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Autore: Mordekai    04/09/2019    0 recensioni
’'Sublime popolo di Hakiull, tredicesimo popolo della Quinta Civiltà. Noi siamo i Sette Custodi e da tempi remoti giungiamo tra voi per condividere le nostre conoscenze più antiche e doniamo voi leggende che un tempo furono dimenticate. Io sono Vodake, Capo dei Custodi e a nome nostro vogliamo donarvi ciò che abbiamo sempre fatto.’’
Genere: Angst, Fantasy, Science-fiction | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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‘’Ny’haalt Habrek Wqlassre- Sia Benedetta la Quinta Civiltà.
 
Questo è il messaggio inciso sulle mura di Hakiull, una città nascosta da centinaia di ettari di vegetazione e da gigantesche montagne. Quelle parole, che per gli occhi e le orecchie di altre persone possono essere prive di un significato, in verità sono benedizioni donate da primordiali essenze comparse ad Hakiull secoli e secoli prima della comparsa della Quinta Civiltà, un popolo che ha reso la natura fonte di sostentamento e ha rispettato la sua presenza costruendo alti palazzi solo attorno ad essa adoperando sia uomini comuni che magia. Durante il Ventesimo Giorno di Bruum, estate definita nella lingua comune, un gigantesco portale di pietra comparve all’esterno di Hakiull: sulla cornice di quel mistico artefatto vi erano Sette Maschere che si illuminarono a distanza di pochi secondi l’una dall’altra in senso rotatorio prima di far comparire uno specchio di luce violacea dalla quale si materializzarono sette immense creature. Ognuna di loro aveva l’identica forma delle maschere presenti sulla cornice del portale. L’ultimo Essere che varcò la soglia, divaricò le braccia e parlò ai popolani:

‘’Sublime popolo di Hakiull, tredicesimo popolo della Quinta Civiltà. Noi siamo i Sette Custodi e da tempi remoti giungiamo tra voi per condividere le nostre conoscenze più antiche e doniamo voi leggende che un tempo furono dimenticate. Io sono Vodake, Capo dei Custodi e a nome nostro vogliamo donarvi ciò che abbiamo sempre fatto.’’

E così, tutte e sette le creature ultraterrene aprirono le loro braccia, generando sprazzi di luce bianca e azzurra che andò a posarsi sul popolo avvolgendoli in una eterea aura opaca e, non appena scomparvero le menti di quei cittadini furono invase da centinaia di informazioni e racconti. Ognuno di loro gioiva ed esultava per quel dono e da allora la voce di quei sublimi doni mistici raggiunse altri territori della Quinta Civiltà e anche lì la stessa benedizione venne incisa o dipinta sulle mura dei luoghi ove i Sette Custodi si posarono. Ricorderò per sempre quel giorno.

-Theodoric Vossen, Arcivescovo Maggiore della Grande Conoscenza. Epoca: Quinta Civiltà. Anno: 402X.’’

Queste parole erano scritte sul diario trovato da Astrophil Vossen, suo nipote. Quel diario rappresentava l’unico ricordo che aveva del nonno paterno prima di scomparire senza destare alcun sospetto. In molti gli dicevano che fosse troppo vecchio per continuare con il suo ruolo nel Tempio e quindi si fosse recato in un pellegrinaggio per ritrovare sé stesso; altri lo accusarono di esser stato blasfemo ed esser stato confinato in un tempio sconsacrato per farlo redimere dei suoi peccati.

‘’Stronzate!’’- ripeteva il giovane con la stessa intensità con la quale rispondeva agli altri. Dall’alto delle mura della sua città osservava i vari cambiamenti sociali e, soprattutto, stagionali. Era autunno e gli alberi si tingevano di color nocciola, il vento faceva aleggiare le foglie sui parapetti e tra i capelli scuri del giovane quasi a formarne una corona. Nel cielo, oltre alle foglie, vi erano anche gigantesche navi a vele alimentate in parte dal sole e in parte da sfere di cristallo che emanavano fulmini all’interno dello scafo, così da permettere ai vascelli di muoversi anche in assenza di venti. Una di loro, la più grande di tutte, dotata di cinque vele rettangolari con uno stemma raffigurante una ruota dentata che incorniciava il volto di un lupo con sotto otto cristalli dalla forma romboidale iniziò la sua discesa nella parte centrale della città venendo acclamato da squilli di trombe e batter di tamburi.

‘’Il Governatore Waris Evelio di ritorno dal suo lungo viaggio nelle terre orientali!’’- annunciò qualcuno dalla prua della nave. Un pontile di legno venne abbassato sulla strada in pietra e un uomo con una cappa di seta scura posta sulle spalle scese da essa, accompagnato da una donna con un lungo foulard e due ragazzi dall’aria annoiata; la ragazza portava con sé un cofanetto intarsiato dal contenuto sconosciuto ai cittadini ma non per Astrophil. Infatti dalla sua bisaccia estrasse una piastra di vetro della larghezza di due dita che si allineavano perfettamente ai suoi occhi e da lì poté scoprire un frammento di roccia nera simile a quella di un meteorite ma i bordi erano fin troppo perfetti per essere un semplice pezzo di pietra e dall’estremità superiore sbucava un filo di cuoio adornato da piccole spirali d’oro.

‘’Il portafortuna del nonno? Come è arrivato in quei territori e perché lo ha il governatore?!’’- si chiese, posando la piastra magica e muovendosi rapido dal camminamento di ronda per scendere agilmente dalle mura, scivolando sulle zone oblique e atterrare in un carretto di tessuti lì fermo ma non rese conto della presenza di una cassa di legno e si ritrovò faccia a faccia con l’oggetto colpendo con un sordo suono.

‘’Ragazzo mio, non cambi mai, nevvero?’’- domandò qualcuno all’esterno del carro, conscio di quell’urto e scossone. Un vecchio mercante, dal fisico muscolo seppur la pancia contrastava quella presenza e dagli occhi vispi che adornavano una testa colma di capelli grigi, tolse i tessuti dalla testa del giovane:

‘’Muovermi con calma quando si tratta di eventi importanti non è nel mio sangue, ramin…egregio mercante Hans. Rientrate anche voi?’’- rispose e domandò successivamente al nerboruto uomo. Hans fu un ramingo ed assassino, finché non decise di intraprendere la vita da mercante che gli fruttò una modesta fortuna.

‘’Se ti riferisci al cimelio di tuo nonno, non so nemmeno io come abbia fatto a trovarlo. Questo lo so perché, in fin dei conti, quella piastra di vetro magica l’ho costruita io se ricordi bene. Comunque no, non sono di ritorno ma in partenza per l’Ovest. Mi è stato riferito della presenza di un tessuto resistente a qualsiasi tipo di lama infusa magicamente e voglio studiarne le proprietà. E varranno sicuramente montagne d’oro!’’- replicò con un sorriso quasi folle ma che si placò successivamente e sorrise al giovane intento ad osservare gli oggetti del carro ed incappò in quel che sembrava essere una staffa di acciaio con un ovale di metallo posto sull’estremità:

‘’Intrigante! Quanto costa?’’- domandò mostrandogli l’oggetto misterioso. Hans lo osservò con sguardo disinteressato e asserì che era gratuito visto che non aveva valenza economica. Astrophil, però, ricordò che nella sua bisaccia vi era un sacchetto di seta colma di monete di platino e uno smeraldo raffinato. Hans per poco non svenne alla vista di tale somma di danaro e chiese tremante:

‘’E queste da dove sbucano?’’

‘’Ricordate il nobile Wijk von Egle? Vi doveva dei soldi da quasi vent’anni e quindi…’’- ed Astrophil imitò il gesto di una mano furtiva che afferra la scarsella con i soldi al suo interno.

‘’Ti ha visto qualcuno? Ti hanno riconosciuto?’’- furono altre domande preoccupate da parte del mercante, prossimo a partire. Astrophil ridacchiò prima di legarsi dietro la schiena il nuovo acquisto.

‘’Troppo sbronzo per reagire e le guardie hanno fatto finta di nulla. Beh, dopo avergli offerto un pasto caldo e una bottiglia di acquavite è normale. Vi ringrazio per il vostro tempo Hans e buona fortuna, io adesso ho una persona da visitare.’’- e così come comparve scomparve agilmente tra la folla, seguendo con lo sguardo il lento camminare del Governatore. Il vecchio mercante ricambiò il saluto e partì lesto dal cancello laterale delle mura, mentre il ragazzo si muoveva nell’ombra tra le varie colonne di supporto che reggevano i camminamenti di ronda restando con gli occhi fissi sul governatore fin quando un altro figuro si palesò innanzi al nobile:

‘’Senatore Alarico, che piacere rivederla! Dov’è suo figlio Astrophil? Mi manca vedere quel leprotto. Ma ditemi a cosa devo la Vostra presenza?’’- esordì Waris allargando le braccia imitando un abbraccio per poi stringere la mano del padre di Astrophil.

‘’Leprotto già, fin da bambino era capace di muoversi talmente veloce da lasciarmi senza fiato. Ci sono problemi nel Piano Astrale, vari picchi di energia che compaiono e scompaiono nel giro di trenta secondi e nessuno sa a cosa sia dovuto. Voi, avendo avuto più esperienza in questo campo, verreste a controllare?’’

Astrophil con il favore delle ombre continuò a spostarsi finché, con la coda dell’occhio, gli sembrò di vedere delle saette blu e viola colpire la colonna alla sua destra. Restò immobile finché non ricomparvero e lui, incuriosito, decise di sfiorarle venendo travolto dalla baraonda di energia che gli impedì persino di fiatare:

‘’Tradimento! Eresia! Furto!’’- queste erano le voci che inondarono i suoi pensieri ma non riusciva a distinguerle dai suoi amici. Un’altra voce, questa volta familiare, lo pietrificò sul posto:

‘’Non puoi farlo Waris! Il tessuto magico del Piano Astrale è molto fragile e depredare il loro mondo equivale a distruggerlo! Sei così ossessionato che nulla ti ferma?’’- era la voce del nonno di Astrophil intento a redarguire il Governatore.

‘’Nemmeno tu, vecchia spugna!’’

E quell’eco di voci scomparve, lasciando il giovane immobile e paonazzo vicino la colonna, confuso. Si sporse, poco dopo, dalla colonna per constatare che la nave era ancora lì ma la piazza si stava svuotando, suo padre ed il governatore erano già entrati ad Ex Edia uno degli antichi palazzi governativi costruiti nell’epoca della Seconda Civiltà, fatta interamente di metallo e rivestita di una lega ormai andata persa che gli conferì longevità nel corso dei millenni. La cupola in cima fungeva da faro sia di mattina grazie ai raggi solari, sia di sera con il nucleo magico posto al suo interno ma aveva anche la funzione di comunicatore tra i vari piani: il materiale, il magico e l’astrale.

‘’Una memoria residua? Che il nonno voglia comunicarmi qualcosa?’’- si chiese notando poi una potenziale apertura in una finestra non sorvegliata e, con le abilità da lui apprese quando era un giovane ladruncolo, riuscì ad entrarvi. All’interno di quella camera vi erano diversi cimeli della famiglia di Waris tra cui ritratti, busti di marmo e bronzo, statuette di resina che emanavano scintille e saette bluastre ed ogni altro genere di tesoro strambo. Quando si mosse di qualche passo all’interno della stanza, il bastone che teneva sulle spalle ebbe un tremito e lo strano ovale metallico si azionò. Un fascio di luce azzurra provenne dal suo interno, muovendosi in senso orario compiendo un giro completo fin quando un secondo raggio non colpì uno dei cassetti della scrivania. Astrophil rimase perplesso, ma la curiosità ebbe la meglio e per sua fortuna quel cassetto era aperto trovandoci il cofanetto visto precedentemente tra le mani del governatore. Quando stava per andarsene, qualcuno stava per girare il pomello della porta:

‘’Maledizione!’’- imprecò chiudendo il cassetto e cercando un nascondiglio di fortuna, ma la stanza non aveva spazio sufficiente per nasconderlo senza causare sospetti.

‘’Occultamento: attivo.’’- esordì una voce robotica proveniente dall’ovale ancora attivo dietro le spalle del ragazzo e in un baleno la sua pelle si ricoprì di uno strano tessuto a nido d’ape mentre sugli occhi una piastra trasparente che si fuse con il tessuto e in quel momento ‘scomparve’. Nella stanza entrò il governatore in divisa formale che recuperò il cofanetto:

‘’Un solo secondo Senatore, voglio prendere l’artefatto trovato nei territori orientali. Può essere la chiave del problema magico.’’
E il governatore Waris così come entrò, uscì subito portando con sé il cofanetto lasciandosi dietro l’invisibile Astrophil e qualcos’altro. L’ovale elettronico reagì nuovamente, togliendo l’occultamento dal corpo del ragazzo e registrando una strana anomalia:

‘’Ma che diavolo di bastone sei?’’- si chiese osservando da vicino l’oggetto recuperato dal carretto di Hans, toccando i vari pulsanti presenti all’interno dell’ovale metallico finché da esso non provenne una voce robotica e femminile:

‘’Non sono un comune bastone! Sono una intelligenza artificiale d’attacco, supporto e difesa programmata nella Terza Civiltà e rimasta in silenzio per secoli. Mi chiamo S.A.M, lieta di conoscerti Astrophil Vossen, nipote di Theodoric Vossen.’’- la voce assunse successivamente un ‘corpo’ tanto da far cascare il ragazzo per terra, sbattendo la schiena contro una sedia generando un piccolo trambusto che per fortuna nessuno fu in grado di udire.

‘’Come conosci il mio lignaggio? Chi sei o…?’’- balbettò il giovane, osservando l’ologramma femminile innanzi a lui. Era ben dettagliato pur essendo un semplice ologramma e, ad occhi inesperti, sembrava una persona in carne ed ossa dai lunghi capelli castani e occhi ambrati con indosso una divisa da ingegnere tecnologico, facilmente riconoscibile dal simbolo dell’ingranaggio e del martello cucito sulle spalline.

‘’Sistema Automatico Multifunzione, Sam per abbreviare. Costruita nella Terza Civiltà per garantire ogni tipologia di supporto. Ricordi quando ho attivato l’occultamento? Ebbene, tale procedura è stata in grado di assorbire il tuo DNA e scannerizzare ogni dettaglio. Sei il primo genito del Senatore di questo luogo, suo erede e prossimo a seguirne i passi ma tu preferisci una vita diversa.’’- rispose alle domande del giovane, mostrandogli attraverso altri ologrammi i suoi dati, il giorno di nascita e altri eventi fin quando uno di quegli ologrammi non mostrò il volto sorridente della madre.

‘’Ferma! Per favore.’’- esclamò il ragazzo, restando ad osservare quella foto elettronica che Sam fu in grado di mostrare finché la foto non svanì così come comparve.

‘’Mi dispiace per la tua perdita Astrophil. Permettimi di aiutarti a cercare tuo nonno, sono sicura che è di vitale importanza. E sono sicura che non vuoi perdere nemmeno lui.’’- asserì Sam, poggiandogli la mano sulla spalla e il ragazzo avvertì il peso di quella mano seppur colei che le stava innanzi era solo una manifestazione elettronica dell’ovale metallico.

‘’Per nessuna ragione. A proposito, sapresti dirmi qualcosa del portale dalla quale provengono i Sette Custodi?’’- domandò il giovane mostrandole il diario del nonno dove era raffigurato un portale di pietra e sulla cornice di esso vi erano sette maschere dagli occhi luminosi, ognuna con il proprio nome ma erano illeggibili. Sam poggiò la mano sul disegno per comprenderne le informazioni ricevendo, a malincuore, una sola e danneggiata:

‘’Questo portale è attivo, ma non dovrebbe esserlo perché nel diario di tuo nonno afferma che per attivarsi e funzionare in modo corretto tutte e otto le maschere della cornice devo accendersi ma solo una lo è. Qualcosa non va.’’

‘’L’importante è che sia attivo e dobbiamo recuperare il cimelio di mio nonno prima di partire. Ho il presentimento che il governatore c’entri qualcosa in tutto questo. E adesso perdonami se faccio questa follia’’- e rapidamente il ragazzo chiuse l’ovale metallico con uno scatto per poi dirigersi verso l’interno dell’abitazione. La ricchezza esorbitante del governatore Waris era presente su ogni colonna portante del palazzo, tra affreschi e altre statue raffiguranti lui in divisa militare o in cima ad una roccia vittorioso con la bandiera del popolo.

‘’Egocentrico.’’- bisbigliò Astrophil osservandole con leggero risentimento. Spostandosi nell’oscurità intravide l’ascensore che conduceva alla cupola, strettamente sorvegliata da quattro soldati in assetto pesante e due droni dotati di un fucile sul dorso. Il giovane ebbe un lampo di genio: aprì di nuovo l’ovale metallico e chiese a Sam, leggermente infastidita, di sovraccaricare il sistema di sorveglianza mobile in quella stanza.

‘’Detto fatto!’’- rispose con tenacia la donna e, in un batter d’occhio, i due droni esplosero con fracasso tanto da impaurire i quattro energumeni. Fu il momento opportuno per salire sulla pedana a sospensione magnetica – fortunatamente silenziosa-e il ragazzo poté stupirsi di quanti fili elettrici, tubi e globi luminosi si muovevano per quel labirinto di vetro e metallo che era la Cupola.

‘’Tempo stimato d’arrivo: Due minuti.’’- aggiunse Sam, indicando con un puntino luminoso il paino superiore ove il governatore e suo padre si diressero e lì avrebbe avuto una risposta ai suoi tanti quesiti.

   
 
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