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Autore: MireaAzul    23/09/2019    5 recensioni
«Cioè, non ci siete mai andati?!» domandò loro un sorpreso Brian. «Ragazzi, è scandaloso. Insomma, siete la coppia gay per eccellenza, è impossibile che non ne abbiate manco mai sentito parlare!»
Eppure era proprio vero.
L’angelo Aziraphale e il demone Crowley, nonostante fossero una coppia di uomini felicemente sposata da anni, non avevano mai partecipato ad un Pride.
«Veramente io mi considero un bisessuale disinvolto.» lo corresse pigramente il rosso.
«Non fa molta differenza; i Pride includono qualsiasi orientamento sessuale, compresa la bisessualità.» lo informò Wensleydale.
«Noi ci andremo, mi sembra ovvio.» aveva affermato Pepper. «Si possono, anzi… Si devono sostenere certe battaglie, anche se non ti riguardano in prima persona!»
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Crowley e Aziraphale al loro primo Pride.
Cosa potrà mai andare storto?
Genere: Commedia, Generale, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Adam Young, Altri, Aziraphale/Azraphel, Crowley, Warlock Dowling
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Piccola Intro
Buonasera popolo di EFP.
Sono tornata con una nuova storia, totalmente diversa da quelle già pubblicate ma ambientata nello stesso "universo".
La pubblico oggi non a caso, infatti il 23 settembre è il Bisexual Visibility Day!
Personalmente sono della corrente di pensiero secondo la quale Aziraphale è al 100% omosessuale, mentre Crowley un "bisessuale disinvolto".
Questo, e i capelli rossi, sono le uniche cose che abbiamo in comune.
Non vi tedio oltre, ma come sempre vi ricordo che mi farebbe davvero piacere sapere cosa ne pensate, in modo da potermi migliorare!
Ora non vi tedio più veramente.
Grazie per l'attenzione, buona lettura!


 




Tadfield, maggio 2029.

 

Sembrava un classico e normalissimo pomeriggio di maggio, lì a Tadfield.

L’angelo Aziraphale e il demone Crowley, in un momento di noia pomeridiana, avevano deciso di andare a fare visita ai loro giovani amici, i Quelli.

Al loro arrivo, furono accolti con entusiasmo, e si ritrovarono nel salotto di Adam a sorseggiare tè freddo e degli shottini di vodka (quest’ultimi erano esclusivamente per il demone).

Parlavano del più e del meno, come ogni volta che si vedevano.

Non ci sono più le mezze stagioni, maledetta sessione estiva, c’è un virus intestinale in giro in questo periodo.

Eppure la conversazione divenne più animata quando venne alla luce un fatto molto curioso.

«Cioè, non ci siete mai andati?!» domandò loro un sorpreso Brian. «Ragazzi, è scandaloso. Insomma, siete la coppia gay per eccellenza, è impossibile che non ne abbiate manco mai sentito parlare!»

Eppure era proprio vero.

L’angelo Aziraphale e il demone Crowley, nonostante fossero una coppia di uomini felicemente sposata da anni, non avevano mai partecipato ad un Pride.

«Veramente io mi considero un bisessuale disinvolto.» lo corresse pigramente il rosso.

«Non fa molta differenza; i Pride includono qualsiasi orientamento sessuale, compresa la bisessualità.» lo informò Wensleydale.

«Noi ci andremo, mi sembra ovvio.» aveva affermato Pepper. «Si possono, anzi… Si devono sostenere certe battaglie, anche se non ti riguardano in prima persona!»

«Beh, a me riguardano. Ma mi fa sempre piacere sentirtelo dire.» aveva risposto Adam con un sorriso. Aziraphale doveva ancora realizzare del tutto che il loro Adam avesse fatto coming out ormai da tempo. Crowley invece sosteneva di averlo sempre saputo. «Verrete anche voi, allora?» chiese ai due.

«Ci sarà la parata dei carri a tema! Bandiere colorate, un casino di gente, ragazze che si baciano oscene in mezzo alla strada...» sognò ad occhi aperti Brian, meritandosi un’occhiataccia da parte di Pepper.

«Beh, marmocchi...» il demone continuava a chiamarli così, nonostante avessero tutti ventun anni. «Mi avete convinto. Sembra una gran figata.» Si girò verso il marito, che annuì.

«Concordo. Sarà delizioso passare una giornata tutti insieme!»

Così, quel normalissimo pomeriggio primaverile, il nostro gruppo improbabile si accordò riguardo l’ora e il luogo del loro incontro il giorno che si sarebbe svolto l’evento.

Il sole quasi totalmente calato, comunicò ai due mariti che era giunta l’ora di tornare a casa.

Salutarono i Quelli e salirono sulla solita Bentley nera. La mente di Crowley era un turbine di emozioni e contentezza al sol pensiero della giornata che li attendeva di lì a poche settimane. Da come glieli avevano descritti i loro giovani amici, i Pride erano eventi che mettevano al centro l’uguaglianza, i diritti, eppure lo facevano con festività. Li attendeva un pomeriggio pieno di colori, di risate, di carri e persone bizzarre.

In quel turbine di pensieri, gli venne in mente anche un’altra persona.

«Che ne diresti se invitassimo anche Warlock?» chiese a bruciapelo al marito.

L’angelo, che fino a quel momento stava ammirando placido fuori dal finestrino la campagna sfilare veloce, si girò a guardarlo interrogativo. «Warlock?» ci rifletté un attimo. «Sì, perché no? Ogni volta che lo andiamo a trovare mi dà l’impressione di non avere molti amici… o di non averne affatto. Gli farà bene cambiare un po’ aria.»

«Lui sta già bene. Sai che è solo un po’... particolare.»

«Già, chissà da chi si è fatto influenzare nell’infanzia.» L’angelo adorava punzecchiarlo con questo argomento.

La realtà è che la Tata Ashtoreth aveva avuto un’influenza ben maggiore di quella che si aspettasse nel giovane Warlock.

Crowley andava ben fiero di questo, ma ogni volta che il marito glielo faceva notare arrossiva fino alle punte delle orecchie.

«Allora domani gli telefono e glielo chiedo.» borbottò il demone, lo sguardo che, sorprendentemente, non si staccava dalla strada.

Aziraphale sorrise compiaciuto. «Sarebbe ottimo.»

Ma appena misero piede nel loro appartamento, Crowley era già alla cornetta. L’angelo sollevò le sopracciglia e gli rivolse un’occhiata divertita, davanti alla quale il demone rispose con una scrollata di spalle.

«In America adesso è pomeriggio.» si era giustificato.

Quando la domestica di Warlock rispose al telefono e glielo passò, Crowley spiegò al ragazzo che dei loro amici, suoi coetanei, li avevano invitati al Pride di Londra e che avrebbe adorato se il suo figlioccio preferito si fosse unito a loro.

«Oh tata, mi piacerebbe tantissimo.»

«Sei sicuro che i tuoi ti lasceranno venire senza problemi?»

Warlock sospirò impaziente dall’altra parte dell’oceano. «Tata, in caso tu te lo fossi dimenticato, ho ventun anni. Se ai miei darà fastidio, che si fottano.»

Aziraphale, che stava ascoltando la conversazione dalla cucina, per poco non si soffocò col tè.

Crowley, d’altro canto, si fece sfuggire un sospiro orgoglioso.



 

Londra, giugno 2029.

 

«Caro, sbrigati, o arriveremo in ritardo!»

«Aziraphale, siamo praticamente arrivati. Smettila di agitarti.»

«Oh, scusa, hai ragione… Ma è da così tanto che non li vediamo. Sono solo ansioso.»

«Non li vediamo da due settimane!»

«Sì ma oggi ci sarà anche il giov-ah! Eccoli!»

L’angelo Aziraphale e, anche se non lo avrebbe ammesso mai, il demone Crowley erano emozionati. Dopotutto, nel vivere un’esistenza millenaria, non è cosa da tutti i giorni provare una nuova esperienza.

Quel giorno, la loro nuova esperienza era niente di meno che il Pride di Londra.

Per l’occasione, Aziraphale indossava una camicia azzurra a maniche corte inserita in un paio di short beige, e visto che il sole estivo non andava molto d’accordo con il suo estremo pallore, aveva deciso di ripararsi la testa platino con un ampio cappello di paglia.

Crowley invece aveva osato, come suo solito: nonostante il caldo, le sue toniche gambe erano fasciate da lunghi pantaloni in pelle nera, il busto quasi completamente nudo se non per un crop top bianco con una striscia arcobaleno al centro, e sul naso erano appoggiati i suoi immancabili occhiali scuri.

Mentre si dirigevano alla parata, si erano fermati a prendere due gelati; cono alla vaniglia per l’angelo e ghiacciolo alla fragola per il demone. Per colpa di quella sosta avevano rischiato di arrivare tardi all’appuntamento.

Ma Aziraphale aveva appena visto i Quelli in mezzo alla folla, e agitava un braccio cercando di attirare la loro attenzione.

Fu Pepper a notarlo per prima. Gli rivolse un grande sorriso, richiamò l’attenzione degli amici e andarono loro incontro.

«Hey, marmocchi. Avevate ragione, è stupendo qui.» disse un entusiasto Crowley, e a quelle parole Brian scoppiò a ridere.

«Scusate, ragazzi. Vi conosciamo da anni ma così vestiti, intenti a leccare quei gelati, siete più gay che mai! Siete proprio entrati nello spirito della giornata!» e fece ridere anche gli altri tre amici, che concordarono con lui.

Aziraphale divenne violaceo, distogliendo lo sguardo e coprendosi il viso con una mano. «Oh cielo, oh cielo, oh cielo...»

Crowley invece sorrise malizioso. «Missione compiuta, quindi.»

Quando i Quelli smisero di ridere, asciugandosi le lacrime, Adam guardò i due e rivolse loro un ampio sorriso. «Sono davvero contento che siate venuti. Sul serio.»

Sia angelo che demone avevano visto quei quattro crescere.

Pepper era una bellissima giovane donna, sempre in lotta contro il patriarcato eppure con una fila di pretendenti lunga chilometri.

Brian aveva mantenuto la sua passione per i fumetti e per i fantasy, mantenendo fede al suo animo da nerd anche da adulto.

Wensleydale, già alla terza laurea, aveva una promettente carriera scientifica già pronta per sbocciare.

E Adam… Adam non era tanto poi cambiato. Sul suo volto allegro e negli occhi chiari c’era ancora l’ombra del bambino creativo che dieci anni prima aveva sventato l’Armageddon, eppure era si era sviluppato anche lui. Era diventato vertiginosamente alto, la sua mascella si era indurita ed era sparsa di sporadica peluria chiara, e aveva quel tipo di camminata rilassata che al suo passaggio riusciva ad attrarre gli sguardi delle ragazze presenti. E a volte, anche di certi ragazzi.

Crowley e Aziraphale sentivano di essere fieri di ognuno di loro. E anche tremendamente affezionati.

«Ma di cosa, tesoro? Anzi, grazie a voi per avercene parlato.» rispose dolce l’angelo.

«Dai, sapete che-» ma Adam si interruppe di colpo. Era sbiancato e fissava con occhi sgranati un punto dietro di loro.

In quell’esatto momento, Crowley si sentì picchiettare sulla spalla. Si girò per vedere chi lo stesse chiamando e…

«WARLOCK!» esclamò entusiasta, e nell’abbracciare il giovane lo sollevò da terra.

Questo ridacchiò. «Ciao, Tata.» Si girò verso Aziraphale. «Ciao anche a te, Francis.»

«Tata? Francis?» domandò Pepper, confusa.

Il demone lasciò andare Warlock e lo guardò da cima a fondo; non era cambiato di una virgola. Portava ancora il lungo ciuffo di capelli lisci a coprirgli l’occhio destro, mentre il sinistro era contornato da una spessa linea di kajal. Le unghie erano smaltate di nero come quelle di Crowley. E come Crowley, nonostante il caldo di giugno, era vestito in abiti di pelle nera.

Se non fosse stato per il colore dei capelli totalmente diverso, si sarebbe potuto pensare che fossero padre e figlio.

«Storia lunga.» le rispose Aziraphale, con un sorrisino divertito sulle labbra.

Frattanto, Adam non gli aveva staccato gli occhi di dosso. L’espressione allegra era totalmente evaporata, lasciando spazio ad un tetro silenzio.

«Come stai, piccolo mio?» chiese mielosamente Crowley a Warlock

Pepper rimase ancor più basita. «Piccolo mio?!»

Aziraphale sapeva bene che poteva sembrare strano quel comportamento da parte del marito. Ma lui conosceva bene il rapporto paterno che aveva maturato nei confronti di quel giovane che per anni avevano creduto l’anticristo.

Crowley era stato la sua tata per anni, gli era stato vicino come una madre in ogni momento cruciale della sua infanzia; i primi passi, la prima parola, i primi dentini. Lo considerava a tutti gli effetti il suo figlioccio.

Warlock si era poi dimostrato una persona dalla mente molto aperta ed elastica. Una volta diventato abbastanza grande per sapere la verità sulla loro vera natura, non aveva battuto ciglio, né alla scoperta di cosa fossero veramente loro due, né tantomeno alla scoperta che in realtà la sua adorata tata fosse un uomo. Il loro affetto reciproco non aveva vacillato nemmeno per un istante.

E Crowley continuava a trattarlo come quel dolce bambino che si aggrappava sempre alla sua gonna, mettendolo in imbarazzo proprio come un genitore fa con il figlio adolescente.

Infatti Warlock arrossì tremendamente, e abbassò lo sguardo per terra. «Tata…!» lo riprese, a bassa voce. «Io sto bene, e voi?»

«Splendidamente, tesoro.» Crowley ignorò bellamente il disagio che quei sdolcinati nomignoli gli scaturivano. Lo prese per le spalle e lo fece voltare verso i Quelli. «Ti presento gli artefici di questa giornata memorabile. Pepper, Brian, Wensleydale e… Adam!»

Warlock sorrise e strinse la mano a tutti, ma quando fu il turno di Adam, questo non alzò nemmeno il braccio.

Ci furono attimi di silenzio, nei quali tutti i presenti si chiesero cosa stesse succedendo. I due si fissavano intensamente negli occhi, senza battere ciglio.

«Adam, caro… Tutto ok?» chiese Aziraphale, spezzando la tensione.

Il ragazzo strabuzzò le palpebre come se fosse stato appena svegliato bruscamente da un sogno ad occhi aperti, e con una rigidità non da lui porse la mano al giovane che aveva davanti.

«Piacere.» disse con voce piatta.

Warlock rispose alla stretta, timido, ma a quel contatto Adam si scostò subito, come se la sua pelle fosse fuoco.

«Beh, andiamo?» chiese al resto del gruppo, e iniziò ad incamminarsi verso la parata.

I Quelli non lo seguirono subito, si scambiarono degli sguardi smarriti, non riuscendo a spiegarsi del perché il loro amico si fosse comportato in quel modo. Gettarono una veloce occhiata a Warlock e si incamminarono verso la sua direzione.

Crowley era furente. «Che gli è preso al marmocchio?!»

Neppure Aziraphale non riusciva a spiegarselo, non lo aveva mai visto fare così, e poteva benissimo immaginare che Warlock ci fosse rimasto male.

«Dai tranquilla, tata. Non è successo niente. Adesso andiamo a divertirci, ok?»

E così fecero; i tre, cercando di non pensare alla stranezza della scena alla quale avevano appena assistito, raggiunsero gli altri che nel frattempo si erano uniti all’enorme folla che già avanzava per il centro della città.

Nonostante quel momento di tensione, Warlock riuscì ad andare d’accordo con tutti.

Ascoltava con sincero interesse tutti i monologhi di Pepper sull’importanza del movimento femminista anche nei tempi moderni; discuteva vivace con Brian sui personaggi dei fumetti che secondo loro sarebbe potuti essere degni di sollevare il martello di Thor; commentava insieme a Wensleydale l’ultimo articolo scientifico che aveva pubblicato un matematico ammirato da entrambi, rivelando di essere un appassionato di algebra.

Eppure, con Adam non c’era nulla da fare. Questo gli stava ben lontano, e Warlock ci rimaneva male ogni volta che lo vedeva distaccarsi.

Crowley e Aziraphale, che si erano tenuti in disparte per tutto il tempo, avevano osservato in silenzio.

«Sono preoccupato per Adam, caro. Non è normale che reagisca così alla presenza di Warlock.»

«Già, lo penso anche io. Giovani d’oggi, valli a capire.»

«Però, è strano...»

«Sì angelo, smettila di ripeterlo. Ti ho appena detto che hai ragione.»

«Non strano quello.» sbuffò Aziraphale, offeso. «Voglio dire… Anche se gli atteggiamenti di Adam ci stanno comunicando un certo astio, non lo percepisco nell’aria.»

Il demone lo guardò pensieroso. «Siamo da un Pride, forse sei circondato da così tanto amore che le sue emozioni negative ne vengono coperte.»

«Mh… Può darsi...»

Ma l’angelo non ne era per niente convinto.

Era il suo talento naturale quello di percepire i sentimenti degli umani, ed anche se era vero che in quel momento l’amore nell’aria lo inondava come un dolce profumo, era sicuro che sarebbe comunque riuscito a percepire pure le negatività.

Strano, molto strano, ripeté tra sé e sé.

«Pensi che dovremmo intervenire?» gli domandò il marito, risvegliandolo da quelle riflessioni.

Scosse la testa. «No, come hai detto tu, sono giovani. Lasciamoli fare da soli.» E visto che Crowley non accennava a rispondere, aggiunse: «So che sei preoccupato che Warlock ci rimanga male, ma non è più un bambino, caro. Nessuno può stare simpatico a chiunque, pure lui lo sa.»

«Lo so. Solo… Sai come sono, con lui.»

Ad Aziraphale si sciolse il cuore a vederlo in quello stato, così in pensiero per quel ragazzo, che si scervellava per trovare un modo per alleviare le sue pene.

Un pensiero particolare gli attraversò la mente, e quando realizzò cosa fosse si sentì il viso bollente.

A quanto pare Crowley se ne accorse. «E adesso che hai pure tu?»

«N-niente…. Niente! C-che ne dici s-se raggiungiamo i r-ragazzi, eh?!» e affrettò il passo, lasciando il demone da solo.

Si sentiva in colpa ad aver reagito così bruscamente, però era la prima volta in vita sua che gli capitava di fare certi pensieri. E quello non era né il luogo né il momento adatto per parlarne al marito. Semmai un giorno avesse avuto le palle per parlargliene.

Quando raggiunse gli altri, trovò Warlock, Pepper, Brian e Wensleydale intenti a parlare dei carri che stavano sfilando in mezzo alla marea di gente, valutando quali fossero i migliori e i più coerenti col tema del Pride.

Pochi secondi dopo si unì a loro anche Crowley. «Non diciamo cazzate, il migliore è quello delle Drag Queen, e su questo non si discute.» sostenne.

«Ha senso che ti piaccia, tata, visto che anche tu ti vestivi da donna quando ero piccolo.»

«COOOOOOOOSA?!» esclamarono all’unisono Pepper e Brian.

Ma Crowley era tutto fuorché a disagio. «Eri troppo piccolo per accorgertene, tesoro, ma sappi che ero proprio uno schianto. Aziraphale non faceva altro che fissarmi il culo quando mettevo quella gonna.»

«Crowley…!»

«Almeno, più di quanto non facesse già normalmente.»

«Momento Momento Momento!!!» li interruppe la ragazza. «Ci spiegate cos’è questa storia? E del perché gli facevi da tata vestito da donna?!»

«Beh, mia cara, come ti dicevo prima, è una storia alquanto lunga e bizzarra...» azzardò Aziraphale, cercando di evitare gli imbarazzanti aneddoti di quando indossava ridicoli finti denti e pelose basette.

«Fate un riassunto.» propose Wensleydale.

«Non è lunga e bizzarra come di lui.» disse Crowley. Adorava essere al centro dell’attenzione, e in quel momento gli occhi di tutti erano rivolti verso di lui, compresi quelli di Adam. «In poche parole, a causa di un incidente di percorso io e Aziraphale eravamo convinti che Warlock fosse l’anticristo, non Adam. Quindi per stargli accanto e cercare di influenzarlo sia con influenze demoniache che angeliche ci facemmo assumere dai suoi genitori. Aziraphale come giardiniere, e si faceva chiamare Fratello Francis. Io scelsi un ruolo e un nome molto più fighi; divenni così tata Ashtoreth, la gotica Mary Poppins di casa Dowling.»

I Quelli avevano ascoltato il racconto interessati e con occhi rapiti.

«Ecco perché ti vesti così. Mi vestirei solo di nero anche io se avessi avuto questo qui come “tata gotica”.» disse Adam, sorprendendo tutti i presenti.

Era la prima frase che rivolgeva a Warlock da quando si erano presentati.

Nessuno dei presenti sapeva cosa dire

Gli occhi di Aziraphale saettavano da un ragazzo all’altro. Stava iniziando a prendere in considerazione il suggerimento di Crowley e di intervenire. Quei due gli sembravano quasi dei leoni, che si studiano silenziosi prima di saltarsi addosso e sbranarsi l’un l’altro.

Pronto a mettersi in mezzo, si bloccò nel vedere che Warlock aveva deciso di rispondere a quella battuta con un sorriso sghembo, appena accennato. «Sai che… A volte lo penso anche io.» e ridacchiò.

Nel sentire la sua risata, Adam gli diede bruscamente di spalle, e ignorandolo proseguì la camminata in mezzo alla folla.

Il sorriso sulle labbra di Warlock si affievolì.

«Stai tranquillo. Non so cos’ha oggi, ma di solito non è così scemo.» lo rassicurò Brian.

Wensleydale annuì a quelle parole, ma Pepper e Crowley erano d’altro avviso. Aziraphale li sorprese a lanciarsi sguardi d’intesa.

«Beh, andiamo anche noi gente?» chiese la ragazza, e si avviarono tutti insieme.

L’angelo affiancò il marito. «Che avevate da guardarvi così?» bisbigliò.

«Sei geloso, angelo? Non preoccuparti, non è proprio il mio tipo. E poi l’ho vista crescere, non riuscirei mai ad andarci a letto.»

«Lo so bene, cretino!» sbuffò Aziraphale, gonfiando le guance. «Voglio dire… Voi due avete capito qualcosa che a me sta sfuggendo.»

Crowley sorrise sornione e scrollò le spalle. «Chissà.»

«Crowley!» si dovette sforzare per non strillare impaziente. «Per l’amor del cielo, mi vuoi dire che sta succedendo, sì o no?!»

Il demone scoppiò a ridere nel vedere quella reazione. Gli mise un braccio intorno alle spalle e lo avvicinò a sé, posando le sue labbra su quelle dell’angelo.

Questo si rilassò al contatto, e dischiuse la bocca per permettere alle loro lingue di compiere quella danza passionale alla quale erano abituate, ma mai stanche.

Quando si staccarono con uno schiocco, incatenarono i loro sguardi.

«A volte sei adorabilmente ingenuo, angelo.»

Aziraphale assottigliò lo sguardo, anche se le guance paffute erano ancora arrossate dalla passione del loro bacio. «Spiegati.»

«Mi sorprende che una creatura composta di puro amore come te non abbia percepito cosa sta succedendo. Ora dimmi… Cosa ti ha detto il tuo istinto angelico, quando c’è stato il silenzio nel quale quei due si sono guardati negli occhi?»

«Beh, che somigliassero a due leoni, pronti a saltarsi addosso… e… sbranarsi… l’un l’altro...» deglutì, realizzando ciò che intendeva il demone nell’esatto momento in cui disse quelle parole.

«Bingo.» gli confermò infatti lui, facendogli l’occhiolino. «Come sempre vedi le cose sul lato filosofico. La mia natura di demone invece mi urlava a pieni polmoni che quei due avessero una semplice e indescrivibile voglia di finire a letto insieme.»

 

  
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