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Autore: iron_spider    27/09/2019    5 recensioni
ehi
oddio le è arrivato
ha ragione, i telefoni Stark stanno avanti
o magari solo questo che ha dato a me
Tony fissa il proprio telefono mentre riceve i messaggi, e assottiglia gli occhi. Si sistema meglio sul divano, lanciando un’occhiata a Pepper.
“Che c’è?” chiede lei, intercettando il suo sguardo. Lo abbassa sul telefono. “Cosa ha fatto Peter?”
“Ho una faccia da Peter?” chiede Tony. “Una faccia da ‘Peter è nei guai?’”
“Non saprei,” replica Pepper. “È nei guai?”
Tony sospira. “Spero di no, ma… non sono ottimista.”

[Traduzione // pre-Infinity War // Missing Moment // Fluff // Tony&Peter]
Genere: Fluff, Generale, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Pepper Potts, Peter Parker/Spider-Man, Tony Stark/Iron Man
Note: Missing Moments, Traduzione | Avvertimenti: nessuno
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Sottosopra
 



 
ehi
oddio le è arrivato
ha ragione, i telefoni Stark stanno avanti
o magari solo questo che ha dato a me

Tony fissa il proprio telefono mentre riceve i messaggi, e assottiglia gli occhi. Si sistema meglio sul divano, lanciando un’occhiata a Pepper.

“Che c’è?” chiede lei, intercettando il suo sguardo. Lo abbassa sul telefono. “Cosa ha fatto Peter?”

“Ho una faccia da Peter?” chiede Tony. “Una faccia da ‘Peter è nei guai?’”

“Non saprei,” replica Pepper. “È nei guai?”

Tony sospira. “Spero di no, ma… non sono ottimista.”

Digita un messaggio di risposta.  Perché ti importa del segnale? Dove sei? Lo invia in fretta, prima di poter iniziare a fare minacce passivo-aggressive riguardo al controllare Karen e rintracciare il suo telefono. Cerca di aspettare, prima di fare entrambe le cose. Sospira, in attesa, e vede apparire sullo schermo i tre puntini.

ok non dia di matto eh

Tony sospira di nuovo, e rotea gli occhi così tanto da farsi male.

“Oh-oh,” commenta Pepper.

Tony serra la mascella.

Ma certo, questo è un metodo a prova di bomba per evitarlo. Dove sei e cosa succede? Su, niente bugie, o chiamo May.

Lo invia, tamburellando il dito sul bracciolo del divano.

“Friday,” chiama. “Rintraccia il telefono di Peter.”

Subito, Capo.”

Il suo telefono vibra. E gli si blocca un respiro in gola.

allora sono, diciamo, sepolto vivo! sono in una bara. stavo combattendo contro questo tizio enorme e fuori di testa e mi ha messo fuori gioco e poi mi sono svegliato qui. sono decisamente sottoterra. non pensavo proprio di poter inviare messaggi! sto cercando di non parlare per risparmiare ossigeno :)

Tony si copre del tutto il volto con la mano. Si preme le dita sulle tempie e cerca di non sradicarsi la testa dal collo. “Peter. È sepolto vivo. E ha il coraggio – il fegato – di iniziare i suoi messaggi con “ehi” e di metterci un’emoticon. Uno smiley, per giunta.”

“Oh, Cristo,” replica Pepper. “Friday, hai la sua posizione?”

Il telefono di Tony vibra di nuovo.

ops! le è arrivato, vero? dice consegnato. non si arrabbi. ho detto non si arrabbi!

Tony sta cercando di respirare. Si sente a pochi secondi da un infarto, e sa perfettamente che dovrebbe muoversi. Muoversi alla velocità della luce, cazzo, se solo Friday riuscisse a rilevare quella dannata posizione…

Il telefono di Peter Parker sembra essere in una discarica sulla 91ª, ma il segnale è debole.

Tony balza in piedi, rilasciando la morsa mortale sulla propria faccia. Si dirige a passo di marcia verso le scale spinto da pura determinazione, ogni falcata imbevuta di puro orrore per quello che lo aspetta. Si aggrappa al telefono come a un’ancora, sperando di non frantumarlo con la forza della propria paura.

“Ci pensi tu?” gli grida dietro Pepper.

“Sì, vado a disseppellire il mio ragazzo da sottoterra,” replica Tony, e quasi vomita sul posto.

“Non arrabbiarti con lui quando lo vedi!” grida ancora lei. “Sta passando una fase!”

“Sta facendo passare a me una fase,” bofonchia Tony, avviandosi giù per le scale.

 
§

 
Tony lo individua come se stesse cercando oro con un metal detector su una spiaggia, e spara coi blaster contro il suolo finché non arriva abbastanza vicino da temere di colpirlo. C’è una flebile sagoma rossa sulle sue schermate a indicare la posizione di Peter, e, cazzo, spera davvero di non averlo visto mentre si fa un selfie. Magari sta allucinando. Magari sta andando fuori di testa perché Peter è sepolto vivo.

Tony è lieto che la discarica sia chiusa, perché a questo punto avrebbe probabilmente preso a parolacce qualcuno. E sa essere piuttosto minaccioso, dentro e fuori dall’armatura.

La notte avanza: distingue a malapena i dintorni nella luce fioca, e non si ferma, incapace di concentrarsi o registrare altro attorno a sé. È tutto sfocato. Scava con le mani metalliche, spostando la terra e, maledizione, quello stronzo l’ha sepolto in profondità. Tony non riesce a credere che il telefono Stark abbia segnale, e probabilmente è solo perché ha aggiunto ogni possibile funzione di sicurezza a quello di Peter. Grazie a Dio.

Arriva finalmente al coperchio della bara e sente la bile risalirgli la gola. Il ragazzo è là dentro, Peter è in una bara… e Tony cerca di scacciare gli incubi che gli oscurano la vista. Scava attorno ai bordi, cercando di disseppellirla del tutto.

Esce dall’armatura e quasi crolla sul posto quando atterra in piedi in quella che è, in tutto e per tutto, la tomba di Peter. Quando la fossa è abbastanza ampia e la maggior parte della bara è scoperta, Tony si aggrappa al coperchio e la spalanca all’istante, scardinandola.

Peter è rannicchiato là dentro, stringendo il telefono e la maschera in mano, e i suoi occhi si spalancano quando viene investito dalla luce.

“Oddio,” sussurra, mentre Tony lo guarda dall’alto. “Ci ha messo pochissimo.”

Tony quasi ha un ictus fatale, e deve tirar fuori il ragazzo dalla bara immediatamente. Ha sentito storie di madri che scansano via macchine dai loro figli, spinte da quel tipo di adrenalina protettiva che subentra quando qualcuno che si ama è in pericolo, e Tony la sente adesso, anche se Peter se ne sta semplicemente sdraiato là, apparentemente spaparanzato in quello che dovrebbe essere un luogo di eterno riposo. Quasi sviene mentre si china, afferra il ragazzo per il busto e lo issa fuori. Non smette di trascinarlo all’indietro finché non è del tutto fuori dalla bara, come se non pesasse nulla, ma anche allora non lo lascia andare. Cadono all’indietro, tra terra, polvere, e una montagna di sollievo. Ma Tony sente ancora un’ombra di panico a pugnalarlo nel petto.

“Fuori dalla fossa,” mormora tra sé. “Fuori dalla maledetta fossa.”

Peter si aggrappa alle sue spalle. “Wow, mi ha letto nel pensiero.”

Sembra più il cratere di un meteorite, che una fossa, ma a Tony non frega assolutamente nulla di come chiamarla, vuole solo allontanarsene. Escono fuori, seguiti dall’armatura, e la terra smossa frana sotto i loro piedi. Tony si raddrizza, trascina con sé Peter e lo attira in un abbraccio prima di poter dire altro. È spaccaossa, e troppo stretto, ma lui non si lamenta.

“Le ho detto di non arrabbiarsi,” dice, ovattato contro la sua spalla. Si regge a lui come se avesse paura di cadere, ma Tony è lì a impedirlo.

“Non sono arrabbiato,” risponde. “Sto cercando di evitare un infarto.” Strizza la spalla di Peter, rammentandosi che è tutto intero. Proprio qui. Non in una cassa sottoterra. E non lo sarà mai più, non se lui può impedirlo. Cinge la nuca del ragazzo col palmo, chiude gli occhi e rilascia un sospiro.

“Avevo pensato di, uh, sfondarla con un pugno,” dice Peter. “Ma non pensavo… non ero sicuro che la terra compattata fosse, uh… non sapevo se sarei riuscito a uscire in tempo…”

Senza soffocare. Tony non lo dice. Nemmeno Peter.

I grilli e i clacson creano un allegro sottofondo attorno a loro, e il buio è profondo. Peter sospira, si contorce appena nelle sue braccia e gli dà un paio di pacche sulla schiena.

“Sto bene,” dice, dopo qualche momento. “Sto bene, sto bene.”

Tony non vuole essere più soffocante di quanto non sia, quindi si ritrae, ma lascia le mani sulle sue spalle. Inclina un po’ la testa verso il basso per guardarlo in volto, con l’unico lampione sopra all’ufficio della discarica che proietta una luce giallastra su di loro.

“Pensi che quel criminale ti abbia visto in faccia?” gli chiede.

Peter sussulta appena, storcendo la bocca. “Non credo,” replica. “Mi sono svegliato con la maschera.”

“Hai un bell’occhio nero,” commenta Tony, sfiorandoglielo brevemente con una nocca.

“Già,” dice Peter, volgendo lo sguardo al cielo. “L’ho sentito, prima che mi spedisse al tappeto.”

“Non devi vergognarti,” dice Tony, rapido.

“Non mi vergogno,” ribatte lui. Si inclina in avanti, poggiando la fronte sulla sua spalla. “Era alto tipo due metri, coperto da un’armatura d’acciaio, e aveva un corno da rinoceronte. Sono sicuro che si rifarà vivo.”

Tony socchiude gli occhi, stringendogli la nuca. “Ma che cazzo? E questo tizio ti ha seppellito?”

“Era con un altro uomo, calvo e con una giacca di pelle. Mi hanno elettrificato e poi il tizio-rinoceronte mi ha colpito ed è stato… un KO perfetto.” Sospira pesantemente.

La mente di Tony si mette rapida al lavoro. Non promette nulla di buono, ma questa specie di rinoceronte non gli sembra un tipo in grado di rimanere nascosto a lungo.

“Pensavano, uh… pensavano che fossi morto?” chiede Tony, con un sapore acido in bocca. Sa che probabilmente Peter non ne ha idea. Non sa neanche perché glielo stia chiedendo. La sua mente è ancora fuori uso, sottosopra. Quella maledetta bara.

“Forse,” replica Peter. “Non lo so. Mi… mi hanno colto di sorpresa.”

“Capita,” dice Tony, scompigliandogli i capelli.

Peter si raddrizza, e sembra abbattuto.

Tony cerca di correggere il tiro. “Bene. Ti riporto in volo al Complesso e facciamo venire lì May. Ti diamo una controllata, ci assicuriamo che tu sia a posto, ordiniamo un po’ di cinese e ci mettiamo a cercare queste due teste di cazzo. Li troviamo, tu li acchiappi, e li spediamo alla Raft. Farai loro rimpiangere che non sia stato tu a seppellirli.” Non sa se quell’ultima affermazione suoni troppo dura, ma Peter annuisce, rilasciando un altro sospiro.

Tony prende un appunto mentale per cancellare qualunque registrazione di sicurezza da questo posto, anche se sembra abbastanza dimesso da non doversene preoccupare troppo. Scruta Peter da capo a piedi, e si preoccupa al punto da sentir arrancare il proprio cuore. “Stai bene?” chiede, con voce un po’ roca.

Peter incontra i suoi occhi. “Sono solo molto, molto fiero del mio telefono.”

Ovviamente sta cercando di mostrarsi noncurante; che sia rimasto traumatizzato o meno, Tony lo lascerà parlare quando vorrà parlare. Lui stesso è sul ciglio di un collasso mentale completo, e l’immagine di Peter in quella bara ce l’avrà per sempre tatuata sulle retine. Dove cazzo hanno rimediato una bara? Avevano pianificato tutto? Non vuole saperlo. Ha bisogno di saperlo, ma non vuole.

“È all’avanguardia,” risponde. “Ora, non che voglia mai più testarlo, ma… se, se, in qualche realtà parallela, dovesse succedere di nuovo, non voglio ricevere un messaggio da te, da sottoterra, che comincia con ‘ehi’ e contiene un’emoticon. Lo so che sei un membro della Generazione Z e hai un’immagine da mantenere, ma io non… non ce la faccio. Non posso fisicamente aprire un messaggio del genere con una faccina che sorride.”

Peter trattiene una risata nel naso. “Me lo segno.”

“Benissimo,” dice Tony, cercando di concentrarsi sul fatto che Peter è vivo, è vivo, è qui con lui. “Rimettiti la maschera, ti porto io in volo.”

“Okay,” dice Peter, stringendo la maschera tra le mani. Ripone il telefono nella tasca all’altezza dell’anca, e Tony si rivolge verso l’armatura, ansioso di riportare a casa il ragazzo per mettersi subito al lavoro.

Sente Peter schiarirsi la voce. “Ehi, ehm, insomma… grazie, grazie per… essere venuto a prendermi.” Ridacchia tra sé.

Tony si volta, le sopracciglia aggrottate. “Sempre, Pete,” dice, senza neanche pensarci. Si sente leggermente spiazzato da quell’affermazione. In quale universo non verrebbe? Mugugna tra sé, consapevole di essersi esposto. “Insomma, non posso mica gettare al vento tutta quella tecnologia. Incluso il telefono. Hai visto cosa può fare.”

Ah-ha,” replica Peter, indossando la maschera.

Tony fa un gran sorriso, gettandogli un braccio attorno al collo per tirarlo vicino a sé. “Dai, ragnetto,” dice. “Andiamo a prendere quegli imbecilli.”

Perché non esiste che qualcuno seppellisca il suo ragazzo e la faccia franca. E quando lo verrà a sapere May? Merda.

Tony si sta già preparando mentalmente alla sua sfuriata.




 
*


 

Tradotto da topsy turvy di iron_spider da _Lightning_


Note:

-L'assenza di punteggiatura e maiuscole nei messaggi e tutti i colloquialismi presenti sono scelte volute e ricalcano il testo originale :)
-Nella storia vengono citati Rhino e Tombstone, nemesi di Spider-Man.


Note della Traduttrice:

Salve a tutti!
In attesa del prossimo capitolo della HungerGames!AU, ho deciso di mettere mano a questa breve one-shot, sempre dalla penna/tastiera della bravissima iron_spider, che ha una produzione impressionante di storie in grado curare la depressione post-Endgame (e, per quanto mi riguarda, post-Far From Home). Non escludo di creare una serie come quella esistente su AO3, ovvero l'IronDad bingo :')

Spero che questo siparietto in traduzione vi sia piaciuto, e come sempre lanciate un fischio se qualcosa non vi torna <3 E se vi è piaciuto, non dimenticate di andare a lasciare kudos e commenti sulla storia originale! (Per le mie storie in singolo, se vi interessano questi due citrulli di Tony e Peter, fate un giro sul mio account qui <3)
Buon fine settimana,

-Light-



 


Disclaimer:
Non concedo, in nessuna circostanza, l'autorizzazione a ripubblicare queste traduzioni altrove, anche se creditate e anche con link all'originale su EFP.

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