Storie originali > Romantico
Ricorda la storia  |      
Autore: Son of Jericho    03/09/2019    0 recensioni
Quando arrivava quel giorno d'Ottobre, ogni scenario perdeva i propri colori. Restava solo un panorama in bianco e nero, senza importanza.
Alex restava da solo col ricordo di lei, di ciò che erano stati e che non erano più. Tutto in frantumi, il sogno di un futuro insieme, di un amore eterno, di una casa ai piedi della collina. E faceva male.
"Sei felice?"
"Sì"
"Allora la mia parte l'ho fatta."
Genere: Romantico, Sentimentale, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: Triangolo | Contesto: Contesto generale/vago
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Scenario

 

Quando arrivava quel giorno d’Ottobre, tutto intorno a lui si fermava e perdeva improvvisamente importanza.

In ogni scenario si spengevano i colori. Rimaneva un triste panorama in bianco e nero, dove una sola cosa manteneva la sua brillantezza.

Il ricordo di lei. Lontano, ma non così tanto da sparire nella nebbia. Doloroso, ma non troppo da lasciarlo annegare.

Aveva speso l’anima per lei, e di sicuro, non era pronto a lasciarla andare. Certo, non era stato facile, ma in fondo non è così che funzionano le coppie? Le notti passate insonni a litigare, le scenate di gelosia, le interferenze degli amici e i loro consigli spesso sbagliati. E quando ti rendi conto che avresti dovuto fare di testa tua, ai suoi occhi ormai sei soltanto l’ennesimo stronzo.

Ma c’era stato anche del buono, eccome se c’era stato. Nina era stata il suo primo amore, non lo avrebbe mai potuto dimenticare. La prima volta con lei, in cui aveva capito finalmente cosa significasse essere uomo. Per lei era arrivato anche a tradire.

Aveva sognato ad occhi aperti il loro futuro. Nemmeno ricordava quante sere aveva trascorso in compagnia del suo migliore amico, parlando di lei, di quanto la amasse, di tutto quello che gli sarebbe piaciuto fare insieme. Da qualche parte, forse aveva ancora quel progetto che aveva disegnato. La loro casa, ai piedi della collina. Sì, l’avrebbe costruita con le sue stesse mani.

Magari aveva corso troppo. Magari non era riuscito a capirla, a darle ciò che lei cercava veramente, e non soltanto ciò che lui credeva essere il meglio.

No. Aveva commesso tanti errori, ma non quello.

Era convinto di non essere stato uno stupido e basta. Quei sentimenti, che ancora sentiva rimbombargli nel petto, li aveva provati anche lei. Non poteva esserseli semplicemente immaginati. Era sicuro, lo era sempre stato, che fossero fatti l’uno per l’altra. Anche adesso, con lei così lontana. E se questo significava essere tonti o illusi, che fosse pure così.

E quando arrivava quel giorno di ottobre, la sua mente impazziva di nuovo.

In nessuno scenario è previsto che l’amore rovini la vita, eppure, quasi mai si riesce ad evitare che accada. E quando, per quella persona, ti ritrovi a versare più lacrime di quelle che pensavi di avere, perdi anche la forza di guardarti allo specchio. Non lo fai perché non ti riconosceresti, o vedresti un uomo che non ha niente per essere apprezzato.

Alex stava combattendo contro se stesso proprio per questo. Perché sentiva di essere sempre più vicino a quel punto, a quel baratro, ogni giornata che passava lontano da lei. Faticava a mangiare, aveva perso già troppi chili. Usciva di rado e trascurava gli amici, appariva distratto a lavoro.

Sapere di averla persa, e per chi, non gli lasciava altro che continuare a sbattere la testa contro lo stesso scoglio.

Si malediceva per non essere riuscito a far funzionare le cose. Perché sì, dannazione, in cuor suo sapeva che tra loro avrebbe potuto funzionare, e tornare ad essere quelli di una volta.

 

****

 

5 Ottobre 2017

 

Ho trovato un sacco di vecchie foto di noi. Ho pensato di mandartele, così almeno non andranno perse.”

Il telefono pesava più di un macigno nella sua mano. Il dito scorreva veloce tra la galleria. Un album lungo, immenso, sembrava una vita intera.

L’ennesimo momento di debolezza. Ricordi che volavano via, appesi a un destino beffardo.

Alex scelse la prima immagine, che risaliva alla primavera di due anni prima. C’erano loro, seduti l’uno di fianco all’altra, con le guance che si sfioravano. Felici, con gli occhi che brillavano puntati verso l’obiettivo. Un pranzo in un ristorante di riviera, e a fare da sfondo, la vetrata da cui si poteva ammirare il sole.

Uno scatto, un istante, semplicemente perfetto.

Il sorriso di Nina, il suo sorriso, quello non lo avrebbe mai dimenticato.

Il dito andò incerto sul tasto d’invio. Il messaggio arrivò a destinazione, ma l’attesa di quelle dannate spunte blu, o ancora peggio, di una risposta, si sarebbe trasformata presto in sofferenza.

Tornò allora all’archivio, mentre la morsa allo stomaco lo implorava di smettere.

Ne individuò un’altra, più recente, una delle sue preferite. Quella l’aveva fatta una sua amica. Erano al parco, e stavano giocando con Ares, il cagnolino di Alex. La foto ritraeva Nina, inginocchiata sull’erba, mentre teneva il tenero musino del cucciolo tra le mani. Alex aveva appena recuperato il frisbee, e si divertivano, spensierati. Magari, pensando di poter rivivere quella scena ancora un’infinità di volte.

Decise di spedirle anche questa.

La terza fu un tuffo al cuore. Un assolato giorno di metà Agosto, nell’ultima vacanza trascorsa insieme. La vallata a fare da cornice, e loro, al centro, persi in un bacio che raccontava tutto il loro amore.

Quella, per qualche ragione, fu più dura da mandare.

Si illudeva, sperava che, nonostante tutto, quei bei momenti immortalati avessero ancora un significato per lei.

Alex guardò lo schermo. La aspettava, l’avrebbe fatto in eterno.

Se ti da fastidio la smetto”.

Stavolta, il silenzio si spezzò.

No, non mi da fastidio, solo che adesso non è proprio il momento.”

Alex aggrottò la fronte. Non era come aveva immaginato. Niente era andato come aveva immaginato.

Sapere che in quel momento Nina poteva essere con lui, Alberto, l’altro, lo uccideva.

Di colpo ebbe un’idea, flebile, quasi un ultimo sparo al buio.

Uscì in giardino, sotto un cielo prossimo al tramonto, accompagnato da una pungente ma piacevole brezza.

- Ares! – chiamò a gran voce, appena oltrepassata la soglia. Dopodiché emise un fischio, guardandosi intorno.

Da lontano, un giovane labrador marroncino gli corse incontro, fissandolo con occhi sognanti. Alex era affezionato a quel cane come a un fratello, l’aveva visto crescere e lo riteneva una delle migliori cose che avesse mai avuto in vita sua.

Alex si accovacciò di fronte al cane, lo lasciò abbaiare teneramente un paio di volte, poi lo accarezzò. Estrasse di nuovo lo smartphone.

Per lui, quella foto non stava mentendo. Anche lei voleva bene ad Ares, ne era certo.

Puntò l’obiettivo, mentre un malinconico sorriso faceva capolino sul suo volto. – Facciamo un video per salutare Nina! –

Eppure, il solo pronunciare il nome della ragazza ebbe l’effetto sbagliato anche sulla memoria canina. Ares non scodinzolava più. Si sdraiò per terra, le orecchie acquattate. Era triste, l’incanto nei suoi occhi non c’era più. Forse anche lui era in grado di riconoscere e capire cosa avevano passato.

Alex sospirò. Tante volte, aveva promesso a se stesso che sarebbe andato avanti senza di lei.

Ma faceva male, ripensare a ciò che aveva perduto.

Oggi avremmo fatto cinque anni.”

Lo so.”

 

****

 

Qualche tempo dopo

 

Un’uscita con un paio di amici era la conclusione ideale, dopo una pesante giornata di lavoro. Alex si sentiva particolarmente stanco. Aveva avuto parecchio da fare, aveva passato delle ore a litigare con i fornitori, e il progetto non stava avanzando come voleva il suo capo. Insomma, aveva solo bisogno di rilassarsi un po’.

Avevano cenato con un hamburger, si erano concessi uno yogurt gelato, e infine si erano diretti verso il centro per fare due passi. Nonostante la stagione invernale, in cielo niente faceva presagire pioggia e non era affatto freddo. Poteva essere la serata perfetta.

Non fu così.

La piazza del duomo era senz’altro il punto di ritrovo più trafficato della città, in qualunque giorno e in qualunque periodo. Alex ricordava di averci trovato, una volta, persino un vecchio professore del liceo, uno di quelli più simpatici. In fin dei conti, era estremamente probabile che lì finissero per incontrarsi persone che non si vedevano da una vita, o che più semplicemente non volevano vedersi.

Ma quella sera, Alex non ci aveva pensato, o perlomeno non troppo a lungo. Avesse previsto il futuro, forse non sarebbe nemmeno uscito di casa.

Erano da poco passate le 22.30, e fu di fronte a un ristorantino fusion, mentre parlava di macchine e motori, che Alex d’un tratto si bloccò. Il frastuono si trasformò in un silenzio assordante. Si sentì stringere alla bocca dello stomaco, quando vide Nina e Alberto uscire da quel ristorante, mano nella mano.

- Cazzo… - sentì pronunciare Alex da uno dei suoi amici, troppo sottovoce per capire chi. Ma ormai era troppo tardi, perché anche Alberto e, soprattutto, Nina, si erano accorti di loro.

Nessuna uscita d’emergenza, nessuna via di fuga. Erano uno di fronte all’altra.

La tensione era palpabile e soffocante. Non era la prima volta che Alex rivedeva Nina dopo che avevano rotto, ma fino ad allora era sempre stato all’interno del gruppo di amici, o alle feste, o in discoteca. In quei casi, era stato più semplice far finta di nulla o evitarsi a vicenda. Perché faceva male, guardarla e ripensare al passato. E voleva credere che valesse lo stesso anche per lei.

Ma adesso, ritrovarla da sola, in compagnia di Alberto, era una sfida che non avrebbe voluto nemmeno accettare. Quando si trattava di lei, spesso dimenticava cosa significasse essere forti.

Nessuno riusciva a muoversi di un centimetro, all’interno di quella situazione imbarazzante. L’impressione era che ognuno aspettasse che qualcuno facesse la prima mossa. E nello scenario peggiore, quel qualcuno doveva essere Alex.

Il suo sguardo si spostava nervosamente da Nina ad Alberto, e tornava indietro come una pallina da flipper impazzita.

Al diavolo tutto, pensò.

- Ciao, Nina. – spezzò l’incantesimo del silenzio, cercando di piegare le labbra nel sorriso più tenero che poteva. I sentimenti, quelli che non se n’erano mai andati, riaffiorarono tutti insieme.

Adorava la sua voce. E sentirla anche quella sera, quando nessuno se l’aspettava, fu come se qualcuno gli avesse afferrato il cuore da dentro il petto e lo avesse levato in aria.

- Ciao, Alex. – Non c’era traccia di sorrisi o messaggi nascosti sul suo volto, ma solo il fatto che avesse risposto era abbastanza.

L’attenzione di Alex si spostò in una frazione di secondo sull’altro. Conosceva Alberto dai tempi della scuola, avevano quasi sempre fatto parte degli stessi gruppi. Uno che riteneva un amico, di cui potersi fidare, che mai e poi mai sarebbe arrivato a portargli via la ragazza che aveva amato come nessun’altra. Ormai non era più niente di tutto ciò.

L’espressione di Alberto tradiva tutto ciò che non andava in quell’incontro. Ostentava sicurezza e indifferenza, ma in realtà, era chiaro che qualcosa stava bollendo in pentola. Come per tutti, d’altronde.

Non che fossero pronti a prendersi a pugni, non sarebbe stato nello stile di Alex, ma le occhiate che si stavano lanciando erano tutt’altro che pacifiche.

Se ne accorsero gli amici di Alex e soprattutto Nina. Non era il caso di fare una scenata.

- Vieni, Alex, dobbiamo andare. – gli fecero, poggiandogli una mano sulla spalla.

Nina, dall’altra parte, fece la stessa cosa con Alberto. – Anche noi. –

- Sì, forse è meglio. – concluse lui, muovendosi per primo per andarsene.

L’ultima cosa che Alex ricordò di quella sera fu lo sguardo di Nina, che incrociava il suo per un istante prima di sparire tra la folla.

 

****

 

Il giorno successivo

 

Devi lasciare in pace la mia donna, brutta testa di cazzo!”

Ma che vuoi?”

Voglio che stai alla larga da Nina, è chiaro?”

Cos’è, non posso neanche più salutarla?”

O piuttosto, non ti va giù che anche lei mi abbia salutato?”

Non ci riprovare, Alex. Ti ho avvertito”

Altrimenti? Che vuoi fare?”

Lei non è più tua, Alex, fattene una ragione! Adesso sta con me”

Tu dovresti solo ringraziarmi! Non hai mai fatto un cazzo per lei, non hai combattuto, non l’hai aiutata. Ti sei solo approfittato di lei”

Tutto quello che ha gliel’ho dato io”

Evidentemente non era abbastanza, se ha cercato qualcosa di più in me”

Vaffanculo, tu non la meriti!”

Lei la pensa diversamente…”

Ascolta, se ho fatto qualcosa che le ha dato fastidio, voglio che sia lei a dirmelo. Siamo tutti grandi abbastanza per dirci le cose in faccia.”

Lei non vuole più parlare con te”

Allora fammi pure bloccare, coglione. Ma quello che provo per lei non puoi bloccarlo.”

 

****

 

Non si aspettava di trovarla lì.

Dopo quello che era successo, tutto quello che era successo, l’ultima cosa al mondo che credeva possibile era che fosse lei ad andarlo a cercare.

Alex esitò a lungo, prima di decidere cosa fare. Nina lo stava aspettando dall’altra parte del cantiere. Anche da così lontano, aveva l’impressione che stesse ricambiando il suo sguardo.

Mancavano pochi minuti alla fine del turno, con il crepuscolo che stava già prendendo il sopravvento. Alex scese dal dumper, lasciò l’equipaggiamento nell’abitacolo e si avviò verso l’ingresso opposto. Nuvole di terra e sabbia si sollevavano ad ogni passo, mentre la figura di Nina si faceva sempre più nitida.

Inutile aspettarsi qualcosa di buono.

Il battito accelerò bruscamente, appena fu di fronte a lei. Sembrava passata una vita dall’ultima volta in cui si erano ritrovati da soli, capaci di fissarsi negli occhi. Quegli occhi.

- Nina… - balbettò, incerto su come comportarsi.

- Ciao, Alex. – esordì lei con quello che Alex interpretò come un accenno di sorriso. Sincero o meno che fosse, gli stava pur sempre sorridendo. Non ci stava capendo più nulla.

- Che… che ci fai qui? – pronunciò la frase molto lentamente, quasi avesse paura di suonare troppo duro.

Nina si passò una mano tra i capelli, sistemandosi una ciocca dietro l’orecchio. – Non è un buon momento? –

Alex si affrettò a voltarsi e indicarle il resto del cantiere. – No no, figurati. Per oggi abbiamo quasi finito. –

Lei annuì. – So cos’è successo tra te e Alberto, ieri. Mi ha fatto vedere quello che vi siete scritti. E… -

Alex prese un profondo respiro. – Ascolta, - la interruppe – se sei venuta fin qui per difenderlo, o per dirmi che abbiamo fatto una cazzata, o che ti dispiace, ti faccio risparmiare tempo e fiato. E’ tutto a posto. –

Nina contrasse i muscoli della fronte e aggrottò lievemente le sopracciglia. – No, non lo è. E non è per questo che sono qui. Dobbiamo parlare. –

Sarebbe stato da idioti perdere la testa in un sogno, immaginarsi che Nina volesse fare un passo indietro, che gli confessasse di aver fatto un errore a lasciarlo e a mettersi con Alberto, e che lui era l’unico che aveva sempre voluto. Poi bacio e vissero tutti felici e contenti. Tutto molto bello.

Ma in quel momento, ad Alex andava bene anche sentirsi un completo idiota.

- C’è una cosa che dovrei dirti. – proseguì lei. – Ho pensato fosse meglio farlo di persona. –

Alex annuì, mentre l’attesa diventava agonia. Se davvero era un sogno, non voleva essere svegliato.

- Alberto mi ha chiesto di andare a vivere con lui. –

Ecco che il sogno si trasformava in incubo. Alex rimase senza fiato, per un inutile istante sperò pure di aver capito male. Fu allora che gli si aprì uno squarcio nel petto. Ci passò di tutto. I ricordi, le foto, le notti passate insieme, le loro ultime liti. E infine, l’immagine di quel progetto disegnato tanto tempo prima.

- Perché mi stai dicendo questo, Nina? –

Lei si lasciò sfuggire un sospiro. – Prima o poi l’avresti comunque scoperto. Era giusto che lo venissi a sapere da me. –

No, non era giusto. Non c’era niente di giusto in tutto ciò.

- Ed è davvero quello che vuoi? –

Lo sguardo di Nina cercava di non tradire alcuna emozione. Non gli rispose. Non poteva rispondergli. Per lui, per loro due, per tutto quello che avevano passato.

Da qualche parte, in fondo, Alex era convinto che fosse ancora il suo, il volto che Nina vedeva ogni giorno.

Deglutì a fatica. Non era per niente facile buttar giù un nodo come quello.

- Dimmi una cosa, Nina. Sei felice? –

Furono degli interminabili, dolorosi secondi. – Sì. –

- Allora la mia parte l’ho fatta. –

In quel momento, era tutto ciò che gli importava.

La lasciò andare. E rimase da solo, con l’unica certezza che non avrebbe mai smesso di amarla e di combattere per lei.

Un giorno, la loro storia avrebbe ripreso da dove si era interrotta. E lo scenario che aveva dipinto per il loro futuro avrebbe finalmente preso forma.

Se necessario, era disposto ad aspettarla tutto il tempo di questo mondo.
 









Angolo dell'autore:
Innanzitutto, ben ritrovati. Stavolta devo ammettere che l'idea non è completamente frutto della mia immaginazione, ma prende spunto dalla di un mio amico, risalente a un paio d'anni fa. Ciò che mi raccontò mi è rimasto talmente impresso che, appena ne ho avuto la possibilità, ho riorganizzato le idee e ho creato... questo.
Spero vi sia piaciuto e, come sempre, ringrazio tutti voi che destinate un po' del vostro tempo alla lettura di questa e delle altre mie storie.
Un saluto, alla prossima!

S.o.J.
   
 
Leggi le 0 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Storie originali > Romantico / Vai alla pagina dell'autore: Son of Jericho