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Autore: gynevere    10/09/2019    0 recensioni
Spin Off per " Il Valzer Invernale". Autoconclusiva.
“ Voi non credete, signor Kochert, che possano esistere diamanti maledetti?”, chiede la signora, lo sguardo perso nella strada al di fuori.
“ Certamente.”, risponde il gioielliere, senza badare troppo al fatto che il ' Voi' suona fuori tempo, “ Ce ne sono molti. L' Hope Diamond, detto Blu di Francia, per esempio. Il Black Orlov. Il Koh I Noor. Il Regent. Il Sancy. Il Taylor- Burton. Senza dimenticare le altre pietre, il Purple Sapphire, che è un' ametista. O il The Great Imposter of the Black Prince, un falso rubino, che è in realtà uno spinel. Tutte gemme con alle spalle una scìa singolare di sangue."
Genere: Dark, Mistero, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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Vienna, Anno... ?

 

 

Una leggera nebbiolina che scendeva dall' Hofburg ed oltrepassava Michaelerplatz si intrufolava discreta per le stradine secondarie del Kohlmarkt ed entrava nel Graben, proiettando la più esclusiva zona di Vienna in un tempo imprecisato.

Il Demel, una delle famose pasticcerie della tradizione del Wiener Kaffeehaus, si stava già riempiendo di avventori eleganti, alcuni per chiacchierare, altri per leggere il giornale davanti all' earl grey fumante e ad una fetta di Sacher torte.

Nessuno faceva caso alla bruma pallida che, come un fumo freddo portato dal fohn, iniziava a chiudere ad anello la città: erano appena passati i Santi e i Morti, ed era del tutto naturale che con il profumo dei funghi ci fosse anche la prima foschìa.

I waltzer sarebbero cominciati più tardi, nel mese di dicembre, assieme ai mercatini natalizi; e sarebbero andati avanti tra Vienna e Milano fino al primo del Nuovo Anno, quandi i Wiener Filarmoniker avrebbero chiuso, come sempre e da sempre, la fase luminosa e magica dell' inverno.

La “ U Dorata”, il ferro di cavallo più ricercato che dal Palazzo Imperiale arrivava alla Kartner Strasse, ospita ancora tutti i fornitori del Kaiser: sebbene contesa tra Cartier, Chopard, Tiffany, Wellendorff, e la Casa d' Aste del Dorotheum, offre tuttavia perenne sistemazione per le storiche realtà viennesi recanti l' insegna dell' aquila bicipite come Kochert, Bucherer, Halder, Schullin e Wagner, alloggiati in quelle strade sin dall' epoca in cui il Kohlmarkt era conosciuto soltanto per il suo smercio di carbone.

Proprio una serie di pezzi di carbone di quello speciale era, in quel momento, sotto la lente a dieci ingrandimenti dello storico gioielliere Kochert, che sulla propria insegna non recita solennemente il motto ' Casa dei Diamanti e del Tempo' come fa Wagner, ma può vantarsi del fatto che già 200 anni prima la gente dicesse ' Chi ha sangue blu, può andare solo da Kochert'.

Presente a Vienna dall' epoca asburgica quanto lo era il gioielliere Pennisi a Milano, Kochert aveva visto passare sotto la sua lente un buon numero di parure antiche, moderne, rétro, vintage, e anche false; come Maison di Maestri Orafi esistente da più di 200 anni, faceva parte del Circolo degli Enochiani, i più antichi bottegai della città; e in quel momento, silenzioso e pensieroso, stava tentando di capire se la tiara che si trovava tra le mani era un' abile riproduzione Art Nouveau, oppure un vero pezzo di maestria orafa uscito dagli ultimi anni di regno della Regina Vittoria, quando il Principe Albert era morto e l' argenteria veniva lasciata inscurire apposta per significare la perdita del Caro Estinto e il dolore del Memento Mori.

La padrona della tiara è in piedi, accanto alla vetrata istoriata del negozio; sta scendendo la sera e lei guarda assorta fuori.

Quando è entrata facendo suonare i due piccoli campanelli appesi all' agrifoglio dell' anno prima, Kochert e il suo commesso avevano messo a fuoco una signora sottile dalla capigliatura bionda raccolta, la cui diafanità era avvolta nel velluto nero lungo. Un lieve nastro attorno al collo, sempre di velluto nero da cui ciondolava un cameo, le donava quell' aspetto gotico da romanzo d' appendice di fine Ottocento, ma il viso era giovane, forse appena tirato dalla stanchezza e da un non so che di esangue.

Ora quella signora, che stringeva una pochette al petto da cui aveva tratto la tiara e aveva con sé una sola piccola valigia, attendeva il responso del gioielliere, dal momento che il pezzo era arrivato senza certificato di autenticità e provenienza, conservato solo in una scatola rossa di raso ormai liso che recava all' interno, in caratteri dorati su raso crema, la scritta ' Kochert, Von Jahr 1814 '. Il silenzio nella stanza arredata dal celebre Theophil Hansen, il progettista della Musikverein, congelava il fluire del tempo in una statica eternità morta.

Che strana cosa... ho girato e rigirato tra i nostri archivi, ma il disegno di quel diadema pare essere inesistente.”, conclude il commesso, chiudendo uno dei polverosi e larghi cataloghi in- folio in cui venivano inseriti tutti i bozzetti della gioielleria di pregio realizzata su richiesta delle famiglie aristocratiche, “ E' proprio sicura, signora, che quella tiara venga dai nostri laboratori? Magari che so, le sue antenate avevano altri bandeaux fatti da noi, e col tempo, per sbaglio, le scatole delle corone sono state scambiate...”

Dalla Cattedrale di Santo Stefano, poco lontano, la campana batte l' ora. Sono quasi le sei.

La Messa sta per cominciare.”, dice la signora, indifferente a quanto detto dal commesso, “ Forse dovrei andare, e lasciarvela qui, per vedere se mi trovate un acquirente?”

Acquirente?”, le fa eco perplesso l' assistente del gioielliere, “ E' un bel problema, se non ci sono certificati, nemmeno un vecchio pezzo di carta in cui sono fissati i termini della compravendita. Perché non ha pensato di rivolgersi qui all' angolo, alla Casa d' Aste Dorotheum? Loro forniscono anche perizie...”

La campana della Cattedrale batte un altro lungo, lugubre rintocco.

Ho necessità di vendere subito, per partire.”, risponde la signora, tornando con lo sguardo alla vetrina, come se si aspettasse, da un momento all' altro, di veder arrivare di corsa qualcuno che la insegua, magari proprio la Polizia cittadina, pensa tra di sé il commesso.

La leggera urgenza nel timbro sommesso di quella voce flautata l' ha reso di colpo sospetto, e ora vede la scena con una maggiore nitidezza: una signora dal vestito d' antan è entrata nella loro boutique storica, con una tiara Art Nouveau in argento, diamanti e ametiste all' interno di un portagioie logoro con il loro logo e senza certificati, un diadema che gli archivi Kochert ignorano, e ora ha fretta di vendere privatamente per andarsene col buio. Forse, ragiona il commesso, è una di quelle ladre d' alto bordo che si spacciano per istitutrici, prenotano alla loro padrona- genericamente la moglie di un diplomatico straniero in visita- una camera all' Hotel Sacher, e quando quella è alla Wiener Staatsoper a sentire Mozart con i bambini, invece di aspettarla in albergo le rubano i gioielli e spariscono nella nebbia.

Non credo sia possibile vendere così, su due piedi.”, dice quindi il commesso, risoluto ad andare nella stanza attigua per fare una telefonata al Kommissariat, “ Bisogna prima accertarsi che tutto sia a posto.”

Oh, ma sono diamanti veri.”, dice la signora, sgranando quei suoi grandi, bellissimi occhi verdi dall' aria un poco assonnata, “ Solo, sono di taglio antico, a rosetta, come si usava... molto tempo fa.”

Il commesso fa per ribattere che non ha importanza, ma Kochert, senza mettere giù un istante la sua lente, prende d' improvviso la parola, “ Per essere veri, sono veri. Alcuni, ad essere precisi, sono anche sbeccati.”

Altro rintocco di campana, quasi fosse la mezzanotte. La signora torna a volgersi verso la vetrata.

Hanno preso su di sé ciò che non è capitato a me.”, dice dopo un attimo di esitazione, abbassando la voce, “ Così si dice dei cristalli che si rompono.”

Con l' eccezione che il diamante è la pietra più dura in assoluto... ci vogliono dei bei colpi, per arrivare a scheggiarlo.”

Il silenzio nella stanza si fa denso, il commesso inizia a sentire freddo... un freddo che penetra nelle ossa. Tra le teche in stile, uno sfavillìo gelido passa su tutte le creazioni in diamante esposte.

Voi non credete, signor Kochert, che possano esistere diamanti maledetti?”, chiede la signora, lo sguardo perso nella strada al di fuori.

Certamente.”, risponde il gioielliere, senza badare troppo al fatto che il ' Voi' suona fuori tempo, “ Ce ne sono molti. L' Hope Diamond, detto Blu di Francia, per esempio. Il Black Orlov. Il Koh I Noor. Il Regent. Il Sancy. Il Taylor- Burton. Senza dimenticare le altre pietre, il Purple Sapphire, che è un' ametista. O il The Great Imposter of the Black Prince, un falso rubino, che è in realtà uno spinel. Tutte gemme con alle spalle una scìa singolare di sangue. Ogni diamante significativamente storicizzato ha degli elementi di occulto che lo pervadono. Ogni pietra preziosa, vede... in passato era considerata inerentemente demonica. Specie quelle rubate dai templi antichi dell' India.”

" Chi appartiene al Circolo degli Enochiani deve per forza crederci. Lei crede, Herr Kochert, agli Angeli caduti?"" La signora rimane in attesa, e lì per lì sembra che Kochert voglia andare avanti a dire ciò che sa della storia di tutte le gemme che ha citato: apre un paio di volte le labbra, come per risponderle. Poi però, finisce la disamina della tiara, e passa finalmente a guardarla.

Senta, mi deve dare almeno un paio di giorni. Ho un carnet di collezionisti privati che potrebbero essere interessati, ma avranno bisogno di arrivare in città per visionare l' oggetto. Sempre che Lei non decida di andare alla Casa d' Aste.”

Il commesso di Kochert guarda il principale sbigottito. Mai e poi mai in tutti quegli anni in cui è stato a servizio, ha visto il suo padrone agire in quel modo, senza fare domande né richiedere un certificato di autenticità e neppure mettere in dubbio che il gioiello in questione sia uscito da uno dei suoi laboratori.

Ma Herr Kochert, non c' è alcuna bozza di quella tiara nei nostri archivi, io ho controllato...”

Le ultime parole sono assorbite dal rintocco della campana, più forte che mai, quasi il campanile si trovasse sul loro tetto.

No, la prossima asta è il mese venturo. Non mi fermo così a lungo, vado da parenti a Praga, e poi ripartirò per la Russia.”

Come Le è comodo. Dove devo cercarla?”

Alloggio al Sacher Hotel.”, dice la signora, e il commesso, chissà perché, non ne è affatto sorpreso, “ Mi faccia chiamare là.”

Kochert rimette la tiara nella scatola, indi stacca un biglietto e scrive, semplicemente, “ Hotel Sacher.”

Devo chiedere di...?”

La Contessa Matilde di Monte Sepolcro.”

Per alcuni istanti, la Mont Blanc stilo di Kochert indugia sulla carta. Un' ombra passa nelle pieghe della sua fronte, pare insegua un lontanissimo ricordo.

Monte Sepolcro...” finisce poi, scrivendo in fretta, “ Contessa.”

Alza gli occhi, porge la mano. La Contessa ricambia flebilmente con la sua. Le punte delle dita sembrano stallattiti di ghiaccio.

Dica loro che ho bisogno di vendere... e di vendere in contanti.”

Anche quest' ultima affermazione, pensa in allarme il commesso, dovrebbe far meditare Kochert, ma non avviene nulla di tutto ciò. Il gioielliere, come assonnato, o forse annoiato, annuisce alcune volte con la testa, “ Certo, certo... una congrua somma.”, dice, e intanto accompagna alla porta la Contessa. Rimane a fare ancora alcune parole sull' uscìo, parole di assenso che però non arrivano comprensibili all' udito del suo assistente.

Quando rientra, dopo che i campanellini sull' agrifoglio hanno segnato col loro tintinnìo la dipartita della nobildonna, sta ancora meditando pensieroso.

Herr Kochert, forse dovremmo chiamare la polizia?”

Con le mani sulla scatola della tiara, Kochert dà un' ultima occhiata al pavé di diamanti che scintillano quietamente intorno alla grande ametista violacea centrale. Infine, si degna di rispondere al suo commesso:

Se non fosse che il Purple Sapphire è conservato al Museo di Storia Naturale di Londra, direi che, per grandezza e colore, è proprio lui, che ne dici, Karl? E' salita una nebbia incredibile... così incredibile che là, sulla guglia più alta dello Stephansdom, mi pare quasi di scorgere il formarsi di una sagoma. Mah... segni di stanchezza.”

Chiude con uno scatto la custodia, getta un' occhiata al di fuori, e poi si avvia verso il suo ufficio privato.

Credo che chiamerò quel banchiere di Francoforte sul Meno, sai... dovrebbe essere il cliente giusto per questo tipo di tiara, ha la figlia che si sposa con un marchese.”

Il povero Karl non crede alle sue orecchie. Non ha mai visto il padrone più svogliato e rilassato di così, come sotto l' effetto di un sortilegio che scende dall' Hofburg.

 

***

 

Alcuni giorni dopo, la Wiener Zeitung riportava nelle pagine di Cronaca Nera la morte per omicidio di un importante membro della Banca Centrale Europea presso il Sacher Hotel. Assieme a lui, anche il suo segretario era stato trovato in un lago di sangue.

Apparentemente in viaggio privato per andare a fare compere di lusso, era stato visto al Demel per la colazione, in giro per il Kohlmarkt con una serie di borse da shopping, e infine era rientrato in albergo per cambiarsi d' abito prima della cena.

La sua partenza per la Germania era fissata al giorno seguente, i conciérges d' hotel avevano detto agli investigatori che non aveva visto nessuno, nessuno aveva chiesto di lui, nessuno era entrato nella sua suite ad eccezione del segretario, anche quello vittima di un agguato.

Tuttavia, nella stanza non vi erano segni di colluttazione, e ad un primo esame non mancava nulla.

Nulla, tranne la borsa di pelle che, però, sembrava essere stata vista solo da una delle inservienti del piano: nessuno, né i conciérges, né il direttore d' hotel, né i camerieri addetti al buffet delle colazioni internazionali, né altri clienti, ricordavano il particolare della logora borsa in pelle che sarebbe stata tenuta sempre dal segretario.

Infine, non mancava alcun incartamento dal plico di lavoro che aveva temporaneamente portato con sé, e non era sparito nemmeno il pc.

Controllarono il telefono con le ultime chiamate fatte alla moglie e alla figlia che doveva sposarsi di lì a qualche mese, e tra le varie cose trovarono una chiamata del gioielliere Kochert.

Quando gli ispettori si recarono al numero 15 della Neue Markt Strasse per chiedere al gioielliere Kochert come mai avesse chiamato la vittima, fu loro risposto che da tempo il banchiere cercava una tiara per il matrimonio nobile della figlia, ma quella che gli era stata mostrata non aveva incontrato né il suo gusto, né il prezzo.

Possiamo chiedere che gioiello gli abbia mostrato?”, domandò quindi il capo ispettore, volendo essere il più possibile preciso nel suo rapporto alla Centrale.

Ah, certo, era la tiara di Monte... Monte...”

Sulla fronte di Kochert era tornata a disegnarsi la ruga di perplessità che già l' aveva afflitto qualche giorno prima su un nome che ora gli sfuggiva di colpo, ma si era riscosso quasi subito:

Beh, era una tiara in oro di smeraldi e perle. Me l' aveva portata una Contessa che... che... ah, la memoria.”, aveva finito, scuotendo la testa e tornando ad esaminare un orologio fine Ottocento che gli avevano portato la mattina.

Proprio quell' orologio, rifletté con l' ispettore, gli faceva perdere il senso del Tempo, era sempre un colpo avanti o un colpo indietro al campanile del Duomo di Santo Stefano.

Della valigetta in pelle consunta, nemmeno l' ombra.

Uscendo dalla gioielleria, una vecchia zingara che prediceva il futuro sbarrò la strada all' ispettore col suo seguito e, accennando col mento al numero civico 15 della storica gioielleria, estrasse dalla tasca del grembiale sudicio una carta: l' Arcano XV.

L' ispettore, seccato, la scacciò con la mano.

Dopo qualche giorno, l' Hotel telefonò alla Centrale: un loro dipendente, un facchino destinato al piano in cui erano stati trovati i due defunti, non era più tornato al lavoro.

 

***

 

Nella Via di Mala Strana, proprio vicino all' alchemico ' Vicolo dell' Oro', un giovane era stato trovato in una mattina di neve e nebbia a terra, riverso e col volto bagnato, come se qualcuno l' avesse annegato nella Moldava durante la notte. Era congelato, e non c' era da stupirsi, visto che a Praga era quasi il 15 di novembre e i primi fiocchi avevano già imbiancato la città.
Il giovane non era uno qualsiasi: lo stava cercando l' Interpol, era accusato del furto di una valigetta in pelle contenente forse documenti, forse denaro, sottratta ad un banchiere morto in circostanze non chiare nel Sacher Hotel di Vienna.

Il giovane aveva bazzicato, diceva qualche testimone oculare raccolto nella zona, per il Vicolo dell' Oro per giorni, con una custodia in raso rosso liscio sotto il braccio, forse contenente un gioiello. Infine, di boutique in boutique, aveva trovato qualcuno interessato.

Aveva una tiara Art Nouveau, disse che apparteneva alla sua nonna, e che lui era finito in disgrazia, ma non ce la siamo bevuta nemmeno per un istante.”, diceva il commesso di Belda ai giornalisti curiosi, “ Noi qui facciamo riproduzioni di tiare storiche, questa era veramente troppo per un tipo come lui. Volevamo chiamare la polizia, ma poi l' hanno trovato morto.”

E la tiara adesso dov' è?” chiedevano gli ispettori locali, che stavano aspettando i colleghi viennesi, già in viaggio per raggiungerli.

Heh! Nessuno lo sa! Il mio principale, vedete, la doveva mostrare alla moglie del console; ma quando ha fatto per portarla in visione alla residenza del console, proprio fuori città, si è attardato coi bagagli a cercare il biglietto del suo treno, era molto trafficato, e quando è sceso, puff! Il bagaglio con dentro la tiara, sparito. L' ha ritrovato alcuni binari più in là, del tutto intonso: ma quando è stato dal console e ha aperto la valigia, non c' era più la custodia rossa con dentro la tiara. Non si ricorda se, sovrappensiero, l' ha tolta dalla valigia, e poi ha lasciato la scatola sul predellino del treno. Le ferrovie dicono di non aver trovato niente. Era l' Espresso delle 15:15.”

Questa poi! E il giovane che è morto, non aveva con sé una valigetta di pelle?”, insisteva il vice commissario, annotando con scrupolo ogni minimo indizio.

Nossignore. Solo la tiara che ha fatto vedere anche ad altri, qui in giro. Potete chiedere: era una tiara di zaffiri e rubini.”

Ma il suo collega due gioiellerie più in là dice che erano diamanti e turchesi.”

Diamanti e turchesi??? Certo che no, la deve confondere con un' altra corona. Zaffiri e rubini.”

C' è stato anche chi ha detto zaffiri e granati di Russia.”

Signor no: faccio questo lavoro da anni. Zaffiri e rubini, il rubino è molto diverso dal granato di Russia, altro punto di rosso.”

Tutti i giornali del mattino parlavano di una tiara scomparsa, per alcuni fatta di diamanti e smeraldi, per altri di perle e rubini, per altri di zaffiri e granati. Il banchiere aveva ritirato, prima di morire, un' ingente somma in denaro dal suo conto, ma il gioielliere Kochert diceva di non aver venduto nessuna tiara, e infatti l' ispezione successiva non gli trovò alcuna valigetta rigonfia di banconote.

Nel via vai ferroviario, nessuno si era accorto, alla stazione di Praga, di una signora vestita in velluto nero che recuperava una custodia rossa scolorita da una panchina appartata.

Apparentemente, era da giorni che la custodia rossa stava in quel punto, ignorata da chiunque passasse.

La signora, avvolta in una lunga cappa blu orlata di volpe, appoggiò il suo bagaglio alla panchina, per aprirlo e rimettere dentro, con noncuranza, la custodia scarlatta.

Rimase pensierosa a guardarla per qualche istante, come ipnotizzata. Sopra, sbiadite, si potevano leggere delle iniziali- MMS- che andavano e venivano a seconda di come la luce colpiva la stoffa.

Era quasi il tramonto, e il suo treno, un espresso notturno dalle carrozze blu diretto verso i Baltici e da lì in Russia, sarebbe partito nel giro di un' ora.

Aveva prenotato una cuccetta, e al suo arrivo a Mosca sarebbe stata accolta da quel gentile agente immobiliare che le aveva riservato una dacia isolata su una piccola collina della Siberia, appena fuori dall' oblast di Irkutsk- la sua nuova Monte Sepolcro, da pagare tutta coi contanti che teneva nel doppio fondo della valigia.

Il suo nuovo Reame d' Inverno.

Da Mosca, avrebbe preso il Golden Eagle Trans- Siberian Express che percorreva la Transiberiana sino a Vladivostok, 900 chilometri per soli 95 ospiti, nel più totale anonimato di un treno d' epoca non dissimile al leggendario Orient Express.

Sollevando gli occhi verso il Prazky Hrad che affogava nel biancore della neve come una minacciosa montagna nera aguzza e turrita in un tramonto offuscato dalla nebbia e dalle nubi cariche di una nuova gelata, la Contessa Lucilda rimase in contemplazione delle fiammelle che venivano via via accese nei lampioni sul Ponte Carlo, mentre sulla guglia più alta del Castello, a guisa di un gargoyle che non avesse mai cessato di fare la guardia da tempo immemorabile, stava in attesa della sua partenza una sagoma scura e alata, visibile soltanto a chi poteva sapere.

Pensando che dopotutto il Golem era una storia di Praga, e che da lì a Mosca c' erano esattamente 1666 chilometri da trascorrere tutti chiusa nel proprio scompartimento, la Contessa serrò col lucchetto la valigia, e si apprestò a raggiungere il binario delle Russian Railways.

   
 
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