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Autore: Lord Kleveland    02/09/2019    4 recensioni
Un anno è passato da quando XANA è stato sconfitto. La vita dei Guerrieri sembra tornata alla normalità, ma Lyoko è una tecnologia incredibilmente avanzata e piena di lati nascosti. Segreti che riguardano il programma, la sua storia, i suoi utilizzi. Tutti elementi che attirano interessi. Interessi... inumani.
[La storia non prende in considerazione gli eventi dei libri e di Evolution]
Genere: Azione, Science-fiction, Suspence | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Aelita, Jeremy, Nuovo personaggio, Ulrich
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Skat-al inierit Akertosh Brealwunt. Avenen li nokter morò katronkaten morò aminio. Lak tot?”

Lak nosch”

Andevaket, anì, Naiker Malnian Akentkat Minekor, ciminktè mokton okta ‘Lenkerten Lyoko”


Terra – Francia - Sceaux – Lunedì 5 Settembre 2005 - Dalle 5:45 alle 6:20


Era il 5 di Settembre, il giorno di inizio del nuovo anno scolastico francese, un evento nefasto che aveva già causato disperazione nelle menti di molti studenti.

Di questo avviso non erano però Jeremy e Aelita. I due avevano tanto in comune, la nascita e il perdurare del loro amore era dovuta anche a questo, fra questi elementi vi era l’apprezzare lo studio. Non lo avevano mai visto come qualcosa di pesante e faticoso, portandoli a non avere particolari timori per l’avvicinarsi di quei nuovi mesi scolastici. Inoltre, dopo Lyoko e la sconfitta di XANA, non doversi più preoccupare per le proprie vite e la sorta del mondo rendeva ogni altro ostacolo decisamente meno temibile.

I due (da veri “Einstein”, come avrebbe detto un loro amico) si erano svegliati di mattina presto, molto prima di quanto fosse ragionevole preoccuparsi per i ritardi, e ne avevano approfittato per passeggiare mentre l’alba sorgeva. Il loro amore era più forte che mai, ed era notevole come fosse palpabile anche durante i lunghi silenzi, come si percepisse il forte legame dei due ragazzi. Senonché, concentrandosi solo sui silenzi, si sarebbe potuto pensare che Jeremy e Aelita non parlassero mai. Tuttaltro che vero, parlavano tanto. Tantissimo. Forse troppo. E, come ogni coppia che si ama alla follia, le loro discussioni tendevano a essere imbarazzanti per chi le ascoltava. Ci si può limitare a dire che parlarono di una vasta gamma di argomenti, dai rapporti con i loro amici a come vedevano il loro futuro, parlarono anche di Lyoko. Non ad alta voce, nonostante l’ora c’erano persone per strada, molte più di quante se ne aspettassero, e di certo non volevano far sapere a tutti del loro passato.


“Ehi, sbaglio o ci siamo già stati qui?” disse Aelita passando davanti a un bar, l’insegna recitava Rendez-vous e il luogo si presentava molto sobrio dall’esterno.

“Si, ci siamo stati sicuramente insieme agli altri” rispose Jeremy. Ricordò infatti di aver fatto colazione lì varie volte con gli altri “Guerrieri Lyoko”, ormai quel nome era diventato un modo scherzoso di chiamare il proprio gruppo.


“Tu hai mangiato?” chiese Aelita a Jeremy qualche secondo dopo.

“Io si. Tu no?”

“No, sono a digiuno. Mi prenderò un croissant”

I due entrarono nel locale, era un posto molto semplice ma accogliente. Alla sinistra vi era la cassa e l’espositore con i vari dolci, era stato appena riempito. Dopotutto erano le sei del mattino, il bar aveva aperto da poco. Sparsi per il locale vi erano vari tavoli di plastica rotonda circondati da sedie del medesimo materiale, due sedie di due tavoli diversi erano occupate da due anziani. Uno stava leggendo il giornale con fare assorto, l’altro sorseggiava il suo caffè mentre osservava le foto di monumenti appese alle pareti del locale. La maggior parte erano francesi, come L’Arco di Trionfo e l’immancabile Torre Eiffel, ma ve n’erano anche altri del resto del mondo come il Big Ben e il Colosseo. Aelita e Jeremy rimasero un secondo a osservare le foto anche loro, poi la ragazza si diresse verso l’espositore a scegliere i cornetti. Proprio quando fu sul punto di chiamare la cassiera, la sua attenzione venne catturata da un nuovo cliente. In realtà, l’attenzione di tutti quelli nel locale, perché il nuovo arrivato seppe come farsi notare.


Kakaya udacha, yesli ty na samom dele! Davay poigrayem v igru urlò in un forte e fierissimo russo. Era un ragazzo molto magro, ai limiti dell’anoressia, di carnagione esangue e dai capelli di un intenso nero corvino creanti con certo contrasto con il resto del corpo. Indossava una tuta Adidas completa color blu scuro e aveva un borsone nero da ginnastica a tracolla.

Come scusa?” disse la cassiera, il ragazzo si avvicinò a lei e si appoggiò sul tavolo di legno su cui era posta la cassa.

“Niente di che. Piuttosto, mi dia un bicchiere di vodka”

“A quest’ora? Va beh… Carta d’identità”

“Prego?”

“Dammi la carta d’identità. Devo essere sicura tu sia maggiorenne”

“Oooh… Capisco… È proprio necessario?”

“Sì” il ragazzo aprì una delle tasche laterali del suo borsone e ne estrasse un portadocumenti rosso mattone. La donna lo aprì, gli diede una rapida occhiata e poi lo gettò indietro al suo possessore, lo fece con fare così brusco che sembrò volesse lanciarglielo in faccia, cosa non tanto lontana dalla verità.

“Hai diciassette anni. Non so come funzioni in Russia, ma qui è illegale bere alcol a quell’età”

Bud’ dobr ko mne, tutti me ne danno venti. Non può chiudere un occhio?”

“No” il ragazzo fece un sospiro, gli apparve un’espressione rassegnata sul volto. Si guardò intorno per mezzo secondo, poi allargò un leggero sorriso e disse

“Non causerò problemi. Mi limito a prendere un espresso senza zucchero e due cornetti per i miei due amici lì” indicò Jeremy e Aelita. I due strabuzzarono gli occhi, non avevamo mai visto quel tipo, ne erano sicuri. Sicuramente di quel ragazzo tutto si poteva dire, tranne che fosse facile da dimenticare.

“Ci stai confondendo con qualc…” Jeremy provò a spiegarsi, ma fu interrotto dal ragazzo russo che gli parlò sopra.

Khorosho! Voi non mi conoscete ancora, ma io già conosco voi”

“In che senso?”

“Nel senso che vi conosco, non lo ritenete possibile?” Jeremy rispose in maniera negativa, intanto tutto il locale stava guardando in loro direzione. Chiunque fosse quel tipo, era riuscito a far mantenere l’attenzione su di sé per tutto il tempo.

“Invece è così. Qualcuno vuole scommettere? Io punto cinque euro sulla mia riuscita” non stava scherzando, mise cinque euro sul bancone. Invitò con lo sguardo gli altri a farlo, ma gli anziani non vollero dar man forte alla sua eccentricità (o forse follia, chi poteva dirlo), Jeremy e Aelita si trovavano in uno stato misto tra la confusione e il terrore e non pensarono neanche a puntare qualcosa. Fu la cassiera a mettere altri cinque euro sul bancone.

“So che non te ne andrai se non lo faccio. Sbrigati, o mi farai scappare i clienti” il ragazzo avrebbe che detto non avrebbe perso i milioni facendo andare via quattro persone, ma capì che avrebbe rischiato un pugno in un occhio, si limitò a continuare il suo gioco.

“Jeremy, Aelita, sedetevi da qualche parte. Io intanto prendo i cornetti” i due non lo fecero, rimasero congelati sul posto. Come poteva sapere i loro nomi?

“Sorpresi, vero? Siamo solo all’inizio. Forza, sedetevi” Jeremy e Aelita scelsero un posto, erano così confusi che non notarono la presenza di sole due sedie attorno a quel tavolo. Il ragazzo se ne aggiunse una da solo dopo aver preso dalla cassa il caffè e i cornetti. Si mise a sedere, fece un largo sorriso e poi prese un cornetto per mano e si accinse a darglieli.

“Cioccolato a te, Jeremy. Marmellata di fragole a te, Aelita. Era quello che volevi, giusto?” la ragazza strabuzzò di nuovo gli occhi, poi disse di sì con la voce che gli moriva per l’incredulità. Gli sguardi degli spettatori si fecero più intensi, i due anziani iniziarono a parlottare tra loro su quello che stava succedendo.

“Ho detto che so molte cose di voi. Ad esempio…” si fermò per bere un sorso di espresso.

“Siete due studenti del Kadic, due ottimi studenti. Tra i migliori”

“Si, è vero anche questo. Ma come diavolo lo sai?” fu Jeremy a parlare, il sorriso del ragazzo si fece ancora più largo. Incredibile quanto sorridesse e quanto sarebbe stato bello e contagioso il suo sorriso, se solo la situazione non lo avesse reso inquietante.

“Le domande dopo il gioco di prestidigitazione” lo disse mentre fece ruotare il pugno chiuso con un movimento di polso, poi lo aprì mostrando una bustina di zucchero nel palmo della mano. Aveva fatto un gioco di prestigio mentre parlava di star facendo un gioco di prestigio. Questa volta Jeremy e Aelita non poterono non sorridere a loro volta, di certo era un tipo istrionico e pieno di senso dell’umorismo.

“Comunque, che maleducazione! Che maleducazione! Non mi sono presentato” aprì la busta di zucchero e la verso nel caffè, poi si mise in piedi e fece un inchino comicamente esagerato.

“Avier Antonovic Anisimov al vostro servizio. Un uomo tripla A, di nome e di fatto” la sua gestualità, il suo modo di parlare, era troppo buffo perché i due ragazzi non potessero ridere. Anche gli altri presenti si misero a ridere, tranne la cassiera che rimase gelida ad osservare.

“Avier non è un nome russo, giusto?” fu Aelita a fare quella domanda, non ebbe nessun motivo in particolare per chiederlo, sentiva semplicemente il desiderio di saperlo.

“No, mia madre es espaňola. Da lei ho preso molti difetti come il mio fascino disarmante, il mio animo focoso e la mia passione per le telenovela” i due sorrisero di nuovo, non riuscivano a fare altrimenti.

“Sapete, mi vergogno a dirlo. Ma farò parte della vostra scuola, nonostante la mia età. Ho avuto problemi con lo studio in madrepatria, alcuni causati dal sistema di istruzione, ma la maggior parte da me. Vorrei dire che non è così, ma non ci riesco” il suo tono era diventato di colpo più serio, quell’argomento doveva colpirlo nel profondo.

“Credo che passerò molto del mio tempo a studiare, voglio recuperare quanto più possibile. Però, dubito che inizieranno a pieno regime sin dal primo giorno, magari oggi potreste presentarmi il vostro amico Odd, e anche quello di origini tedesche, Ulrich” ed ecco che presero di nuovo un colpo, il gioco di Avier non era finito, sarebbe durato troppo poco altrimenti.

“Chissà, magari avrò anche modo di parlare con Yumi e William. Sarà complicato siccome ora vanno al liceo, ma non impossibile” l’ansia e lo stupore dei due era palpabile, lo percepivano tutti i presenti. Intanto Avier finì il suo espresso dove aveva messo lo zucchero, prese dalla tasca della tuta un telefonino color platino con, attaccato sul vano batterie, un sobrissimo adesivo di una mano che mostrava il medio, lo aprì e lesse l’orario.

“Mi sono dilungato. Rischiamo di perdere tempo, anche se dubito arriveremo in ritardo a scuola visto il nostro largo anticipo. Però, sarò veloce” inspirò una grande quantità d’aria, poi iniziò a parlare in modo fulmineo, come un banditore d’asta.

“A te Aelita piace la musica elettronica, i Subdigitals in particolare. Rimani stupita da cose come il profumo dei fiori e il sapore del cibo. Tu Jeremy, sei molto bravo con i computer e la tecnologia, in passato hai costruito dei robot e sei andato in posti impensabili pur di trovare le componenti. Siete fidanzati da più di due anni e meno di tre, avete fatto le classiche cose stupide da piccioncini come le foto buffe in quelle cabine che stampano foto per documenti. Il vostro amico Ulrich è superstizioso, era innamorato della vostra amica Yumi e forse lo è ancora, voi non ne avete la certezza. Odd è molto eccentrico (ma non quanto me, vero?), ha un taglio di capelli bizzarro, veste di viola, è un dongiovanni ed è molto magro. Un tempo odiavate William, sopratutto Ulrich lo odiava, perché era anche lui innamorato di Yumi, ma vi siete riappacificati da un po’. Infine…” la sua voce rallentò e si fece di colpo più seriosa, ora si che inquietava.

“Avete un segreto. Qualcosa che neanche io so, perché è così grande che lo dite solo ai vostri amici più stretti. Chissà, forse un giorno lo saprò anche io” si alzò dalla sedia e si diresse verso la cassa, poi prese i soldi lasciati lì sopra.

“Ho vinto. Poka” Avier si accinse ad uscire, quando la cassiera lo fermò urlando.

“No, aspetta. È una truffa, vero? Voi vi conoscete già” il ragazzo scoppiò a ridere a crepapelle. Aelita e Jeremy cercarono di spiegare in tutti i modi come non lo avessero mai visto. Dopo un intero minuto passato a ridere, Avier si calmò e commentò la situazione.

“Sono davvero ridotti male i ladri francesi se organizzano una truffa del genere per cinque euro”

“Smettila di fare il simpatico e spiegami come hai fatto” il ragazzo tornò a parlare con il suo tono eccentrico, la sua voce sembrò ancora più squillante.

“Sa, dicono che i veri maghi non svelano i propri trucchi. Ma a me non interessa più di tanto, mi basta un po’ di denaro” la cassiera tornò di nuovo gelida, il suo sguardo mise un attimo in soggezione Avier, ma il ragazzo non perse la sua compostezza.

“E quanto vorresti?”

“Mmmm, devo pensarci… 100 euro”

“MA COL CAZZO!” urlò così forte che sembrò un miracolo non avesse causato un crepacuore agli anziani in quel locale. Però non riuscì a far cambiare idea ad Avier.

“Se così è, per lei sono un demone di un’altra dimensione che esaudisce desideri rompendo cucchiai di legno. Posso andare?” la cassiera non rispose, per quanto non volesse ammetterlo, voleva capire come avesse fatto. D’altro canto, non avrebbe speso tutti quei soldi per saperlo. Fu Jeremy a smuovere la situazione.

“Ho un’idea, vogliamo sapere la verità anche noi due, ci dividiamo la somma?” la cassiera rimase in silenzio per qualche secondo, poi fece un suono di sconforto e accettò mettendo una banconota da cinquanta sul bancone. Poco dopo si unirono le parti di Jeremy e Aelita. Avier estrasse un portafoglio dalla tasca opposta a quella del telefono e ci mise le banconote dentro.

“Quello che apprezzo sono gli affari andati a buon fine. Dunque, partiamo dal principio, come si suol dire. Ho fatto tutto questo solo perché ho camminato dietro di voi per un bel po’ e non mi avete notato”

“Sul serio?” chiese Jeremy, in effetti non ricordava proprio di averlo visto dietro di sé, ma non ricordava neanche di AVER visto dietro di sé.

“Si, camminavo a un metro da voi con il lettore MP3 in tasca e le cuffie nelle orecchie. L’auricolare sinistro non funziona, quindi non lo indosso mai, e questo mi fa sentire tutti i rumori esterni. E così, mentre nell’orecchio destro avevo Al Bano e Romina Power che cantavano Ci sarà, col sinistro vi ho sentito chiacchierare tra voi. Ed è da lì che sono derivate le mie maggiori conoscenze, avete parlato della scuola, dei vostri amici, del vostro passato e di tante altre cose. Se notate, non ho detto ne i vostri cognomi ne quelli dei vostri amici, questo perché di solito non si chiama per cognome qualcuno che si conosce così bene, e voi non lo avete mai fatto” incredibile come solo dicendo quello avesse già spiegato quasi tutto, e doveva ancora aggiungere qualcosa.

“Tutti gli altri sono trucchetti di mentalismo, logica e abilità oratorie. Se ve li elencassi tutti, ci metterei una buona mezz’ora, vi faccio solo un esempio. Ho saputo quale cornetto voleva Aelita perché vi ho interrotto giusto poco prima di scegliere, lei guardava fisso in quel punto della vetrina” lo indicò con un dito della mano destra, mentre nell’altra aveva fatto apparire una moneta che iniziò a far roteare sulla punta dell’indice.

“Ci sono solo cornetti alla marmellata di fragole, quindi ho pensato volesse uno di quelli. Ho indovinato per fortuna. Se avessi sbagliato, avrei usato la mia eloquenza, mi sarei inventato qualcosa” Avier finì il suo strano giochetto con la moneta facendola cadere sul palmo, per poi farla volare verso la mano destra usando i muscoli della sinistra e infine fermandola tra l’indice e il medio della mano di destinazione.

“E così finisce tutto. Ci vediamo a scuola” Avier uscì come un fulmine dal locale e continuò a camminare a passo rapido sul marciapiede, rimettendosi gli auricolari e facendo ripartire la sua playlist di musica italiana.


Jeremy e Aelita rimasero fermi sul posto, confuso e storditi da tutti quegli eventi. Rimasero così per qualche minuto.

   
 
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