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Autore: Asia Dreamcatcher    11/09/2019    2 recensioni
Johann Schmidt è tornato e con esso le ceneri dell'oscura Hydra, pronta a risorgere.
Ma Teschio Rosso non è solo e Steve Rogers e gli Avengers dovranno vedersela con nuovi nemici. James Barnes sarà costretto, ancora una volta, a lottare contro i propri fantasmi, sperando di non soccombere.
Mentre gli echi di una nuovo guerra risuonano, Captain America e Vedova Nera si ritroveranno ad affrontare una sfida inaspettata, che potrebbe cambiare tutto per sempre.
Terza parte di "Se il passato è alle tue costole, ti volti e lo affronti"
Genere: Azione, Drammatico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: James 'Bucky' Barnes, Natasha Romanoff/Vedova Nera, Nuovo personaggio, Steve Rogers/Captain America, Un po' tutti
Note: Cross-over, Movieverse, What if? | Avvertimenti: nessuno
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- Questa storia fa parte della serie 'Se il passato è alle tue costole, ti volti e lo affronti'
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Capitolo Trentadue: All'ultimo Respiro

"We have no scar to show for happiness.

We learn so little from peace”

~ Chuck Palahnuk

«Sono io il capo adesso»


«Beh il tuo capo fa schifo» proruppe Natasha con sguardo glaciale.

Sinthea voltò il capo verso di lei e sorrise enigmatica.

«Natasha Romanoff! Era davvero ora che ci incontrassimo» trillò gioviale poi i suoi occhi da gatto si assottigliarono alla vista di Ekaterina accanto a lei.

«Ahiahai K e così mi hai tradito? Sciocco da parte tua presentarti al mio cospetto. Ma ho chi può rimetterti al tuo posto, possibilmente tre metri sotto terra!» concluse a denti stretti ma con un sorriso tronfio.

Katja infatti venne travolta alle spalle e rotolò a terra con violenza, stretta al suo avversario, senza che Vedova Nera potesse intervenire in suo aiuto.

La Soldatessa si ritrovò stretta nella morsa ferrea di D che non dava segni di riconoscerla.

«D...i..di!» sussurrò mentre soffocava, pur guardandola negli occhi Dominil non disse nulla, ne il suo sguardo mutò, anzi rafforzò la propria presa sul collo della ragazza.

Una sensazione opprimente la colse: un vuoto destabilizzante, Dominil la sua folle, innocente Didi non la riconosceva, non provava niente, i suoi occhi rispecchiavano il nulla. Che cosa le avevano fatto? Ed ecco la rabbia. Se avesse potuto, Katja, avrebbe ruggito di furia. L'avrebbero pagata. Li avrebbe massacrati tutti per quello che le avevano fatto.

Fu grazie alla rabbia adrenalinica, bruciante ed incontenibile che riuscì a liberarsi e scagliarsi con incredibile velocità contro la persona che amava, ingaggiando un duro scontro.

Natasha non perse tempo, dopo essersi assicurata che la sua protetta fosse riuscita a reagire, si diresse rapida verso Sin decisa ad ucciderla; nello stesso istante in cui lo fece anche Steve. Qualcosa, o meglio qualcuno, intercettò la sua traiettoria e la placcò scaraventandola a qualche metro di distanza.

«Natasha!» gridò il Capitano preoccupato, ma non abbastanza da non riuscire a parare il colpo della figlia di Teschio Rosso.

«Battiti con me Romanoff!» Allegra Belgioioso torreggiava su di lei con alterigia. La spia sorrise melliflua, “Bene” pensò “Mi ha risparmiato la fatica di andarla a cercare”. Si rialzò in piedi e si mise in posizione di attacco.

«Non è da te scommettere contro chi ti è superiore» sibilò con altera sicurezza. Allegra rise divertita preparandosi anch'essa.

«Oh questo è tutto da vedere! Io so tutto di te, ti ho studiato Romanoff, saresti un ottimo pezzo da collezione, ma vali di più da morta!»

«Potrei dirti la stessa cosa, tuo fratello sarebbe disposto a spendere qualsiasi cifra.» replicò prontamente Natasha, colpendola dove faceva più male «E credimi non uscirai viva da qui. Hai commesso il tuo primo ed ultimo errore decidendo di guadagnare sulla pelle di mio figlio!».


«Oh Capitano, c'è davvero bisogno di essere così aggressivi?» lo canzonò Sinthea parando con le braccia incrociate la gamba tesa di Steve, mentre scivolava elegantemente in spaccata.

Lo scontro tra i due supersoldati si fece serrato e violento; Steve comprese subito che, se non voleva essere sopraffatto, doveva combattere per uccidere.

«Chiedi clemenza Capitano! Non puoi battermi» ghignò la ragazza al suo orecchio. L'Avenger riuscì a respingerla, scagliandola lontano.

«E' qui che ti sbagli Sinthea. Io ho tutto il giorno» disse mentre si toglieva l'elmo e glielo lanciava contro riprendendo subito lo scontro.


«Ore sei» avvertì Iron Man fornendo copertura a Bucky e Sharon.

Era davvero un pandemonio, gli agenti parevano emergere dalle pareti stesse.

Sharon scansò James nascondendosi insieme dietro una colonna, tossì a causa del fumo acre in seguito ad alcune esplosioni. Guardò il supersoldato accanto a sé per controllare che stesse bene.

«James...»

«Tranquilla, sto bene» le sussurrò l'uomo sorridendole incoraggiante. Si sporse appena cercando di capire quanti fossero i nemici, e fu in quel momento che lo vide e tremò, non di paura ma di una sorta di sottile eccitazione.

«Tony! Karpov è lui!» Iron Man lo individuò quasi subito «Si sta allontanando dallo scontro».

«E' mio!» replicò prontamente Tony poi si accostò alla coppia, la maschera si sollevò mostrando il volto teso ma deciso del genio.

«Voi ce la fate?» chiese, i due annuirono.

«Non ti preoccupare Tony. Vai! Salutalo da parte mia» aggiunse con sguardo complice. Iron Man annuì;

«Contaci Soldato Ghiacciolo» e partì all'inseguimento.


«Bene, bene da quanto non ci vediamo».

Sharon fu scossa da un brivido, ma come Bucky reagì d'istinto a quella voce: graffiata, sprezzante, detestata.

«Rumlow» replicò cupo il Soldato d'Inverno.

Bucky non aveva desiderato altro: mettere la parola fine a quella storia.

Sharon non si diede pena di dare voce ai propri pensieri, li mostrò apertamente: attaccò per prima Crossbones rapida ed impietosa. Quell'uomo le aveva condizionato la vita per troppo.

James d'istinto andò a coprirle le spalle, la proteggeva dai colpì più violenti, lasciando poi a lei la veloce risposta.

«Crepa Barnes!» urlò Rumlow colpendolo con violenza inaudita.

«Dopo di te» fu la replica glaciale.

Sharon e James si battevano senza risparmiarsi, stanchi di quell'uomo; Rumlow più di una volta si ritrovò a sudare freddo, ogni volta che sul suo corpo nasceva una nuova ferita.

L'agente 13 cominciava a non poterne davvero più, la fatica minacciava di farle perdere l'equilibrio ad ogni nuovo contatto, finché un'esplosione accanto a loro li fece crollare a terra, momentaneamente ciechi a causa del fumo.

Sharon tossì forte e quando i suoi occhi iniziarono a mettere a fuoco, desiderò non poter vedere: Crossbones ne aveva approfittato ed aveva stretto il Soldato d'Inverno in una presa mortale, il braccio metallico era orribilmente schiacciato – malgrado la mano fosse ancora saldata al resto dell'arto - dalla morsa metallica che l'agente HYDRA aveva al braccio. Bucky stava soffocando.

«James!» articolò la donna attanagliata dalla paura.

«Sì quella è esattamente l'espressione che mi fa tanto eccitare piccola Carter!» disse Rumlow delirante. Bucky cercò di divincolarsi con rabbia ma non servì.

«Sai Barnes ho sempre saputo che avresti portato guai, ma Pearce era così contento di avere il suo giocattolino!» serrò la presa e per un attimo la vista di James si offuscò.

«Non ti preoccupare non ho intenzione di finirti subito Soldat, prima mi occuperò della nostra graziosa Carter, voglio guardi mentre la faccio a pezzi» gli bisbigliò sadico all'orecchio.

«Lascialo andare Brock!» ordinò dura Sharon puntando la pistola verso di loro, dentro stava tremando non potendo sopportare di vedere James così impotente.

«Non credo proprio Carter! Illuminami: come farai a colpire me senza ferire il tuo amato soldatino di latta?».

Un guizzo attraversò lo sguardo di Bucky e Sharon; la presa sulla pistola tremò appena, incerta.

«Sh...a...ron» articolò sofferente; la compagna negò col capo.

«James» soffiò disperata, ma lui le fece un debole cenno.

«Ti... amo...»

«Anch'io!» e fece fuoco.

Per un lunghissimo secondo nulla si mosse, tutto rimase perfettamente cristallizzato e poi il sorriso da squalo di Rumlow si frantumò in mille pezzi tramutandosi in una smorfia di dolore e crollò a terra.

James, nonostante l'acuta sofferenza, reagì velocissimo e si accanì sull'uomo: lo colpì ripetutamente con forza, rabbia, il braccio metallico nonostante fosse danneggiato funzionava benissimo per spaccargli la faccia.

«James, James basta è finita! E' morto...» la voce concitata di Sharon lo riportò al presente. Smise di colpirlo, il volto era una massa irriconoscibile di sangue e carne, non c'era più battito, non c'era più un alito di vita: Brock Rumlow era morto.

Le braccia della bionda circondarono Bucky stringendolo con disperazione, tremava;

«Mi dispiace, mi dispiace, mi dispiace» ripeteva controllando il suo addome alla ricerca della ferita che aveva provocato lei.

James le prese gentilmente i polsi e la guardò con dolcezza;

«Va tutto bene Sharon, ho sempre saputo che eri un'ottima tiratrice».

Lo sguardo di Sharon cadde sul pezzo di pelle mancante: aveva colpito lui per colpire Rumlow. Il proiettile aveva attraversato di striscio, ferendolo all'addome senza prendere punti vitali, e si era piantato in quello di Crossbones facendogli perdere la presa.

«Ti amo!» sospirò l'agente 13 fra le lacrime «Ti prego lascia che ti curi».

Sharon riuscì a fare un bendaggio approssimativo.

«Sicuro di farcela?» chiese lei ancora una volta, Bucky le accarezzò il volto.

«Sì. Andiamo, c'è ancora del lavoro da fare».


Che i nemici fossero duri a morire, beh si sapeva ma che fossero anche così numerosi non aiutava.

Clint e Sam si ripararono dietro delle colonne trivellate dai proiettili. Falcon azionò Red Wing e questo li aiutò a riprendere fiato.

Improvvisamente l'ex pararescue perse il contatto con il suo piccolo amico tecnologico, Clint si arrischiò a vedere cosa fosse successo, un verso a metà fra l'esasperato e l'incazzato abbandonò le sue labbra.

«Sam» richiamò il compagno «Abbiamo compagnia. E stavolta non credo ce la caveremo solamente qualche contusione» borbottò.

«Quanti?»

«Uno. L'ultimo Winter Soldier: Leon Duval. Il bastardo che mi ha distrutto casa!».

Lui e Sam si fissarono per alcuni secondi, poi Falcon sospirò e si strinse nelle spalle;

«Non facciamolo aspettare».

Leon Duval, o per meglio dire L era diverso, da Niall, da Katja perfino da Bucky; non che il suo cervello non avesse subito vari ed innumerevoli condizionamenti, ma lui non si era mai ribellato, anzi li aveva ringraziati perché era quella la sua vera natura: assassino a sangue freddo, letale e silenzioso, oscuro. La brama di morte e sangue l'aveva accompagnato per tutta la sua vita, fin da bambino: piccoli animali, insetti. Finalmente ora poteva assecondare la sua natura senza provare nulla.

«Vi ho visti falchetti. Fatevi avanti, venite a farvi strappare le ali e gli occhi» mormorò letale.

«Non serve chiedere, amico» replicò l'arciere uscendo allo scoperto e attaccandolo con l'arco scomposto e ricomposto in un'alabarda.

Falcon l'attaccò da dietro con un calcio teso in volo.

Non sarebbe stato uno scontro facile.


«Ora basta Dominil!» gridò Ekaterina stanca di combattere, stanca di ferirla.

I lunghi capelli biondi ora erano tinti di rosso sangue, il respiro era affannoso, il volto escoriato, le labbra spaccate, le nocche rotte e il corpo pieno di lividi e ferite più o meno profonde. Katja era nelle sue stesse condizioni, se non peggio, un rivolo di sangue le colava dalla testa, scivolando crudele lungo la tempia, tracciando guancia e mento.

«Ti prego» la supplicò. Non ce l'avrebbe fatta a colpirla ancora, la amava troppo. Decise di agire per prima, la schiantò duramente contro una parete e le bloccò le braccia con le sue. La bionda soldatessa cercò di divincolarsi.

«Dominil» sussurrò dolcemente «Perdonami, perdonami per averti lasciato sola, sono stata così ingiusta con te, avrei dovuto proteggerti prima, avrei dovuto...» esausta accostò il corpo al suo fremente, leggera come una farfalla posò le labbra sulle sue, fu un bacio delicato, tenero al gusto di sangue e ferro.

«...K...» bisbigliò Dominil sulla sua bocca, lasciando l'altra basita.

«K» ripeté mentre le sue mani risalivano lungo le braccia e le spalle «K» le sfiorarono il collo magro per poi serrarsi con forza e iniziare a stringere.

Ekaterina osservò che i suoi occhi erano a tratti vacui e a tratti pieni di emozioni soverchianti. La ragazza cercò di artigliare un detrito a poca distanza mentre D continuava a soffocarla, lasciò che fosse l'ultimo anelito d'istinto ad agire per lei: afferrò il frammento di muro e colpì con forza la testa di Dominil che batté con violenza anche a terra perdendo subito conoscenza.

Katja si piegò su di lei protettiva, la prese e la trascinò al riparo tenendola stretta.

Non seppe dire per quanto tempo restò lì a cullarla, ma dopo quella che parve un'infinità Dominil sollevò le palpebre color pesca e i suoi occhi la cercarono immediatamente. Ekaterina rimase immobile col cuore in gola.

«K? Che succede? Sei venuta a prendermi?» chiese con voce sottile ed innocente.

La mora a quelle parole scoppiò a piangere, libera finalmente di poter dar sfogo alla sua paura ma anche alla sua gioia.

«Sì...» rispose strofinando il naso contro la tempia della bionda «Sono venuta a prenderti».


Natasha arretrò contro il muro tenendosi la spalla ferita, strinse i denti cercando con gli occhi Allegra, quella stronza aveva approfittato di un'esplosione per defilarsi. Ancora poco e l'avrebbe eliminata.

«Nat!» chiamò Sharon andandole incontro seguita da Bucky.

«Che vi è successo?» volle sapere la spia osservando le loro condizioni fisiche.

«Rumlow» rispose James «E' morto».

Natasha si scambiò un'occhiata con Sharon e poi annuì.

«Allegra si è nascosta, ho perso Steve e Sin – ebbe un brivido – JJ gli è andato dietro»

«Hulk si sta occupando degli agenti all'esterno» la informarono i due;

«Tony?»

«All'inseguimento dell'uomo che ha ordinato la morte di Howard e Maria. Sam?» chiese Bucky leggermente in ansia.

«Credo sia con Clint, si stava occupando delle cariche» replicò Natasha.

«Ekaterina?» domandò a quel punto Sharon,

«Sta bene. Sta portando Dominil al sicuro sul jet» disse mentre il suo sguardo si rischiarò appena.

Quello scambio di informazioni si interruppe bruscamente da una nuova ondata di agenti dell'HYDRA.

Natasha, Sharon e Bucky vennero travolti dagli scontri.

Ad un tratto James si tastò il petto percependo sotto il tessuto ruvido e logoro quella piccola forma quadrata che in qualche modo gli dava forza, si guardò attorno osservando attonito la battaglia che si stava scatenando e capì di non poter più aspettare. Fanculo il momento perfetto!

«Sharon!» richiamò la compagna tirandola a sé e mettendosi momentaneamente al riparo.

«James? Che succede?» gli chiese preoccupata, osservandolo mentre si inginocchiava e trafficava con la sua giubba.

«Sharon» disse guardandola con amore e solennità, le mostrò la piccola scatolina «Vuoi sposarmi?».

L'agente 13 non ebbe nemmeno il tempo di formulare un pensiero che furono costretti a separarsi per affrontare i loro nemici, che così scortesemente si erano intromessi fra loro.

«Tu! - esalò incredula lei – Ti pare il momento più opportuno per chiedermi di sposarti?» domandò lievemente isterica, mentre rifilava una ginocchiata all'avversario e lo lanciava, letteralmente, verso il compagno.

«No, ma potrebbe essere l'unico! Ti amo! Ho scelto di passare il resto della mia vita...» strinse i denti mentre evitava per un soffio alcuni proiettili vaganti «...sempre che di vita ce ne rimanga, al tuo fianco! Qual è la tua risposta?» chiese, finalmente uno accanto all'altra.

Sharon sbatté gli occhi perdendosi in quelli del supersoldato, sconvolta e felice.

«Natasha!» urlò voltando il capo in direzione della rossa impegnata in uno scontro. Questa mise fuori gioco l'avversario e poi le prestò la sua completa attenzione.

«Mi fai da damigella d'onore?» gridò raggiante.

Vedova levò un sopracciglio verso l'alto alquanto perplessa, poi alzò gli occhi al cielo, la pistola che scattava rapida ad eliminare avversari;

«Niente rosa!» le urlò di rimando ma con un piccolo sorriso ad incresparle le labbra.

«E' un sì?» borbottò James confuso più che mai da quello scambio di battute, Sharon per tutta risposta lo bacio con passione.

Bucky frastornato dal bacio, la guardò e la trovò più bella che mai, nonostante la fatica, il dolore, la stanchezza.

«Magari l'anello te lo metto dopo eh, che dici?» scherzò lui, si scambiarono un altro lieve bacio poi i nemici pretesero la loro attenzione.


Vedova venne colpita bruscamente al fianco e voltandosi si ritrovò di nuovo faccia a faccia con Allegra.

«Questa volta non ti lascerò andare. La storia finisce qui» disse Natasha con sguardo minaccioso e letale.

«La storia finisce per te» sibilò lei.

Natasha non si fece impressionare e passò subito al contrattacco, colpendola senza pietà.

«Vedi Allegra io non posso proprio morire. Devo andare ad un matrimonio» un altro colpo e stavolta sentì distintamente le ossa del braccio della Belgioioso spezzarsi a causa della sua mossa. Si rese conto che la giovane italiana era al suo limite e sorrise melliflua: povera piccola aristocratica, per quanto potesse essere capace non era abituata a scontri così lunghi e intensi.

L'afferrò per i lunghi e biondi capelli e con una ginocchiata ben assestata la mandò contro il muro.

Allegra crollò in ginocchio e cominciò a tremare per davvero. Per una abituata a calcolare rischi e guadagni fu semplice comprendere che non ne sarebbe uscita viva e lei non voleva morire. Poteva giocare con la morte senza mai sbilanciarsi, poteva giocare con la morte di altri, ma lei in verità ne aveva un sacro terrore. Aveva paura della morte ed era troppo giovane per non averne. Si guardò attorno: tutto quello valeva davvero di più della sua vita?

«Mi arrendo» sospirò Allegra alzando le mani. Natasha fece una smorfia;
«E dovrei crederti?» sibilò.

«Io non voglio morire» e Natasha guardandola negli occhi vide che quella era la più pura e semplice verità, quello era uno sguardo che conosceva bene.

«Dov'è Sin?» chiese a quel punto.

«Io-» Allegra pensò in fretta e prese coscienza delle prossime mosse della sua ex alleata «Se la base è compromessa si starà dirigendo verso l'hangar. Non è così sicura come vuol far credere, ha molto meno controllo di quanto pensi»;

«Grazie» e subito dopo Natasha la colpì violentemente con il calcio della pistola, Allegra Belgioioso svenne.

«Che si fa?» chiese James poco dopo.

«Dobbiamo radunare il resto della squadra e dirigerci verso l'hangar. Sharon tu porta la Belgioioso al jet e mettiti in contatto con Coulson, cerca di capire a che punto sono. James raduna gli altri».


«Pietà...» sussurrò con un filo di voce Karpov, ormai ridotto allo stremo.

Tony torreggiava su di lui, il respiro pesante e controllato, provato nell'anima di aver finalmente messo le mani sul mandante dell'assassinio dei suoi genitori.

«Dimmi una cosa, perché?» mormorò con sguardo perso il genio.

«Io non lo so» affermò ostinato l'ex addestratore della Red Room. Iron Man fece un verso esasperato e puntò la mano armata contro di lui, poteva polverizzarlo in pochi istanti.

«D'accordo. Lukin voleva mettere le mani su un siero o qualcosa del genere che gli Stark custodivano, non so altro lo giuro!» replicò stanco.

«Peccato che Lukin sia morto quindi, capisci, dovrò rivalermi su di te, infame bastardo» replicò Tony allungò il braccio e l'energia si sprigionò eliminando definitivamente l'incubo di Bucky Barnes e Tony Stark.

Compiuta la sua vendetta non si sentì meglio, non provo nulla, il vuoto persisteva sospirò pensando, quanto meno, che ci fosse un verme in meno a quel mondo; inspirò solennemente poi prestò ascolto alla comunicazione audio, calò la maschera sul viso e si voltò.


JJ strinse i denti frustrato ed esausto dallo scontro che lui e Grant Ward stavano ormai portando avanti da troppo, lanciò uno sguardo ad Annabeth ammanettata, picchiata e sorvegliata a vista dall'ex specialista.

L'agente di livello 7 era riuscito ad anticipare la loro direzione e li aveva aspettati all'hangar; un improvviso fragore gli fece voltare lo sguardo: Steve Rogers era appena stato schiantato da Sinthea Schmidt, un leggero brivido lo colse, la battaglia fra quei due si era fatta sempre più violenta e brutale.


«Che vogliamo fare Capitano?» celiò sarcastica e divertita Sin «Colpirci fino a che i nostri corpi non saranno più in grado di rigenerarsi?» terminò con un gesto teatrale.

«Almeno ti porterei nella tomba con me!» replicò Steve lanciandole lo scudo sulle gambe e facendole perdere l'equilibrio.

Sin sorrise melliflua, un sorriso sporco di sangue. Non era andata poi così distante dalla realtà: lo scontro tra loro stava causando seri danni al fisico di entrambi, che persino il siero faticava a rimarginare in tempi brevi. Gli sputò in volto il proprio sangue per poi alzarsi di corsa e dirigersi verso il Bus, facendo un cenno a Ward; il suo ultimo agente rimasto.

L'ex specialista non esitò un istante, lanciò una granata verso Steve e JJ e, afferrando rude Annabeth, seguì Sin.

Il supersoldato e l'agente di livello 7 si misero al riparo proprio mentre si avvertiva il rombo dei motori del grande velivolo.

Il resto degli Avengers comparve in quel momento nell'hangar; Natasha lo cercò immediatamente con lo sguardo.

«Steve!» urlò richiamando il compagno.

L'uomo si prese qualche momento per osservarla: era esausta, il corpo provato e il sangue che le colorava la pelle candida ancora fresco, eppure per lui era sempre bellissima, un angelo magnifico e crudele.

Vedova vide le sue labbra muoversi, articolare poche parole: “Perdonami. Ti amo.” e lei tremò ma se ne rese conto troppo tardi.

Capitan America si mosse fulmineo e corse dietro al Bus, che intanto stava decollando, si accorse appena di JJ che tentava di stargli dietro animato dalla stessa idea.

«STEVE!» lo chiamò Natasha cercando, troppo tardi, di seguirlo; alla fine crollò in ginocchio sostenuta da Bucky e Sharon. Tony, nonostante i propulsori danneggiati, cercò di stare dietro al Bus ma dovette aiutare Hulk, all'esterno, con alcuni jet e mezzi corazzati che cercavano irriducibili lo scontro. L'aereo di proprietà dello S.H.I.E.L.D. volava sempre più in alto fino a che la modalità invisibile lo rese praticamente irraggiungibile.

Ciò che Sharon vide quel giorno le rimase impresso nella memoria: Natasha Romanoff tremante, furiosa, amareggiata e sopratutto terrorizzata a morte mentre chiamava ancora Steve e lacrime silenziose e odiate le segnavano crudelmente il viso.


«Secondo te come siamo messi?» esalò Sam con un'ala spezzata e il corpo scuro di lividi.

«Bah, secondo me siamo in parità» borbottò Clint tenendosi un braccio e respirando piano e profondamente. Falcon si voltò verso di lui ed osservando la sua faccia da schiaffi sarebbe scoppiato a ridere se ciò non gli causasse un tremendo dolore allo sterno.

Leon invece era ancora in piedi apparentemente intoccato, anche se in verità così non era.

Sam e Clint erano davvero provati ma qualcuno da lassù doveva volergli un gran bene perché in loro aiuto arrivò Katja.

«L finiamola, ora» esordì dura.

Il Winter Soldier la guardò annoiato;

«Molto bene. Se vuoi farla finita ora non hai che da chiedere» la ragazza intanto si scambiò un cenno con i due Avengers.

Quello era l'attacco decisivo.


Sinthea non era riuscita a riprendersi che un violento pugno di Steve Rogers l'aveva fatta volare contro una parete. Lui e Holden erano riusciti ad appendersi ad una delle ruote del Bus e a penetrare all'interno.

Sinthea ridacchiò sinceramente divertita e si leccò il sangue che le colava dalle labbra.

«Sai una cosa Capitano? Mio padre non l'ha mai compreso, lui voleva dominare il mondo, che vanesio! Era davvero convinto che quella fosse la soluzione. Si sbagliava, non puoi dominare qualcosa di corrotto. Solo dalle ceneri puoi plasmare qualcosa di completamente nuovo, in cui i forti domineranno sui deboli e voi non avrete più necessita d'esistere. Sai in fondo dovreste ringraziarmi-»

«Ringraziarti?» replicò duro Steve, come se stesse sputando veleno.

«Io sono un male necessario, mio bel Capitano. – lo disse quasi con dolcezza, come se stesse spiegando qualcosa di ovvio ad uno sciocco – Io rendo voi ciò che siete. Senza di me cosa saresti Steve Rogers? Un soldato senza guerra... Inutile. La tua dolce metà? Un'assassina che ritornerebbe a fare ciò per cui è nata-»

Per Steve quello fu troppo e la colpì spietatamente.

«Può essere che tu abbia ragione Sinthea, ma non ti illudere che le cose andrebbero come tu desideri, ci sarà sempre chi alzerà il capo e dirà “basta”. Questa è la realtà: per ogni male necessario ci sarà un bene disinteressato che lotterà!».

Sinthea urlò e si avventò contro di lui, rotolarono a terra colpendosi a distanza ravvicinata, mentre il Bus virava in modo anomalo sballottandoli in tutte le direzioni.

«Che cazzo succede?» gridò la figlia di Teschio Rosso ferita.


Nella cabina di pilotaggio intanto JJ e Ward si affrontavano duramente, mentre Annabeth cercava un posto abbastanza sicuro per far atterrare quel maledetto aereo ma senza successo, inoltre i due agenti avvinghiati nello scontro non l'aiutavano di certo.

Esausta e ferita Munroe decise di fare una mossa disperata: lasciò i comandi e si gettò su Ward per dare una possibilità a Holden. Nel caos della lotta Annabeth e Grant Ward si ritrovarono con una pistola ciascuno e nessuno dei due esitò: due proiettili partirono nello stesso istante.

Il sorriso sul volto dell'ex specialista si addolcì accasciandosi poi a terra colpito a morte.

Annabeth tremante per ciò che aveva fatto, cadde in ginocchio mentre il sangue crudelmente le sgorgava dalle labbra: il proiettile le aveva perforato l'addome.

«Annabeth!» urlò disperato Holden tenendola fra le braccia.

«J...J per favore... l'aereo... c-ci s-c-hia-n-teremo...».

«Merda! Dannazione resisti!».


*


«Più veloce!» ordinò Natasha scura in volto a Clint, tutta la squadra si era finalmente riunita nel jet che si dirigeva nel punto in cui il Bus aveva mandato l'ultimo segnale.

La scena che si presentò davanti agli Avengers non era delle più rassicuranti: il Bus pareva aver tentato un atterraggio di emergenza, ma si era gravemente distrutto contro la superficie rocciosa e pareva essersi spezzato in più punti.

Vedova si mosse tremante verso le rovine del Bus così come gli altri, finché uno dei portelloni rimasti si aprì cigolando e un JJ ferito gravemente uscì zoppicante con Annabeth Munroe incosciente fra le braccia, immediatamente Tony e Sam lo aiutarono e lo portarono verso il loro jet.

Natasha sentiva la ragione abbandonarla ad ogni istante passato, il suo corpo sembrava non appartenerle e rifiutava di sottostare al suo controllo, insieme al cuore che si restringeva in petto sempre più impedendole di respirare correttamente.

Poi un borbottio di voci attirò la sua attenzione. Sotto gli sguardi increduli e sollevati dei suoi compagni, Steve Rogers uscì anche lui alquanto malconcio tenendo stretta Sinthea Schmidt, imprigionata con delle cinghie, mentre inveiva e malediceva tutto e tutti.

«Questo è il tuo più grande peccato Capitano! La tua fottuta bontà ti costerà la vita! Non appena mi libererò ti verrò a cercare, ti ucciderò e ti strapperò ciò che hai di più caro-!».

Improvvisamente un sibilo attraversò l'aria e tutti se ne accorsero troppo tardi, la voce di Sinthea morì, uno schizzo di sangue colpì il volto e...

«Steve!».

_____________________________________________________Asia's Corner

Buon pomeriggio a tutti voi!
Eccomi tornata con questo penultimo capitolo che come avete notato è molto denso e ricco d'azione, non vi nasconderò che la stesura è stata alquanto dura, gestire non solo l'azione ma anche così differenti personaggi tutti legati fra loro e saltare dall'uno all'altro è stata un'impresa per me! Spero che il risultato sia stato di vostro gradimento.
Non mi dilungherò molto anche perché ormai che siamo così vicini alla fine di questa avventura lascerò alcune riflessioni e ringraziamenti per il prossimo capitolo conclusivo.
Io ringrazio tutti voi per l'affetto e la pazienza e ci vediamo al prossimo capitolo!
Un abbraccio!


   
 
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