancione e di nuovo azzurro in rapida successione. Al e James esclamarono entusiasti, Harry e Ginny applaudirono, ma come sempre era la reazione di Lily la sua preferita: stava ridendo di gusto, e Teddy provò un profondo moto d’affetto nei suoi confronti. La piccola di casa aveva imparato da poco a dire il suo nome, e lui sperò con tutto il cuore che non se lo sarebbe dimenticata in quei mesi di lontananza.

Stava legando Lily allo seggiolone accanto al tavolo quando sua nonna arrivò con il baule. Teddy sapeva che lei aveva finto di avere delle faccende da finire solo per concedergli un po’ di tempo con i Potter, e aveva apprezzato molto il gesto. Nonostante ciò era contento che fosse arrivata, sia perché voleva fare colazione anche con lei, sia perché l’avevano aspettata per mangiare e lui stava morendo di fame.
Non era la prima volta che i Potter sfruttavano l’ormai disabitata casa Black come punto d’appoggio per qualche commissione a Londra con i figli, e quando Ginny aveva proposto a sua nonna di incontrarsi tutti lì per fare colazione insieme e poi accompagnarlo fino alla stazione, Teddy ne era stato più che felice.
Nonostante le chiacchiere e le delizie preparate da Kreacher, però, dopo un po’ l’allegra spensieratezza che lo aveva animato appena era arrivato a Grimmauld Place svanì lentamente.
Aveva pregustato quella mattinata per giorni, immaginando che sarebbe stato al settimo cielo, e per un po’ si era davvero sentito così, ma poi quell’entusiasmo si era nuovamente dissolto.
Provò a fingere che andasse tutto bene, ma non gli sfuggì l’espressione un po’ preoccupata di Harry, né le occhiate che si scambiò con Ginny e sua nonna.
Teddy aveva giurato solennemente che avrebbe guardato quella foto solo con Harry, ma per la prima volta rimpianse quella promessa.
Sapeva che sarebbe dovuto essergli grato per essersi preso la mattinata libera apposta per lui, senza contare che il giorno prima gli aveva organizzato una festa a sorpresa a casa Potter invitando tutti Weasley, ma sapeva anche che le visite in camera di Sirius diventavano spesso un’occasione per conversazioni più profonde, e non era sicuro di avere la forza e le parole per spiegare cosa lo preoccupava.
Così, fu con un peso sul cuore che Teddy lasciò la cucina quando Harry fece un cenno della testa verso il soffitto.

La stanza di Sirius era rimasta identica a come la ricordava, tappezzata da quegli strani poster immobili che le davano un’aria un po’ disordinata. Anche se odorava di chiuso era pulita come sempre, visto che Kreacher si ostinava a passare i suoi giorni liberi rassettando Grimmauld Place ed era sempre felice di essere chiamato ad aiutare se i Potter passavano di lì.
Il letto scricchiolò quando Harry si sedette al suo solito posto. “Che ne diresti di farmi un po’ di compagnia?” gli domandò, battendo una mano sul materasso in un chiaro invito.
Teddy annuì e andò a sedersi, e quando Harry gli sorrise e lui ricambiò, sperando che il suo padrino non si accorgesse di quanto forzato fosse quel sorriso.
“Allora… pronto per il grande giorno?”
Teddy distolse lo sguardo, fingendo di osservare i poster delle motociclette, ma evitando accuratamente quelli delle ragazze in costume. Non era bravo a mentire, soprattutto a Harry.
“Sì” disse infine, cercando di usare un tono casuale. Sentì Harry sospirare dietro di lui, e capì di non averlo ingannato ancora prima che lui parlasse.
“Ne sei proprio sicuro? Perché, be’… spero che tu non me ne voglia, ma ieri pomeriggio mi sei sembrato un pochino giù, a essere sincero…”
Teddy tacque, spostando gli occhi su uno stendardo di Grifondoro. Chissà, magari sarebbe diventata anche la sua casa, come quella di suo padre e dei suoi amici… come quella del suo padrino.
Harry gli posò una mano sul ginocchio e lo strinse in modo rassicurante. “Lo sai che puoi dirmelo, se c’è qualcosa che non va, vero?”
Finalmente, Teddy trovò il coraggio di annuire. Sentì gli occhi pungergli, e sbatté forte le palpebre per ricacciare indietro le lacrime.
“Lo so che sarà difficile stare tanto tempo lontano da casa” gli disse Harry. “Ma… be’, pensavo che non vedessi l’ora di partire.”
“Non è quello” chiarì subito Teddy. “Cioè… ovviamente mi mancherete tutti quanti, ma…”
Era un pensiero stupido, quello che continuava a tornargli in mente indesiderato, e Teddy si odiava un po’ per esserselo fatto venire in mente proprio a ridosso della partenza per Hogwarts, rendendo tutto più difficile.
“Però?” lo incoraggiò Harry.
Teddy lo guardò mordendosi il labbro, incerto. Razionalmente sapeva che Harry avrebbe capito: le capiva sempre, quelle cose, anche quando a lui aveva paura che fossero stupide… ma questo non rendeva più facile parlarne.
“Ecco, tu… be’… non hai mai pensato di andare a vivere a Godric’s Hollow?” chiese, augurandosi che bastasse a fargli capire tutto.
Ogni speranza che Harry potesse arrivare da solo al cuore del problema svanì quando il suo padrino sgranò gli occhi, preso alla sprovvista. “Be’… in realtà ci ho vissuto per un po’, dopo Hogwarts… Stavo nella casa che Sirius si comprò con i soldi dello zio Alphard… Pensavo te lo ricordassi… Sei venuto a trovarmici tante volte insieme alla nonna…”
Teddy deglutì, e il suo sguardo si posò sulla foto dei Malandrini che tanto gli stava a cuore. Si chiese se Sirius fosse già andato a vivere da solo, quando la foto era stata scattata. “Sì… Sì, mi ricordo, però… Quello che mi chiedevo è se… se hai mai pensato di vivere a casa dei tuoi genitori. Insomma, quella dove… dove Voldemort…”
“Oh” mormorò Harry, afferrando finalmente la questione. Teddy si sentì sollevato vedendo che era rimasto serio: era stato stupido a temere che Harry avrebbe riso di lui quando era ovvio che non l’avrebbe mai fatto, non per una cosa del genere. Gli lanciò un’occhiata interrogativa, ormai certo che Harry si sarebbe sforzato di rispondergli, e di farlo con sincerità.
“Be’, in effetti… ci ho pensato, all’inizio. Ma… ti ricordi com’è ridotta la casa, vero?”
Teddy annuì. Non era un’immagine così semplice da togliersi dalla mente, ma quando l’anno prima Harry l’aveva portato a vederla, dopo il memoriale per il decennale della Battaglia, Teddy gli era stato grato per aver condiviso a sua volta qualcosa di così importante.
“Perché non hai mai provato ad aggiustarla?”
Era una domanda che Teddy si era fatto anche allora, ma non aveva osato chiedere, temendo che Harry si sarebbe pentito di averlo portato lì.
“Perché… be’, non lo so esattamente, però è come se… se quella casa fosse il simbolo del sacrificio dei miei genitori, in qualche modo. Come… come una specie di monumento, ecco. Non mi sembrava giusto rimettere tutto a posto, come se non fosse mai successo nulla. Ma… magari mi sono sbagliato. Magari a loro avrebbe fatto piacere se fossi andato ad abitare lì, proprio dove sono nato. In fondo quello è l’unico posto dove ho vissuto con loro, per quanto ne so.”
Anche quello gli piaceva, di Harry – che quando parlavano di queste cose non si comportava mai come se lui sapesse tutto e Teddy non sapesse niente.
Cadde il silenzio, e Teddy fece cadere lo sguardo sul volto giovane e allegro di suo padre, apparentemente al settimo cielo al fianco di James.
Dopo un po’ Teddy lanciò un’occhiata a Harry, e vide che anche lui era intento a fissare la foto.
“Tu come fai a capirlo?”
Harry girò la testa verso Teddy, perplesso. “Capire cosa?”
“Cosa vorrebbero i tuoi genitori.”
Harry chiuse gli occhi per un momento, facendo un respiro profondo. “Lo so che… che ogni tanto, quando dobbiamo fare delle scelte, ci viene spontaneo chiederci cosa li renderebbe più orgogliosi o cosa gli farebbe più piacere, e, be’, è normale che sia così, ma la verità è che… è che possiamo solo immaginare la risposta. E comunque… in realtà non importa qual è la risposta. Dobbiamo fare le scelte che noi riteniamo giuste, non quelle che forse loro avrebbero ritenuto giuste.”
Teddy non era sicuro di aver afferrato del tutto il concetto, ma era vero che ogni tanto faceva le cose per rendere contenti i suoi genitori, perché voleva credere che loro lo guardassero sempre, ed era intenzionato a non deluderli.
“Non pensi che… che non gli piacerebbe, se io sono felice dove… insomma… dove loro…”
Teddy abbassò lo sguardo, incapace di completare la frase, e solo quando Harry gli posò una mano gentile sulla spalla trovò di nuovo la forza per guardarlo negli occhi.
“Se c’è una cosa che so per certo,” disse Harry, “è che i nostri genitori sono morti affinché noi vivessimo. Non c’è niente che li renderebbe più contenti che vederci felici, anche se fosse a Hogwarts o Godric’s Hollow. Soprattutto a Hogwarts o Godric’s Hollow.”
C’era del vero in quelle parole, Teddy lo sapeva. Eppure…
“Io… non so se posso farlo.”
“Be’… non lo saprai mai se non ci provi, no?” gli disse Harry con un sorriso. “E… magari all’inizio per te sarà un po’ più difficile, non lo nascondo, ma sono sicuro che dopo un po’ andrà tutto bene.”
Teddy voleva lasciarsi contagiare dal suo sorriso, ma la sua bocca collaborò a malapena. “E se invece non andasse bene?” chiese in un sussurro.
Harry sospirò. “Allora potrai scriverlo a me o a nonna o a Ginny, oppure parlarne con Neville, e noi faremo il possibile per aiutarti.”
“Credi che… che anche loro capirebbero?”
“Sì, penso proprio di sì” disse Harry senza esitazioni. “Tua nonna… be’, è tua nonna, e sono certo che tua mamma le manchi quanto manca a te. E Ginny è tornata a Hogwarts per fare il suo ultimo anno, dopo la Battaglia, anche se solo qualche mese prima aveva perso suo fratello Fred.”
“Oh… l’avevo dimenticato.”
Per sua sorpresa, Harry sorrise divertito. “Ritieniti fortunato che Ginny qui non può sentirti, perché l’ultima volta che le ho detto che mi ero scordato qualcosa di così importante lei mi ha guardato male e mi ha detto freddamente beato te” la imitò Harry con tono irritato.
Teddy ridacchiò, e Harry gli diede una gomitata scherzosa. “Non preoccuparti, il tuo segreto è al sicuro con me. Però scommetto che ora che te ne sei ricordato ti stai pentendo di averne parlato con me invece che con lei, vero?” gli chiese divertito, e Teddy non riuscì a trattenere un sorriso.
“Nah” gli disse, restituendogli la gomitata. “Anche tu non sei niente male.”
Quando Harry lo avvolse tra le braccia, strinse forte anche lui.

Fu Harry a scogliere l’abbraccio, lanciando un’occhiata al suo vecchio orologio. e “È quasi ora di andare” disse prendendo Teddy per le spalle e guardandolo dritto negli occhi con sguardo serio. “Ci sarebbe una cosa che vorrei darti, prima di avviarci, ma se preferisci parlare un po’ con Ginny posso chiederle di salire qui.”
Le parole di Harry lasciarono Teddy un po’ interdetto. Una parte di lui avrebbe voluto sentire i consigli di Ginny, ma l’altra non vedeva l’ora di scoprire cosa Harry avesse in serbo per lui, e se doveva scegliere tra le due cose…
“Forse… forse potrei parlarle mentre andiamo alla stazione, o… o potrei scriverle…”
Harry rise divertito. “Sono certo che le farebbe molto piacere” gli disse, scompigliandogli i capelli. Poi si infilò una mano in tasca e ne estrasse una vecchia pergamena ripiegata.
“È una lettera?” domandò Teddy, speranzoso. Forse i suoi genitori gli avevano lasciato scritto qualcosa per quell’occasione?
“No, non è una lettera.”
“Oh.”
Teddy fu un po’ deluso, ma cercò di non darlo a vedere. Era stato sciocco a illudersi così: sua nonna gli aveva raccontato tante volte che i suoi genitori avevano saputo all’ultimo della battaglia… era ovvio che non avevano avuto tempo di lasciargli scritto qualcosa.
“Cos’è, allora?”
“Be’… ti ricordi quando ti ho raccontato dei Malandrini?”
“Certo!” esclamò subito Teddy con rinnovato entusiasmo, guardando la pergamena con curiosità: non avrebbe mai dimenticato il giorno in cui Harry l’aveva portato in quella stanza per fargli vedere la foto dei loro papà da ragazzi e per raccontargli della loro amicizia, nè avrebbe scordato quando l’anno prima l’aveva portato dentro la Stamberga Strillante attraverso il passaggio segreto.
Forse dentro alla pergamena c’erano attaccate altre foto? Harry gli aveva detto che quella a casa di Sirius era l’unica foto dei quattro Malandrini a Hogwarts di cui conosceva l’esistenza, e nemmeno Hermione era riuscita a staccarla dalla parete, ma forse nel frattempo ne aveva trovate altre…
“Be’… in realtà c’è una cosa su di loro che ancora non ti ho raccontato” gli disse Harry con un sorriso. “Ma devi promettermi che resterà un segreto tra noi due, almeno finché James non andrà a Hogwarts” aggiunse con un occhiolino.
“Lo prometto!” disse Teddy all’istante.
“Vedi, questa pergamena è molto più di quello che sembra… qualcosa di estremamente utile e prezioso.”
Teddy era sempre più curioso mentre Harry la dispiegava per poi sfiorarla con la punta della bacchetta.
Giuro solennemente di non avere buone intenzioni.

******



Hola!
Come sempre ho il mio papiro di note di fine storia :P Poi manco da tempo, quindi devo rifarmi ;)

Prima di tutto, la Row ha detto che immagina James rubare la Mappa da un cassetto di Harry… ma personalmente ho sempre pensato che Teddy avesse altrettanto diritto a possederla, e che in quanto padrino fosse più che lecito che Harry gli consegnasse quest’arma di perdizione ;)

Poi, io non riesco a immaginare Harry a vivere a Grimmauld Place, sia perché – banalmente – certe cose sembrano immodificabili (vedi i poster in camera di Sirius o il ritratto di Walburga, e mi pare che anche le teste mozzate degli elfi siano rimaste), sia perché non mi pare il tipo di casa in cui vorrebbe vivere Harry, tanto innamorato della Tana e del suo giardino. Comunque, nel sesto libro, quando Silente gli racconta dell’eredità di Sirius, Harry pensa esplicitamente “Non voleva mai più rimettere piede al numero dodici di Grimmauld Place, se poteva evitarlo.”
Sappiamo però che al settimo anno Harry ci si ritrova e che l’apprezzerà di più, anche perché riallaccia i rapporti con Kreacher che s’impegna per rimettere la casa a lucido, quindi non mi pare assurdo che ogni tanto la sfrutti (anche perché mi pare il tipo di casa impossibile da vendere – per il ‘mobilio’ e per l’Incanto Fidelius ancora attivo). Do per assodato che la casa sia al sicuro perché Yaxley (l’unico ‘cattivo’ a cui è stato rivelato l’indirizzo da uno dei Custodi) è a marcire ad Azkaban (o sotto terra).

Terzo, se siete pignoli come me vi potreste essere chiesti: perché non si sono semplicemente tutti Materializzati nei pressi della stazione, portando i bambini con una Materializzazione Congiunta?
Ecco, la risposta chiedetela alla Row, perché da quando ho scoperto l’esistenza della Materializzazione Congiunta me lo sono sempre chiesto XD
Scherzi a parte, a volte immagino che magari con i bambini sotto una certa età non sia opportuno compierla se non in situazioni di urgenza, altre penso semplicemente che sia troppo scomodo farla con bauli, gabbie etc al seguito, altre che magari sia vietato Materializzarsi a King Cross il primo settembre per evitare di destare l’attenzione dei Babbani (non che avere caterve di persone che si lanciano contro un muro possa passare facilmente inosservato ^^’)… Voi vedetela pure come volete, ma non mi andava di far semplicemente Materializzare tutti in stazione, sarebbe stato troppo semplice :P

Quarto, non è scritto da nessuna parte che James sia il più grande dei cugini Weasley: si sa solo che è nato tra il primo settembre 2003 e il 31 agosto 2004 (tra l’altro, io ero convinta che nell’epiologo James stesse per partire per il suo secondo anno, ma poi JKR ha scritto su twitter che ha iniziato Hogwarts nel 2015, anticipando tutto di un anno).
Anche Louis e Fred sono papabili come cugini maschi pià grandi, però Louis è il terzo figlio di Bill e Fleur, e Victoire è nata non prima del 2 maggio 2000, quindi è plausibile che Louis sia nato dopo James; Fred è più difficile da collocare e in realtà ritengo possibile che sia nato prima di James, ma mi piaceva l’idea che l’unica Weasley femmina – nonché la più piccola – fosse la prima ad avere un maschio ;)

Ultimo, piccola nota tecnica: nei dialoghi potreste trovare qualche imprecisione grammaticale (tipo ‘gli ho detto’ invece che ‘ho detto loro’). A meno che non mi sia sfuggito qualcosa, sono imprecisioni volute, per riflettere la natura informale e affettiva del dialogo (e poi Teddy ha undici anni!).

Ps il titolo, tanto per cambiare, non mi soddisfa affatto…

   
 
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