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Autore: Fata_Morgana 78    04/09/2019    4 recensioni
E' la mia prima crossover AU nel fandom di Harry Potter.
E' nata dall'unione di due mie passioni: la saga di Harry Potter ed il film Pretty Woman che mi ha fatto sognare quand'ero ragazzina.
Questa fiction è nata durante un piovoso pomeriggio estivo, quando costretta a stare in casa a stirare i panni, ho deciso che valeva la pena rivedere il film di Pretty Woman che conosco a memoria. E così… Tra l'afa, la pioggia e i vapori del ferro da stiro… La mia mente ha iniziato ad elaborare questa cosetta che spero vi faccia sorridere...
Genere: Angst, Generale, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Harry Potter, Severus Piton | Coppie: Harry/Severus
Note: AU, OOC | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessun contesto
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Pretty Boy

La sera stava calando rapidamente sulla città. Uomini e donne si muovevano rapidi, ansiosi di raggiungere la propria abitazione o il posto di lavoro che li attendeva per trascorrere le ore notturne. In un piccolo appartamento lungo la trafficata via, due gigolò si stavano preparando per scendere in strada ad affrontare una nuova serata di lavoro.
- Dai Harry, muoviti. – parlò scocciato Ron Weasley – Si prenderanno i posti migliori se non muovi quel culo flaccido.
- Culo flaccido lo dici a tua sorella. – rise Harry dal bagno, si era finito di preparare ed era immensamente soddisfatto del risultato: aveva indossato dei pantaloncini di jeans che mettevano in risalto il suo culo sodo, una camicia nera aderente senza maniche che fascia a alla perfezione il suo fisico muscoloso, si era messo una parrucca bionda con i capelli sparati in alto ed un filo di eyeliner per mettere in risalto i suoi incredibili occhi verdi.

Ridendo, i due ragazzi lasciarono l’appartamento e raggiunsero il tratto di strada illuminato dove si fermavano di solito a battere.
- Guarda, guarda… - parlò una voce alle loro spalle – allora non vi hanno mangiato le pulci.
- No Pansy. – replicò Ron – le pulci sono la tua firma.
- E le piattole il marchio di fabbrica di quella puttana di Millicent Bulstrode. – ringhiò Harry camminando rabbioso lungo il marciapiede.
- Ehi. Ehi. Moccioso, calma. – sbuffò Millicent – Mi stavo solo riposando.
- Vai a riposare nella tua zona, con quella stronza di Pansy. Questo è il nostro posto. – sbottò Ron facendole segno di andarsene con le mani.
- Ehi sta calmo. – sputò la gomma da masticare a terra Millicent – Me ne vado.

Non appena la ragazza si fu allontanata, Harry e Ron batterono il 5 con la mano e poi con un colpo di anca; lavorare sulla strada non era affatto facile e dovevano stare attenti sia a chi voleva picchiarli per costringerli a prendersi un protettore, sia alla spietata concorrenza in strada.
- Stasera sembra moscia. – sbuffò Harry annoiato, aveva ancheggiato sul marciapiede lanciando sguardi languidi a destra e sinistra, ma nessuno aveva provato ad avvicinarlo.
- Sì, - annuì Ron – come il cazzo di quel coglione di Zabini che ci vuole nel suo harem.
- Ragazzi. – parlò una voce a mo’ di saluto – Guardate che non è male lavorare per Zabini.
- Neville. – alzò gli occhi al cielo Harry, il ragazzo prima abitava con loro Ron gli aveva insegnato a battere ma lui si era innamorato di Blaise Zabini e lì aveva abbandonati preferendo lavorare per lui.
- Voi siete prevenuti. Lui è…
- Lui è cosa? – scoppiò a ridere Ron – Lui è gentile e innamorato? Certo, fino a quando farai la brava cagna e gli porterai a casa tanti bei soldi, lui sarà gentile.
- Esatto. – annuì Harry gettando un’occhiata nervosa alla strada – Prova a chiedere a Luna Lovegood se è veramente così gentile come credi.
- Siete solo gelosi della mia fortuna. – rispose piccato Neville, troppo accettato d’amore per credere alle parole dei suoi ex-amici.

Harry e Ron avrebbero voluto ribattere alle sue parole sferzanti, ma un colpo di clacson li interruppe e Neville, da bravo cagnolino addestrato, raggiunse l’auto con dentro il suo protettore e il nuovo cliente che aveva selezionato per la sua serata.
- Questo non è il massimo. – scosse la testa rossa Ron – Ma preferisco stare da solo sulla strada che al guinzaglio di uno di quei “protettori”.
Harry annuì, aveva visto suoi amici e alcune “colleghe” pestate a sangue perché avevano perso dei clienti o non avevano guadagnato abbastanza da soddisfare i loro papponi. Era nel pieno dei suoi ragionamenti contorti quando un’auto di lusso, una Lotus Esprit SE Type 85, si fermò di fianco al marciapiede dove sostavano annoiati i due ragazzi.
- Cazzo Ron. – fischiò Harry guardando con cupidigia l’auto – Hai visto che meraviglia che ha parcheggiato qui?
- Sì amico, è una bella macchina… - rispose il rosso che, essendo più “vecchio” del mestiere si prendeva sempre il diritto di scegliere il primo cliente della serata, osservava con scarso interesse l’auto più curioso di vedere chi ci fosse dentro. Per lui gli uomini, o le donne, dovevano essere belli da togliere il fiato, altrimenti non accettava di andarci.

Il finestrino della Lotus si aprì, rivelando alla guida un uomo dall’aria elegante e raffinata, aveva il viso regale e mascolino, con la mascella squadrata, naso aquilino, bocca grande ma con labbra sottili, occhi grandi ed espressivi, neri come opali pregiate, contornati da folte ciglia. Era sensuale e dal suo aspetto sembrava un uomo molto ricco; ma non rientrava nei canoni di Ron che, infatti, spinse Harry ad ancheggiare verso di lui.
- Ehi, amore, ti sei perso? – domandò Harry appoggiandosi al finestrino aperto.
- Temo proprio di sì. – annuì l’altro arricciando il naso, non aveva gradito essere chiamato “amore”, ma aveva bisogno di informazioni e non era quello né il momento né il luogo per mettersi a discutere.
- Se mi dai dieci dollari ti indico la strada. Per venti potrei accompagnarti e… - si passò la lingua sulle labbra – Se me ne dai cinquanta, potrei renderti felice usando al meglio questa bocca… - concluse passandoci sopra un dito.
L’uomo deglutì un groppo di saliva e, mentre sentiva i pantaloni farsi più stretti, aprì lo sportello dal lato del passeggero invitandolo a salire.
Harry, dopo aver salutato con un cenno della mano Ron, salì sull’auto e, dopo essersi allacciato la cintura, chiese all’uomo l’indirizzo del luogo dove doveva andare.
L’uomo alla guida, dopo aver grattato per riuscire ad ingranare la marcia, dette ad Harry l’indirizzo dell’hotel che stava cercando e il ragazzo, dopo un lungo fischio di apprezzamento, gli indicò la giusta direzione per raggiungere il lussuoso hotel.
- Come ti chiami? – domandò l’uomo, erano fermi ad un semaforo e stava sudando freddo, odiava quella macchina e detestava il cambio manuale.
- Tu quale nome vorresti? – ammiccò muovendo le spalle con fare sensuale.
- Il tuo. – rispose piccato, il semaforo era verde e lui non riusciva ad ingranare la prima, scatenando i clacson dei tassisti fermi in coda.
- Harry. Mi chiamo Harry. – rispose il gigolò, spaventato dalla luce irata negli occhi neri di lui.
- Piacere Harry. Io sono Severus. – si presentò l’uomo.
- Severus… - ripeté il più giovane – Un nome fuori dal comune. – sorrise, poi iniziò a parlare della macchina che stava guidando lodandone le caratteristiche – Mamma, – sospirò Harry dopo un attimo di silenzio – questa curva come se fosse sulle rotaie! Non ti fa impazzire?
- Le tue chiacchiere mi fanno impazzire. – replicò acido l’uomo, - Questa macchina mi sta facendo perdere la ragione. – lo guardò di sfuggita un attimo, poi chiese - Hai mai guidato una Lotus?
- Nei miei sogni. – sospirò Harry che, mordendosi il labbro inferiore, si rese conto che si erano fermati solo quando Severus replicò:
- Allora cominci adesso!

Severus invitò Harry a fare cambio posto e, non appena entrambi furono in macchina, il ragazzo sorridendo disse:
- Allaccia la cintura di sicurezza! Ti faccio fare la gita della tua vita: ti mostro cosa può fare questa macchina.
Severus si limitò ad annuire e non appena l’auto scivolò nel traffico notturno, Harry la spinse al limite senza mai grattare tra un cambio di marcia e l’altro. L’uomo d’affari lo guardava con un misto di invidia e sorpresa: lui non avrebbe mai saputo guidare così bene l’auto del suo socio.
D’un tratto la suoneria del cellulare interruppe il silenzio dell’abitacolo.
- Tua moglie che si domanda che fine hai fatto? – ammiccò Harry senza togliere gli occhi dalla strada.
- Non sono sposato. – si strinse nelle spalle Severus che, svogliatamente, rispose al cellulare – Pronto?
- Ehi Severus. Sei arrivato. Tutto bene?
- Tranquillo Tom, sono arrivato adesso. Ho trovato un po’ di traffico a rallentarmi.
- Bene. E la mia piccolina? Non hai fatto del male alla mia Lotus, vero?
- La tua piccolina sta alla grande. Dopo una partenza un po’ difficile, ho capito come gestirla e… Tom… Curva come se fosse sulle rotaie! – ridacchiò e, senza dargli il tempo di replicare, gli chiuse il telefono in faccia.
- Era tuo marito preoccupato perché stai facendo tardi? – rise Harry parcheggiando l’auto davanti al lussuoso hotel.
- Non sono affari tuoi, moccioso, ma non sono sposato. Era il mio socio, troppo innamorato della sua auto per notare che la sua assistente lo ama perdutamente e che a me, delle donne, non è mai importato niente. – concluse con un’alzata di spalle lui.
- Oh, interessante. – ridacchiò slacciandosi la cintura Harry – Non sono nemmeno il mio genere preferito, le donne intendo, ma quando non ho soldi per mangiare vado anche con loro.

Erano scesi dalla macchina ed Harry aveva lasciato le chiavi ad un attonito parcheggiatore e, mentre si guardava attorno ammirando il panorama, un sollecito il portiere si avvicinò dicendo:
- Signor Snape, la stavamo aspettando. Questo individuo la sta infastidendo?
- No, Oliver. Va tutto bene. – lo liquidò infastidito Severus che, girandosi verso Harry, continuò – Adesso come torni a casa? Ci siamo allontanati molto dalla tua zona. – concluse mandando la testa di lato, i lunghi capelli neri scivolarono sensualmente lungo la linea del collo.
- Non preoccuparti per me. – gli sorrise e il sangue di Severus defluì nuovamente nel cavallo dei pantaloni – Cercherò un autobus.
- Sali. – lo invitò – Chiama un taxi e stai da me finché non arriva.
- Grazie ma… - stava per dirgli che non aveva abbastanza soldi per pagare la corsa, ma Severus gli stava porgendo due banconote da cinquanta dollari.
- Questi dovrebbero essere sufficienti. – mormorò con voce bassa, che alle orecchie del ragazzo risuonò fin troppo sexy.
- Lo sono. – annuì che, mettendo via i soldi, lo seguì fin dentro l’albergo.

Raggiunsero il bancone della reception, l’uomo prese la chiave magnetica della sua stanza e salì con l’ascensore fino all’attico dove si trovava la suite che usava abitualmente quand’era in città.
Severus lo guidò fin dentro la camera che occupava e, non appena si chiuse la porta dietro le spalle, disse:
- Fa come se fossi a casa tua. C’è della frutta se vuoi mangiare. Oppure possiamo chiamare il servizio in camera.
- Non disturbare il servizio in camera. – sorrise lui – La frutta andrà benissimo. –  gli sembrava di vivere un sogno: solo il salotto di quella suite era grande quanto l’appartamento che divideva con Ron.
- Ottimo. Serviti pure. – concluse Severus che, con un sospiro stanco, si tolse la cravatta e la giacca.
Harry si tolse le vans nere che indossava e, godendosi la deliziosa sensazione della moquette sotto i piedi, girovagò per la suite alla ricerca del bagno. Dopo essersi rinfrescato, tornò verso il salotto e si servì della frutta fresca che c’era sul tavolo. Quell’ambiente era troppo silenzioso e, stanco di non avere nessuno con cui parlare, accese la TV mettendosi a guardare un vecchio sceneggiato che ormai conosceva a memoria.
Sobbalzò quando sentì il tappo saltare il tappo dello champagne e, mentre Severus parlava animatamente al cellulare, lui lo raggiunse camminando il più silenziosamente possibile.
L’uomo stava parlando di nuovo con quel Tom che l’aveva chiamato mentre erano in macchina e, dall’espressione arrabbiata che aveva, il gigolò capì che non erano belle notizie.
- Ehi. – parlò quando chiuse la conversazione – Tutto ok?
- Solite beghe legali dell’ultimo momento. – sbuffò infastidito lasciandosi cadere stancamente nel divano.
- Vorrei essere un mago per poter mandare via quei brutti lampi di collera dai tuoi occhi. – sorrise sincero Harry che, inginocchiandosi nel morbido tappeto, si accomodò tra le sue gambe aperte – Ma forse la mia bacchetta magica è qui… - mormorò strisciando il viso sul cavallo dei pantaloni dell’uomo.
- Hhmmm… - gemette lui – Cosa sai fare Harry?
- Tutto. Tranne che baciare sulla bocca. – rispose con un sorriso mentre lo accarezzava con mani esperte da sopra i vestiti.
- Allora fammi tutto. – lo prese per i capelli Severus – Resta con me per tutta la notte. Fa tutto quello che vuoi, tranne baciarmi in bocca.

Harry non se lo lasciò ripetere due volte, lo liberò dai pantaloni e dai boxer e si dedicò con passione alla grossa erezione che svettava fiera tra le gambe del suo cliente.
Severus, con gli occhi chiusi, appoggiò la testa sulla spalliera del divano e si lasciò vezzeggiare dalla bocca, dalla lingua e dalle mani di quel ragazzino che gli stava mostrando una nuova strada per raggiungere il paradiso. La stanza era intrisa dei loro gemiti, Harry si sentiva scoppiare dentro i suoi jeans corti ed aveva iniziato a strusciarsi sul tappeto per trovare sollievo, quando la mano grande e bollente di Severus lo fece allontanare.
- Non voglio finire così. – ansimò l’uomo.
- Ok… - annuì Harry con gli occhi lucidi e le labbra sporche di liquido pre-orgasmo – E come vuoi finire? – domandò alzandosi in piedi.
- Con te nudo che implori pietà. – replicò Severus, gli occhi neri accesi di lussuria e promesse di piacere che Harry non aveva mai visto negli altri suoi amanti.
- Ottimo piano. – ghignò e iniziò a spogliarsi sfacciato – Quella bocca la sai usare solo per parlare? – domandò lasciando cadere a terra i jeans e mostrandosi completamente nudo e pronto per godere.
Severus, sgranando gli occhi, si spogliò rapidamente dei suoi abiti e, guidando lo verso il letto a baldacchino, replicò:
- Vediamo se sono ancora bravo… ricorda: puoi solo ansimare o mugolare il mio nome.
- Va bene, Severus… - annuì Harry che, spalancando oscenamente le gambe, lo invitò a fare di lui ciò che voleva.
L’uomo d’affari sorrise serafico e, dopo essersi passato la lingua sulle labbra, si chinò a lavorare l’erezione del gigolò come lui aveva fatto sul divano. Lo succhiò, lo leccò senza dargli un attimo di respiro e quando Harry si tese per rilasciare il suo orgasmo, Severus staccò la bocca dalla sua cappella lucida, facendolo godere solo con la sua grande mano calda.
- Tu non baci. Io non ingoio. – spiegò lasciando scivolare un dito fino a toccare la sua apertura che pulsava vogliosa.
- Mmhhh… io sì… - si alzò con il bacino sul letto – Riempimi. – lo pregò e Severus lo accontentò, ma non prima di essersi adeguatamente protetto.

Severus forzò l’anello di muscoli di Harry entrandogli dentro lentamente, godendosi la sensazione di calore che avvertiva attraverso il preservativo, fermandosi quando si rese conto di essere tutto dentro e che i gemiti di piacere di Harry erano corrosivi quasi quanto il suo calore.
- Non ci andrò piano… - lo avvisò ed Harry sorrise prima di replicare:
- Non sono di cristallo. Ma non sarò silenzioso se tu non ci andrai piano!
Entrambi mantennero le rispettive promesse: l’uomo d’affari abusò del corpo voglioso e perfetto del gigolò, lo prese con forza, con dolcezza, poi ancora con forza montandolo come uno stallone eccitato. Ed Harry rispose agli assalti accogliendolo, urlando il suo piacere, piagnucolando il suo nome fino a che, stremato, venne ancora tra i loro ventri mentre Severus si svuotava dentro il preservativo ancora piantato dentro di lui. Lentamente Severus uscì dal corpo accogliente del gigolò e, dopo avergli baciato una spalla, si accasciò sul letto ansimante.
- Mmhhh… - mugolò Harry, sembrava un gattino in quel momento con gli occhi liquidi per il piacere provato e l’eyeliner sbaffato era così giovane che l’uomo temette di essere andato con un minorenne.
- Va tutto bene? – domandò con un mezzo sorriso, quel ragazzo era bello nel post sesso.
- Benissimo! – annuì lui – Mi sento ancora pieno di te. Eppure tu sei lì. – e lo indicò scioccamente con un dito, per dare maggior enfasi al suo discorso.
- Dormi. – gli sorrise.
- Ma veramente mi paghi per dormire? – arcuò un sopracciglio lui.
- Dammi il tempo di riprendermi. Poi vediamo, troverò il modo migliore di spendere con i te i miei soldi!
Harry scoppiò a ridere, poi si alzò e raggiunse il bagno si sentiva sporco ed odiava la sensazione del liquido seminale che si seccava sulla pelle.

La notte trascorse serena, intervallata da momenti di passione a tenere coccole, Harry si svegliò nel grande letto a baldacchino da solo, la parte di letto dove aveva dormito Severus era vuota e fredda.
Il ragazzo si alzò dal letto, il lenzuolo pregiato gli accarezzò la pelle facendolo rabbrividire piacevolmente e, dopo essersi guardato intorno, indossò la camicia di lino che l’uomo aveva lasciato sulla poltrona la sera prima.
- Signor Snape, la colazione è servita signore. – Harry sentì una voce provenire dal salotto ed immaginò uno dei camerieri del servizio in camera che si prostrava reverente al suo cliente.
- Grazie. – rispose l’uomo, ma la voce era distratta ed Harry notò che era concentrato sui documenti che aveva in mano piuttosto che non sul cameriere.
- Sev… - miagolò lascivo Harry, non gli piaceva come quel cameriere guardava l’uomo d’affari, si sentiva stranamente geloso, e non era un sentimento che uno del suo ambiente era solito provare.
- Ehi Harry! – lo salutò con un sorriso l’uomo alzando gli occhi dai documenti – Spero di non averti svegliato.
- No. – il gigolò ancheggiò languido verso di lui mentre il cameriere terminava di preparare il tavolo per la colazione – Mi sono sentito un po’ solo in quel grande letto. – gli sorrise sincero poi, notando lo sguardo curioso di Severus, continuò – Castano, ma i miei capelli sono sempre un disastro e così… - concluse stringendosi nelle spalle.
- In effetti hai un nido sulla testa. – ridacchiò l’uomo appoggiandosi allo schienale imbottito della sedia – Ma trovo che tu al naturale sia meglio.
- Oh, grazie. – gli dette un pugno giocoso sulla spalla e salutò con un cenno della mano il cameriere che aveva raggiunto il più silenziosamente possibile la porta della suite.
- È andato via? – chiese Severus rilassandosi.
- Sì, non è sembrato molto felice della mia presenza qui. – ridacchiò Harry.
L’uomo si strinse nelle spalle, affatto interessato a quel discorso, poi si alzò invitando il ragazzo a fare colazione.
- Tu non mangi? – gli chiese sgranando gli occhi davanti a tutto quel ben di Dio.
- Di solito prendo solo un caffè a colazione.
- Oggi farai un’eccezione per me? – chiese con un sorriso sfrontato e sexy.
- Mi hai sfinito. Ho bisogno di energie per lavorare.
- Esagerato! – alzò gli occhi al cielo il ragazzo che, mettendosi seduto, non riuscì a trattenere un gemito.
- Male? – chiese alzando solo un angolo della bocca l’uomo.
- Mmh. Ma è un male piacevole. – ammiccò.

In silenzio, i due uomini fecero colazione e, dopo che Severus ebbe terminato il suo caffè si alzò dicendogli che doveva prepararsi per andare in ufficio e che lui poteva trattenersi per tutto il tempo che desiderava.
Il gigolò annuì e, mentre l’uomo d’affari si dirigeva verso la camera da letto per vestirsi, lui raggiunse la stanza da bagno dove aveva adocchiato la sera prima un’enorme vasca da bagno dotata di jacuzzi: nessuno dei suoi precedenti amanti era così ricco da potersi permettere una jacuzzi in camera.
A volte, gli amplessi avvenivano in squallidi motel o in macchina dove i suoi clienti si accontentavano di lavoretti di mano o di bocca.
Mentre la vasca si riempiva di acqua calda e bollicine, Harry raggiunse la camera da letto per prendere il suo cellulare: la sera precedente si era dimenticato di avvisare Ron e, soprattutto, aveva voglia di ascoltare un po’ di musica mentre faceva il bagno. Non sopportava stare in silenzio per lunghi periodi, gli ricordava i tempi della casa famiglia, quando aveva imparato presto che restare zitti evitava di essere picchiati.
- Stai andando via Harry? – domandò l’uomo facendolo sobbalzare.
- Accidenti! – pigolò – Sei dannatamente silenzioso, Severus!
- Scusami, non volevo spaventarti. Ma non hai risposto alla mia domanda.
- No, non sto andando via. Volevo approfittare della tua jacuzzi. – arrossì – Posso?
- Peccato non poter fare il bagno con te. – sorrise serafico l’uomo ed Harry avvampò per la voglia che aveva sentito vibrare nella voce di Severus.
- Sarebbe bellissimo. – ansimò.
Severus stava per chinarsi a baciarlo, ma il suono inopportuno del suo cellulare, lo interruppe.
- Odio quell’aggeggio! – ringhiò a bassa voce Harry, ma l’uomo d’affari lo sentì e si ritrovò ad essere d’accordo con lui:
- Hai ragione, ragazzino. – guardò il display, pensando di non rispondere ma era Tom e doveva essere importante – Pronto? – rispose.
- Severus, finalmente! Ma che fine hai fatto?
- Mi stavo facendo la doccia, Tom. Tu anche in bagno ti porti il cellulare? – domandò sbuffando, odiava le manie di controllo del suo avvocato, a tratti era soffocante.
- Io… - sibilò l’uomo dall’altro capo del filo – Volevo solo ricordarti i tuoi impegni per la settimana e…
- La mia segretaria mi ha mandato un resoconto dettagliato dei miei impegni, Tom. Stasera ho la cena con il nuovo cliente, il signor Malfoy.
- Esatto. – rispose con un sospiro Tom dall’altro capo del filo – Mi stavo chiedendo, hai trovato un’accompagnatrice per andare alla cena? Ho saputo che Malfoy si farà spalleggiare da suo figlio, un giovane di circa 20 anni.
- L’ho intravisto in azienda da suo padre. – rispose Severus ripensando agli incontri avvenuti alla Malfoy Enterprise nei mesi precedenti.
- Sì, dovrebbe ereditare le redini dell’azienda ma…
- Se gioco bene le mie carte, le redini dell’azienda saranno nelle nostre mani. – ridacchiò concludendo la frase dell’avvocato.
- Esattamente. Comunque, hai trovato una ragazza per stasera oppure vuoi che…
- Tom. – lo bloccò – Ascolta, non che siano affari tuoi, ma non mi sono mai piaciute le donne.
- Come? – ansimò l’uomo dall’altro capo del telefono – Io pensavo che…
- Limitati a fare il tuo lavoro. – lo fermò, non sopportava quel genere di discorsi – Comunque, ho trovato un accompagnatore per la cena di stasera. – lo informò e, dopo essersi scambiati altri dettagli sugli impegni della settimana, si salutarono chiudendo la conversazione.
Severus guardò con rabbia il cellulare, la chiacchierata con Tom l’aveva messa di malumore: odiava essere controllato, quasi quanto dover giustificare le sue scelte di vita.

Harry che stava per raggiungere il bagno, notò l’uomo fermo rigidamente nel salotto e, indossando il suo sorriso più bello, lo raggiunse preoccupato.
- Severus? – lo chiamò – Tutto bene?
- No. – sbuffò stringendo la mano a pugno talmente forte che le nocche sbiancarono, Harry fece un altro passo verso di lui e, prendendo la mano dell’uomo tra le sue, chiese:
- Posso fare qualcosa per farti stare meglio? Vuoi venire a fare il bagno con me?
- Ooh Harry! – tutta la rabbia dell’uomo scemò nell’attimo stesso che i suoi occhi neri incrociarono quelli verdi del ragazzo e, senza rispondere alla sua domanda, lo avvolse in uno stretto abbraccio.
- Quando sorridi sei più bello. – gli disse in un sussurro sensuale all’orecchio e l’uomo fremette.
- Harry, vorresti fermarti tutta la settimana con me? – domandò continuando a tenerlo stretto.
- Come? – il giovane gigolò si irrigidì per un attimo, ma poi si rilassò in fin dei conti non era una proposta di matrimonio ma di lavoro: per una settimana avrebbe potuto vivere in quell’angolo di paradiso godendo non solo della compagnia di quell’uomo ma anche di tutti i confort di cui amava circondarsi.
- Ho una settimana densa di impegni. – spiegò sciogliendo l’abbraccio – Devo partecipare ad alcune cene e manifestazioni e…
- Non puoi andare da solo? – domandò intuitivo Harry.
- Già. – annuì facendo una smorfia.
- Ti costerà un po’. – lo guardò incrociando le braccia sul petto nudo.
- Sono sicuro che troveremo un accordo. – ghignò e i suoi occhi neri furono attraversati da un lampo voglioso.
- Ne sono certo. – ridacchiò il ragazzo che, ancheggiando, raggiunse il bagno sentendo sul suo corpo semi-nudo lo sguardo rovente dell’uomo.
Harry raggiunse la stanza da bagno e, dopo aver chiuso il rubinetto, lasciò scivolare a terra l’asciugamano ed entrò nell’acqua sospirando beato.
- Sei una vera tentazione. – mormorò l’uomo appoggiato sullo stipite della porta.
- Ne sono felice. – alzò solo un angolo della bocca Harry – Cos’hai intenzione di fare, mi raggiungi o vai via?
- Non posso rimanere! – rispose a denti stretti, il cavallo dei pantaloni dolorosamente stretto – Ma devo sapere se accetti la mia offerta. Puoi restare con me tutta la settimana?
- Posso. – annuì Harry mentre la schiuma accarezzava dolcemente il suo corpo.
- Bene. – annuì Severus che, mettendosi seduto sul bordo della vasca, gli accarezzò il viso e le labbra piene – Dovrai andare a comprare un bell’abito. Stasera devo sfoggiarti, ragazzino.
Gli occhi di Harry brillarono, sia perché adorava essere sfoggiato, sia perché aveva la passione per lo shopping.
- Ti lascerò dei soldi sul tavolo. – continuò Severus alzandosi – E al mio ritorno parleremo dei dettagli del nostro accordo. – gli prese il mento tra le dita – Un accordo in esclusiva.
- Per una settimana sarò unicamente e completamente tuo. – ansimò Harry, eccitato dal tocco dell’uomo.
- Bene. – l’uomo gli baciò la nuca ed uscì dal bagno senza aggiungere altro.
Harry lo guardò lasciare la stanza, poi emise un urletto poco virile scivolando nella schiuma della vasca, troppo felice per l’occasione ricevuta; in quella settimana avrebbe guadagnato più che battere ogni sera sulla strada, sarebbe stato lontano da clienti violenti e protettori insistenti.
- Io vado Harry. – lo salutò l’uomo dal salotto – Tornerò verso le sette. Fatti trovare pronto.
- Buona giornata Sev. – ricambiò il saluto il ragazzo e, non appena sentì la porta chiudersi, si rilassò completamente nella vasca.

Il gigolò uscì dalla jacuzzi quando l’acqua era ormai fredda e, dopo aver indossato gli unici abiti che aveva a sua disposizione, lasciò la suite pronto a dedicarsi ad una strepitosa giornata di shopping.
- Pronto? – borbottò la voce di Ron assonnata.
- Ronald Weasley! Ce ne hai messo di tempo per rispondermi!
- Papà!? – sbottò il ragazzo, reduce da una notte di lavoro impegnativa fatta di sesso ed alcool.
- Non sono tuo padre Ron. Sono Harry! – rise l’altro camminando per la strada.
- Fanculo Harry! – sbuffò il rosso – Mi hai fatto prendere un colpo! – un rumoroso sbadiglio si insinuò nell’orecchio di Harry, costringendolo ad allontanare il cellulare dall’orecchio.
- Lord Weasley! – rise ancora Harry.
- Ha parlato Re Potter! – replicò piccato Ron che, dopo un’altra serie di sbadigli, domandò al suo amico della serata, curioso di sapere se fosse andato tutto bene.
I due amici parlarono a lungo, Harry raccontò dell’hotel e della suite a Ron, dicendogli di quanto fosse stato attento e passionale il suo nuovo cliente.
- Sai. – concluse – Mi ha chiesto di fermarmi con lui per tutta la settimana.
- Cazzo amico! – sputò nel cellulare Ron – Tutta la settimana!? Che razza di culo hai avuto! Dovevo prenderlo io quel cliente!
Harry ridacchiò e, passando in mezzo ad un gruppo di uomini d’affari, rispose:
- Sei una puttana dai gusti troppo raffinati, amico!
- Amen! – rise Ron.
- Adesso ho un problema. – sospirò.
- Che problema amico? Ti ha chiesto di fare qualcosa che non vuoi?
- No, affatto. – lo fermò – Mi ha ordinato di andare a fare shopping.
- Shopping amico?
- Sì. – sorrise guardandosi intorno – Mi ha lasciato soldi extra per fare shopping ma io…
- Ma dai! – rise forte Ron – Amico, sei nella patria dello shopping! Devi assolutamente andare a Rodeo Drive e mettere fondo a tutti i soldi che ti ha dato quel vecchio!
- Ehi! – si arrabbiò Harry – Severus non è vecchio! – e chiuse la conversazione, non voleva discutere con il suo migliore amico.

Harry camminò insicuro tra le vie di Rodeo Drive guardando sgomento le vetrine piene di abiti e accessori costosi. Facendo un profondo respiro, il giovane uomo si fermò davanti al negozio che aveva attirato la sua attenzione: Dursley’s Clothing. Titubante, il ragazzo entrò nel negozio iniziando a guardare con attenzione e meraviglia gli abiti sistemati ad arte sul manichino.
Il negozio era gremito di gente, alcuni stavano provando gli abiti per la prima a teatro, altri stavano semplicemente dando un’occhiata ma tutti erano seguiti in modo ossequioso da un commesso o da una commessa.
- Tu cosa ci fai qui, straccione? – parlò una voce dura alle sue spalle, facendolo sobbalzare. Alle sue spalle era arrivato un ragazzo obeso, dall’aria ottusa, con la faccia somigliante a quella di un maiale dai capelli biondi.
- Buon… Buongiorno… - fece un mezzo sorriso Harry arrossendo – Io avrei bisogno di…
- Di lasciare immediatamente il mio negozio. – replicò indignata una voce di donna, Harry si girò verso la nuova arrivata: una donna magra, bionda, con un collo quasi due volte più lungo del normale ed occhi stretti e cattivi.
- Ma sono venuto qui per comprare un vestito.
- Non credo, - parlò un uomo molto grasso, tanto da non vedere il collo, con i baffi molto lunghi e folti capelli grigi – la mia signora ha detto che qui non abbiamo niente per te.
- Esatto! – parlò il ragazzo che lo aveva accusato prima di essere uno “straccione” – Esci immediatamente da questo negozio. – prese in mano il telefono continuando – O sarò costretto a chiamare la polizia.
- Non sto commettendo nessun reato! – tentò di difendersi Harry, stava tremando, intimidito da quelle persone che gli ricordavano tanto quelli della casa famiglia dov’era cresciuto.
- Sei solo una puttana! – sibilò a denti stretti la padrona del negozio – Chi altro potrebbe andare in giro vestito così! – terminò ad alta voce, attirando su di loro l’attenzione del resto dei dipendenti e dei clienti.
- Signora Dursley, - fece un passo avanti un commesso – questo ragazzo le sta dando problemi?
- Sta a cuccia. – replicò piccato Harry – Non ho bisogno di niente. Addio! – ed uscì dal negozio con i grandi occhi verdi pieni di lacrime.
Senza prestare molta attenzione alla strada ed a ciò che lo circondava, Harry tornò piangendo verso l’hotel odiava la sua vita e non vedeva l’ora di smetterla di fare la puttana. Aveva tanti sogni da realizzare, ma aveva bisogno di soldi, quei soldi che i suoi genitori affidatari avevano sperperato prima che lui diventasse maggiorenne.

Il portiere di giorno lo vide arrivare di gran carriera, avrebbe voluto fermarlo ma poi ricordò le parole del suo collega di notte: quel ragazzo era “ospite” del loro più facoltoso cliente Severus Snape, così finse di non vederlo, concentrandosi sulle macchine in arrivo con i nuovi ospiti dell’hotel.
A fermare Harry ci pensarono gli addetti alla sicurezza, che ne arrestarono la corsa un attimo prima che lui raggiungesse l’ascensore per arrivare alla suite di Severus.
- Signore. – parlò uno degli uomini vestiti in nero – Non ci risulta essere nostro ospite.
- Sono ospite di uno dei vostri ospiti. – ribatté Harry cercando di divincolarsi dalla presa ferrea dell’uomo.
- Nel nostro hotel, - parlò l’altro con malcelato disgusto – non sono ammessi simili comportamenti.
- Lui mi conosce! – sbottò il gigolò indicando con un cenno del capo il portiere di notte.
- Oliver!? – lo chiamò quello che sembrava il capo della sorveglianza – Tu conosci questo… - gli gettò una rapida occhiata – ragazzino?
- Non sono un ragazzino! – ringhiò, ma tutti sembrarono ignorarlo.
- Sì signor Karkarof, lui è ospite del signor Snape. Quello della suite all’ultimo piano.
- Capisco. – mormorò l’uomo.
- Cosa facciamo capo? – chiese il secondo agente.
- Portiamolo dal direttore. – sbuffò – Non posso permettergli di entrare, non senza il consenso del nostro capo.
Harry fu accompagnato dalle guardie di sicurezza nell’ufficio del direttore dell’albergo e, una volta entrato, fu lasciato da solo ad affrontare l’uomo dietro la scrivania.
- Come si chiama…? – domandò con un sorriso l’uomo.
- Lei che nome preferisce? – chiese arcuando il labbro con fare sensuale Harry.
- La prego, non faccia simili giochetti con me. – scosse la testa l’uomo – Sono troppo vecchio per lasciarmi sedurre dallo sbattere sensuale delle sue giovani ciglia.
- Mi scusi. – sobbalzò Harry – Le cattive abitudini sono dure a morire! – gemette mettendosi seduto scomposto nella poltrona di pelle davanti alla scrivania.
- Il mio nome è Albus Dumbledore. Sono direttore di questo hotel da molti anni, ho visto succedere molte cose sotto la mia direzione, ma non ho mai permesso ai nostri clienti di intrattenere un certo genere di ospiti.
- Ehi, così mi offende signor Dumbledore! – alzò fieramente il mento Harry – Io sono Harry Potter, sto facendo un tirocinio con il signor Snape che è stato così cortese da propormi di usare la sua stanza fino a quando si fermerà in città.
- Bene. – annuì l’uomo lisciandosi la barba – Spero vivamente che lei non abbia intenzione di fare altri… tirocini nel mio hotel in futuro.
- Oh non si preoccupi signore. Questa sarà la mia prima e unica esperienza. – rispose con un sorriso triste.
- Ne sono felice. – sorrise Albus che, gettandogli addosso uno sguardo, continuò – Non capisco come possa presentarsi agli incontri con il signor Snape abbigliato così. Perché non è andato a fare shopping questa mattina?
A quel punto, gli occhi di Harry si riempirono di lacrime di rabbia e, singhiozzando, raccontò nel dettaglio ad Albus la sua infernale mattinata a Rodeo Drive dove si era scontrato con l’arroganza e la superficialità della gente che lo aveva cacciato via, trattandolo da barbone.
- Ed ecco vede… Io ho tutti questi soldi e… - singhiozzò – Non ho un vestito. E non potrò… Non potrò accompagnare Severus alla cena di stasera e…
- Signor Potter. – lo zittì dolcemente l’uomo – Aspetti solo un momento, forse riusciremo a risolvere questo increscioso problema.
Tirando su, poco elegantemente con il naso, Harry sprofondò nuovamente nella poltrona e, prendendo dei fazzolettini dalla scatola che il direttore gli aveva cortesemente passato, osservò Albus alzare il ricevitore per fare una chiamata:
- Narcissa mia cara. – disse dopo aver atteso una risposta – Sono Albus Dumbledore, come stai?
Harry non sentì la risposta della donna, ma dal sorriso dell’uomo dovevano essere solo buone notizie ed anche lui iniziò a rilassarsi, anche se ignorava chi fosse questa “Narcissa” e come potesse aiutarlo a risolvere il suo problema di vestiario.
- Ascoltami cara, - continuò l’uomo interrompendo il fiume di parole di Narcissa – avrei bisogno di parlare con Minerva del reparto uomo, potresti passarmela per cortesia? – Albus restò in ascolto della risposta e continuò – Se sta servendo dei clienti non disturbarla, volevo solamente avvisarla che sto per mandare con uno dei miei ragazzi un cliente speciale. – sorrise ad Harry – È lo stagista di uno dei nostri migliori clienti, purtroppo ha avuto un problema con il bagaglio in aeroporto. Ha bisogno di un abito per questa sera. – Albus ridacchiò – Non temere, è un bel tipo. Vi darà molte soddisfazioni. – Harry sentì la risata argentina della donna, poi il direttore salutò con - Ottimo, lo mando subito. – e chiuse la conversazione.
Albus, mettendosi gli occhiali sul naso, passò ad Harry un biglietto vergato a mano dalla sua grafia elegante dicendo:
- Le nostre migliori addette del reparto uomo la stanno aspettando, signor Potter. Si faccia consigliare da loro, hanno veramente buon gusto.
- Io. – boccheggiò Harry prendendo il biglietto – Non so cosa dire!
- Mi prometta che farà tesoro di questa esperienza.
- Farò del mio meglio. – annuì stringendo il biglietto al petto – Grazie signor Dumbledore! – i due si strinsero la mano ed Harry raggiunse la porta dove trovò ad aspettarlo Viktor.
- Signor Dumbledore. – parlò il “man in black” – Devo scortare questo moscerino fuori?
- Signor Krum, questo moscerino ha un appuntamento al reparto uomo del negozio che il fiore all’occhiello del nostro albergo. Lo stanno aspettando Minerva e Narcissa. Il suo compito è quello di scortarlo affinché non si perda e se mi giungerà all’orecchio che si è comportato con il giovane Harry in modo sconveniente, sarà mia premura far sgombrare il suo alloggio il più rapidamente possibile.
- Certo signore. Ho capito signore! – scattò sull’attenti l’addetto alla sicurezza che, guardando Harry con espressione torva, borbottò – Mi segua signore. Cerchi di tenere il passo.
- Grazie di tutto signor Dumbledore. – salutò con un sorriso grato Harry che, più sereno, seguì quello strano ragazzo fino al negozio di abbigliamento che si trovava all’interno di quell’immenso hotel.
Viktor lo scortò in silenzio lungo i corridoi dell’hotel e, dopo averlo lasciato davanti alla porta d’ingresso, gli domandò se preferiva essere aspettato o se voleva tornare in camera da solo.
Harry lo congedò con un sorriso, non avrebbe sopportato di trovare quell’uomo nero ad aspettarlo fuori dalla porta, gli sembrava un poliziotto ed a lui non stavano particolarmente simpatici i poliziotti.

Il gigolò girovagò tra i manichini fino ad imbattersi in un lungo banco pieno di gioielli femminili.
- Salve. – parlò una donna – Posso aiutarla?
- Ehm… Ecco, io sono Harry e il signor Dumbledore…
- Ma certo! – lo interruppe la donna – Ho parlato io con il direttore. Sono Narcissa e ti stavamo aspettando. – concluse con un sorriso.
Harry deglutì, il sorriso di quella donna era sincero ma il suo “ti stavamo aspettando” era inquietante.
Chiacchierando, Narcissa lo guidò fino al reparto uomo dove una donna dall’aria austera ed elegante, stava finendo di mettere una giacca su un manichino.
- Signora McGonagall, il nostro cliente speciale è arrivato.
- Bene. – annuì la donna che, alzando lo sguardo dal manichino, incrociò quello di Harry – Albus aveva ragione: sarà divertente prenderci cura di te!
- Ma cosa… - tentò di ribattere il ragazzo, ma le due donne non gli diedero neanche il tempo di finire la frase perché lo trascinarono in lungo e in largo per il reparto fino a quando trovarono il completo perfetto.
- Eccolo qua! – parlò Minerva.
- Sì, sono d’accordo signora. È lui! – annuì Narcissa ed Harry alzò gli occhi al cielo sbuffando, non era molto convinto del gusto delle due donne ma, non appena i suoi occhi si posarono sul completo, non riuscì ad obbiettare in alcun modo.
- Il nostro Harry dovrebbe essere una taglia 38. – lo guardò – Sbaglio?
- No, signora. – mormorò scosso Harry – Ha ragione.
- Bene. – annuì Minerva – Narcissa, mentre io vado a cercare il completo della taglia giusta, lei ed Harry andate a prendere tutti gli accessori. Camicia e cravatta, compresi.
- Subito signora! – annuì la commessa, elegante nel suo vestito nero – Seguimi Harry, abbiamo ancora molto da fare.
- Arrivo. – sorrise il ragazzo che, commosso da tutte quelle attenzioni, aiutò Narcissa a cercare tutti gli accessori per completare nel modo migliore quel magnifico abito.

Alla fine di quell’avventura, Harry tornò nella suite di Severus con un bellissimo completo per la cena della sera dotato di tutti gli accessori giusti per non farlo sfigurare. Il giovane uomo guardò l’orologio, erano quasi le diciotto, aveva il tempo per una doccia veloce prima di indossare l’abito appena comprato: non voleva arrivare alla cena puzzando di smog e di sudore.
Cinque minuti prima delle sette, Harry scese e raggiunse il bar dell’hotel. Il completo che indossava era un doppio petto blu notte, era di ottima fattura e il tessuto fasciava morbidamente il suo corpo mettendo in risalto il suo fisico magro e muscoloso; la camicia color ghiaccio era incollata al suo torace come una seconda pelle e la cravatta slim completava l’effetto grazie ai giochi di chiaroscuro del tessuto cangiante.
Severus, imbottigliato nel traffico, arrivò all’hotel in ritardo i Malfoy li aspettavano al ristorante per i venti e trenta, non aveva molto tempo per sistemarsi e, mentre l’autista cercava una via d’uscita dalla lunga coda, pregò che almeno Harry fosse già pronto.
- Signore, siamo arrivati. – parlò l’uomo di colore alla guida della limousine – Preferisce scendere qua, oppure entra dal parcheggio sotterraneo?
- Passo da qua. – sbuffò – Odio il traffico del centro.
- Mi dispiace signore. Non sapevo dei lavori sulla strada. – mormorò mortificato l’autista.
- Non è colpa sua. – scosse la testa Severus e, ringraziandolo ancora, uscì dall’auto raggiugendo di corsa l’ingresso dell’hotel per andarsi a cambiare.
Harry sbuffò e, guardando un’altra volta l’orologio, si chiese che fine l’uomo avesse fatto: era in ritardo di circa mezz’ora.
- Harry! – lo chiamò facendolo sobbalzare.
- Sev. – il ragazzo si girò facendo ruotare il seggiolino del bancone del bar – Finalmente sei arrivato, sei in ritardo.
- Colpa del traffico. – sbuffò l’uomo d’affari che, guardandolo allargò le labbra in un sorriso soddisfatto, quel completo blu sembrava cucito direttamente sulla sua pelle ambrata. Era bellissimo, e gli occhiali che indossava lo rendevano ancora più sensuale – Sei bellissimo.
- Grazie. – mormorò arrossendo – Anche tu stai molto bene. – mormorò dopo averlo guardato a lungo, quel completo antracite era perfetto su di lui.
- Sei gentile. Vieni. – gli poggiò una mano calda alla base della schiena e lo guidò fuori dall’hotel dove la macchina li stava aspettando – La cena sarà alle 20 e 30, ma dobbiamo fare un pezzo di strada.
- Sarà una cena in un locale di lusso? – domandò mandando giù un groppo di saliva.
- I meglio informati, - ridacchiò – dicono che la famiglia Malfoy abbia origini nobili. Ovviamente hanno scelto il locale più caro e più chic di tutta la città.
- Oh cazzo! – gemette mordicchiandosi un’unghia Harry – Temo che ti rovinerò la serata. – ammise.
- Perché? – domandò togliendogli il dito dai denti.
- Perché sono un tipo da fast food, quando riesco a mangiare. – ammise con un’alzata di spalle.
- Tu sii te stesso. – gli accarezzò la guancia – Sarà una serata strana. Parleremo d’affari, ti annoierai per quasi tutto il tempo. Cercherò di non farli concentrare su di te.
- Oooh, ben gentile! – ridacchiò Harry, leggermente più sereno.
- Stai tranquillo. – gli baciò la mano – E ricorda di usare sempre la forchetta più esterna.
Il gigolò sospirò e, annuendo sconsolato, guardò fuori dal finestrino trincerandosi dietro un riflessivo silenzio fino all’arrivo al ristorante.
- Siamo arrivati. – parlò l’autista facendoli sobbalzare.
- Grazie. – sorrise Severus.
- Grazie mille. – fece eco Harry che stava per aprire lo sportello ma l’uomo scosse la testa facendogli cenno: l’autista era sceso per aiutarli a lasciare il veicolo.
- Andrà tutto bene. – lo rincuorò.
- Lo spero. – sorrise Harry che, mettendosi a posto gli occhiali, seguì l’uomo d’affari all’interno del rinomato locale.

Non appena varcarono la porta scorrevole, Severus lo prese per mano e lo guidò verso il maître che stava leggendo con fare attento il libro delle prenotazioni.
- Buonasera signori. – parlò non appena loro si fermarono davanti allo scranno.
- Salve. – mormorò Harry sorridendo al maître, un nano vestito di tutto punto con dei curati baffi neri.
- Buonasera, siamo ospiti dei signori Malfoy.
- Certo signore. – annuì ossequioso l’uomo – I signori Malfoy sono appena arrivati, - sorrise – stanno terminando di prendere l’aperitivo al bar.
- Grazie mille. Li ho visti e li raggiungiamo. – replicò Severus con un mezzo sorriso.
- Buona serata nel nostro ristorante, signori. – li salutò con un rapido cenno del capo l’uomo ed Harry sentì le gambe molli come gelatina: locali del genere li aveva visti solo nei film romantici che le amiche di Ron li costringevano a guardare di tanto in tanto.
- Harry respira. – gli mormorò dentro l’orecchio l’uomo d’affari e un lungo brivido corse lungo la spina dorsale di Harry, concentrandosi sul davanti dei suoi pantaloni – Sei perfetto. Completamente integrato nell’ambiente, rilassati e goditi la cena. – concluse dandogli un bacio sul collo, proprio dietro il lobo dell’orecchio.
- Farò del mio meglio. – rispose sottovoce, girandosi per guardarlo negli occhi trovandolo così vicino che avrebbe quasi potuto baciarlo su quelle peccaminose labbra.
Severus fece un piccolo passo indietro e lo condusse fino al bancone dove i Malfoy stavano sorbendo l’aperitivo guardandosi intorno.
- Buonasera signori. – parlò Severus con voce profonda e professionale.
- Ben arrivato signor Snape. – lo accolse l’uomo che, mandando la testa di lato gettò un rapido sguardo su Harry mettendolo a disagio.
- Grazie per l’invito. – si strinsero la mano – Lui è il mio accompagnatore, Harry. – si girò verso il ragazzo che teneva lo sguardo basso – Harry, loro sono i nostri ospiti i signori Malfoy.
- E la mia fidanzata, - parlò il ragazzo dell’età di Harry – che si è allontanata per rispondere ad una telefonata.
- Onorato di fare la vostra conoscenza. – parlò il gigolò sfoderando il suo sorriso più bello.
- Draco, - parlò l’uomo con i lunghi capelli biondo platino – Hermione ci raggiungerà al tavolo o qua?
- Al tavolo papà. – si alzò dallo sgabello il giovane – Possiamo accomodarci così staremo più comodi.
- Ottimo! – annuì Severus – Fate strada.
I quattro uomini raggiunsero il tavolo nel privé che aveva prenotato Malfoy senior nello stesso momento di Hermione, una bella ragazza con lunghi capelli castani, grandi occhi marroni e labbra increspate in un sorriso sincero.
- Eccomi. – parlò mettendosi al fianco di Draco – Scusate se vi ho fatto aspettare.
- Spero non ci siano problemi, Hermione. – parlò l’uomo poggiandosi al suo elegante bastone da passeggio.
- Per fortuna no, Lucius. – rispose con un sorriso poi, sentendo lo sguardo degli ospiti su di sé, si voltò verso di loro continuando – Piacere di conoscervi. Io sono Hermione Granger, Direttrice Marketing della Malfoy Corporation e…
- Futura signora Malfoy. – concluse per lei Draco, un attimo prima di baciarla con passione sulle belle labbra.
Harry distolse lo sguardo a disagio, in quel momento avrebbe voluto essere al posto di quella ragazza non aveva mai desiderato così tanto essere baciato come in quel momento.
- Congratulazioni. – sorrise Severus che, guardando Harry, continuò – Sediamoci ragazzino, è stata una giornata impegnativa.
- Anche la mia. – sorrise di rimando il gigolò, felice di essere distratto dalle parole del suo cliente.
Non appena tutti presero posto a tavola, i camerieri iniziarono a servire la cena, accompagnandola dal vino più buono che Harry avesse mai avuto occasione di bere.

Il ragazzo ascoltò con interesse lo scambio di battute tra i due uomini d’affari, non capiva molto di quello che si dicevano: parlavano di bilanci, di capitale in perdita di conti in rosso, erano tutti argomenti complicati e ben presto la sua attenzione divagò e si trovò a guardarsi in giro affascinato dal locale e dal modo silenzioso e quasi fluttuante con il quale i camerieri servivano ai tavoli.
- Sembrano spettri, vero? – gli domandò Hermione con un sorriso amichevole.
- Sì, da quanto vanno veloci sembra che non tocchino terra coi piedi. – ridacchiò in risposta Harry, felice di poter fare una conversazione “normale”, lontana da numeri e cifre che non capiva.
- Non fai parte del mondo della finanza? – gli chiese Draco, ma non c’era cattiveria nella sua voce.
- Onestamente no. – scosse la testa e, gettando un’occhiata fugace a Severus, cercò una scusa per giustificare la propria presenza lì ma non sapeva cosa dire.
- Hai l’aria dell’artista. – mandò la testa di lato Hermione ed i lunghi capelli si mossero, catturando le luci della stanza – Dipingi? – gli chiese.
- Fotografo. – ripose di getto, parlando della sua unica e vera passione – Ci siamo conosciuti durante uno dei suoi viaggi d’affari. – raccontò, certo che Severus lo stesse ascoltando con attenzione – Uno dei suoi clienti, propose un incontro nella piccola galleria dove avevo esposto alcune foto. – sorrise.
- Scommetto che non è stato piacevole come primo incontro. – ridacchiò Draco, ed Harry annuì alzando teatralmente gli occhi al cielo, replicò:
- Un po’, ma è stato divertente appianare in privato le nostre… Ehm… Divergenze artistiche… - concluse ed Hermione soffocò la sua risata bevendo un sorso di champagne che aveva nel flûte.
- Harry? – lo chiamò l’uomo – Non siamo qui per parlare della nostra vita privata.
- Scusa. – gli sorrise e lo baciò sulla guancia, sfiorando con le proprie labbra carnose l’angolo delle sue labbra sottili.
La conversazione venne interrotta dall’arrivo del cameriere con il carrello carico di cibo.
- Cosa sono? – domandò il gigolò osservando con occhio critico il proprio piatto.
- Una delle specialità del nostro ristorante, signore. – rispose l’uomo che li stava servendo – Sono escargots.
- Grazie. – rispose Harry che, tormentandosi le mani, stava cercando di capire come poter mangiare quelle escargots senza fare la figura del pezzente.
Severus gli sfiorò il ginocchio con il proprio, invitandolo a guardare come stava iniziando a mangiare lui le prelibate lumache. Con un sorriso, Harry imitò ogni gesto del suo accompagnatore ma strinse troppo con la speciale pinza, facendo volare fuori dal piatto la lumaca che venne presa al volo dal cameriere che li aveva serviti.
- Bastarde lumachine! – bofonchiò il ragazzo rosso come un semaforo.
- Succede ogni volta. – ridacchiò il cameriere, Harry decise che non avrebbe più mangiato escargots in vita sua, iniziando da quella sera stessa così, mentre gli altri mangiavano chiacchierando, lui poggiò le mani in grembo aspettando pazientemente l’arrivo della prossima portata.
- Non mangi? – chiese sottovoce Hermione.
- Preferisco evitare di ripetere la stessa scena di prima. – rispose con un sorriso il gigolò, e la ragazza annuì comprensiva lei stessa aveva impiegato mesi prima di capire come mangiarle senza combinare disastri. La cena proseguì senza ulteriori disastri fino all’arrivo del dolce, quando Lucius chiese che cosa volesse fare Severus con la sua azienda dopo averla acquistata.
- Signor Malfoy, non voglio nascondermi dietro un dito. Ma la Malfoy Corporation è in perdita da anni. Non siete più competitivi nel settore, - si fermò come per cercare le parole adatte e, dopo aver appoggiato le mani sul tavolo, continuò – non appena avrò comprato la vostra azienda, la smantellerò.
Una furia cieca si impossessò di Lucius che, tremando di rabbia, si alzò dal tavolo dicendo:
- Lei è un vero squalo. Avevano ragione gli altri del settore, lei non ha cuore! – concluse e lasciò il tavolo, seguito a ruota da Hermione e Draco.
Sul tavolo calò un pesante silenzio, Harry si voltò verso il suo accompagnatore incerto se parlare o restare in silenzio.
- La Malfoy Corporation è una vecchia azienda, è stata costruita dagli antenati del signor Lucius ed è stata, per anni, un caposaldo del settore. – cercò con la sua mano quella del ragazzo – Ma la tecnologia ha preso il sopravvento su molti settori e loro non riescono più a stare al passo.
- E tu non potresti aiutarlo a migliorare? – chiese con un sorriso Harry.
- Non è quello che faccio abitualmente. – sospirò – Mi dispiace Harry, non avrei voluto che la cena si concludesse così.
- Dispiace anche a me. – fece un sorriso mesto il gigolò – Soprattutto per il signor Lucius. Mi sembrava veramente sconvolto.
- Chiederò con lui un altro incontro. Ma adesso andiamo, la cena è finita e non ha senso restare al ristorante ancora.
- Mmhh… - fece un sorriso sexy l’uomo più giovane – Io dovrei smaltire il dolce che ho mangiato questa sera. – gli lanciò uno sguardo voglioso – Qualche idea ce l’avrai.
- Interessante! – ringhiò sottovoce l’uomo che, prendendolo per mano, lo trascinò prima fino alla cassa e poi verso la macchina per tornare il più rapidamente possibile in hotel a smaltire le troppe calorie accumulate durante la cena.
Harry e Severus, raggiunsero la camera da letto spogliandosi strada facendo e, non appena la schiena nuda del gigolò toccò le lenzuola fresche di bucato, i due uomini si amarono a lungo e per tutta la notte. Mai apparentemente sazi l’uno del corpo dell’altro.

Il mattino dopo, l’uomo d’affari svegliò Harry con un bacio tra i capelli. Il ragazzo si stirò nell’abbraccio del suo cliente, troppo stanco per svegliarsi così presto.
- Lasciami andare ragazzino. – mormorò rauco nel suo orecchio Severus.
- Resta con me. – lo pregò strusciando il suo sedere contro il pube dell’altro.
- Vorrei ma non posso. – ansimò scostandosi – La mia agenda è fitta di impegni.
- Peccato. – ridacchiò.
- Ed anche tu ne hai. – gli lasciò un morso sulla spalla nuda, facendolo gemere sensualmente – Ho visto che hai comprato solo un vestito. Non è sufficiente, devi tornare a fare shopping.
- Ti prego noooo. Non chiedermi di tornare a fare shopping! - Harry si mise seduto nel letto, guardandolo con adorabili occhioni da cucciolo.
- Ma tu non eri l’amante dello shopping? – domandò arcuando un sopracciglio nero l’uomo.
Stringendosi il cuscino contro il petto nudo, il gigolò raccontò nel dettaglio la sua disastrosa giornata di shopping a Severus e l’uomo, alla fine del racconto, chiamò la sua segretaria pregandola di rimandare almeno di un paio d’ore tutti gli appuntamenti della mattina.
- Hai intenzione di scaricarmi? – chiese Harry mordendosi il labbro.
- Affatto. Ma non posso lasciarti senza abiti, andremo insieme a Rodeo Drive. E non ci fermeremo da quei Dursley. – gli sorrise accarezzandogli le labbra – Andiamo a fare colazione. Poi usciamo.
- Ok, ma solo per verrai con me.
- Non potrò stare con te tutto il giorno. Devo andare a lavorare.
- A distruggere? – chiese il ragazzo alzandosi dal letto, il lenzuolo scivolò lungo il suo corpo tonico e gli occhi scuri di Severus si accesero di desiderio.
- Mi stai giudicando, ragazzino? – domandò alzando un sopracciglio.
- Assolutamente no. – Harry si alzò e, dopo aver indossato i suoi boxer, si girò verso l’uomo continuando – Vorrei solo capire meglio che tipo di lavoro fai. Mi hai chiesto di essere il tuo accompagnatore per una settimana e…
- Hai ragione. – lo zittì – Vieni. – gli tese la mano – Mangiamo e cercherò di farti un breve riassunto della mia vita.
- Grazie Sev! – Harry gli allacciò le braccia attorno al collo, riempiendosi le narici del suo profumo maschio.
Severus sollevò Harry da terra e, mentre lui lanciava un urletto poco virile, lo condusse fino al salotto dov’era già stata apparecchiata la tavola per la colazione.

I due uomini mangiarono chiacchierando del più e del meno, l’uomo d’affari gli raccontò il più dettagliatamente possibile in cosa consisteva il suo lavoro ed Harry lo ascoltò assorto: trovava il suo cliente sempre più affascinante.
- E tu, cosa vorresti fare? – gli domandò dopo aver bevuto un lungo sorso di caffè nero.
- Non ho ancora deciso. – ammise – Non voglio fare questo lavoro per tutta la vita, - sbuffò guardando fuori dalla finestra – mi piacerebbe studiare, lasciare il segno.
- Vorresti diventare medico? Ricercatore?
- Oddio no. – rise appoggiandosi alla spalliera della sedia – Anche se sarei dannatamente sexy con il camice, non trovi?
- Ma solo se nudo sotto. – stette al gioco Severus ed Harry arrossì, sentendo un principio di erezione formarsi nei suoi boxer.
- Mmhh… per te potrei farlo…
La risposta dell’uomo fu interrotta da un insistente trillo del telefono, Severus rispose con uno sbuffo annoiato non aveva voglia di sentire le lamentele di Tom sul pessimo esito dell’incontro della era precedente.
- Ho capito Tom. – ringhiò interrompendo il soliloquio del suo avvocato – Ho già fatto in modo di incontrarmi nuovamente con i due Malfoy. In un ambiente completamente neutrale, voglio avere una seconda opportunità. Parlerò con il figlio, lui mi sembra più comprensibile. – e, senza aspettare una risposta, chiuse la conversazione stanco di sentire la voce di Tom.
- Hai problemi, Sev? – chiese Harry, aveva indossato gli shorts che indossava la sera che si erano conosciuti ai quali aveva abbinato una camicia di Severus.
- Nessuno ragazzino. – gli sorrise – Gli avvocati sono sempre puntigliosi e noiosi.
- Concordo. – alzò gli occhi al cielo.
- Andiamo. – gli aprì la porta – Dovrò sfoggiarti un po’ in questi giorni, e tutti i gay presenti dovranno invidiarmi. – lo baciò sul collo, lasciandogli un succhiotto.
- Sev… - ansimò aggrappandosi alla sua giacca a doppio petto – Se fai così mi fai venire e dovrò andare a cambiarmi.
- Mi piacerebbe pulirti usando solo la lingua. – mormorò dentro il suo orecchio, facendolo tremare dalla testa ai piedi.
- Mi piacerebbe che tu lo facessi. – ammise arrossendo, gli occhi verdi liquidi di voglia.
L’uomo sorrise e, prendendolo per mano, lo scortò fino all’ascensore che li avrebbe portati nel mondo reale.

Usando la macchina dell’hotel, i due raggiunsero Rodeo Drive. Harry era nervoso, come la prima volta si sentiva completamente fuori posto.
- Calmati ragazzino. – lo sgridò Severus – Fai un bel respiro e preparati ad essere rivestito da capo a piedi.
- Ed io che pensavo mi preferissi nudo! – ridacchiò.
L’uomo, dopo aver alzato gli occhi al cielo, dette una pacca sul sedere sodo del gigolò spingendolo in quel modo lungo il marciapiede pieno di gente.
Guardarono attentamente alcune vetrine, scartando quelle con abbigliamento troppo serio da “uomo d’affari” e quelle troppo casual e sportive: a loro occorreva una via di mezzo, dove poter trovare tutto compresi gli accessori. Quando passarono davanti al negozio dei Dursley, Harry non riuscì a trattenere un brivido e Severus lo abbracciò, facendolo aderire perfettamente al suo fianco.
- Non dobbiamo andare lì. Non voglio che ti trattino nuovamente male. Vieni, piccolo, credo di aver trovato il posto adatto alle nostre esigenze.
- Grazie. – mormorò grado il ragazzo che si lasciò guidare in un grande negozio un po’ defilato che non aveva visto il giorno precedente.
Il negozio di abbigliamento era disposto su due piani, era colorato e pieno di vita. Da fuori si riuscivano a sentire le voci dei commessi che si muovevano per aiutare e sistemare le cose.
- Che ne pensi? – domandò Severus.
- È perfetto! – annuì Harry, gli occhi che brillavano mentre si imprimeva nella testa il nome del negozio: “Abbigliamento famiglia Weasley”.
- Ottimo, entriamo.
Sempre tenendosi per mano, i due varcarono la porta a vetri del negozio e lo trovarono subito incantevole: il locale era arredato con estremo gusto e c’erano molti capi di abbigliamento per tutte le occasioni che facevano bella mostra di sé sui manichini disposti ad arte qua e là.
- Buongiorno signori! – parlò una voce alle loro spalle – Io sono Arthur Weasley, come posso aiutarvi?
- Buongiorno Arthur. – sorrise felino Severus – Ho bisogno di un guardaroba completo per il mio Harry.
- Ottimo signore! – batté le mani l’uomo – Siete nel posto giusto! – concluse, poi si girò chiamando a gran voce – Molly, Ginny, Charlie venite ho bisogno di voi.
Le persone chiamate dall’uomo spuntarono da diversi punti del negozio, tutti avevano un’espressione affaccendata, ma erano sorridenti ed Harry si sentì subito a casa.
- Hai chiamato caro? – domandò la donna adulta, mettendosi al fianco di Arthur.
- Sì, mia cara. – la baciò sulla tempia – Abbiamo un intero guardaroba da fare.
- Sarà divertente! – sorrise cordiale Ginny – Abbiamo un tetto massimo da rispettare?
- Nessuno. – si strinse nelle spalle Severus – Ho una carta platinum e non ho paura di usarla. – concluse mostrando la carta come se fosse una preziosa reliquia.
- Ottimo. – rise Charlie – Noi non abbiamo paura di fargliela usare.
Harry sorrise, si sentiva in imbarazzo sia perché non gli piacevano le occhiate languide di Ginny sia perché si sentiva terribilmente attratto dai pettorali muscolosi di Charlie.
- Sev. – pigolò talmente a bassa voce che l’uomo d’affari pensò di non averlo sentito – Non lasciarmi.
- Starò qui. – gli sfiorò le labbra con il dito indice – Finché il lavoro me lo permetterà.
- Grazie. – Harry baciò il dito che aveva indugiato sulle sue labbra, desiderando ardentemente di poterlo baciare sul serio.

Poi non ci fu più tempo per pensare: Molly e Ginny lo trascinarono in una parte riservata del negozio e lì iniziò per Harry un vero e proprio calvario.
- Caro, - gli parlò la donna – resta in boxer così sarà più veloce per te cambiarti e provarti gli abiti che ti portiamo.
- Certo. – annuì il ragazzo – Grazie per il consiglio Molly.
- Brava mamma! – rise Charlie, le braccia cariche di completi da provare – È un buon incentivo per lavorare. Davvero un bel bocconcino! – concluse passandosi la lingua sulle labbra.
Harry avvampò, la sua pelle diventò bollente e lui si sentì a disagio sotto lo sguardo lussurioso di Charlie.
- Ragazzino. – lo chiamò Severus facendolo sobbalzare – Tutto bene?
- Più o meno. – ansimò – Non mi piace molto come mi guarda Charlie. – lo indicò con un cenno del capo – Mi sento troppo esposto.
- È stato tuo cliente? – domandò dentro il suo orecchio.
- No. – rispose sincero il ragazzo guardandolo negli occhi.
- Lo baceresti? – quella domanda spiazzò completamente Harry che, trattenendo il fiato, spostò lo sguardo sulle labbra di Severus dicendo:
- Mai. – ed ingollò a vuoto, lo stomaco stretto da mille emozioni.
L’uomo d’affari gli sorrise, gli accarezzò nuovamente le labbra con il pollice poi si allontanò per rispondere all’ennesima telefonata della giornata.
La mattinata trascorse a velocità ipersonica, con Severus che si era ricavato una postazione di lavoro volante ed Harry che passava da un capo di abbigliamento all’altro.
Mentre Harry si stava guardando allo specchio con indosso un bel cappotto invernale, Severus lo raggiunse chiamandolo con la sua voce baritonale:
- Harry.
- Dimmi Sev. – gli sorrise dallo specchio.
- Io devo proprio andare, non posso trattenermi oltre.
- Beh se vuoi… - iniziò, ma l’uomo lo bloccò dicendogli di godersi quella giornata di shopping, di comprare qualcosa di elegante perché aveva intenzione di portarlo a teatro per farsi perdonare quella fuga.
Gli occhi del ragazzo brillarono, schioccò un bacio tenero sulla guancia del suo cliente poi tornò a scegliere vestiti ed accessori ancor più motivato di prima.
Severus raggiunse Molly ed Arthur all’ingresso del negozio e, dopo aver consegnato loro la sua carta di credito, li pregò di prendersi cura di Harry perché la sua presenza era richiesta altrove, Molly sorrise amorevole e, stringendo la mano del marito nella sua, osservò l’uomo andare via.
Harry rimase nel negozio per l’intera giornata e quando uscì da lì, carico di buste e con indosso uno dei completi più belli che avesse mai avuto occasione di indossare, decise di tornare nel negozio dove il giorno precedente lo avevano trattato da pezzente.
Indossando il suo sorriso più bello il ragazzo varcò la soglia del negozio e, non appena il campanello tintinnò, fu subito raggiunto da un ossequioso commesso che gli disse:
- Come posso aiutarla signore?
- Lei lavora a percentuale?
- Ss… sì, signore…
- Ottimo! Bello sbaglio! Davvero un grosso sbaglio! – ridacchiò e, guardandosi intorno, continuò – Non trovo niente di adatto a me in questo posto. Continuerò il mio shopping altrove. – ed uscì, senza ascoltare le voci dei proprietari del negozio che lo pregavano di fermarsi.
Felice e pieno di buste, Harry tornò in albergo nel tardo pomeriggio, quando il direttore Dumbledore lo vide arrivare carico di buste e vestito di tutto punto, sorrise indulgente felice che entrambi gli uomini stessero cercando un pizzico di normalità.

Severus rientrò in albergo sono all’ora di cena, aveva l’aria stanca e il suo unico desiderio era quello di farsi un bel bagno caldo, seguito da una lunga e meritata dormita.
- Ciao caro, ben tornato. – lo accolse Harry, steso sul tavolo da pranzo completamente nudo con alcuni dei cibi preferiti dell’uomo posizionati addosso.
- Ragazzino. – mugolò sciogliendosi il nodo della cravatta – Tu sì che sai come rendere migliore la mia serata.
- Felice di sentirtelo dire. – ridacchiò – Vieni a mangiare, Sev. Non vorrai mandare questo ben di Dio sprecato.
- Che non sia mai! – ringhiò l’uomo che, strappandosi letteralmente di dosso i vestiti, raggiunse Harry iniziando a mangiare i suoi piatti preferiti direttamente dalla sua pelle calda e profumata.
L’uomo leccò, mordicchiò, succhiò ogni porzione di pelle che era stata sporcata di cibo e, quando si rese conto di averlo fatto eccitare esattamente come era eccitato lui, lo fece sparire nella sua bocca iniziando a succhiarlo con passione facendolo gemere forte fino a farlo inarcare sullo scomodo tavolo del soggiorno.
- Cazzo Sev… - squittì quando l’uomo gli prese in mano i testicoli per massaggiarli dolcemente – Ti prego Sev… Io sto per venire…
L’uomo lasciò andare l’erezione di Harry con uno sciocco osceno e, guardandolo negli occhi, replicò:
- Vieni per me, ragazzino! – e riprese a succhiarlo, strappandogli via anche l’anima. Severus ingollò fino all’ultima goccia del suo sperma caldo e, dopo averlo ripulito con la lingua, lo tirò sul bordo del tavolo troppo ansioso di concludere per potarlo fino in camera.
L’uomo d’affari indossò un profilattico e, senza indugiare oltre, entrò in lui con un’unica e poderosa spinta che lasciò entrambi senza fiato.
- Montami stallone! – ansimò ancora senza fiato il ragazzo.
Severus gli sorrise e, dopo avergli baciato il petto, iniziò a muoversi dentro di lui con lunghe e profonde stoccate che portarono presto entrambi sull’orlo del piacere. Vennero urlando l’uno il nome dell’altro.
Lo prese per i fianchi, se lo tirò addosso e portò di peso fino nella stanza da bagno.
- Sei bellissimo post orgasmo. – gli soffiò sulle labbra – La cena migliore del mondo.
- Mi è piaciuto essere usato come vassoio da te. – sorrise – Non l’avevo mai fatto prima.
Severus aprì l’acqua e ne regolò la temperatura, la vasca si riempì abbastanza velocemente ed entrambi gli uomini scivolarono dentro sospirando di beatitudine.
Restarono in acqua a parlare di tutto e di niente, cullati dal dolce massaggio della jacuzzi che accarezzava loro la pelle. Uscirono dall’acqua puliti e rilassati, raggiunsero la camera da letto in silenzio troppo stanchi per parlare e si addormentarono abbracciati strettamente.

Fu Severus a svegliare presto il mattino dopo Harry: avevano un’importante partita di Polo a cui partecipare e non poteva permettersi di arrivare in ritardo.
- Svegliati ragazzino! – gli soffiò dentro l’orecchio.
- Mmmhhh… - mugugnò – Ancora cinque minuti!
- I tuoi cinque minuti sono scaduti, tre minuti fa. Se non ti sbrighi a lasciare questo letto, mi costringi a punirti e non credo che la cosa ti piacerà. – concluse con tono minaccioso ed Harry aprì gli occhi di scatto, tutto voleva tranne che incorrere nelle ire del suo facoltoso cliente.
- Sono sveglio. – sbadigliò.
- Ottimo. Hai pochi minuti per fare colazione, poi dobbiamo andare.
- Agli ordini! – sbuffò una risata Harry che, senza indugiare oltre nel letto, corse verso il salotto per approfittare della colazione – Spiegami dove stiamo andando e perché.
- Oggi ci sarà un’importante partita di Polo, dove saranno presenti dei personaggi interessanti.
- Ok. – annuì Harry dopo aver masticato una generosa dose di uova strapazzate – Persone con cui stringerai affari in futuro? – chiese inorridito.
- Nel mondo del mercato tutto è possibile. – rispose con un’alzata di spalle – Perché mi guardi così?
- Perché non ti ci vedo come uno spietato squalo.
- Perché ti mostro solo il mio lato più umano.
Borbottando un “già” il gigolò terminò la sua colazione e lo seguì verso la camera da letto per avere dei consigli su cosa indossare.
- Qualcosa di fresco, niente di troppo impegnativo.
- Ma tu andrai in giacca e cravatta.
- Allora indossa quel bel completo spezzato, - glielo indicò il completo era composto da un paio di pantaloni color écru, una camicia celeste chiaro ed una giacca a mono petto blu scura – sarai elegante ma non “ingessato”. – gli sorrise ed Harry sentì il cuore perdere alcuni battiti.
- Grazie. – annuì – Ottimo consiglio, ma posso evitare la cravatta?
- Ovviamente sì. – replicò l’uomo annodandosi la cravatta colorata che gli aveva regalato – Mentre ti finisci di vestire, io andrò ad ordinare un cestino per il pranzo. Oggi faremo un picnic.
- Ottimo! – sorrise il ragazzo, felice di poter trascorrere del tempo fuori con il suo cliente.

Con la limousine dell’hotel, raggiunsero il campo di Polo e senza perdere tempo in futili chiacchiere si lanciarono nella mischia.
- Mi sento un pesce fuor d’acqua. – pigolò ad occhi bassi Harry.
- Sii semplicemente te stesso. – gli prese il mento tra le dita – Nessuno qua ti conosce, tu interagisci.
- Farò del mio meglio.
L’uomo annuì, poi lo guidò tra i presenti fin quando trovò Tom e la sua assistente e compagna Bellatrix.
- Severus! – lo accolse – Benvenuto. Hai visto, c’è anche il senatore laggiù.
- Tom, buongiorno. Lasciate che vi presenti Harry, il mio accompagnatore.
- Piacere di conoscerti Harry. Io sono Bellatrix, la compagna di questo mascalzone.
- Onorato di conoscerti Bellatrix. – sorrise sincero il ragazzo, ma non riuscì ad aggiungere altro perché lei raggiunse di corsa un gruppo di donne appassionate di fitness.
- Scusate Bella, è la regina del fitness.
- Ecco perché è così in forma. – sorrise Severus – Scusaci Tom, Harry non ha mai assistito ad una partita di Polo.
- Oh. Ok, divertitevi. – salutò Tom e li guardò allontanarsi mano nella mano.
L’uomo d’affari restò sempre al fianco del giovane gigolò, gli presentò alcuni personaggi dall’aria annoiata e facoltosa e gli spiegò a grandi linee le regole di quello strano gioco che per Harry era solo “rincorrere una pallina stando in sella a grossi cavalli.”
Quando lo speaker annunciò la fine del tempo di gioco ed invitò le donne in campo a mettere a posto le zolle, Severus gli sorrise dicendo che sarebbe andato a prendere da bere per entrambi.
Harry, affascinato dalla scena, si mordicchiò il labbro pensando che gli sarebbe piaciuto avere la sua macchina fotografica per immortalare alcuni di quei momenti.

Harry, fu strappato dalle sue riflessioni dalla voce calda e gentile di Hermione:
- Harry… - lo chiamò – Che piacere rivederti!
- Hermione. – le sorrise voltandosi verso di lei – Anche a me fa piacere. – arrossì piacevolmente sentendo su di sé gli sguardi delle persone attorno a loro – Tra i giocatori c’è Draco? – chiese.
- Sì. – annuì orgogliosa – È il numero dieci.
- Non voglio offenderti, ma non ci capisco niente. – ammise e la giovane donna rise di cuore.
- Nemmeno io. – confessò – Ci vengo solo perché adoro vedere i cavalieri in quei fantastici pantaloni aderenti. – ammiccò indicandoglieli con la testa.
- In effetti… - ridacchiò il gigolò che non riuscì ad aggiungere altro perché alla loro conversazione si aggiunse anche Draco, felice per il risultato della partita.
- ‘Mione. – la salutò con gli occhi che brillavano.
- Drake. – si scambiarono un bacio ed Harry li invidiò.
- Lei è il compagno di Snape, vero? – domandò dopo aver tirato contro il suo fianco la fidanzata.
- Sono solo Harry. – si strinse nelle spalle l’altro, imbarazzato dallo sguardo indagatore di Draco.
- Le piace il Polo? – chiese.
- Drake, la smetti con questo “lei”? – sbuffò Hermione – Lo stai mettendo volutamente in imbarazzo. Essere l’accompagnatore di Severus Snape, non fa di lui un nemico. – concluse imbronciata.
- Hai ragione amore! – sorrise Draco – Scusami Harry. Mio padre mi ha insegnato ad essere sempre prevenuto.
- Non sono un nemico. – si strinse nelle spalle – Degli affari di Sev non so niente. Non ho ben capito cosa fa.
- Oh… - sorrise Hermione – E di cosa parlate?
- Onestamente parliamo molto poco. – concluse con un sorriso serafico che fece scoppiare a ridere Draco ed arrossire fino alla radice dei capelli lei – È un Dio del sesso e non perdo tempo in chiacchiere.
Harry ed Hermione si unirono alla risata di Draco, attirando l’attenzione di Severus e di Tom che stavano parlando con alcuni illustri uomini d’affari poco lontano.
- Severus, - parlò l’avvocato a denti stretti, gli occhi fissi su quello strano trio – sei sicuro che quel ragazzino che ti porti a letto non sia una spia dei Malfoy?
- Una spia? – biascicò arcuando un sopracciglio l’uomo – Cosa te lo fa credere?
- Sembra troppo in confidenza con il giovane rampollo Malfoy e la sua sexy fidanzata. – ringhiò tracannando un lungo sorso del suo cocktail.
- Non credo che Harry sia una spia. – ghignò – Non credo che conosca nessuno dei presenti, soprattutto non credo che la famiglia Malfoy frequenti gli ambienti dove lui sta. – Severus fissò i suoi occhi scuri in quelli curiosi del suo avvocato – Fa la puttana, l’ho trovato che batteva sulla strada, si è avvicinato grazie alla tua macchina.
- La puttana, eh? – Tom si passò la punta della lingua sulle labbra, poi si allontanò con una scusa.
Severus si strinse nelle spalle e, mentre l’uomo andava a salutare delle persone, lui raggiunse il senatore Remus Lupin affiancato dalla moglie Ninfadora.

Tom girovagò tra i presenti scambiando convenevoli con alcuni e brevi cenni della testa con altri, stava cercando di raggiungere Harry che, finalmente, era rimasto solo appoggiato al tronco di un grosso albero.
- Ciao. – lo salutò facendolo sussultare.
- Ciao. – ricambiò il saluto il giovane – Sei un amico di Sev? – chiese mandando la testa di lato.
- Sono il suo avvocato. – rispose con un ghigno tutt’altro che rassicurante – E tu sei la sua puttana, vero?
- Sì, ecco io… - Harry si mosse a disagio, quell’uomo non gli piaceva lo faceva sentire sbagliato e sporco.
- Severus mi ha detto che ti ha affittato per questa settimana. – gli sfiorò il viso con le nocche, un gesto lascivo ed Harry si sentì bruciare come se nelle mani dell’uomo ci fosse acido – Che ne dici se… Ogni tanto ci sentiamo… Magari, potrei passare da te per scaricare la tensione di una giornata impegnativa. – gli sorrise mostrando i denti – Capito spesso da queste parti per lavoro e sono sempre molto stressato.
- È veramente un’offerta generosa… - bofonchiò a mo’ di ringraziamento il gigolò che, imbarazzato, cercava una via di fuga da quell’uomo viscido e lussurioso.
- Allora lasciami il tuo numero, zuccherino. – sorrise con lascivia.
L’arrivo di Severus impedì ad Harry di rispondere e a Tom di continuare quello che stava facendo.
- Harry, - lo chiamò l’uomo d’affari – vieni la partita sta per ricominciare.

La giornata terminò senza altri incidenti: i presenti parteciparono attivamente alla partita, mangiarono sul prato e, dopo la premiazione, lasciarono il campo di Polo per tornare ognuno alla propria vita.
- Harry, - sbuffò l’uomo aprendo la porta della suite – sei sicuro di stare bene?
- Sto bene. – rispose laconico il gigolò, dopo l’incontro con Tom si era chiuso in sé stesso ferito.
- È l’ottava volta che ti domando come stai, e tu rispondi sempre “bene”. A questo punto ho la certezza che c’è qualcosa che non va! – lo prese per un braccio, costringendolo a voltarsi verso di lui – Parlami!
- Non ho niente da dire. – ringhiò rabbiosamente lui – Mi paghi per essere carino e darti piacere, per farti fare bella figura nelle occasioni dove non puoi andare da solo. – lo guardò per un attimo e Severus notò che i suoi occhi verdi erano pieni di lacrime – Ma io resto solo una puttana. – si strinse nelle spalle e, strappando il braccio dalla presa del suo cliente, continuò – Non credo di volermi fermare oltre. Prendo le mie cose e vado via.
E, senza dare il tempo a Severus di replicare, raggiunse la camera da letto prendendo solo alcuni abiti che l’uomo gli aveva comprato.
- Harry. – lo chiamò con voce esasperata – Harry, ascoltami maledizione. Vuoi fermarti?
- Perché, cos’altro devi dirmi? Vuoi regalarmi un telefono così che i tuoi amici possano trovarmi facilmente? A chi devi passarmi? A qualche cliente difficile?
- Smettila! – lo zittì – Non ti ho mai trattato come una puttana! – gridò sentendo la rabbia scurire i suoi occhi neri.
- L’hai fatto! – gridò in risposta il ragazzo – L’hai fatto dicendo al tuo avvocato bavoso chi sono in realtà. Lui mi ha proposto di prendere il tuo posto quando tu sarai tornato a casa tua. – lo guardò e la voce gli tremava di dolore e di rabbia – Mi ha chiesto di diventare il suo ruffiano per i “momenti di tensione”. – concluse raggiungendo la porta, in mano aveva una borsa e grosse lacrime solcavano le sue guance.
- Cosa? Perché non me lo hai detto subito?
- Ooh certo, e cosa avresti fatto davanti a tutte quelle persone del tuo ambiente? Sentiamo! – rise di rabbia chiamando l’ascensore, ma non aggiunse altro troppo ferito per riuscire a fare un discorso sensato.
Le porte dell’ascensore si aprirono, mostrando all’interno un ragazzo dall’aspetto goffo e gentile che adorava svisceratamente Harry e il suo modo frizzante di fare.
- Scendi Harry? – gli domandò con un sorriso incerto.
- Sì, Dobby, grazie. – mormorò mestamente, ma la voce di Severus lo fermò nuovamente.
- Ti prego Harry, non andare. – lo raggiunse e si frappose tra lui e l’ascensore – Resta perché anche tu lo desideri, resta perché mi sono comportato da coglione ed è giusto che io ti chieda scusa nel migliore dei modi e non nel corridoio dell’hotel.
- Resto ad una condizione. – rispose a voce talmente bassa che l’uomo pensò di averlo sognato.
- Quale? – domandò.
- Tu vuoi che io resti? Lo desideri?
- Sì, Harry desidero che resti. – la voce dell’uomo era intrisa di supplica ed il ragazzo accettò quella mano tesa verso di lui, sorridendo tra le lacrime.

I due uomini rientrarono in silenzio nella suite e Severus, dopo aver chiuso la porta dietro le sue spalle, osservò con un sorriso Harry dirigersi verso la camera da letto per sistemare gli abiti che aveva tolto dall’armadio.
- Ti chiedo scusa per averti trattato come un oggetto, Harry. – parlò facendolo sobbalzare.
- Ho reagito io in modo esagerato. – si strinse nelle spalle – Scusami tu. Spero di non averti causato guai.
- Nessuno. – scosse la testa nera – Tom era solo geloso e preoccupato.
- Di cosa? – chiese arcuando un sopracciglio.
- Che tu potessi essere una spia di Malfoy.
Harry finì di sistemare dei pantaloni in una gruccia e, girandosi verso il suo cliente, scoppiò a ridere di cuore impressionato dalla stupidità di quell’uomo che lavorava per Severus.
- Il tuo avvocato è un idiota! – concluse quando finì di ridere – E non andrò mai a letto con lui.
- Non lo sopporterei. – ringhiò Severus che, con due rapide falcate, lo aveva raggiunto per bloccarlo con il suo corpo muscoloso contro il muro – Non sopporterei di doverti dividere con lui, Harry! – gli soffiò sulle labbra prima di scendere a baciargli e mordergli il collo con passione.
- Oddio… - squittì il ragazzo, le gambe molli e la patta dei pantaloni dolorosamente stretta.
- Odio discutere e non sopporto litigare. – parlò l’uomo slacciandogli i pantaloni – Meriti una punizione.
- Sono stato cattivo… - boccheggiò Harry mentre la mano di Severus si stringeva attorno alla sua erezione.
- Molto cattivo. – annuì l’altro che, senza esitazione, lo spogliò dei pantaloni e dei boxer – Girati. Mani contro il muro! – ordinò – Apri bene le gambe, ragazzino. – continuò e, dopo aver indossato un preservativo, scivolò dentro il suo corpo bollente senza nemmeno prepararlo.
Harry urlò di doloroso piacere, adorava i modi di Severus e il sesso rude era nella top ten delle sue cose preferite in assoluto.

L’uomo d’affari si ancorò con entrambe le mani ai fianchi del gigolò e, dopo avergli morso un’altra volta il lato del collo, iniziò a muoversi ferocemente dentro di lui scaricando tutta la rabbia e la tensione della giornata in quell’amplesso che stava gratificando molto entrambi.
I due uomini raggiunsero l’apice del piacere nello stesso momento: Harry contro la carta da parati della parete e Severus si svuotò nel preservativo, restando piantato profondamente nel corpo accogliente del gigolò che mugolava parole senza senso.
- Stai bene? – domandò con voce incerta l’uomo uscendo lentamente dal corpo di Harry.
- Sì. – annuì il ragazzo – È stato bellissimo.
- Ti piace il sesso rude? – chiese.
- Mi piace il sesso. E fatto con te è qualcosa di unico. – ammise girandosi.
- Vieni. – lo invitò a seguirlo.
- Abbiamo tempo per un secondo round? – chiese ammiccando, gli tremavano le gambe e aveva il sedere dolorante ma avrebbe volentieri fatto un’altra sessione di sesso con lui.
- No piccolo ingordo. – ridacchiò – Andiamo a farci una doccia.
- Ma guarda che bel letto a baldacchino… - lo stuzzicò – Sembra quasi implorarci di usarlo…
- Harry, ho una sorpresa per te. Ma dobbiamo sbrigarci.
- Sorpresa? – gli occhi del ragazzo brillarono e, senza storie, lo seguì in bagno dove si lavarono tra coccole e lievi sfioramenti.
- Indossa lo smoking che ti ho chiesto di prendere.
- Mi aiuterai con il farfallino? – lo guardò con sguardo supplice – Non ho mai indossato niente di così elegante.
- Tranquillo. – gli baciò la spalla nuda – Ci penserò io.
- Ed io penserò te. – promise il ragazzo ammiccando.
- Ragazzino insolente! – sbuffò una risata l’uomo.
Harry gli lanciò uno sguardo languido e felice poi iniziò a vestirsi, subito imitato da Severus.
Il ragazzo, quando arrivò a chiudere i bottoni della camicia sui polsi, gemette contrariato attirando l’attenzione del suo cliente.
- Cosa succede? – parlò affiancandolo.
- Questa camicia è difettosa. – si mordicchiò il labbro mostrando i polsini a Severus – Mancano i bottoni… Come la chiudo?
- Non servono i bottoni su questo modello di camicia. – rispose con un sorriso, Harry lo guardò senza capire – Le camicie di questo tipo si chiudono con dei gemelli. – gli mostrò i suoi ed il ragazzo sgranò gli occhi replicando:
- Al negozio non mi hanno detto di doverli prendere.
- Non è un problema. – lo baciò sulla punta del naso.
- Lo è invece. – si allontanò temendo di deluderlo – Come posso vestirmi elegante se non ho quei dannati bottoncini?
- Per quanto io ami un altro tipo di “bottoncini”, - replicò passandosi la punta della lingua sulle labbra – devi sapere che non li avevo messi neanche io nel mio bagaglio.
- E perché li hai? – domandò.
- Perché ho chiesto un prestito alla gioielleria dell’hotel. – si strinse nelle spalle e, dopo avergli lanciato una lunga occhiata, si diresse verso un mobile basso dove aveva lasciato una scatola di velluto nera dall’aria elegante.
- Veramente la gioielleria dell’hotel presta simili cose? – domandò arcuando un sopracciglio.
- Sono un cliente fisso. Ogni volta che vengo in città per affari, scelgo la suite di questo hotel.
- Oh beh… - annuì – Sono sicuri. Non sei certamente un ladro.
- Esatto. – sorrise ed aprì la scatola facendolo ammutolire.
Sul velluto nero della scatola facevano bella mostra di sé dei gemelli in platino a forma di testa di leone con la criniera di rubino.
- Cazzo! – pigolò Harry, in vita sua non aveva mai visto qualcosa di così bello e prezioso – Non posso… Io… E se dovessi perderli?
- Lavoreresti per me, gratis, fino ad esaurimento del debito. – rispose tra il serio e il faceto l’uomo, Harry alzò gli occhi e distese le labbra in un sorriso replicando:
- Non sarebbe affatto male.

L’uomo d’affari gli dedicò un sorriso sincero, poi lo pregò di porgergli i polsi: dovevano sbrigarsi o sarebbero arrivati in ritardo all’evento.
Harry, senza protestare oltre, osservò con attenzione Severus chiudere i gemelli ai polsini della sua camicia e, dopo averlo aiutato con il papillon, lo scortò fino alla limousine che li attendeva davanti all’ingresso dell’hotel.
- Dovremmo volare, Harry. – annunciò quando la macchina si arrestò – È un problema per te?
- No. Affatto. – il ragazzo scosse la testa e rimase senza parole davanti al jet privato pronto sulla pista di decollo – Mi sento un vero principe. – ammiccò sculettando verso la scaletta.
- Signor Snape. Signor… - parlò il pilota, una donna dai corti capelli grigi ed occhi che ricordavano quelli dei falchi, rivolgendosi ad Harry che si affrettò a rispondere:
- Potter.
- Signor Snape, - ricominciò l’uomo dopo avergli rivolto un cenno di ringraziamento con la testa – signor Potter. Io sono il vostro pilota, il mio nome è Rolanda Hooch. Vi stavamo aspettando. È tutto pronto per il decollo. La sua assistente, signore, ha preparato un piccolo rinfresco all’interno dell’abitacolo.
- Grazie signora Hooch. – la ringraziò con educazione Severus, Harry si limitò a sorriderle intimidito dallo strano colore dei suoi occhi – Non aspetto nessun’altro. Possiamo partire.
- Ottimo signor Snape. – sorrise educata – Vi auguro una buona serata.
I due uomini presero posto sui comodi sedili imbottiti, Harry si allacciò la cintura guardandosi intorno con occhi sgranati.
- Stai male, ragazzino? – domandò Severus sorseggiando un flûte di champagne.
- No, ma non avevo mai visto dal vero un jet privato.
- È della mia società. È comodo averne uno a disposizione, soprattutto quando il lavoro ti impone di viaggiare molto.
- Immagino. – annuì meditabondo – E dimmi… - accavallò seducente le gambe – Hai mai fatto sesso ad alta quota?
- Spesso viaggio solo, - rispose ridacchiando – oppure con Tom.
- Bleah! – rabbrividì il ragazzo – Mi hai appena ucciso la libido!
- È andata a fare compagnia alla mia! – scosse piano la testa ed Harry sorrise, felice di poter vivere quell’esperienza e triste perché stava quasi per giungere al termine.
- Ti devo ringraziare. – parlò dopo aver guardato il cielo nero dal finestrino del jet.
- Per cosa? – chiese alzando la testa dal libro che stava sfogliando.
- Per avermi regalato giornate indimenticabili. – ammise con un’alzata di spalle, l’uomo avrebbe voluto replicare ma la signora Hooch li avvisò che stavano per iniziare le manovre di atterraggio e di tenersi pronti per scendere che l’auto li stava aspettando.
Harry intrecciò le sue dita a quelle di Severus e, sorridendogli, aspettò con impazienza l’atterraggio del jet e la possibilità si sganciarsi la cintura.

Dopo aver salutato e ringraziato il personale di bordo, Severus accompagnò Harry verso la limousine ma non rispose a nessuna delle sue domande: il luogo che stavano raggiungendo doveva restare ancora segreto. Voleva regalare a quel ragazzino una serata perfetta, voleva vedere i suoi occhi verdi brillare di meraviglia, non aveva mai avuto simili desideri prima neanche con i quelli che erano stati suoi compagni.
- Siamo arrivati signori. – parlò l’autista della macchina aprendo loro la portiera.
- Wwwwoooowwww… - la bocca di Harry si schiuse in una perfetta O di meraviglia ed i suoi occhi verdi brillarono come le stelle del firmamento.
- Andiamo Harry? – sorrise Severus porgendogli la mano.
- Abbiamo volato sul tuo jet per venire a teatro… - sospirò guardandosi attorno – A teatro! Ho sempre sognato di poter assistere ad uno spettacolo!
- Questo non è uno spettacolo qualsiasi. – lo trascinò all’interno del teatro l’uomo – È la prima di una delle mie opere preferite.
- Oooh… - Harry prese dalla maschera il programma e seguì il suo cliente sulle scale e lungo un elegante corridoio fino a raggiungere uno dei palchi in posizione migliore per vedere lo spettacolo.
- Mettiti comodo, Harry. – lo pregò l’uomo – Condivido questo spazio con una coppia, saranno qui a momenti.
- Sì… - il ragazzo annuì distrattamente, troppo impegnato ad imprimere nella sua memoria tutto: dai piccoli dettagli insignificanti agli abiti eleganti di chi era andato ad assistere alla prima – Sev… Vieni qua, affacciati… Guarda che merav…
- Mi fido! – lo zittì con un cenno della mano – Sai che odio le altezze.
- Scusa! – nascose un sorriso dietro la mano – Certo che sei strano! Prendi il posto più in alto ma stai seduto laggiù.
- Prendo il meglio. – replicò con un’alzata di spalle ed Harry non rispose perché gli altri occupanti del palco erano arrivati, segno che lo spettacolo stava per iniziare.

Il ragazzo si sistemò il più comodamente possibile e si lasciò trascinare dalla bellezza dell’opera, emozionandosi per le vicende dei protagonisti che gli attori stavano mettendo in scena.
Alla fine dello spettacolo, mentre il teatro veniva riempito dal boato dell’applauso del pubblico, l’anziana signora che era stata seduta vicino ad Harry, gli toccò un braccio chiedendo:
- Cosa ne pensa, le è piaciuta?
- Mi sono attorcigliate le budella! – ansimò il ragazzo singhiozzando emozionato.
- Come? – sobbalzò la donna, certa di non aver capito.
- Ha detto che è liquefatto dall’emozione. – si intromise Severus – Perché era tanto bella.
Lasciando scorrere le lacrime sulle guance, Harry annuì prima di nascondere il viso nell’incavo del collo dell’uomo. I due fecero il viaggio di ritorno all’hotel in silenzio, Harry si era addormentato tra le braccia di Severus che lo tenne stretto contro il suo petto finché non fu costretto a svegliarlo per salire nella suite.
- Siamo già arrivati? – si stirò prima di scendere dalla macchina.
- Hai dormito come un angelo per tutto il tempo. – sorrise l’altro accarezzandogli il labbro con il pollice – È stata una bella serata?
- Bellissima! Per tutto il tempo ho sognato l’opera che mi hai portato a vedere. – ammise mentre un lieve rossore gli imporporava le guance – È stata una serata perfetta!
- Felice di sentirtelo dire. – sorrise soddisfatto l’uomo – Ci prepariamo per andare a dormire? È molto tardi…
- Non ho sonno. – scosse la testa castana Harry.
- E cosa vorresti fare? – chiese arcuando un sopracciglio l’uomo e, il ragazzo, andò a prendere la scacchiera di alabastro che faceva bella mostra di sé sopra un mobile del salotto.
- Una partita a scacchi? – propose.
- Scacchi? – gli occhi neri di Severus scintillarono, quel ragazzino era una fonte inesauribile di sorprese.
- Non sono un campione, però mi piace giocare a scacchi. – mandò la testa di lato – A te piace?
- È stato uno dei miei passatempi preferiti di quando ero uno studente del college. – ammise.
- Secoli fa quindi. – rise Harry togliendosi la giacca.
- Moccioso con la bocca ancora sporca di latte! – ringhiò lui – Stai insinuando che sono vecchio?
- Lo sei, se preferisci giocare a scacchi anziché scoparmi come merito!
- Potresti avere entrambi. – sibilò azzerando la distanza tra i loro corpi.
- Sarebbe la concluse perfetta di questa splendida serata! – rise felice Harry accarezzandogli i capelli.
- Che pezzi vuoi? Bianchi o neri?
- Sono il più giovane. – gli soffiò sulle labbra – Voglio iniziare io. – concluse e sgusciò dal suo abbraccio, prendendo possesso di una parte della scacchiera.

Giocarono parlando del più e del meno, Harry era un giocatore attento e scrupoloso a Severus piaceva vederlo concentrato sulla partita ed era lusingato dal fatto che quel giovane uomo fosse seriamente interessato alla sua vita ed al suo lavoro.
- Quindi tu e la tua società non costruire niente. – domandò dopo aver mangiato una delle sue pedine.
- No, ci sono già troppe società che costruiscono sul mercato. – si strinse nelle spalle.
- Capisco. – annuì – Quindi tu fai la parte che la iena fa nella Savana. – lo guardò e sorrise.
- Sono una iena? – arcuò un sopracciglio l’altro eliminando dalla scacchiera un pezzo di Harry.
- Da ciò che mi hai raccontato, sì. Tu arrivi a mangiare le carcasse delle società. Le riduci in mille pezzi, non dai loro la possibilità di rinnovarsi. Le smembri e ne rivendi le parti ancora utili. Il resto finisce nel dimenticatoio. – concluse con un’alzata di spalle.
- Hai ragione. – sorrise cupo l’uomo – Nessuno aveva mai analizzato così bene e così semplicemente il mio lavoro. Ma sono una iena che paga bene per smembrare le società. Cerco sempre di far fare una fine dignitosa a chi finisce nelle mie fauci.
- Questo non lo metto in dubbio. – Harry incollò i suoi occhi verdi in quelli neri dell’uomo, gli sorrise e continuò – Hai pensato, magari, di provare ad evolverti? Di cercare qualcosa che non sia distruggere ma costruire?
- Costruire dici? – lo fissò in silenzio per alcuni minuti.
- Hai lasciato in stanza alcuni fascicoli della società di quel Lucius Malfoy. – spiegò e Severus annuì, erano opuscoli pubblicitari non contenevano informazioni riservate.
- Sì, li avevo presi durante il primo sopralluogo in quell’azienda.
- Non capisco molto del mondo della finanza. – ammise arrossendo – Ma credo che il signor Malfoy sia una specie di vittima.
- Vittima? – chiese incuriosito.
- E se avesse fatto le scelte di mercato sbagliate? E se… Si fosse fidato di qualcuno interessato solo a rubare i suoi soldi? Magari lui, adesso, non avrebbe più la possibilità di fare quei miglioramenti che lo renderebbero un leader del mercato.
- Dove vuoi arrivare a parare? – chiese appoggiando i gomiti sulle ginocchia.
- Perché non valuti la possibilità di costruire qualcosa con lui?
- Harry, - sbuffò – è molto tardi e non ho la forza per affrontare questo argomento.
- Hai ragione. Scusa. – lo bloccò – Finiamo questa partita, poi magari possiamo parlare domani.
- Io domani lavoro. – gli ricordò.
- Non se vinco io. – sorrise serafico – Se vinco io, ti prendi un giorno di ferie. E lo passerai interamente con me.
- E se dovessi vincere io? – chiese facendo un mezzo sorriso.
- Girerò per la suite completamente nudo fino a quando mi ordinerai di vestirmi.
Si strinsero la mano per siglare l’accordo, poi continuarono a giocare senza parlare entrambi concentrati al massimo sulla partita. Fu una battaglia all’ultima mossa ma, alla fine, vinse Harry che si alzò di scatto dalla sedia improvvisando uno stupido balletto della vittoria.
Ridendo, Severus lo seguì fino in camera dove lo trovò completamente nudo al centro del letto.
- Hai vinto, ragazzino. – parlò con voce roca.
- Lo so. Ma questo è un bonus perché ti piace viziarmi. – rispose stendendosi sulle lenzuola di raso del letto a baldacchino.
L’uomo si tolse rapidamente lo smoking che indossava, salì sul letto ed amò il giovane gigolò per il resto della notte, mai apparentemente sazio dei suoi gemiti e del suo piacere.

Il mattino dopo si svegliarono tranquillamente, senza il pensiero della sveglia, seguendo il loro personale senso del tempo, Severus avvisò che non sarebbe andato in ufficio e che si sarebbe preso una giornata di ferie. Fecero colazione ascoltando le notizie del telegiornale e, dopo aver indossato dei completi casual, uscirono dalla suite diretti verso il parco.
- Cosa faremo oggi Harry? – chiese l’uomo lasciando vagare lo sguardo sul panorama attorno al loro.
- Completo ed assoluto relax! – sorrise il gigolò che, stendendo una coperta a terra, lo invitò a raggiungerlo per godersi il contatto con la natura.
- Cosa ti ha portato a fare questo lavoro? – domandò dopo essere stati in silenzio per un po’.
- Dobbiamo parlare proprio di questo? – sbuffò il ragazzo passandosi una mano sui capelli, solo in quel momento l’uomo notò una strana cicatrice sulla sua fronte.
- Non sono bei ricordi, vero? – chiese passando il polpastrello dell’indice sulla cicatrice.
- Momenti belli ne ho vissuti fin quando sono stato con i miei genitori. – si strinse nelle spalle, lo sguardo perso ad osservare le foglie degli alberi mosse dal vento – Quando un incidente me li ha portati via, ho iniziato a passare da un orfanatrofio ad una casa famiglia sempre diversa. Troppo problematico. Troppo silenzioso. Troppo serio. – posò per un attimo gli occhi in quelli dell’uomo che lo ascoltava con la massima attenzione – Nessuno sembrava veramente interessato ad occuparsi di me. A capire chi fossi. Quali dolori avessi.
- Hai detto di chiamarti Potter. – mormorò con dolcezza stringendogli la mano.
- È il mio vero cognome. Ho avuto la possibilità di riscattarlo quando sono diventato maggiorenne. Sono stato dato in affidamento ad una famiglia di stronzi. – ringhiò e i suoi occhi furono attraversati da lampi di collera – Da loro sono stato picchiato, chiuso in uno sottoscala senza cibo né acqua. Tutto quello che succedeva in quella famiglia, era colpa mia. – si morse il labbro con forza, facendolo sanguinare.
- Ehi, ehi… Non fare così… - lo strinse con dolcezza Severus contro il suo petto – Scusa Harry, non volevo farti ricordare il tuo doloroso passato.
- Scusami tu. – scosse piano la testa il ragazzo – Non mi piace molto rivangare i miei “dolci ricordi”. – concluse mostrandogli la cicatrice che aveva sulla fronte – Vedi questa, mi è stata fatta con affetto dal figlio maggiore della coppia. Con la sua mazza da baseball, perché avevo sbagliato a lavare le sue preziose mutande firmate.
- Cazzo Harry! – ringhiò con rabbia l’uomo – Hai denunciato quei folli? Hai fatto in modo che non potessero più fare del male ad altri ragazzi, o ragazze, dopo di te? – domandò.
- Presente chi sono e cosa faccio? – lo guardò sprezzante – La polizia non mi ha creduto. – concluse con un’alzata di spalle – Sono scappato da quella casa quando sono stato abbastanza grande per vivere da solo sulla strada. Ho cambiato nome e città. Ho cambiato look, ho cercato di inventare un nuovo me. Non ero il vero me da tantissimo tempo ormai. - fece un mezzo sorriso e continuò – Lungo la mia strada, fatta di momenti bui e momenti divertenti, ho incontrato Ron con una storia simile alla mia alle spalle. – concluse con un sorriso triste.
- Ron è il tuo… - e si fermò, come se fosse alla ricerca della parola corretta.
- No, non abbiamo un protettore. Ron è mio amico e coinquilino. – spiegò – Lui mi ha insegnato a stare sulla strada.
- Sono felice di sapere che hai un amico. – gli dette una spallata giocosa ed Harry ridacchiò, felice di aver alleggerito la tensione che si era creata a causa del suo racconto – Come si chiama la famiglia che ti ha quasi ucciso? – domandò facendosi serio.
- Black. – sputò come se fosse veleno.
- Sii più preciso. – sospirò stendendosi sulla coperta all’ombra – Ci sono molti Black, ne conosco alcuni anche io.
- Orion e Walbrunga Black. Sono stato picchiato e bullizzato da Regulus Black e…
- Sirius ha la mia età, siamo andati al college insieme ma non abbiamo mai legato. Lui ha fatto di tutto per essere rinnegato dalla sua famiglia.
- Per me è una specie di fantasma. – annuì Harry – Di lui non parlavano mai in quella casa, per anni ho sperato che venisse a salvarmi da quegli aguzzini dei suoi familiari.
- Da un amico comune, so che è stato per un lungo periodo in America.
- Ma non siamo qui per parlare di loro, vero? – sorrise il gigolò stendendosi sul fianco – Adesso raccontami qualcosa di te. Fa parte della mia vincita: un’intera giornata con te. Con luci ed ombre.
- Ci sono poche luci nella mia vita, ragazzino. – sbuffò una risata dal naso – E tante ombre.
- Non ho mai avuto paura del buio. – si strinse nelle spalle – Sono cresciuto stando rinchiuso in un muffoso sottoscala! – concluse con un ghigno.
Harry appoggiò la testa sul petto di Severus ed ascoltò in silenzio la storia della vita di quell’uomo taciturno e complicato che si era imbattuto nella sua strada.
- Però… - mormorò alla fine del racconto l’uomo più giovane – Anche tu non hai avuto proprio una vita paradisiaca.
- In effetti… - biascicò, odiava rivangare il suo passato: la madre era morta a causa di una lunga e devastante malattia ed il padre si era rapidamente sbarazzato del problematico figlio chiudendolo di anno in anno in prestigiosi college.
- È per questo motivo che hai deciso di diventare una iena? – chiese il ragazzo disegnando arabeschi sulla camicia dell’altro.
- La prima società che ho smembrato è stata proprio quella di mio padre. – annuì.
- E questo ti ha fatto sentire meglio?
- Ovviamente. – ringhiò ed Harry emise uno sbuffo divertito.
Restarono per un po’ in silenzio, godendosi l’ambiente circostante, fino a quando il cellulare di Severus iniziò a squillare insistentemente. Harry osservò con sguardo ferito il suo compagno, lasciò che rispondesse a quella prima telefonata, poi si impossessò del suo telefono nascondendolo all’interno dello zaino che aveva portato con sé.
- Nel nostro accordo non era previsto l’uso del cellulare! – lo sgridò indurendo lo sguardo.
- Poteva essere importante.
- Non sei un cardiochirurgo. – replicò l’altro scuotendo piano la testa – E nemmeno un supereroe.
- Sì, vero sono un uomo…
- D’affari. Terribilmente noioso che preferisce trascorrere questa giornata al cellulare piuttosto che con me. Che sono qui ad elemosinare le tue attenzioni. – concluse Harry alzandosi – Che dici, trascorriamo questa nostra unica giornata di libertà felicemente, o preferisci che torni in albergo? – domandò mandando la testa di lato.
- Scusami Harry. hai ragione. – gli dedicò un sorriso breve – Andiamo, giuro che adesso hai tutta la mia attenzione.
- Finalmente! – squittì felice il gigolò che, tendendogli la mano, lo trascinò fino alla macchina pronto a fargli vivere un’intera giornata all’insegna dello svago.
I due vagarono per la città facendo i turisti e, al loro rientro in hotel, Severus lo avvolse tra le sue lunghe braccia dicendo:
- Grazie ragazzino.
- Per cosa? – chiese ricambiando l’abbraccio.
- Per avermi fatto capire di essere stanco. – si guardarono – Stanco di essere una iena.
- Veramente? – gli occhi verdi del ragazzo brillarono – Sono felice che tu abbia deciso di migliorarti.
- Vieni. – lo prese per mano e lo trascinò in camera – Adesso devi dimostrarmi quanto sei felice per me.
Harry rise felice e, spogliandosi completamente, dimostrò a lungo ed appassionatamente al suo cliente quanto fosse felice per essere riuscito a convincerlo a rimettersi in gioco. A smettere di distruggere per cercare di creare qualcosa di buono che avrebbe reso felici le persone.
Si addormentarono completamente nudi, avvolti dal lenzuolo, i corpi intrecciati.

Il mattino dopo, Harry si svegliò dolorante ed appagato, ma il letto era vuoto segno che Severus era dovuto già andare al lavoro.
Sospirando, il ragazzo si concesse una lunga doccia tonificante e, dopo essersi vestito, raggiunse il tavolo per fare colazione. Vicino al vassoio con il suo cibo preferito, c’era un biglietto di Severus dove lo ringraziava per la meravigliosa giornata trascorsa in sua compagnia.
Il ragazzo, arrossendo come un’adolescente alla sua prima cotta, si portò al naso il biglietto cercando le tracce del profumo di quell’uomo di cui, sfortunatamente, si stava innamorando.
Mentre sbuffava contro la sua stupidità, il telefono della suite iniziò a squillare.
- Pronto? – rispose chiedendosi chi potesse chiamare.
- Harry, ti ho svegliato? – era Severus.
- No, stavo finendo di bere il mio caffè. – rispose sorridendo alla cornetta come un ebete.
- Non volevo disturbarti, ma volevo scusarmi per essere scappato via.
- Non preoccuparti. Il tuo lavoro è importante.
- Ho delle novità da raccontarti. – rispose con un sospiro l’uomo – Mi piacerebbe molto pranzare con te.
- Sarebbe bello! – gioì Harry – Mi vieni a prendere tu oppure chiedo al signor Dumbledore di poter essere accompagnato da te con la macchina?
- Vengo io. – rispose lasciando in sospeso quel doppio senso che fece boccheggiare Harry.
- Così vengo anche io… - ansimò in risposta il ragazzo portandosi una mano sui boxer.
- Non voglio fare sesso telefonico. – lo sgridò l’uomo – Mi piace più vederti venire mentre sono dentro di te. - Severus ottenne in risposta da Harry un mugolio sofferto ed un flebile “devo andarmi a cambiare i boxer, pervertito” che lo fece scoppiare a ridere di cuore.
L’uomo d’affari chiuse così la telefonata, ma tutta la sua allegria fu scacciata via dall’ingresso nel suo ufficio di Tom Riddle seguito da alcuni personaggi del suo staff.
- Ehi amico. – lo salutò con la sua aria affabile da avvocato – Tutto bene? Erano anni che non ti sentivo ridere così.
- Tutto bene. – annuì l’altro mettendo in ordine alcuni documenti.
- La tua puttana dev’essere brava. – ringhiò con malcelata cattiveria l’uomo, sempre insoddisfatto anche quando riusciva ad ottenere tutto ciò che voleva.
- Vale i soldi che la pago. – rispose duro Severus – Sei venuto qui per parlare di come spendo i miei soldi personali, Riddle, oppure perché devi dirmi qualcosa di importante? – domandò.
- Il tempo corre veloce, Snape. – bofonchiò Barty Crouch Jr, uno degli uomini più fedeli e senza scrupoli al servizio di Tom.
- Da quando mi fai parlare con i tuoi tirapiedi, Riddle? Non sei più capace di fare un’arringa da solo? – ridacchiò sistemando i documenti nella sua ventiquattrore.
- Anche i piccoli squali devono fare esperienza. – ridacchiò stringendosi nelle spalle l’avvocato – Però Crouch ha ragione. Il tempo scorre veloce, e tu non mi hai fatto più sapere niente in merito all’affare Malfoy.
- Ci sono delle evoluzioni sull’affare Malfoy. – rispose criptico – Ne parlerò con te, quando mi servirà il tuo parere legale. – lo guardò – Al momento, sono cose di cui devo occuparmi in prima persona.  – prese la giacca dalla spalliera della sedia e, dopo averla indossata, continuò – Adesso, se volete scusarmi, vado a continuare il mio lavoro. – guardò gli uomini che uscivano dal suo studio bofonchiando rabbiosamente – In fin dei conti, Tom, me lo hai insegnato tu: il ferro va battuto finché caldo. – e, senza aggiungere altro, Severus chiuse a chiave la porta del suo studio e lasciò l’edificio.

Ripensando allo scambio di battute con Tom, l’uomo salì fino alla suite dove trovò Harry ad aspettarlo in trepidante attesa.
- Ben arrivato! – lo salutò con un sorriso – Dove andiamo a mangiare?
- Dove vuoi. – si strinse nelle spalle.
- E se… - il ragazzo aprì i lembi del soprabito – Mangiassimo qui e tu mi usassi come vassoio? – propose mostrandosi completamente nudo agli occhi avidi dell’uomo.
- Cazzo Harry! – si strozzò con la saliva l’uomo – Vuoi la mia morte?
- Mmmhh… No… - ghignò l’altro lasciando scivolare una mano sulla propria erezione – Voglio il tuo cazzo… - concluse con un sorriso seducente.
- E lo avrai. – rispose Severus che, passandosi la lingua sulle labbra, continuò – Mettiti in ginocchio, voglio vedere come sei bravo ad usare quella bella bocca che ti ritrovi!
- Sissignore… - miagolò lascivo Harry, eccitato dalla situazione.
Non appena l’uomo raggiunse il gigolò non ci fu più tempo per le parole, il salotto della suite fu riempito di gemiti lussuriosi e di gemiti mal trattenuti. Harry accolse nella sua bocca l’intera erezione di Severus e la vezzeggiò fino a farlo venire. Severus praticò del rimming al gigolò che raggiunse l’orgasmo senza neanche toccarsi non appena la lingua preparata del suo cliente entrò in lui, scopandolo sapientemente.
- Sei già venuto ragazzino? – gli alitò sulla pelle sensibile dei testicoli Severus.
- Ancora… - ansimò Harry gemendo.
- E cosa vuoi?
- Te! – boccheggiò mentre la bocca dell’uomo si posava delicatamente sulla pelle bollente di un testicolo.
- Sei bellissimo Harry. Voglioso e gemente. – gli morse la natica destra, facendolo sobbalzare – Voglio vederti mentre ti scopi il mio cazzo.
- Mmmhhh… - rispose il ragazzo, incapace di fare un discorso di senso compiuto.
- Prendimi Harry. Fammi vedere che bravo ragazzo sei a far sparire tutta la mia erezione dentro di te.
- Sono un vero mago. – ridacchiò il gigolò che, dopo essersi seduto in grembo al suo cliente, si mosse per far scivolare dentro il suo corpo voglioso ed accogliente la sua intera erezione.
Non appena il bacino di Harry sfiorò i genitali di Severus, entrambi gli uomini reclinarono la testa all’indietro gemendo e mugolando l’uno il nome dell’altro.

Harry poggiò le sue mani sulle spalle muscolose dell’uomo e, facendosi forza, iniziò ad ondeggiare sul palo di carne che stava toccando punti del suo corpo che nessuno prima era mai riuscito neanche a sfiorare.
- Ti sento in gola, Sev. – pigolò ad occhi chiusi, ancheggiando alla ricerca del piacere.
- Sei stretto. Bollente. – boccheggiò in risposta Severus che, ancorando le proprie mani ai fianchi del ragazzo, iniziò a farlo muovere con un ritmo più sostenuto e selvaggio che lo portò ad urlare come un pazzo non appena ne colpì la prostata.
- Ancora! – supplicò, la fronte madida di sudore e l’erezione dura che stava per scoppiare una seconda volta.
Severus scivolò lentamente con il bacino sul bordo del divano e, senza mai smettere di sostenere i fianchi di Harry, colpì la prostata del gigolò alcune volte in rapida successione, facendolo urlare e godere tra i loro corpi. Il ragazzo, ansimando senza forze, si accasciò contro la spalla dell’uomo: nessuno dei suoi precedenti amanti/clienti era mai riuscito a sconvolgerlo tanto con un orgasmo così potente da levargli il fiato.
- Tutto bene, Harry? – chiese preoccupato dalla sua immobilità Severus.
- Sono completamente senza energie. – ammise contro il suo collo – Mai avuto un orgasmo così.
- Mai? – chiese conferma Severus che, sorridendo, ricominciò a muoversi dentro il corpo bollente del suo gigolò cercando il proprio piacere che non tardò ad arrivare.
- Hmm… - sospirò Harry sentendo il piacere del suo cliente riempire il preservativo – Sei unico Sev.
- Sono uno che ama il sesso. – lo baciò sulla spalla sudata – Amo provare piacere e donarlo. – spiegò.
Il ragazzo lo guardò con occhi languidi pensando che avrebbe passato volentieri il resto della vita con lui a dare e ricevere piacere. Severus uscì lentamente dal suo corpo, facendolo mugolare.
- Andiamo a lavarci Harry. Ho prenotato un tavolo per noi in un locale molto carino.
- Sono sfinito. Mi hai svuotato di ogni energia. – si lamentò tendendo verso di lui le braccia, come un bambino che vuole essere preso in braccio.
- Alzati ragazzino.
- Aiutami… - lo supplicò e Severus lo tirò su come se fosse fatto d’aria, facendolo cozzare con forza contro il suo corpo muscoloso.
Si fecero una rapida doccia e, dopo essersi vestiti, l’uomo lo scortò fino alla limousine che li stava aspettando per accompagnarli al ristorante. Durante il tragitto i due non parlarono, limitandosi a far sfiorare le dita della mano sul sedile, entrambi presi a rincorrere i loro pensieri sfuggenti.

Quando l’autista li lasciò davanti al ristorante, Harry lo ringraziò con un sorriso e girandosi verso Severus gli domandò:
- L’hai mai fatto in limousine, Sev?
- No. Non mai avuto un partner così sfacciato. – ridacchiò.
- Ecco, su una limousine nemmeno io. Ma su una bella macchina di lusso sì. – sorrise – Uno dei miei primi…
- Non dire quella parola. – lo zittì.
- Ragazzi. – concluse con un’alzata di spalle – Aveva il padre che faceva il meccanico e, quando non potevamo andare a casa sua per stare soli, sgattaiolavamo nell’officina e sceglievamo la macchina più lussuosa per farci le nostre cose.
- Sei un’infinita fonte di soprese! – rise Severus, felice che gli avesse raccontato qualcosa del “vero” Harry e non del gigolò che si vendeva sulla strada.
Il maître li accolse con un sorriso professionale e, dopo che i due si furono accomodati a tavola, furono raggiunti da Hermione e Draco.
- Non mi avevi detto che sarebbero stati a pranzo con noi. – mormorò Harry.
- Credevo ti facesse piacere trascorrere del tempo con i tuoi coetanei. – sorrise l’uomo d’affari invitando i due ad accomodarsi.
- Harry, che bello rivederti! – lo salutò Hermione – Quando Severus mi ha chiamato per propormi un nuovo affare, sono quasi svenuta.
- È bello rivedere te, Hermione. – sorrise il ragazzo arrossendo.
- Dobbiamo ringraziarti. – parlò Draco – Sappiamo che il suggerimento di smettere di distruggere è arrivato da te.
- Abbiamo solo fatto una lunga chiacchierata post sesso! – si strinse nelle spalle il gigolò a disagio, non amava stare al centro dell’attenzione di troppa gente.
- Devo usare anche io questa tecnica con te, Drake.
- Prova. – ridacchiò il biondo prima di baciarla sulle labbra dolcemente – Sarebbe interessante come metodo.
- Mi farò dare qualche consiglio da Harry! – gli occhi di Hermione scintillarono, ma non c’era malizia nella sua voce, era realmente felice per quello che erano riusciti a mettere nero su bianco con Severus.
- Vogliamo ordinare? – domandò Snape – Purtroppo non ho potuto prendere il resto del pomeriggio, ho il tempo del pranzo da passare con voi e poi molte importanti riunioni.
- Certo. – sorrise comprensivo Draco – Spero che oggi mi tolga dal mezzo quello squalo aggressivo del suo avvocato. La prossima volta che viene da me per pretendere un incontro con mio padre, gli rompo il naso.
- Cosa fa Tom? – sobbalzò Severus – Non avevo idea che venisse da voi. – scosse la testa sospirando dispiaciuto – Mi dispiace molto, Draco.
- Scusi Severus. – si morse il labbro Hermione – Eravamo convinti che lo sapesse. Magari che non approvasse, ma che lui glielo avesse detto.
- Credo che, per colpa mia, Sev abbia un po’ trascurato alcuni aspetti del suo lavoro. – parlò a bassa voce Harry, dispiaciuto dalla situazione.
- Non è colpa di nessuno. – li tranquillizzò l’uomo – Avrei dovuto non abbassare la guardia e non fidarmi troppo del giudizio del mio avvocato. Oggi parlerò con lui e gli dirò di smetterla di infastidirvi perché, grazie alle nostre chiacchierate, siamo diventati soci.
- Spaccherete il mercato! – sorrise sereno Harry alzando il suo bicchiere a mo’ di brindisi.
- Concordo con Harry! – annuì Hermione imitando il gesto del ragazzo – Non vedo l’ora di iniziare a lavorare sui nuovi progetti!
- Mi piace il tuo entusiasmo, mio diamante! – le sorrise con amore Draco – Spero che Harry possa occuparsi delle foto per i nostri cataloghi.
- Eh?! – il ragazzo tossì, lo champagne gli era andato di traverso.
- Ragazzino, tutto bene? – domandò sollecito l’uomo.
- Insomma… - scosse la testa – MI piacerebbe potervi aiutare. Ma prima devo fare un po’ di corsi di fotografia. – ammise arrossendo.
- Allora devi lasciarmi il tuo numero di telefono. – lo pregò Hermione.
Harry girò lo sguardo verso Severus come a chiedere il permesso di poter lasciare il suo numero di cellulare alla giovane donna e, quando l’uomo fece un breve cenno di assenso con il capo, il gigolò si rilassò ed annuì replicando:
- Con piacere. Mi dispiacerebbe perdervi di vista.
L’arrivo del cameriere con le ordinazioni, interruppe per un attimo i loro discorsi; ma, non appena tutti furono serviti, il pranzo ripartì in un clima sereno e disteso. Durante il pasto, parlarono di argomenti vari dal Polo alla settimana della Moda, passando per gli abiti da sposa ai filtri usati dai fotografi famosi sui loro set fotografici. Alla fine del pranzo, si salutarono con strette di mano ed abbracci dirigendosi ognuno verso la propria limousine. Severus chiese all’autista di lasciare prima lui in ufficio e poi portare Harry ovunque lui volesse andare. Il ragazzo lo ringraziò con un sorriso, ma non parlò sazio delle chiacchiere e del cibo consumato durante quel pranzo di lavoro.

La macchina elegante accostò al bordo del marciapiede e Severus scese dall’abitacolo senza dare il tempo all’autista di fare una sola mossa.
- Sono in ritardo. – si giustificò – Ci vediamo stasera per la cena. – salutò Harry che ebbe solo il tempo di assentire con la testa.
Il gigolò bighellonò per alcune ore in un’enorme libreria dove comprò dei volumi sulla fotografia, poi si fece riportare in hotel stanco di stare fuori da solo.
Mentre stava leggendo un interessante articolo, il telefono della stanza squillò facendolo sobbalzare.
- Sì? – rispose ancora concentrato sui filtri legati all’esposizione.
- Harry, mi scusi se la disturbo. Sono Dumbledore dalla reception.
- Signor Dumbledore. – sorrise alla cornetta il gigolò – Ho dimenticato uno dei miei libri all’accettazione? – chiese.
- No, ma è arrivato un ragazzo che dice essere il suo migliore amico e…
- Me lo passi! – sentì una voce conosciuta in lontananza Harry – Altrimenti qua facciamo notte! Harry! – trillò la voce di Ron dentro la cornetta – In che cazzo di posto sei finito, amico!
- Ron! Che bello sentire la tua voce. Ti ho chiamato appena avuto l’anticipo ma…
- Sì, sì. Ho avuto dei problemi. Sono dovuto sparire per un po’ dalla strada. Sai com’è…
- Già. – sospirò – Aspettami scendo, così prendiamo un caffè insieme.
- Ottimo. Così dirai a questi pinguini ingessati che non sono un ladro, ma il tuo migliore amico!
- Abbassa la voce! – sbuffò Harry ridacchiando, Ron gli era mancato un po’ meno il suo essere fin troppo vivace.
Il gigolò indossò un paio di jeans aderenti ed una polo azzurro brillante, inforcò le Vans nuove che gli aveva comprato Severus e scese alla reception dove Ron stava dando fastidio ai receptionist di turno.
- Ronald! – lo chiamò evitando di usare il suo cognome.
- Harry!!! – strillò felice il rosso girandosi verso di lui – Miseriaccia amico! Sembri appena uscito da una rivista di moda, stai benissimo cazzo!
- Grazie Ron. – le labbra di Harry si distesero in un sorriso, abbracciò il suo migliore amico e lo scortò verso uno dei tavoli all’aperto dell’hotel.
- Cosa vi porto, signori? – domandò ossequiosa una delle cameriere.
- Due caffè e qualcosa di buono da mangiare. – la pregò Harry.
- Subito signore. Preferite dolce o salato?
- Qualcosa di entrambi. – parlò Ron – Sono affamato.
- Certo. – ridacchiò la cameriera che, dopo un breve inchino, sparì per lasciare l’ordinazione del loro tavolo.
I due gigolò si guardarono in silenzio per alcuni istanti, poi Ron iniziò a parlare a raffica come faceva sempre quand’era emozionato:
- Miseriaccia amico! Ti sei davvero ripulito. Lo sapevo che non dovevo fermarmi alle apparenze e prenderlo io quel cliente! Guardati. Stai un incanto!
- Grazie Ron. – sorrise arrossendo – Sono stato fortunato, hai ragione. Vedi che la mia conoscenza delle auto mi è tornata utile? – risero – E tu che mi prendi in giro.
- Hai ragione amico! – annuì appoggiandosi allo schienale della poltrona da giardino.
- Com’è la situazione là? – domandò a disagio.
- Sempre peggio. – sbuffò, ma non aggiunse altro perché era arrivata la cameriera con un carrello con le loro ordinazioni.
- Mi sono basata sui gusti del signor Harry. – si scusò – Spero di non aver commesso un errore.
- Grazie Cho. – le sorrise il gigolò – Sei sempre molto gentile.
- Figurati Harry. – si allontanò rossa in viso e Ron scoppiò a ridere davanti alla scena.
- Amico, ma cosa gli fai alle donne!?
- Niente! – ridacchiò dopo aver bevuto un sorso di caffè.
Ron ed Harry restarono a parlare del più e del meno per un po’ e il rosso, prima di salutarlo, chiese:
- La settimana è quasi finita. Che intenzioni hai?
- Non tornerò a battere la strada. – rispose Harry mordicchiandosi il labbro – Sono stanco di quella vita. Tu no?
- Al momento non ho alternative. – sbuffò l’altro.
- Io sì. Con i soldi che ho guadagnato con Severus ho intenzione di fare un corso di fotografia. Voglio tornare a studiare per realizzare i miei sogni.
- Beato te che hai ancora dei sogni. – gli occhi chiari di Ron si persero per un attimo nel panorama circostante, poi un “bip” del suo cellulare lo fece sobbalzare.
- Tutto ok, Ron? – domandò Harry preoccupato.
- È Neville. – rispose facendogli vedere il messaggio – Sono ancora uno dei suoi numeri di emergenza, - spiegò – è stato nuovamente picchiato a sangue da Zabini.
- Maledetto figlio di puttana! – ringhiò Harry serrando con forza la mandibola.
- Vado da lui in Ospedale, spero che stavolta lo denunci.
- Portalo via da Zabini. – lo supplicò – Riportalo da te.
- Ci provo da anni, amico! – mormorò con voce triste – Odio questo lavoro, ma lo faccio solo per poterlo tenere d’occhio.
I due ragazzi si strinsero in un forte abbraccio, poi Ron lasciò l’hotel diretto verso il vicino Ospedale dove era stato ricoverato per l’ennesima volta il suo ex ragazzo Neville Longbottom.
Harry fece una serie di lunghi sospiri e, quando sentì la rabbia lasciare il suo corpo, tornò nella suite in attesa del ritorno di Severus.
Il gigolò, sospirando, tornò ad immergersi nella lettura del libro che aveva comprato lasciandosi cullare dalla comodità del divano del salotto, aspettando con pazienza il ritorno del suo cliente per passare con lui una delle ultime sere della loro strana convivenza.

Severus tornò in hotel tardi quel giorno, non aveva pensato ad avvisare Harry che non sarebbe stato presente per la cena, era rimbalzato da una riunione all’altra ed il tutto era culminato in un’accesa discussione con Tom ed i suoi stupidi “squaletti”.
Quando Severus aprì la porta della suite, trovò l’ambiente illuminato dalle luci di cortesia ed Harry profondamente addormentato sul divano.
- Ehi Harry. – lo chiamò dolcemente – Vieni, ragazzino, è molto tardi andiamo a letto.
- Mmmh. Ron… - biascicò girandogli la schiena – Lasciami dormire. Parliamo domani!
L’uomo d’affari sorrise e, dopo avergli dato un bacio sulla tempia, raggiunse la camera da letto troppo stanco per provare ad insistere.
Harry si svegliò nel cuore della notte completamente disorientato: non ricordava di essersi addormentato sul divano e sospirò quando il suo collo gli lanciò una fitta di dolore, come a sgridarlo per aver dormito in una posizione totalmente scomoda.
Mugolando di dolore, il gigolò si alzò per raggiungere la camera da letto fiocamente illuminata.
Severus si era addormentato con la schiena appoggiata all’imbottitura del letto, con un fascio di documenti in mano ed una penna abbandonata in grembo. Sorridendo, il giovane uomo lo liberò dei fogli e della penna, poi si prese alcuni istanti per guardarlo.
Severus non era bello nel senso classico del termine, ma possedeva un fascino ed una mascolinità tali che lo facevano sentire completamente scombussolato. Non gli era mai successo di sentirsi così prima, né con un cliente né con uno dei suoi ex ragazzi. Severus lo destabilizzava, lo eccitava e lo faceva sentire vivo.
D’un tratto, Harry si chiese che sapore avessero le sue labbra; se fossero così dannatamente gustose come sembrava alla vista.
Così, certo che l’uomo d’affari fosse profondamente addormentato, il gigolò si piegò verso il suo viso e lasciò che le proprie labbra si poggiassero su quelle dell’altro.
Non appena le loro labbra si toccarono, il corpo di Harry fu attraversato da una scossa di piacere e, sospirando, decise di ripetere il gesto: quelle labbra deliziose e già sapeva che non sarebbe più riuscito a farne a meno.
Gli occhi dell’uomo d’affari si aprirono di scatto ed Harry si sentì inghiottito dal nero delle sue iridi. Spaventato, il ragazzo cercò di allontanarsi ma Severus lo avvolse nelle spire del suo abbraccio approfondendo il bacio.
Fu un bacio famelico, fatto di lingue e di denti. Si cercarono e si mangiarono a lungo, fin quando restarono entrambi senza fiato e troppo eccitati per parlare.
Severus stese Harry di traverso sul letto e, continuando a baciare le sue peccaminose labbra, scivolò dentro di lui con dolcezza trovandolo già pronto per accoglierlo. Fecero entrambi l’amore per la prima volta, non era semplice e meccanico sesso, quello che stavano sperimentando era uno scambio di anime e sentimenti.
Si addormentarono felici e stanchi, con le labbra gonfie per i baci voraci che avevano continuato a scambiarsi anche dopo aver raggiunto l’ennesimo orgasmo.

La mattina successiva, fu Severus a svegliarsi da solo nel letto disturbato dal rumore dell’acqua della doccia.
Cercando di far tornare la salivazione nella sua bocca impastata, l’uomo si alzò per raggiungere il gigolò in bagno.
- Harry… - parlò a voce bassa, ma il ragazzo sussultò come se gli avesse urlato direttamente nell’orecchio.
- Sev. – lo salutò con un sorriso imbarazzato – Scusami, ti ho svegliato.
- Tranquillo. – aprì la porta della doccia e lo raggiunse sotto il getto caldo dell’acqua – Stai bene? – gli chiese abbracciandolo.
- Benissimo. – annuì – Ieri sera… Ecco…
- È stato bellissimo, non ho mai provato niente del genere prima. – lo zittì baciandolo ed Harry avvolse le sue braccia attorno ai fianchi di Severus, sospirando beato.
- Hai fatto una cosa azzardata. – lo sgridò.
- Ho fatto l’amore con te. – rispose mordicchiandogli un punto molto sensibile del collo.
- Ma senza protezioni. – boccheggiò.
- Mi fido di te. Io sono pulito. Tu? – chiese lasciando che la propria lingua esplorasse parti sempre più gustose di quel collo.
- Pu… li… to… - ansimò il ragazzo ancorandosi alle spalle dell’uomo.
- Bene. – ghignò un attimo prima di baciarlo, poi non ci fu più tempo per le parole. Ben presto la doccia fu satura di gemiti e urla di piacere, Harry con la schiena schiacciata contro le piastrelle si reggeva con le gambe ai fianchi di Severus che si muoveva sapiente dentro di lui, montandolo come uno stallone fa con la sua giumenta.
I due uomini raggiunsero l’apice del piacere urlando l’uno il nome dell’altro e restarono abbracciati in quella scomoda posizione, fin quando il respiro di entrambi tornò ad essere regolare.
Severus scivolò lentamente fuori dal corpo di Harry che, gemendo sensualmente, nascose il viso nell’incavo del suo collo, troppo scosso dalle emozioni appena provate per poterlo guardare in viso senza confessargli di essersi perdutamente innamorato di lui.
- Stai bene? – gli alitò Severus nell’orecchio.
- Benissimo! – annuì – Senza fiato e con le gambe molli. – ridacchiò.
L’uomo lo baciò sulla fronte, poi si allungò verso la mensola con i saponi e ne prese uno per poter lavare entrambi. Toccandosi e baciandosi, finirono di fare la doccia e, non appena uscirono dal bagno, il cellulare di Severus iniziò a suonare.
- È Lucius Malfoy. – disse – Devo rispondere.
- Certo. Spero siano belle notizie. – gli sorrise il gigolò.
- Spero! – annuì Severus che, sospirando, rispose alla telefonata dell’uomo con il quale aveva deciso di mettersi in società.
La chiamata durò una mezz’ora, i toni erano a volte concitati a volte rabbiosi e, quando Severus lo salutò, si voltò verso Harry dicendo:
- Devo andare immediatamente ad incontrare i due Malfoy.
- Ti aspetto qua. – lo baciò sulle labbra Harry – È successo qualcosa di brutto?
- Alcune piccole beghe burocratiche. Vedrai che risolveremo tutto in poco tempo.
- Io mi rilasso un po’ alla SPA. – gli disse guardandolo da sopra la spalla – Qualcuno mi ha distrutto.
- Mmhh… - gli mordicchiò il collo – Rimettiti in forma che non ho ancora finito con te.
Harry si girò nel suo abbraccio e fece congiungere le sue labbra a quelle di Severus per un bacio profondo che terminò solo quando restarono senza fiato.
Severus si allontanò da Harry dopo avergli dato un bacio a stampo sulle labbra umide, si vestì e lo guardò mentre indossava una semplice tuta, abbigliamento consigliato per chi voleva rilassarsi nella SPA dell’hotel.

Si salutarono con un altro profondo bacio, ma Harry non raggiunse la SPA dell’hotel era arrivato il sabato e la sua settimana in compagnia di Severus era agli sgoccioli. Doveva iniziare a fare i bagagli per non perdere troppo tempo nei saluti il giorno successivo.
Piangendo e maledicendosi per la propria stupidità, il gigolò sistemò gli abiti e le cose che Severus gli aveva regalato in certe valige che aveva provveduto a comprare durante un pomeriggio di shopping alcuni giorni prima.
Harry stava finendo di chiudere la sua ultima valigia, quando il campanello della suite suonò, facendolo sobbalzare. Controllando l’ora sul display del cellulare, si rese conto che era già l’ora di pranzo e pensò che a suonare era il cameriere del servizio in camera che aveva ordinato Severus per non essere costretto ad uscire a pranzo.
- Sto arrivando… un momento… - parlò raggiungendo di corsa la porta – Eccomi… - aprì con il sorriso che gli morì sulle labbra quando fuori dalla porta non trovò uno dei dipendenti dell’hotel, ma Tom Riddle, l’odioso avvocato che lavorava con Severus.
- Allora ci sei! – ringhiò l’uomo spingendolo con mal grazia dentro la suite.
- Ciao. – cercò di restare calmo, quell’uomo proprio non gli piaceva – Severus non è a casa. Ma credo che stia per tornare. – disse – Vuoi qualcosa da bere?
- Ma ti senti quando parli? – lo derise l’uomo mettendo le mani sui fianchi – Questa non è “casa” è una fottuta camera d’albergo. E tu non sei la mogliettina di Snape. Sei solo una puttana! – lo guardò con rabbia e disgusto – Una puttana che quell’idiota ha abbordato usando la mia macchina.
Harry fece un passo indietro, spaventato dalla rabbia dell’uomo. Aveva avuto clienti violenti e sapeva riconoscere i segnali, Tom apparteneva a quella categoria: gli piaceva sottomettere gli altri e non temeva di usare ogni mezzo a sua disposizione.
- Per colpa tua, ho perso milioni di dollari. – lo guardò ed Harry sentì un brivido correre lungo la sua schiena – Forse se mi ti faccio, non mi brucerà più di aver perso tutti quei soldi! – e senza dare al ragazzo la possibilità di replicare che gli fu subito addosso, gettandolo di traverso sul divano pronto a violentarlo.
Harry si ribellò al meglio delle sue possibilità, ma Tom era molto più forte di lui e lo aveva incastrato tra il suo corpo e il divano, limitandogli ogni possibilità di ribellione. Mentre lacrime amare gli scivolavano sulle guance, la porta della suite si aprì lasciando entrare Severus.
- Tom! – l’uomo d’affari prese per il collo il suo avvocato e lo trascinò lontano dal corpo tremante di Harry – Cosa cazzo stai facendo?!
- Cosa stai facendo tu, Severus! Non ti riconosco più! – urlò – Ti ho dato gli anni migliori della mia vita. Ti sono stato vicino nei momenti peggiori, ti ho aiutato quando avevi bisogno e…
- Stronzate! – lo bloccò – Tu mi sei stato vicino perché hai sempre goduto nel vedermi rovinare gli altri. A te non è mai fregato veramente niente di me. Non ti sei mai fermato ad ascoltarmi. Ti bastava solo che ti facessi diventare ricco, sempre più ricco. – lo guardò con malcelato disgusto – L’imperatore del mondo.
- Ma sentiti! – scosse la testa Tom – Sei cambiato Severus. Lui ti ha cambiato. Hai buttato nel cesso un affare di milioni di dollari, per cosa? Per una puttana! – finì con disgusto l’avvocato.
Severus lo colpì con una granicola di pugni, l’ultimo dei quali li ruppe il naso.
- Stronzate! Sono tutte stronzate! Godevi nel vedermi rovinare la gente! – rispose con rabbia Severus, Harry sobbalzò e si rintanò nell’angolo più lontano del divano troppo spaventato anche solo per cercare di calmarli. – Ti sei arricchito facendo proprio quello che ti piaceva fare! Adesso, se non vuoi che ti rompa tutto il resto delle ossa, va fuori di qui! Sei licenziato Tom. Lascia immediatamente il tuo ufficio e porta con te i tuoi squaletti.
Senza dargli il tempo di rispondere, l’uomo lo prese per il bavero della giacca e lo cacciò fuori dalla suite, solo dopo che la porta si chiuse con un tonfo sordo, Severus, si voltò verso Harry.
- Ehi, ehi… Ragazzino… Tranquillo, è tutto finito!
- Sev! – singhiozzò fiondandosi contro il suo petto – Scusami. Mi dispiace tanto io…
- Tu non hai nessuna colpa. Non hai fatto niente, è Tom che è un coglione.
Il gigolò ridacchiando si aggiustò nell’abbraccio di Severus e restò raggomitolato contro di lui fino a quando la paura scemò e le lacrime si seccarono sul suo viso.
- Hai già iniziato a fare le valigie… - notò solo in quel momento il maggiore.
- Sì. Volevo essere pronto per domani. – spiegò con un’alzata di spalle – Questa settimana è stata magnifica ma, come tutte le cose belle, è finita. – concluse evitando di guardarlo negli occhi.
- Non pensiamo a domani. Godiamoci queste ore insieme. – lo pregò baciandolo prima dietro l’orecchio e poi sulle labbra.
Harry sospirò di beatitudine e si lasciò amare e idolatrare da quell’uomo che, nel giro di una manciata di giorni, l’aveva trasformato da “uomo di strada” a neo studente di fotografia.
Senza smettere mai di baciarsi, toccarsi e cercarsi, i due uomini si spogliarono dei rispettivi vestiti poi si amarono sul comodo divano del soggiorno senza mai perdere il contatto visivo, permettendo ai propri occhi di esprimere quei sentimenti che entrambi cercavano di tenere nascosti.
Dopo il primo, sconvolgente orgasmo, Severus portò Harry in braccio in camera da letto e lì continuò ad amarlo e vezzeggiarlo fino a quando non si addormentò, esausto, al suo fianco.

Il mattino dopo, Harry si svegliò per colpa del trillo insistente del suo telefono: era Ron che gli aveva mandato una seria di messaggi dicendogli che, finalmente, era riuscito a far ragionare Neville e che stavano attuando un piano con la Polizia per incastrare quel verme di Zabini. Felice, il ragazzo rispose al suo migliore amico poi, con il cuore pesante, si sedette sul letto appoggiando la schiena alla spalliera imbottita si perse ad osservare con attenzione l’uomo che dormiva al suo fianco.
- Mi mancherai! – mormorò talmente piano che lui stesso ebbe il dubbio di averlo solo pensato.
- Ragazzino… - sbadigliò l’uomo allungando una mano verso di lui – Pensi talmente rumorosamente che ti sento fin qui. – gli sorrise e se lo trascinò addosso.
- Scusa. Non volevo svegliarti. – lo baciò a stampo sulle labbra – Ieri sera mi sono dimenticato di spegnere il cellulare.
- Sembri felice. Hai ricevuto buone notizie? – gli chiese mettendosi comodo.
- Il mio migliore amico è riuscito a salvare il ragazzo di cui è innamorato da una situazione pericolosa. – raccontò senza scendere troppo nel dettaglio.
- Ne sono felice! – annuì sorridendo sincero – Harry, ascolta… - gli prese il mento tra le dita, agganciando i propri occhi ai suoi – Vorrei parlare con te, seriamente.
- Va bene. – concesse il ragazzo – Ma prima doccia, poi colazione ed infine parliamo. Non sono molto socievole senza il mio caffè. – ridacchiò mordicchiandogli il petto e gli addominali.
- Viziato! – rise Severus ed Harry si bloccò, pensando che la risata di quell’uomo era uno tra i suoi più belli che avesse mai sentito.
- E se… - continuò Harry leccandogli il ventre teso – Prendiamo un caffè e poi andiamo a parlare nella vasca? Mi piace tanto fare la vasca con te… - concluse audace scendendo ancora verso il basso.
- Harry! – ruggì lui prendendolo per i capelli – Tu vai a fare il caffè, io riempio la vasca.
- Hhmmm… - rise dopo avergli dato un bacio profondo – Sissignore.
Harry preparò rapidamente due tazze di caffè, poi prese dalla cesta della frutta delle pesche e alcuni biscotti e li sistemò in un piatto già pronti per essere mangiati.
Severus, dopo aver regolato il calore dell’acqua, raggiunse il gigolò nel salotto e lo trovò seduto sul tavolo che sbocconcellava la frutta.
- Ehi. – lo chiamò – Tutto bene?
- Sì. – annuì continuando a guardare fuori – Stavo notando che da quassù il panorama è veramente bellissimo. – gli sorrise – Ma tu non puoi saperlo.
- Mi è stato dettagliatamente raccontato. – mormorò a disagio – Quassù mi sento libero.
- In realtà sei prigioniero, esattamente come me. – si strinse nelle spalle Harry – Ma io posso godermi il panorama. – lo baciò sulle labbra e gli porse la tazza di caffè – Bevi finché è caldo.
I due amanti fecero rapidamente colazione, poi si spostarono in bagno dove la Jacuzzi li aspettava piena di acqua calda e schiuma.
Entrarono nell’acqua tenendosi per mano e, non appena si furono messi comodi, Severus fece partire l’idromassaggio che fece sospirare di piacere Harry che sedeva vicino a lui.
- Cosa farai domani? – gli chiese d’improvviso, era inutile rimandare ancora quel discorso.
- Cercherò un corso di fotografia. Ne ho trovati alcuni, ma devo vedere qual è il più giusto per me.
- Bene. – allungò una mano e gli accarezzò con dolcezza il viso. Harry si voltò a baciare quella mano grande e calda che sapeva donargli tanto piacere.
- E tu cosa farai? – domandò curioso.
- Inizierò il mio nuovo lavoro e dovrò andare a New York per mettere a punto alcune cose.
- Bene. Un nuovo inizio per entrambi. – cercò di sorridere l’altro.
- Personalmente, mi piacerebbe molto rivederti. – gli confidò massaggiandogli il petto con la spugna.
- Veramente? – una piccola speranza illuminò gli occhi di Harry, forse anche quell’uomo silenzioso provava dei sentimenti sconvolgenti nei suoi confronti.
- A tal proposito, ho disposto che tu abbia a disposizione un bell’appartamento, una macchina sempre a tua disposizione ed un numero illimitato di negozi sempre pronti ad esaurire tutti i tuoi desideri.
Il corpo di Harry si irrigidì e, allontanandosi da Severus, con voce glaciale disse:
- E mi lascerai i soldi sul cuscino quando mi verrai a trovare?
- Harry cosa dici! Non funzionerà così!
- Ah no!? Che fai, mi paghi l’appartamento e tutte le spese per avere sempre la tua puttana a disposizione?
- Non è vero. Sai benissimo che…
Harry si alzò dalla vasca, la schiuma scorreva lenta lungo il suo corpo, creando seducenti percorsi che Severus avrebbe voluto percorrere con le mani e la bocca.
- Non ne sono molto sicuro. Mi toglieresti dalla strada ma, per te, continuerei solo ad essere una puttana disponibile. – disse con voce tremolante.
- Perché dici questo… - cercò di fermarlo, ma lui fu rapido ad uscire dall’acqua – Tu cosa vorresti… Cosa vorresti per noi, Harry.
Il ragazzo sobbalzò, tutto si era aspettato tranne che quella domanda così, avvolgendosi nel telo di spugna, si girò verso di lui dicendo:
- Quand’ero piccolo, usavo moltissimo la mia immaginazione. Grazie alla mia fantasia sono sempre riuscito a sopravvivere anche alle peggiori situazioni. – sospirò – Il mio sogno ricorrente era quello dove un principe con l’armatura scintillante sconfiggeva i mostri che mi tenevano prigioniero e mi portava via con lui. – si fermò a tormentarsi il labbro inferiore – Ma mai, nemmeno una volta, il principe dei miei sogni mi ha detto “vieni qua, bellezza. Ti sistemo in un bell’appartamento con tutto spesato.”
E, senza dargli il tempo di rispondere, Harry lasciò la stanza da bagno dirigendosi verso la camera da letto per potersi vestire. Sentiva gli occhi pieni di lacrime ed il cuore batteva talmente forte contro le costole, che temeva potesse uscirgli dal petto da un momento all’altro.
Severus lo raggiunse una manciata di minuti dopo, aveva dovuto rispondere ad una chiamata urgente di Hermione.
- Harry. – lo chiamò facendolo sobbalzare, il ragazzo si limitò ad annuire, non voleva che lo vedesse piangere – Devo scendere un momento in reception, mi aspettano Hermione e Draco per firmare dei documenti.
- Va bene. – mormorò.
- Ragazzino… - Severus fece un passo verso si lui – Non ti mai trattato da puttana! – disse prima di prendere degli abiti puliti per finire di cambiarsi.
- Lo hai fatto adesso… - singhiozzò il gigolò che, quando sentì la porta della suite chiudersi, si accasciò davanti all’armadio aperto lasciando uscire tutte le lacrime di rabbia che aveva trattenuto.
Harry si alzò dal pavimento, indossò biancheria pulita, un paio di skinny jeans, una maglietta aderente e le sue Vans preferite, si stava sistemando i capelli quando la porta della suite si aprì lasciando entrare Severus.
- Saresti andato via senza salutare? – domandò notando tutti i suoi bagagli pronti vicino alla porta.
- Non sono così maleducato. – scosse la testa – Avrei aspettato il tuo rientro. – lo guardò negli occhi e sentì il cuore stringersi in una morsa dolorosa – Anche perché non ti ho ancora detto che rifiuto la tua offerta. Voglio cavarmela da solo, non ho bisogno di fare il ruffiano a nessuno.
- Capisco. – mormorò – Harry, io…
- Non c’è bisogno che tu dica niente, Sev. Cerchiamo due cose diverse. Io voglio la favola, tu… un’altra cosa…
- Resta questa notte. – lo pregò abbracciandolo – Regalami un’ultima notte insieme io…
- Preferisco di no. – rispose allontanandosi a fatica da quelle calde braccia – Sarebbe cattiveria illudere entrambi che potrebbe esserci qualcosa di più.
Si scambiarono un ultimo bacio bagnato di pianto, poi Harry prese le sue valigie ed uscì dalla suite senza mai staccare i suoi occhi verdi da quelli neri di Severus.

Non appena l’ascensore raggiunse la reception, Harry raggiunse Albus Dumbledore che stava parlando con un gruppo di clienti in giacca e cravatta.
- Harry. – lo accolse con un sorriso – Grazie per avermi salvato dalle chiacchiere di quei signori.
- È stato un piacere, signor Dumbledore. – ricambiò il sorriso – Sono passato a salutarla e ringraziarla.
- La vedrò nuovamente qui…? – domandò.
- No. Con quella vita ho smesso, adesso ho altri progetti. – gli batté un colpetto affettuoso sul braccio – Chissà, magari se diventassi un fotografo famoso potrei essere io l’ospite della suite presidenziale.
- Spero di vederla presto in veste di fotografo famoso. Così potrò dire con tutti che l’ho conosciuta ai suoi esordi e vantarmi durante le partite di poker.
- Trovo che sia un ottimo piano! – ridacchiò – Potrebbe chiamarmi un taxi? Ho troppe cose da portare via per usare i mezzi pubblici.
- Non le permetterò di prendere un taxi. – scosse la testa l’uomo – La limousine è a sua disposizione.
- Grazie! – i due si abbracciarono rapidamente, poi Harry raggiunse la limousine dove l’autista aveva già iniziato a caricare i suoi bagagli.
- Dove la porto signore? – domandò.
Harry gli dettò l’indirizzo della casa che aveva affittato, lontano dal quartiere malfamato dove aveva vissuto, pronto per ricominciare a vivere la sua vita.

La prima notte separati, fu un supplizio per entrambi i loro letti erano troppo grandi e freddi per andarci a dormire.
Severus camminò a piedi nudi per tutta la suite sentendo sotto i piedi la morbidezza della moquette che cambiava in base alla stanza dove si trovava.
Contò le ore della notte osservando distrattamente l’orologio che aveva al polso e, quando non riuscì più a stare in quella suite dove aveva passato momenti felici con Harry, si vestì e scese da basso per fare colazione e pagare il conto.
Mangiò in uno dei tavoli vicino alla finestra, non voleva fare conversazione con nessuno, ma il direttore dell’hotel era un osso duro e non mollava facilmente la presa.
- Buongiorno signor Snape. – lo salutò – Mi ha detto la nostra Sibilla che ha già provveduto a pagare il conto.
- Buongiorno signor Dumbledore. Sì, ho finito di sistemare i bagagli ieri sera e non ho motivi per trattenermi ancora.
- Bene. – gli sorrise e si accomodò – Spero che il suo soggiorno presso il nostro hotel sia stato soddisfacente.
- Come sempre. – biascicò cercando di leggere un articolo sul giornale.
- Ho visto che Harry è già andato via. – tornò all’attacco l’uomo dopo alcuni istanti di silenzio.
- Sì, il nostro rapporto di lavoro è giunto al termine ed ha preferito andare via ieri.
- Comprendo. – annuì e non aggiunse altro, lasciando che tra loro aleggiasse un pesante silenzio di “cose non dette”.
- Signor Dumbledore. Signor Snape. Buongiorno. – parlò una voce maschile che fece sobbalzare Severus.
- Signor Filch, - lo accolse Albus con un sorriso – buongiorno a lei.
- Scusate il disturbo, volevo solo informare il signor Snape che ho terminato di caricare i bagagli in macchina. L’autista lo attende.
- Ottimo. – annuì il direttore, felice dell’efficienza del suo personale – Grazie Argus.
- Dovere signore. – salutò con un cenno del capo e sparì lungo il corridoio parlando amabilmente con una collega dai grandi occhi da gatta, che Severus aveva sentito chiamare mrs Purr.
- C’è altro che posso fare per lei, signor Snape?
- Ha una Giratempo, signor Dumbledore? Oppure possiede una macchina del tempo? – domandò gettando con stizza il tovagliolo sul tavolo.
- Ahimè… - scosse la testa l’uomo – Sventuratamente non sono in possesso di nessuno dei due oggetti.
- Peccato. – sospirò l’altro che, porgendogli la scatola contenente i gemelli di platino, si apprestò a salutarlo per lasciare l’albergo.
- È veramente un peccato lasciarsi sfuggire bellezze del genere. – parlò Albus osservando il contenuto della scatola di velluto – Non crede?!
- Già… - biascicò Severus che, alzandosi, gli tese la mano per salutarlo – Grazie di tutto, signor Dumbledore.
- Grazie per aver scelto il nostro hotel per il suo soggiorno signore. – lo salutò ricambiando la stretta di mano e, prima di lasciarlo andare, continuò – L’autista che accompagnerà lei all’aeroporto, è lo stesso che ha portato a casa il signor Harry ieri.
Un sorriso timido incurvò le labbra di Severus che, dopo aver stretto un’altra volta la mano di Albus nella sua, si accomiatò ancora indeciso su cosa fare: vivere la favola con Harry o proseguire la sua vita solitaria da integerrimo uomo d’affari.

Anche Harry aveva trascorso la sua prima notte nella nuova casa restando praticamente sempre sveglio. Aveva parlato a lungo al cellulare con Ron e Neville, raccontando loro della fantastica settimana trascorsa con il più straordinario degli uomini. Dicendo che si era innamorato ma che non era corrisposto ma che, grazie alla presenza di Severus, era riuscito a trovare il coraggio di dare una svolta alla sua vita ed aveva deciso di cambiare ed impegnarsi a fondo nello studio.
I suoi due amici, avevano ascoltato il suo sfogo a volte gioendo altre intristendosi per lui. Ma erano entrambi molto orgogliosi delle scelte operate da Harry. scelte che condividevano, infatti, si erano finalmente decisi a togliersi dalla strada e provare sul serio a diventare una coppia.
Sollevato dalla lunga chiacchierata con Ron e Neville, Harry aveva trascorso il resto della notte seduto sul davanzale della finestra ad osservare le stelle muoversi nel firmamento, fino a che arrivò l’alba a rischiarare il cielo.
- Adesso basta Potter piangersi addosso! – si disse osservando il proprio riflesso nel vetro della finestra – Hai fatto una promessa a te stesso: cambiare ed essere felice.
Così, canticchiando una canzone a mezza voce, il giovane uomo raggiunse il bagno e dopo essersi concesso una doccia tonificante si vestì pronto per fare colazione.
Aveva appena finito di tostare il pane, quando sentì un rumore infernale provenire dalla strada.
Incuriosito si affacciò alla finestra della cucina e, lungo il viale ancora deserto, vide arrivare la limousine dell’albergo con la musica dell’Opera che aveva visto con Severus a tutto volume e con l’uomo affacciato al tettuccio della macchina che, brandendo una spada da cavaliere, urlava con quanto fiato aveva in gola:
- Principe Harry, non avere paura! Sono qui per salvarti!
La macchina si fermò davanti alla scala anti-incendio del palazzo, Severus la tirò verso di sé usando il suo ombrello e, senza lasciar andare la spada, iniziò a salire quei gradini tremando di paura.
- Principe Harry… - lo chiamò con la voce intrisa di mille emozioni – Cosa succede una volta che il cavaliere è venuto a salvarti?
- Che il principe salva il cavaliere! – rise tra le lacrime il ragazzo che, scendendo rapidamente i gradini che li separavano, azzerò la distanza tra i loro corpi – Cosa significa tutto questo Sev? – gli domandò aiutandolo a scendere verso la macchina.
- Che, se me lo permetterai, vorrei provare a vivere con te questa favola. – ammise senza mai staccare gli occhi dai suoi.
Harry incollò le sue labbra a quelle di Severus, baciandolo profondamente, facendogli sentire tutta l’angoscia e l’amore che aveva dentro e che era corrisposta dall’altro.
- Ti amo Severus Snape. Voglio vivere con te questa favola. – gli soffiò sulle labbra, felice ed emozionato.
- Ti amo anch’io Harry Potter. Non vedo l’ora di scrivere insieme a te tutti i capitoli mancanti di questa favola.

 

 

  
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