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Autore: TeamFreeWill    23/09/2019    6 recensioni
Prequel della mia long Perfect.
L'inizio dell'amore tra il principe Jared e il cameriere Jensen. Un amore talmente forte che nemmeno le differenze sociali può impedire di sbocciare. :)
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Jared Padalecki, Jensen Ackles
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Il principe e il cameriere: il filo rosso del destino'
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'Con questo mio scritto, pubblicato senza alcuno scopo di lucro, non intendo dare rappresentazione veritiera del carattere o dell'orientamento sessuale di queste persone, nè offenderle in alcun modo'

Prequel della mia long Perfect
https://efpfanfic.net/viewstory.php?sid=3835072&i=1  

 

Un diciottenne Jared, di fronte allo specchio della sua camera, si sistemava il gilet appena regalatogli da Jim, sotto la giacca nera. Sospirò sconsolato guardando il suo riflesso, lo stomaco sottosopra, le mani sudate.
Quella serata sarebbe stata la sua prima apparizione pubblica. Avevano organizzato, per l'occasione, una cena di gala e il principe avrebbe dovuto tenere un discorso davanti a una sala piena di persone, intente a guardare lui, a osservare lui.

Deglutì e chiuse gli occhi al senso di nausea che sentì crescere in lui. Non si sentiva affatto pronto, ma sua madre, la regina Mary, insisteva che doveva farlo come da tradizione.

Era la sua entrata in società e non poteva far fare una figuraccia al regno solo perché lui non era pronto! E quando sarebbe diventato re? Non esisteva proprio!, continuava a ripetergli la madre con un certa arroganza.

“Jared sei ancora lì imbambolato?! Dio! Sei un disastro!! Fila a darti un contegno prima di scendere in auto!” disse la madre entrando in camera e facendolo sussultare.

“Mamma...io...” ma la madre era già andata via e lui non poté far altro che ubbidire e quando scese in cucina sia Re John che Jim Beaver lo osservarono accigliati e preoccupati.

“Figliolo!!” disse il padre vedendo l’evidente disagio dell’amato figlio.” Riesco a tenere a bada un regno, riuscirò a tenere a bada tua madre...ora mi sente! Non sei pronto a fare un discorso in pubblico!!! Sei troppo pallido!”, fece il padre posandogli una mano sulla spalla, mentre Jim portava un bicchiere d’acqua e zucchero, che prontamente Jared bevve.

“No, papà...per favore...non litigate...riuscirò a fare il discorso...ora andiamo!”

Ci fu un attimo di silenzio, poi i tre uscirono dalla cucina per dirigersi nella limousine dove Mary li stava aspettando, impaziente di partire.

Il viaggio d’andata fu silenzioso e carico di tensione. Jared continuava a ripetere mentalmente il discorso che avrebbe fatto quella sera tanto che non si rese nemmeno conto che la macchina si era fermata d’innanzi al grande palazzo antico, la portiera aperta e John che lo esortava a scendere, Mary in posa sulla passerella davanti ai fotografi.

“Eh? Sì... arrivo!” disse scendendo dall’auto con il padre.

I flash lo accecarono subito e, con un enorme sforzo, sul viso dovette far apparire il suo miglior sorriso di circostanza.

Raggiungere l’entrata fu un’agonia, ma alla fine ce la fece e quando la famiglia reale fu annunciata nella sala ricevimento, si levò un grande applauso e poi varie strette di mano tra i vari nobili presenti man mano che avanzavano verso quello che era il loro tavolo scortati dal maitre di sala.

Jensen, 22 anni, stava ancora posando i menù sui tavoli quando la famiglia reale passò d’innanzi a lui e fu allora che accade, quasi per caso.

Per un breve secondo i suoi occhi s’incrociarono con quelli del principe mentre il ragazzo avanzava con i genitori.
Fu un solo attimo, ma per Jensen fu come essere colpito da un fulmine a ciel sereno. Il mondo sparì a quella vista.
Non poteva immaginare che anche per Jared in quel preciso attimo, il mondo era sparito, colpito dai suoi occhi verde speranza, ma poi fu richiamato dalla madre e la realtà si riversò di nuovo sul principe come un macigno, un pesante macigno.

Per il biondo, in ogni caso, la bellezza di quegli occhi non aveva eguali! La dolcezza di quel viso poi....Dio!, stava pensando questo quando il maitre gli si avvicinò e, in modo sgarbato, lo riportò alla realtà.

“Ackles dormiamo in piedi? Datti una mossa a posare i menù prima che non ti licenzi in tronco.” e detto ciò se ne andò, mentre il biondo ricominciava il suo giro, l’occhio che puntava ogni tanto il tavolo dove la famiglia reale stava abilmente chiacchierando con un duca e sua moglie e la figlia della coppia cercava d’instaurare una conversazione con il principe.

“Non vorrei essere nei suoi panni! Mi sembra un’oca quella!” pensò sghignazzando mentre veniva richiamato in cucina con gli altri camerieri.

Qui, il maitre, rispiegò loro un’ultima volta come si sarebbe svolta la serata. Tutto doveva essere impeccabile e perfetto!

“Fate un solo errore e …” lasciò il discorso in sospeso apposta. “Su , andate ora. Al lavoro!”

Jensen, dopo aver deglutito una leggera ansia, uscì dalla cucina posando un’ultima occhiata verso il principe, poi iniziò a prendere le varie ordinazioni girando tra i tavoli, ma fu solo quando arrivò al tavolo della famiglia reale inchinandosi e salutandoli, che poté osservare meglio il principe Jared, gli occhi di nuovo incatenati per un breve istante ma poi distolti fugacemente.

Ma doveva concentrarsi e calmarsi e così cominciò a prendere le ordinazioni per gli aperitivi, per Mary e John, la mano un po’ tremante mentre scriveva, l’occhio che di sottecchi osservava Jared concentrato sul menù.

“Invece per Lei? Cosa posso portarvi, Milord?” disse rivolgendosi al moro, la voce più alta del normale, il cuore che batteva decisamente più forte.

Jared, sentendosi chiamare, si voltò verso Jensen e, sorridendo d’istinto verso il cameriere, ordinò un semplice Spritz, anche se aveva comunque lo stomaco chiuso. Ma il modo in cui Jared sorrise durante quella richiesta, fece avvampare il cameriere.

“Come….” deglutì “…desidera Milord!” Poi s’inchinò un’ultima volta verso i presenti e rientrò in cucina dove, togliendosi la giacca bianca, dovette appoggiarsi al bancone, il respiro affannoso, il cuore impazzito. Dio! Che occhi…che sguardo…E poi era gentile, non come gli altri ragazzi figli di nobili…

“Felicia…per favore sostituiscimi...devo prendere aria un attimo.” disse fermando la sua collega che acconsentì senza pensarci.

Un attimo dopo uscì attraverso la porta di servizio ritrovandosi così nella grande terrazza panoramica dove l’aria fresca della sera lo fece calmare un po’. Fece pochi passi e raggiunse il parapetto, i gomiti appoggiati sulla ringhiera, lo sguardo perso, nella mente quegli occhi dalle mille sfumature.

Non immaginava che negli stessi istanti, Jared al tavolo, stava sudando freddo e aveva il cuore che gli martellava agitato nel petto, il respiro affannoso, la madre che insisteva perché si calmasse, il padre che intimava alla moglie di smetterla.

“John! Guardalo! Guardalo! Ci farà fare una figuraccia davanti a tutta l’alta società!” sussurrò mettendosi una mano sugli occhi. Provava vergogna.

“Mary…te l’avevo detto che non era pronto…” poi posò gli occhi sul figlio, che aveva avuto un conato di vomito “Oddio Jared!” fece il padre, la mano sulla spalle, preoccupato.

“Scusatemi…io…io….devo prendere aria….” sussurrò il giovane principe.

“Non azzardarti ad uscire ora! Stanno arrivando le portate e poi devi fare il discorso!” lo sgridò la madre, sempre mentenendo un tono basso, ma furioso.

“Mary! Basta! Sta male! Preferisci che prenda un po’ d’aria e si calmi o che vomiti anche l’anima davanti a tutti??” la richiamò con austerità. “Jared….” ritornando a guardare il figlio che era bianchissimo, “… vai. Non preoccuparti…prenditi tutto il tempo che vuoi”

Il figlio annuì e con discrezione si alzò dal tavolo, attraversò la sala – si sentiva osservato dalla madre – e uscì fuori, nella grande terrazza panoramica.

L’aria fresca immediatamente gli entrò nei polmoni, i passi veloci che puntavano alla ringhiera, le mani aperte sul parapetto.

“Calmati! Cazzo calmati!” si ripeteva mentalmente, il cuore che non la smetteva di battere forte, la paura di fare una figuraccia davanti a tutti durante il discorso che ci sarebbe stato dopo cena.

Jensen, accortosi della presenza del principe a pochi metri da lui, lo stava osservando accigliato. Gli vedeva il petto alzarsi e abbassarsi velocemente. Troppo velocemente.
Dio! Se non interveniva a calmarlo sarebbe andato in iperventilazione.

Deglutì e facendosi coraggio si avvicinò .

“Milord??…” ma Jared non lo sentiva. “Milord…”. Niente. “Oddio...E’ sempre più pallido accidenti” si ritrovò a pensare sempre più preoccupato.

Basta! Doveva agire.
Senza pensarci troppo lo fece: appoggiò una mano sulla spalla del principe stringendo appena e lo chiamò. “Milord, calmatevi per favore!”

A quel tocco e a quelle parole Jared si voltò di scatto puntando i suoi occhi in quelli verdi del biondo.

“Ma cosa?” la voce imbarazzata, lo sguardo comunque confuso.

Jensen ritrasse subito la mano e si scusò per essersi preso quella libertà, ma poi invitò il principe a sedersi sulla sedia li accanto.

“Sedetevi…siete troppo pallido…non potete rientrare in sala..” ma Jared, preso dal panico, voleva rientrare assolutamente.

“No…io…devo cenare e poi…” ebbe un altro conato di vomito al pensiero del discorso imminente.

“Lo so, Milord. Lo so…ma così rischiate di sputare fuori anche l’anima! E credetemi, non sarebbe un bello spettacolo…” se ne uscì all’improvviso sorridendo.

“Oddio! No!” rispose Jared sedendosi di peso sulla sedia, gli occhi puntati verso Jensen che distolse lo sguardo arrossendo.

Rimasero qualche secondo in silenzio, l’aria fresca che scompigliava la frangetta del moro, Jensen si incantò a guardarlo di nascosto mentre si rilassava, le guance che ritornavano rosate.

“State cambiando colore , Milord!” se ne uscì Jensen, senza rendersi conto della gaffe appena detta.

“Come scusa?” fece Jared, alzando le sopracciglia per la sorpresa di quell’affermazione.

“Oddio mi scusi! Volevo dire che non siete più bianco come un lenzuolo…”

“Effettivamente mi sento meglio. Ora, posso rientrare in sala…” e detto questo si alzò ringraziando di cuore Jensen per quello che aveva fatto.

Stava per voltarsi quando il cameriere all’improvviso lo fermò.

“Milord , aspetti!” disse raggiungendolo.

“Si?” il cuore che iniziò a battere forte quando sentì il profumo di Jensen.

No! Convenne, il cuore batteva perché stava rientrando in sala! Si era per quello. Doveva essere per quello. Non poteva permettersi un motivo diverso.

“Lo so che non dovrei permettermi ma vorrei osare darle un consiglio su come affrontare il discorso in pubblico… “

“Oddio…dimmi!! Accetto qualsiasi cosa per riuscire nell’impresa!” convenne il principe attento, leggendo il nome sulla targhetta affissa alla camicia bianca di Jensen.

“Ok…allora…Milord dovrebbe...sì insomma…..cioè...”
“Parla!!” lo esortò ansioso.
“….immaginarli in mutande!!” fu il semplice consiglio detto tutto di un fiato.

Jared cercò di rimanere serio ma poi non ce la fece. Scoppiò a ridere. A ridere di cuore.

Jensen era rosso in viso. Ma come gli era venuto in mento di dare un consiglio del genere al principe ? Che idiota era stato!

Ma poi si soffermò a guardarlo e oddio..i suoi occhi erano così brillanti…così vivi…che risata meravigliosa…Si ritrovò a sorridere di rimando.

“Oddio...” fece Jared asciugandosi gli occhi riprendendo il controllo, Jensen che lo stava guardando sorridendo, lui che incatenava gli occhi in quelli del biondo, il cuore che batté fortissimo alla vista di quegli occhi verdissimi “…è il consiglio più geniale che abbia mai sentito! Grazie di cuore!”

“E’ stato un onore, Milord…ma ora rientrate! Vi ho già fatto perdere tempo….” disse imbarazzato grattandosi la testa.

“No…” volle tranquillizzarlo “ …mi hai appena salvato la serata!” e detto ciò rientrò in sala, un sorriso radioso sul viso, sicuro che sarebbe andato tutto bene.

Jensen rimase lì imbambolato a guardarlo rientrare in sala con un sorriso stampato sul viso, ma poi scosse la testa, il richiamo di Felicia nelle orecchie.

Lui era un cameriere e Jared era un principe. Era stato solo un colpo di fortuna quella di poter parlare con quel ragazzo. Solo quello.

Era meglio non illudersi. Si era meglio così, ma fu comunque contento di aver avuto quell’esperienza che avrebbe custodito gelosamente nel cuore come il più prezioso dei segreti.



Note autrice
Ed ecco il prequel di Perfect. Finalmente lo pubblico. A voi ragazze che leggete.
Grazie a Cin75 per aver betato la storia e a Lilyy per avermi segnato gli errori di battitura.
 

  
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