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Autore: wildwindahinequ    17/09/2019    1 recensioni
Pensieri che ho deciso di condividere dopo aver letto "La ragazza interrotta" di S.Kaysen
Genere: Generale, Introspettivo, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Breve introduzione:
Questa storia a capitoli ha il solo scopo di esternare i miei pensieri e idee, sarà come una sorta di diario che ho il piacere di condividere. Nel corso del racconto menzionerò più volte il romanzo "La ragazza interrotta" di Susanna Kaysen o farò riflessioni sulla base di  alcune citazioni tratte da quel libro. Per comprendere meglio la situazione è consigliato leggerlo prima di cominciare questa storia, ma non indispensabile.


Ciao, mi chiamo Susan - si proprio come Susanna -, sono nata anche io l'11 novembre e si probabilmente sono pure io una ragazza interrotta.

Non so da dove iniziare a raccontare ma so che voglio provare a scrivere, o meglio cercare di spiegare quello che vivo, come vivo perchè ho capito che le testimonianze, proprio come quella di Susanna aiutano tantissimo, se non a indirizzarti verso la comprensione di te stesso almeno ti danno una speranza, che almeno esiste qualcuno come te, che la pensa così -diverso dagli altri - che forse allora non sei l'unico alieno nell'universo che vive il mondo amplificato, o forse lo vive allo stesso modo degli altri, ma è soltanto più sensibile.

Penso che dividerò questo racconto in capitoli, non necessariamente legati l'uno all'altro, per me infatti è difficile mantenere il filo logico o comunque l'idea iniziale per un lungo periodo di tempo, o comunque per il tempo necessario a scrivere un racconto, che siano ore, settimane, mesi o anni. A causa di questo infatti ho moltissimi studi, progetti, disegni e via dicendo lasciati a metà, specchio della mia incapacità di porre una decisione, una fine o un inizio a qualsiasi cosa.
Così vale per tutto, dai disegni, ai racconti e perfino alle attività quotidiane, la scuola per esempio, cambio idea ogni giorno su cosa potrei davvero fare, su cosa mi sento più incline o no, insomma diciamo che alla fine i miei interessi vertono su arte, scienze - soprattutto biologia, genetica, psicologia e zoologia -, lingue straniere - giapponese e russo sono le mie preferite - e sport.
Sono iscritta all'università, anche se diciamo che lo studio non è proprio il mio forte. O meglio a me piace studiare, solo che a causa di queste continue indecisioni mi riesce difficile proseguire per più di un breve periodo di tempo un corso di studi, infatti credo che dopo la triennale andrò a lavorare, anche se abbandonare lo studio sarà come perdere una parte di me, sarà un rimpianto che mi porterò dietro per almeno molto tempo.
Ma d'altra parte bisogna imparare a capire e rispettare i nostri limiti.

Credo che inizierò proprio da quest'ultima parola che ho appena scritto:limiti. Non so se tu che stai leggendo sei una persona "interrotta" oppure se rientri in un range di "normalità", sono però sicura che chiunque tu sia, almeno una volta nella vita hai incontrato questa parola. E hai tentato di aggirarne il significato.
Cercare di andare oltre il limite, oppure non raggiungere il limite minimo necessario per fare qualcosa, insomma analizzando bene questa parola e paragonandola ad un bersaglio si può subito capire che esso è difficile da centrare, molto più difficile di quanto si possa immaginare.
Giocare ai videogiochi più tempo di quanto la mamma te ne dava quando eri piccolo, oppure spendere tutto quello che avevi nel portafoglio quel sabato sera in cui ti stavi tanto divertendo per bere giusto un paio di drink, oppure anche la semplice azione di guidare: eddai chi rispetta i 50 km orari nei centri abitati o i 130 in autostrada se non c'è l'autovelox?

Ecco, è molto difficile rendersi conto di cosa sia effettivamente un limite, è semplicissimo superarlo o non raggiungerlo, insomma mantenere un certo equilibrio è parecchio complicato.  Questo perchè a mio parere l'essere umano non è stato creato per rispettare dei limiti, o meglio, ognuno è diverso non può un limite andare bene per tutti, è per questo che quindi si generano quelli che più comunemente vengono chiamati squilibri: anche questo termine è molto soggettivo, chi sono io per impedire a un altro individuo di compiere una determinata azione? Si potrebbe rispondere che quella azione è dannosa per lui e per gli altri, ma si parla sempre di opinione personale; non a caso molte abitudini, azioni, scoperte scientifiche, osannate in un tempo passato, hanno oggi mostrato l'altra faccia della medaglia e vengono duramente criticate. Ma allora erano giuste o sbagliate? O entrambe?
Io sono sempre stata fervida sostenitrice dell'ambivalenza, per il semplice fatto che la sperimento tramite l'esperienza. Se mi analizzo con occhio critico posso vedere l'ambivalenza anche in me stessa. Basti pensare che non ho una sola vita in me, ma bensì convivono due persone.

 
   
 
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