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Autore: LadyPalma    03/09/2019    3 recensioni
[Terza classificata al Contest "Specchi, ombre e presagi: il doppelgänger II edizione" indetto da Shilyss sul forum di EFP]
Quale passaggio manca nella storia di Jaime tra la notte passata con Brienne e la fuga da Grande Inverno per morire insieme a Cersei? Forse l'apparizione di una sorta di fantasma e la presa di consapevolezza di essere solo "un gatto dal manto diverso".
Jaime/Brienne, implicito Jaime/Cersei.
Genere: Angst, Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Brienne di Tarth, Jaime Lannister
Note: Missing Moments | Avvertimenti: Triangolo
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 Storia partecipante al Contest " Specchi, ombre e presagi: il doppelgänger II edizione" indetto da Shilyss sul forum di EFP.
 


Only a cat of a different coat
 
 



Aveva affrontato la morte in persona, era stato perdonato per i suoi peccati e passava ora le notti tra le braccia di una donna che era certo di amare.
Eppure Jaime Lannister non riusciva a dormire.
Ogni volta che calavano le tenebre sentiva il peso incorporeo dei fantasmi che si muovevano nella stanza, fantasmi di persone che la sua mente non riusciva proprio a relegare nel passato: suo padre, sua madre, il Re folle, Joffrey, Myrcella, Tommen. E poi, quando si costringeva a chiudere gli occhi, gli appariva puntualmente il fantasma peggiore di tutti, uno che gli assomigliava tremendamente e che avanzava canticchiando il terribile motivetto delle Piogge di Castamere.
Per la terza notte di fila, Jaime si ritrovò a sobbalzare sul letto e Brienne ad accendere prontamente una candela. La luce servì a dissipare le tenebre: al posto dei fantasmi ora lui non vedeva altro che i grandi occhi azzurri che lo avevano fatto innamorare.
“Va tutto bene, Jaime, io sono qui” gli sussurrò la donna, posando la candela accanto al letto e prendendolo tra le braccia come per cullarlo.
Lui si fece stringere come sempre, ma quelle erano parole che facevano male. Perché lei era lì con lui, certo, ma lui sentiva e sapeva di dover essere da tutt’altra parte.
“È tutto sbagliato, Brienne” riuscì a dire dopo attimi interminabili di silenzio, senza osare però incrociare il suo sguardo. “Cosa ci faccio a Grande Inverno? Io devo tornare a casa…”
Fu Brienne a posare un dito sotto il suo mento per costringerlo a guardarla. “Potrebbe essere questa la tua casa adesso. Sei già andato via da tua sorella, hai già scelto da che parte stare… Altrimenti perché saresti arrivato qui a combattere gli Estranei?”
Jaime la fissò per un momento e, come spesso gli accadeva, si sentì vulnerabile di fronte a quello sguardo colmo di tutti i sentimenti che lei non concedeva a nessun altro di vedere. Fuori dall’armatura, Brienne era la dolcezza, la speranza e l’ingenuità.
“Perché volevo mantenere una promessa, come fanno i veri cavalieri. Non è così che tu mi hai insegnato?” le chiese, abbozzando un sorriso che risultò più amaro del voluto. “Volevo fare la cosa giusta, tutto qui. Ho fatto così tante azioni sbagliate, ho causato così tanto male nella mia vita che…”. Fece una pausa, cercando le parole adatte per spiegare quello che provava. “Ecco, vedi … Io volevo una missione e, per scontare i miei peccati, gli dei o chi per loro me ne assegnarono una”.
Un sorriso indulgente affiorò sulle labbra della donna. “E la missione l’hai portata a termine. Hai scelto il bene, hai chiesto scusa… E sei vivo!”
Jaime fece un cenno di assenso, anche se non era affatto convinto. Pieno di una disperata dolcezza, le accarezzò una guancia con la mano buona e lasciò sfiorare i loro visi. Chiuse gli occhi a contatto con la pelle di Brienne; era così bello poter abbassare le palpebre per un attimo senza vedere i fantasmi. Solo per un attimo però, perché sapeva che non appena si fosse disteso di nuovo, i fantasmi sarebbero tornati di nuovo a tormentarlo.
“Lo vuoi sapere perché non riesco mai a dormire?” le chiese a bruciapelo. “Io vedo il mio fantasma, sono proprio io, capisci? Ogni volta che chiudo gli occhi, io lo vedo… Lui è lì, mi guarda e canta e… Cantando mi dice che devo andare via, che la felicità proprio non può fare per me”.
Nonostante non sapesse bene come spiegare quella sua assurda esperienza, aveva parlato in fretta e senza indugiare in inutili esitazioni. Aveva paura di perdere il coraggio di confidarsi, o forse semplicemente di accorgersi di quanto incredibili suonassero le sue parole. Perché crederci era impossibile, Jaime lo sapeva bene, dato che lui stesso non aveva mai creduto in tutto quello che non si poteva vedere e toccare. Però questi fantasmi li aveva visti in faccia, li aveva visti talmente bene che l’impossibile per lui ormai era diventato non crederci.
Brienne lo aveva ascoltato pazientemente e alla fine aveva scosso la testa con aria confusa. “I fantasmi non esistono” sentenziò, forse per cercare di tranquillizzarlo.
“Ah sì? E che mi dici dell’ombra che uccise il tuo prezioso Re Renly?” le domandò di rimando, con un tono improvvisamente acido, in cui si mischiavano la frustrazione per la mancata comprensione e un pizzico di remota gelosia.
Lei incassò bene il colpo, qualunque cosa passò per la sua mente nel rievocare quel ricordo lontano e doloroso non trasparì affatto nella sua espressione. “Ma quell’ombra l’aveva creata la Donna Rossa. E la Donna Rossa adesso è morta, lo ha confermato Ser Davos”.
Di fronte a quella obiezione inaspettata, l’irritazione di Jaime evaporò e fu ben presto sostituita da una strana tenerezza. Quanto era forte e coraggiosa la sua Brienne, e quanto era ingenua. Talmente ingenua da non capire come non ci fosse affatto bisogno di una sacerdotessa del Signore della Luce per evocare ombre e spettri. Certi fantasmi esistono anche senza essere evocati e ce li portiamo dietro ogni giorno, e soprattutto ogni notte.
“Sì, è morta” mormorò alla fine, tuttavia, come se così dicendo potesse far morire anche quella conversazione.
Dolcemente si protese verso Brienne e la baciò. Fu un bacio lento e lungo, perché Jaime aveva appena deciso che sarebbe stato anche l’ultimo. Senza dire nulla, la strinse forte e, alla luce della candela, la osservò addormentarsi per un tempo indefinito, con l’intenzione di catturare nella memoria ogni singolo dettaglio di lei. Lui, invece, non tentò neppure di chiudere gli occhi; appena ne ebbe il coraggio, si alzò dal letto e si rivestì, dirigendosi a passo spedito verso il cortile del castello.
Doveva liberarsi dei suoi fantasmi e l’unico modo per farlo era affrontarli.
Anche se questo significava abbandonare qualsiasi illusione di lieto fine in cui nella sua mente aveva osato sperare.

 
**
 
Il piano era quello di fuggire nella notte da codardo qual era, lasciando a Brienne il ricordo di quel bacio come unico tacito addio. Purtroppo però, prima ancora che salisse sul dorso del suo cavallo, la voce di lei lo raggiunse. Evidentemente si era svegliata e si era accorta un po’ prima del previsto di quel silenzioso abbandono. Provò a convincerlo a restare, dicendogli che era un uomo buono e che poteva cambiare. Ma ormai lui aveva deciso, ecco perché si costrinse a vomitarle addosso un elenco delle nefandezze che aveva fatto e a ribadire il legame indissolubile con Cersei. Era l’unico modo che conosceva per farla allontanare definitivamente da lui.
Tutto quello che ho fatto l’ho fatto per Cersei, le aveva detto. E sicuramente per sua sorella stava anche percorrendo ora tutta la strada da Grande Inverno ad Approdo del Re.
Lo faceva per Cersei, sì. Se per amore o disperazione non sapeva dirlo di preciso, ma in fondo non aveva nemmeno importanza. Il sottile filo dorato che lo legava alla sua famiglia non si sarebbe mai potuto spezzare e lui non sarebbe mai potuto cambiare. Forse a differenza dei suoi parenti aveva imparato a conoscere l’onore, l’amore e la generosità, ma si trattava di sottigliezze prive di significato di fronte alla vita e alla morte, di fronte al bene e al male.
Era solo un gatto di manto diverso, come diceva la canzone. Ma un felino ha pur sempre artigli e lui restava sempre un Lannister.
Mentre cavalcava, sorrise pensando che parte del suo essere Lannister era stato proprio imparare a convivere con le ombre. Un fantasma che gli somigliava lui lo aveva visto tutti i giorni della sua vita in carne ed ossa: con quel doppio era nato e con quel doppio sarebbe morto.
Non stava scappando dal suo fantasma, gli stava al contrario correndo incontro.
Perché quel fantasma era Cersei.

 
 




NDA: Come molti appassionati di GOT, sono rimasta insoddisfatta per il modo in cui si è conclusa la storyline di Jaime, non tanto per la scelta di tornare da Cersei, quanto per la mancanza di continuità tra la notte passata con Brienne e la fuga da Grande Inverno. Con l'ispirazione data dal contest ho utilizzato il concetto del "doppio" proprio per inserire una sorta di contatto tra questi due momenti. Spero che questa missing moment vi sia piaciuta e sia risultata sufficientemente credibile! Nota: il titolo è preso dalla canzone Le Piogge di Castamere; ho voluto sfruttare quel verso per indicare la differenza eppure allo stesso tempo l'irriducibile somiglianza tra il Jaime e il resto dei Lannister.

 
 
 
   
 
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