Storie originali > Soprannaturale
Ricorda la storia  |      
Autore: Harriet    07/09/2019    1 recensioni
Si ritrovano da tutto il mondo per parlare di magia, problemi e cambiamenti sociali, ma tra una riunione e l'altra c'è tempo anche per l'amore. Forse. David almeno ci spererebbe, visto che ha messo gli occhi su Ariel, che sembra contento della cosa. O no? E qual è il ruolo di Emil, in tutto questo?
Tra squilibri magici ed equilibri affettivi, a volte c'è bisogno di un incantesimo, per riordinare ogni cosa. A volte, invece, c'è bisogno di un misterioso terzo incomodo.
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash
Note: nessuna | Avvertimenti: Threesome
- Questa storia fa parte della serie 'Attraverso'
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

Equilibri cosmici

 

            «Ciao a tutti, benvenuti a questo incontro del gruppo Attraverso. Vedo qualche faccia nuova, quindi faccio un riassunto della nostra attività.»

            «Di quella che vorremmo fosse la nostra attività» borbottò Emil, a bassa voce, con l’unico scopo di irritare Hikaru. Era pur sempre uno dei piaceri della vita. Hikaru gli rifilò una gomitata clandestina e continuò a parlare.

            «Questo gruppo è stato fondato da me, Emil e Silvia, per creare un punto d’incontro principalmente per studenti universitari, ricercatori e studiosi di vario genere di tutto il mondo, con lo scopo di mettere in comune le nostre conoscenze magiche e sovrannaturali, visto che le istituzioni non sanno fare fronte ai cambiamenti del mondo e l’istruzione pubblica è altamente insufficiente per aiutarci nella conoscenza e nell’uso dei poteri che ci ritroviamo o della magia che ormai ci circonda. Avvertendo la necessità di essere persone informate che si pongono in maniera matura e competente di fronte a un mondo…» Si bloccò, lanciando un’occhiataccia a Emil, che le faceva cenno di tagliare. «Un mondo complesso e talvolta inospitale, ispirati dal gruppo di studiosi chiamato La Condivisione dell’Oltre, abbiamo pensato di organizzare questi incontri per risolvere da soli i problemi che nessun altro vuole affrontare.»

            «Due parole su come funziona il posto in cui ci troviamo» disse Silvia. «Ciascuno di voi avrà sentito parlare di Attraverso sul web, presumo, e avrà trovato un qualche passaggio inter-stato raggiungibile. La nostra base è un appartamento a Seattle. Quindi, se vi chiedete dove ci troviamo adesso, siamo proprio lì. Non escludiamo di trovare altri luoghi in altre parti del mondo, se ce ne sarà la necessità. Vedremo. Per il momento il gruppo non ha grandi possibilità economiche e facciamo quel che possiamo, vista l’importanza del compito che ci siamo prefissi. Sì, Emil, ora ti passo la parola. Comunque, io sono Silvia, sono italiana e studio Storia Contemporanea. Hikaru è assistente universitaria alla Facoltà di Lingue di Osaka. Ed Emil…»

«Ehi, come va? Emil. Master in Filosofia a Trondheim. Ci tenevo a ricordarvi che questo è un ambiente aperto, progressista e accogliente. Quindi se avete delle idee bigotte del cazzo, sarete smerdati senza pietà. Se invece siete venuti qui nella speranza di trovare compagni di bevute o partner romatici e sessuali, siete nel posto giusto.»

«Bene, cominciamo a lavorare seriamente.» Silvia tirò fuori una cartellina piena di adesivi di band metal e goticherie assortite e ne trasse fuori dei fogli, che cacciò in mano a Emil. «Per l’attività di oggi, dovrete riempire un questionario.»

            Emil si alzò e inziò a distribuire i fogli, analizzando bene le facce dei nuovi arrivati. Erano ben sei. Un ottimo risultato. In quel momento il gruppo contava diciannove persone, esclusi loro tre. La stanza con arredamento finto-minimalista/vero-squattrinato era quasi piena. Non che Emil avesse dei dubbi sul successo che la loro iniziativa avrebbe ottenuto. In caso contrario non ci si sarebbe nemmeno impegnato. Lui e Silvia avevano una quantità di testardaggine al limite del patologico. Ci voleva giusto l’insicurezza di Hikaru, a gestirli.

Mentre passava i fogli studiava i nuovi arrivati. Due ragazze cinesi che parlottavano tra sé, piuttosto timide. Un tizio sui quaranta, a occhio est-europeo, in carrozzina, che aveva attaccato bottone con una ragazza probabilmente maori. Di sei, solo due avevano usato l’adesivo dove avrebbero dovuto indicare nome, pronome preferito, provenienza e lingue parlate. E uno dei due era una signora sui settanta che ci aveva disegnato sopra un gattino. L’altro era un tizio altissimo e muscoloso, con un’impeccabile camicia bianca e una cravatta blu, occhialetti rotondi e un taglio spettacolare – undercut e una cascata di dreads raccolti in una coda. Avrà avuto una trentina d’anni al massimo e sul suo adesivo c’era scritto: David – Lui – Jacmel (Haiti) – Inglese, francese, creolo haitiano, spagnolo, arabo, latino. Non male. Non era male David, proprio una gran bella visione, e non era male neanche lo sfoggio. Chissà se voleva essere d’aiuto, offrendo le sue competenze, oppure gli piaceva proprio tanto, metterle in mostra. O entrambe le cose.

Passando davanti ad Ariel, notò che anche lui era rimasto indubbiamente colpito dal nuovo arrivato. Si chinò per dargli il suo questionario e gli bisbigliò:

«Smetti di guardare la gente con quell’aria lasciva.»

«Ma che cavolo dici?» esclamò Ariel, a voce alta, con un trillo acuto del suo tono tenorile, a cui seguì un’esplosione di rosso in faccia.

«Per quel che mi riguarda, hai la mia benedizione.»

«Perché non riesci a non dire cose terribili e fuori posto ogni volta che ne hai l’occasione?»

«Perché sei tu.»

Finì il giro e tornò da Silvia, rendendole ciò che rimaneva dei fogli.

«Bene, prendi il tuo.»

«Devo farlo pure io? Ma scherzi? Le ho scritte io, queste domande.»

«Ottimo. Saprai benissimo cosa rispondere, no?»

Hikaru gli fece un sorrisetto soddisfatto, mentre prendeva il proprio questionario e si accomodava su uno dei numerosi cuscini colorati che punteggiavano il grande tappeto bianco. Emil decise che per quel pomeriggio aveva già dato il meglio di sé, in quanto a pagliacciate, e si apprestò a fare il suo dovere per il gruppo.

 

«I nuovi ingressi sembrano interessanti…» Silvia sfogliava i questionari e i cospicui mucchietti di fogli emersi da ogni singolo laboratorio svolto quel pomeriggio. Emil moriva di sonno e combatteva con il suo odio dei fusi orari. Voleva solo dormire qualche ora, prima di imboccare di nuovo il passaggio che lo avrebbe riportato in Norvegia. Ma Silvia e Hikaru continuavano a parlare, senza dare segni di cedimento. Quelli erano i momenti in cui si domandava se il loro progetto internazionale avesse davvero un futuro. Poco distante da lui, addormentato tra i cuscini della loro sala comune, c’era Ariel. Lui, l’unico autoctono, quello che poteva tornare a casa, aveva finito per appisolarsi lì. Emil gli scoccò un’occhiata preoccupata. Quando hai un letto e preferisci dormire sul tappeto del tuo gruppo di auto-aiuto per aspiranti supereroi, è evidente che casa tua ha qualche problema.

«Una delle ragazze cinesi ha un potere interessante e una buona conoscenza teorica della magia naturale» stava dicendo Hikaru. «Dice che potrebbe persino gestire un piccolo corso per noi. Sarebbe ottimo. L’unica esperta di magia naturale che abbiamo è Svetlana, e per quanto sia un’eccellenza, ha delle specializzazioni molto particolari.»

«E non c’è mai.»

«E come insegnante ha delle modalità opinabili.»

Emil sbadigliò abbastanza forte da attirare l’attenzione delle altre due.

«Abbiamo finito di rivedere i questionari? Sto morendo di sonno. Scusate.»

«Quasi finito» disse Hikaru. «Il ragazzo haitiano promette benissimo.»

«Gran bel ragazzo» commentò Emil.

«Indubbiamente, ma io parlavo della quantità di lingue che conosce e del fatto che collabora con gli Storici.»

«Davvero?» Emil abbandonò l’idea di fare altri commenti idioti, dopo che aveva ricevuto quell’informazione. Uno che aveva contatti con uno dei gruppi di esperti di sovrannaturale più interessanti del mondo era un elemento prezioso. «Come li conosce?»

«La fondatrice è di Jacmel, come lui, e comunque operano in gran parte nei Caraibi. È entrato in contatto con loro all’università, dice. È un ricercatore in Archeologia. Dice che potrebbe addirittura farci incontrare qualcuno degli Storici. Sarebbe incredibile! Le loro conoscenze e soprattutto la loro metodologia per affrontare il risveglio del sovrannaturale sarebbe una benedizione, per noi.»

«Beh, teniamocelo caro.» Voltò lo sguardo e si accorse che Ariel si era svegliato. «Mandiamo lui a sedurlo, così avrà un buon motivo in più per rimanere nel gruppo.»

«Io mi rimetto a dormire» brontolò Ariel.

 

Quattro incontri dopo David sembrava un membro di Attraverso da sempre. Emil era quasi geloso della facilità con cui s’infilava in ogni progetto e riusciva a dare un contributo validissimo. Ogni volta, sotto sotto, sperava un po’ che fallisse, solo per avere la conferma che fosse veramente un essere umano. Ma se David aveva difetti, li nascondeva bene.

Durante una cena insieme, nella cucina del loro appartamento multifunzione, finirono a parlare di musica. David aveva una conoscenza smisurata di musical e opera lirica e ne sapeva di metal, ma era sorprendentemente ignorante in materia di pop.

«Senti, posso chiederti una cosa un po’ imbarazzante?» gli domandò David, alla terza birra, quando ormai gran parte del gruppo aveva già ripreso il passaggio per tornare a casa.

«Non mi sembri tipo da imbarazzarti facilmente.»

«È che di solito su questo genere di cose… Insomma, vorrei chiedere ad Ariel se vuole prendere un caffè con me, ma tutte le volte che provo a far cadere un indizio in quella direzione, fa finta di niente. Però continua a essere carino con me e a venirmi a cercare.»

Emil ghignò.

«Ariel è una persona estremamente letterale. Non puoi girare intorno alle cose, con lui. Non le capisce. Non ha fatto finta di niente: probabilmente non ha assolutamente afferrato che ci stai provando.»

«Ok. Ora capisco. Ma… Il mio provarci è opportuno o no?»

«Oh, sì, certo. Ariel è una persona stupenda. Non ne trovi un altro così. Molto particolare, certo. E terribilmente imbarazzato da tutto ciò che è romantico. Insomma, se vuoi conquistarlo, auguri. Beh, auguri anche se vuoi solo portartelo a letto.»

«Mi sembra che tu lo conosca molto bene.»

«Sì, decisamente.»

«Ed è sempre così abituato a sminuirsi? Continua a parlare di se stesso come di qualche creatura mostruosa dagli immensi poteri incontrollabili che finirà per causare qualche guaio, e per questo dunque impossibile da avvicinare da qualsiasi essere umano.»

       «Sì, purtroppo è così. Ha davvero un enorme potere, legato al controllo degli elementi naturali, e credo ne sia spaventato. Ma i suoi problemi nascono da altro. Magari te lo racconterà, se riuscirai a fargli capire che vuoi uscirci insieme.»

«Quindi perlomeno non si offenderà anche solo perché ci ho provato?»

«Perché dovrebbe?»

«Perché nonostante sia il 2023, non tutti i ragazzi sono del tutto tranquilli col fatto che un uomo ci stia provando.»

«Non è quello il problema di Ariel. Diciamo che… Ha bisogno di qualcosa di insolito e speciale, ecco. Meglio se è qualcosa che non somiglia per niente a un vero appuntamento.»

«Ora mi stai confondendo le idee.»

«Vedi, lui ha una lunghissima storia di appuntamenti falliti alle spalle.»

«Lunghissima? Ma quanti anni ha? Sembra così giovane.»

«Ne ha 22. E ha una serie di storie sfigate da raccontare che mi auguro ti riveli, perché sono estremamente divertenti. Ma sai come lo ha conquistato, il suo primo ragazzo? Recuperando una dozzina di coniglietti scappati da un negozio di animali dopo un’alluvione.»

David buttò giù quel che rimaneva della sua birra in un solo sorso.

«Ok. Non credo potrò mai eguagliare una cosa del genere, ma… Penserò a qualcosa.»

«Non ti scoraggiare. Senti, ma è una cosa seria?»

«Mi piace molto. Sarei curioso di vedere se possiamo funzionare, sempre che a lui vada.»

Emil annuì, compiaciuto. Sarebbe stata una bella occasione, per Ariel. E non solo per lui.

«Che dirti: buona fortuna.»

 

       Un mese era passato, la primavera del 2023 era diventata estate, il periodo in cui i fenomeni naturali e quelli magici si scontravano più facilmente, provocando disagi e danni, e gli incontri di Attraverso si intensificarono. Più di una volta il gruppo sfruttò i propri potere e le proprie conoscenze per risolvere qualche situazione nei vari paesi dei partecipanti.

       In tutto questo, ancora David non si era fatto avanti con Ariel, ed Emil era un po’ seccato. Insomma, era curioso di vedere come sarebbe finita la cosa (bene, sperava lui.) Eppure, ancora nulla. Una sera, dopo l’incontro, si attardò con David per chiedergli notizie.

       «Allora, hai cambiato idea su Ariel?»

       David gli rispose con un sospiro esasperato.

       «Quando hai detto che è un tipo letterale e che non capisce le cose, se non vai diretto al punto, non esageravi. Ho provato almeno in cinque diverse occasioni a invitarlo a fare qualcosa, ma non si arriva a niente. Ma ho paura a essere troppo diretto.»

       «Fammici pensare un po’, così magari vi trovo un’occasione.»

       L’occasione in effetti si presentò due giorni dopo.

       «C’è un’area della città dove si stanno ripetendo incidenti magici, e tanto per cambiare le istituzioni non sanno come agire» spiegò Silvia. «Temo che dovremmo intervenire. C’è una rottura in quello che viene chiamato equilibrio cosmico, cioè il delicato rapporto tra magia diffusa nell’atmosfera e sentimenti delle persone, che la influenzano. Dovremmo preparare qualche incantesimo che vada a sistemare la cosa.»

       «Modificare gli equilibri bio-magici risvegliando sentimenti e sensazioni?» chiese David. «Molto interessante. Lo avete già fatto?»

       «Una volta siamo andati davanti a un negozio di musica e abbigliamento metal. In quella zona c’era uno squilibrio» disse Svetlana. «C’era Emil in costume e infradito con lo stereo che sparava reggaeton come se non ci fosse stato un domani. Abbiamo fatto incazzare un bel po’ di gente, poi Hikaru, con un incantesimo, ha incanalato l’energia della rabbia e ha sistemato la cosa.»

       «Ed Emil è quasi morto, perché è un povero empatico e si è preso addosso tutta la furia di quel branco di fondamentalisti metallari» commentò lui.

       «Non sei proprio la scelta che avrei fatto io, per il reggaeton» commentò David, divertito.

       «Io volevo mandarci l’unico caraibico del gruppo, all’epoca, ma Ariel si è rifiutato.»

       «Potresti anche smetterla di rinfacciarmelo» protestò Ariel. «Io comunque ho un’idea. Proprio al centro dell’area che ci interessa hanno aperto una specie di piccolo luna park. Basterebbe che ci andasse qualcuno e diffondesse un piccolo incantesimo che esalta i sentimenti positivi di rilassamento e divertimento. In poche ore ci sarebbe un afflusso di gioia tale da richiudere la crepa dello squilibrio.»

       «È un’ottima idea» disse Hikaru. «Io posso preparare l’incantesimo.»

       «Sì, però quel posto è aperto solo per le coppiette» disse Svetlana, che aveva appena googlato il parco giochi citato da Ariel.

       «E chi se ne frega: basta andare in due» rispose Emil. «Tipo: David, ti senti pronto per la tua prima missione?»

       «Non mi tiro certo indietro.»

       «Perfetto. Tu e Ariel. Il novellino e uno dei veterani di Attraverso.»

       «Emil, sei sicuro che…» iniziò Silvia, mentre Hikaru scuoteva la testa.

       «A me sembra un buon piano. Che ne dici, Ariel?»

       «Io… Va bene, certo, non c’è problema.»

       Poi più tardi avrebbe dovuto spiegare qualcosa alle ragazze. Svetlana se la rideva dietro il quaderno degli appunti: aveva capito qualcosa. Il resto dei presenti – pochi e un po’ assonnati, quel giorno – si trovò d’accordo con il piano d’azione e si passò a parlare d’altro.

       Emil non aveva idea del perché quella faccenda lo divertisse tanto, ma era piuttosto convinto che lo stesse facendo per Ariel, e se lo fece bastare.

 

*

 

       «Un luna park per coppie? Non ho mai sentito niente del genere.»

       «Già.» Ariel, che gli camminava accanto, sembrava tranquillo e sicuro che la loro missione sarebbe stata estremamente semplice. «In realtà, non so molto di luna park. Non ci sono mai stato.»

       «Stai scherzando? Non sei mai salito sulle giostre nemmeno a qualche fiera?»

       «Vengo da una famiglia un po’ particolare.»

       «Volevo giusto chiederti qualcosa delle tue origini. Se ti va di parlarne.»

       «Padre texano, madre cubana. Si sono conosciuti frequentando la stessa chiesa. Una di quelle un po’ estremiste. Hai mai sentito parlare della Salvezza nella Fede?»

       «Sì» rispose David, allarmato. «E non in maniera entusiastica.»

       Ariel rise.

       «Puoi dire quello che vuoi. Sono anni che non credo a ciò che predicano.»

       «Sono quelli che credono che il risveglio della magia nel mondo non sia altro che un segno dell’apocalisse imminente?»

       «Già. E chi nasce con dei poteri è posseduto dal diavolo, e quindi deve fare di tutto per reprimerli. Hanno preso il peggio dei culti conservatori e ci hanno aggiunto la paura per quello che è successo al mondo negli ultimi vent’anni.»

       «Quindi tu ne sei uscito?»

       «È complicato. Ufficialmente no. Se esci, la tua famiglia deve tagliare ogni legame con te.»

       «Cavolo, Ariel, è una bella merda. Ma non è molto sano nemmeno rimanere e nasconderti.»

       «No, decisamente no. Però per il momento non ho idee migliori. Hanno bisogno di me. Ho due fratelli maggiori, ma fanno parte della gerarchia, come mio padre, e tutto quel che guadagnano va alla chiesa. Ho tre sorelline che hanno bisogno di me.»

       «Lavori? Credevo studiassi pedagogia.»

       «Faccio il commesso part-time in una copisteria.»

       «Sanno che hai dei poteri?»

       Ariel scosse la testa.

       «Si sono sviluppati quando ero adolescente, per fortuna. Così sono riuscito a nasconderli. Se avessero visto che cose mostruose sono in grado di fare…»

       «Io sono sicuro che i tuoi poteri hanno molti aspetti positivi.»

       «Non è l’unica cosa che ho nascosto. Se sapessero del mio orientamento sessuale, sarei morto.» Si sforzò di ridere, ma David non riuscì a imitarlo. «Lasciamo perdere. Siamo quasi arrivati e dobbiamo favorire i sentimenti positivi. Se continuo a deprimerti con questa storia, il nostro intervento non servirà a niente.»

       Il luna park era minuscolo, con tre giostre, un parco fiorito e un’adorabile sala da tè. Era anche molto costoso, ma le casse del gruppo avevano provveduto all’acquisto dei biglietti di ingresso. David era davvero molto curioso di partecipare per la prima volta a una delle missioni di Attraverso, ma l’entusiasmo maggiore era derivato dal fatto di essere lì con Ariel. Certo, non era un vero appuntamento, ed erano lì solo perché Emil aveva buttato là la cosa (si sarebbe dovuto ricordare di ringraziarlo.)

       Salirono su un autoscontro con automobiline blu e rosa.

       «Tutta questa eteronormatività nel 2023…» brontolò David, cercando di far entrare le sue lunghissime gambe nell’auto rosa. Ariel rise. «Verrò qui di notte e le ridipingerò con colori non codificati secondo il genere, come forma di protesta!»

       L’autoscontro tirò fuori un lato sorprendentemente aggressivo nell’angelico Ariel. L’esperienza fu divertente. Persino più di quanto David si sarebbe aspettato. Quando scesero, notò la quantità di sorrisi e risate traboccanti che li circondavano.

       «Hai già iniziato a diffondere l’incantesimo di Hikaru?» chiese all’altro e Ariel annuì.

       «Si tratta solo di leggere le parole giuste» gli rispose, mostrandogli il foglio scritto dall’altra che teneva in tasca. «Un po’ per volta.»

       «Interessante. Cos’è che lo fa funzionare? L’inchiostro con cui l’ha scritto?»

       «Sì, e i disegni sulla carta.»

       «Dovrò farmi insegnare molte cose. Allora, visto che anche noi siamo pervasi da questa straordinaria gioia di vivere, sperimentiamo le montagne russe?»

       «Non chiedo di meglio.»

       Il giro era abbastanza ridicolo, soprattutto se avevi provato simili giostre in posti di tutt’altro genere, ed era punteggiato da cascate di coriandoli glitter e musichette mielose soffuse. Però c’era una cosa che trasformò completamente l’esperienza per David. Ariel era entusiasta. Non si sforzava nemmeno di nascondere quanto la cosa gli piacesse. Era la cosa più adorabile che David avesse visto da un bel po’.

       Ventidue anni, e non è mai salito su una giostra. La mia famiglia hai i suoi problemi, ma non invidio la sua.

       Ariel era ancora così esaltato, quando scesero, da dimenticarsi che era il momento di attivare la seconda parte dell’incantesimo. Quando David glielo fece notare si fece improvvisamente serio e arrossì.

       «Oddio, che idiota!»

       «Ma dai. Siamo in due proprio per aiutarci a vicenda, no?»

       «Già. Scusa. Lo faccio subito.»

       «Se vuoi lo faccio io.»

       «Se ti fa piacere…»

       Gli passò il foglio e David compì il rituale mentre Ariel lo osservava.

       «Che c’è da sorridere?» gli domandò, alla fine.

       «È che quando leggevi l’incantesimo ti è cambiata la voce. Cioè, voglio dire, era così seria e profonda. Impostata. Come un attore.»

       David scoppiò a ridere.

       «Ah, sì, è una cosa che faccio, me lo dicono spesso.»

       «Eri tutto così professionale e serio.»

       «Sì, beh, non ho idea di cosa ho letto. Doveva proprio scriverlo in giapponese? Che succede se uno sbaglia la pronuncia?»

       «Niente. La magia è prodotta da inchiostro, disegni e intenzione di chi legge. Una volta mi ha sentito leggere e ha riso per venti minuti. Ma l’incantesimo ha funzionato lo stesso.»

       «Interessante. Devo proprio chiederle di spiegarmi come funziona. È un tipo di magia che non ho avuto occasione di studiare.»

       «Credevo…» Distolse lo sguardo, cercando di nascondere un sorriso divertito. «Credevo che tu avessi studiato tipo tutto.»

       «Sembro così saccente?»

       «No, no, no, scusa!» Il sorrisetto sparì subito, lasciando posto a una confusione angosciata che dispiacque a David. «Non era… Non volevo dire… Scusami, non volevo sembrare offensivo…»

       «Ehi, Ariel.» Gli posò una mano sul braccio, senza ben riflettere su ciò che stava facendo. «Tranquillo. Scherzavo.»

       «Sono orribile.»

       «Non mi hai offeso. Rilassati.»

       «Scusa. Ti conosco così poco e mi sono permesso di fare una battuta del genere.»

       «Siamo qui apposta per conoscerci, no? Cioè, voglio dire, visto che dobbiamo fare questa cosa insieme, tanto vale sfruttare questo tempo per conoscerci.»

       In tutto questo non aveva ancora spostato la mano dal braccio dell’altro – lo realizzò solo in quel momento e si ritrasse. Ariel rimaneva serio e agitato. David ricordò un paio di momenti, durante gli incontri del gruppo in quel mese, in cui il ragazzo gli era sembrato devastato dal senso di colpa per cose palesemente senza importanza.

       «Ehi, senti, Ariel, non so veramente come farti capire che non mi sono offeso, e vorrei tornare al nostro… Al nostro finto appuntamento e alla nostra vera missione, come prima, perché mi stavo divertendo. Spero anche tu. Mi stavi raccontando un sacco di storie interessanti su Attraverso negli ultimi due anni.»

       «Sì» rispose Ariel, riacquistando un guizzo della felicità di prima. In quel momento accanto a loro passò una coppietta che rideva a un volume insopportabile. David fece una smorfia di fastidio ma Ariel sorrise. «Sta funzionando, credo.»

       «Sì, certo, se tutti iniziano a ridere così però io finirò per scappare…»

       «Dove vuoi andare?»

       «Dove vuoi tu.»

       «Ti va un gelato?»

       Lo seguì nel piccolo, delizioso locale dove rimasero più di un’ora. Ariel gli parlò delle avventure di Attraverso, David gli rivelò qualcosa di sé, della sua famiglia e del suo percorso di studi, stando ben attento a evitare anche una singola parola che potesse riportare l’altro all’imbarazzo di prima. Prima di alzarsi attivarono l’ultima parte dell’incantesimo.

       «In teoria avremmo finito, ma io preferirei rimanere ancora un po’ e controllare se i sentimenti che abbiamo aumentato stanno davvero equilibrando le cose» disse Ariel. Gli mostrò un braccialetto d’argento attorno al polso sinistro. «Questo è un rilevatore. Mi fa percepire la situazione intorno a noi. Ho già l’impressione che vada meglio, ma vorrei aspettare ed essere sicuro che è andato tutto bene.»

       «Come vuoi.»

       «Spero che non sia un problema.»

       «Non lo è.»

       «Magari speravi di tornare a casa presto, stasera.»

       «Ariel, vuoi stare tranquillo?»

       «Scusa. Sto di nuovo facendo quella cosa per cui gli altri devono ripetermi le cose cento volte, vero?»

       David aveva sulle labbra una risposta sbrigativa, un’ennesima rassicurazione accompagnata da un’osservazione su quanto Ariel si agitasse facilmente, ma un secondo prima di aprire bocca decise di dire tutt’altro.

       «Non ho nessun problema a ripeterti le cose anche duecento volte, se ne hai bisogno.»

       L’altro lo guardò con gratitudine e gli sorrise. David lasciò che la mano si posasse sulla spalla di Ariel, che non diede segno di esserne infastidito. Allora si avvicinò a lui, chinandosi appena, arrivandogli a un soffio dal viso.

       «Sì, hai ragione, forse dovremmo, visto che stiamo fingendo di essere una coppietta. Non vorrei destare sospetti» disse Ariel, prima di appoggiare le labbra contro le sue.

       Un uragano scoppiò nella testa di David. Non se lo sarebbe mai aspettato. Quanto doveva indulgere nel bacio? Era una messinscena, giusto? Lui non aveva mai avuto problemi con le dimostrazioni d’affetto in luogo pubblico (e aveva anche un paio di storie decisamente da non raccontare, o almeno non a tutti, relative a luoghi pubblici), ma quella situazione era nuova e potenzialmente esplosiva.

       Sarà stato anche un bacio finto, ma Ariel non si tirò certo indietro di fronte alla sfida di renderlo credibile. Quando si staccarono, David lo guardò con un misto di stupore e ammirazione. Il timido Ariel invece sembrava incredibilmente a suo agio. Gli sorrise, lo prese sottobraccio e lo condusse verso l’ultima attrazione del parco, una piccola ruota panoramica che, secondo Ariel, era posizionata malissimo e non avrebbe permesso la visuale su niente di particolare. Ma l’idea di salirci non sembrava dispiacergli comunque.

       «Come vanno le cose?» gli domandò David, sfiorandogli il bracciale, mentre aspettavano che la giostra si mettesse in moto.

       «Molto bene. Mi sembra che stia funzionando addirittura più delle altre volte.»

       «Hai avuto un’ottima idea, a scegliere questo posto.»

       «Grazie. Beh, l’ha avuta anche Emil a suggerire che andassimo noi due.» 

       D’accordo: questa come la devo prendere?, si domandò David. Non capiva cosa stesse combinando Ariel alla sua testa. Ed era estremamente frustrante, perché non aveva mai avuto quel genere di problema con nessuno. Le sue storie – poche, ma accuratamente selezionate – erano partite tutte perché lui aveva fatto la prima mossa, lui aveva indovinato la strategia giusta per avvicinarsi all’altro. E ora si trovava in quella situazione allucinante, in un finto appuntamento con qualcuno che gli piaceva davvero, qualcuno che prima sembrava non cogliere nessun indizio e poi, dal nulla, lo baciava (per finta, ovviamente…) e aveva esternazioni come quella di poco prima…

       «A che pensi?»

       «Ah… Niente.» La ruota panoramica cominciò a muoversi in quel momento. Qualunque cosa si fossero detti, sarebbero stati insieme, da soli e senza possibilità di fuga per una mezz’ora. «In realtà mi chiedevo se ti andasse di ripetere l’esperienza.»

       «Fare una missione insieme? In effetti abbiamo lavorato bene.»

       «Sì, beh, anche quello.»

       «Senti, se intendevi…» Una schitarrata metal e un urlo in growl li interruppe. «Ah, scusa, è la mia suoneria…» Armeggiò con le tasche e riuscì a tirare fuori il telefono quando ormai il pezzo era arrivato praticamente al ritornello. «Ehi… Pronto… Ciao… Sì, sì, siamo ancora insieme. Sulla ruota panoramica, attualmente. Molto bene. No, ascolta, non mi sembra il caso, eh? No. No. Emil, dai basta, ne parliamo stasera. Sì. Sì, sì, certo. Anch’io. Ciao.»

       «Voleva sincerarsi che la missione stesse andando bene?» domandò David, a disagio. Quella telefonata aveva appena infranto qualcosa.

       «No, voleva solo rompere le scatole perché è così che si diverte.»

       «Non credo di capire.»

       «Ok, non so da che parte prendere questo discorso. Emil è il mio ragazzo.»

       «È il tuo…» Si bloccò. Più che la delusione, avvertiva una bruciante curiosità di capire per che cazzo di motivo Emil stesso lo avesse spinto a corteggiare Ariel.

       «Ed è anche il mio primo ragazzo. Non sono mai stato con nessuno, perché nella chiesa dei miei sono vietati gli appuntamenti, almeno fino a una certa età, e poi ti sposi subito, e comunque ovviamente tutti sono rigorosamente etero, e… Scusami, tutto questo non c’entra niente. Insomma, tre anni fa mi sono messo con Emil, e… Ora ti sto per dire una cosa che di solito spaventa la gente o provoca risposte tipo ma io mi ero fatto tutta un’altra idea di te, quindi forse avrei dovuto dirtelo in un posto dove avevo la possibilità di scappare e non quassù in cima, e…»

       «Se pensi di volermelo dire, da qui alla fine del mondo…»

       «Emil mi ha aiutato a capire tante cose di me, tra cui il fatto che probabilmente non sono monogamo.»

       «Ok. Sei poliamoroso. Niente di sconvolgente.»

       «Niente di… Per me è sconvolgente che tu la prenda così bene.»

       «Non sono mica…» Si morse la lingua prima di dire uno della chiesa dei tuoi, ma Ariel arrivò prima di lui.

       «No, non sei un membro di Fede nella Salvezza, lo so. Sono uscito con altri due ragazzi, mentre stavo con Emil, ma non è mai andata bene, ed Emil è convinto che io sotto sotto mi senta in colpa, e quindi fa di tutto per spingermi a uscire con persone che potrebbero piacermi.»

       «Sai, questa storia sta finalmente facendo luce su un mistero che mi angosciava.»

       «Il perché Emil abbia proposto me e te per questa missione?»

       «Non solo. Ariel, io sono davvero interessato a te, e mi è capitato di parlarne con Emil, perché sono stupido e non avevo capito che fosse il tuo ragazzo. E lui mi ha incoraggiato moltissimo.»

       Ariel scoppiò a ridere.

       «Oddio, ci sarai rimasto malissimo prima, quando hai scoperto che stiamo insieme! Mi dispiace!»

       «Figurati. Sappi che mi ha anche detto che hai una lunga storia di appuntamenti maledetti.»

       «Sì! Ci credi che Hikaru ha insistito per farmi un incantesimo antisfiga, quando gliel’ho raccontato?»

       «E questo appuntamento andrà nella lista di quelli strani?»

       «Un po’ strano lo è. È finto. Era finto. Non lo so. Emil ci ha messo lo zampino. È decisamente molto strano.» Si fermò, come realizzando in quel momento le implicazioni delle sue parole. «Se ti ho offeso con una qualsiasi delle idiozie che ho appena vomitato, sei autorizzato a insultarmi.»

       David si arrese. Non aveva più parole, non aveva nemmeno più reazioni di fronte alla bizzarria di quel che stava vivendo. Così si avvicinò ad Ariel abbastanza da suggerirgli di ripetere l’esperienza del bacio di prima. E per fortuna Ariel era della stessa idea.

 

*

 

       «Ho una domanda da farti.»

       Emil, impegnato a pulire la piccola cucina della sede di Attraverso, fece un salto e si voltò, colto di sorpresa dalla voce.

       «David! Che cazzo ci fai qui? Il passaggio dovrebbe essere chiuso! Com’è possibile…»

       «Sono un risonante.»

       «Sei un…»

       «Ho il teletrasporto.»

       «Lo so cos’è un risonante. Stavo solo prendendo confidenza con l’idea. Perché ti sei teletrasportato qui all’improvviso?»

       «Ho appuntamento con Ariel, ma in realtà speravo di beccare anche te. Perché non mi hai detto che Ariel è il tuo ragazzo?»

       «Perché doveva essere lui a decidere se uscire con te o meno, e se dirti o no che è poly.»

       «Molto nobile. Ma poi ci hai gettati in missione insieme.»

       «Era per darvi una mano…»

       «Solo per questo?»

       «È che… Ariel ha un senso di colpa atavico per qualsiasi cosa, anche la più innocente. Si sente un mostro per i suoi poteri, per il suo carattere, per la sua sessualità. Un regalino da parte dell’educazione fondamentalista dei suoi. Io e lui stiamo benissimo insieme, ma è chiaro che lui è curioso e vorrebbe sperimentare, e magari stare anche con qualcun altro.»

       «Volevi creare un’occasione per lui, quindi. È quel che ha detto anche lui.»

       «Non è scemo, anche se è un po’ ingenuo. E ci conosciamo bene.»

       David sospirò e sorrise.

       «Beh, grazie, comunque.»

       «Ariel sembra contento. Siete alla… Quarta uscita, giusto? Ed è quasi tranquillo. Insomma, di sicuro è meno oppresso dalla colpa delle altre volte. Magari con te funziona. Ah, cavolo, sono geloso, però. Cioè, non di te, ma del tuo teletrasporto. Io devo sempre usare il passaggio dentro questo appartamento e lottare con i fusi orari! Tu puoi andare e venire quando vuoi.»

       «Posso sempre darti uno strappo, ogni tanto.»

       «Nel senso che intendi passare da Haiti alla Norvegia, raccogliermi e depositarmi qui?»

       «Per me è questione di secondi.»

       «Ti odio un po’. Sei bellissimo, sai fare tutto, parli novecentosettanta lingue e sei un risonante. Se non uscissi col mio ragazzo, non vorrei avere nulla a che fare con te.»

       «Perché?» domandò Ariel, spuntando alle spalle di Emil in quel momento.

       «Ehi!» Emil fece per andargli incontro, poi si fermò, incerto, e guardò David.

       «Siete liberi di comportarvi come volete, e io sono tranquillo» rispose lui. «Ho acconsentito a questa situazione, no?»

       Emil baciò Ariel, sollevato.

       «Scherzavo, comunque. Non è vero che non voglio avere nulla a che fare con lui. È il ragazzo del mio ragazzo. È ovvio che voglio averci a che fare. È solo che è troppo bello e sapiente, mi mette in imbarazzo.»

       «Sembra quasi che tu ci stia provando» commentò Ariel, con quella sua solita aria angelica che non faceva capire se fosse veramente ingenuo o veramente malizioso. Emil guardò male David, che stava ridendo.

       «Non farti idee strane.» Guardò Ariel e gli scompigliò i capelli castani leggermente mossi che al solito non stavano in nessun modo. «Fate i bravi, ok?»

       Ariel gli rispose con un altro bacio, poi si avvicinò a David e baciò anche lui, con una timidezza che Emil trovò deliziosa.

       «Beh, ciao» lo salutò David. «Chissà, magari una volta o l’altra verrai anche tu, con noi.»

       «Ti ho detto di non farti idee strane!»

       «Non sarebbe male» disse Ariel. Poi uscirono dalla stanza, lasciando Emil da solo.

       Solo, con un sacco di idee strane.






Licenza Creative Commons
Quest'opera è distribuita con Licenza Creative Commons Attribuzione - Non commerciale - Condividi allo stesso modo 4.0 Internazionale.
   
 
Leggi le 1 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Storie originali > Soprannaturale / Vai alla pagina dell'autore: Harriet