Film > Frozen - Il Regno di Ghiaccio
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Autore: foschi    28/09/2019    9 recensioni
[Hans x Elsa]
Cos’era quel calore che percepiva? Sembrava scaldare la sua anima congelata facendola sentire bene, come mai era stata e come avrebbe voluto sempre sentirsi – quante volte l’aveva percepito solo da lontano, come qualcosa che filtrava attraverso una fredda finestra? Ne aveva avvertito il tepore grazie ai suoi genitori ed a sua sorella, ma era riuscita a congelarlo con l’invidia che ben presto si era impadronita quando vedeva sua sorella abbracciare spontaneamente e sicura i loro genitori. Perché? Perché non aveva potuto goderne anche lei ed era stata costretta a quella vita? Quante volte si era fatta quelle domande, assillandosi per le risposte che mancavano e che non trovava...!
E l’invidia l’aveva stretta di nuovo nella sua morsa come un serpente velenoso, pronto a morderla ed iniettarle il suo veleno, paralizzando la sua anima, quando aveva rigettato il freddo sul suo paese, su sua sorella, quando aveva visto l’uomo, ora di fronte a sé, insieme a sua sorella. Perché? Perché Anna doveva conoscere tutte le sfumature di calore che invece a lei venivano proibite? Cosa aveva fatto di male per meritarsi quella vita da incubo? Perché non poteva avere anche lei... amore?
Genere: Angst, Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Elsa, Hans
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno
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Tell me if you are going to stay

~ Maybe the same thing happens to me ~

 

 

 

 

Titolo:  Tell me if you are going to stay ~ Maybe the same thing happens to me ~

Rating: Arancione

Genere: Angst, Introspettivo, Romantico

Personaggi: Elsa, Hans

Pairing: Het

Avvertimenti: OOC

 

 

 

 

 

 

Act I – I want heat

 

 

 

    

 

 

  Quando aprì gli occhi di cielo, Elsa non poté fare a meno di avvertire un senso di stordimento: la testa le girava come se si trovasse al centro di una tempesta di neve ed un forte senso di nausea si ostinava a non lasciarla andare.

Corrugò appena le sopracciglia chiare cercando di ricordare cosa fosse successo, ma era stato tutto troppo veloce e l’unica cosa che ancora le sembrava di percepire erano i frammenti di ghiaccio affilato del lampadario del suo castello spargersi disordinatamente a terra, facendola cadere nella sua scomposta fuga e poi il buio totale.

 

  Fu il freddo del metallo che imprigionava le sue mani, che la incatenava  a quella parete fredda e lurida, a portarla alla realtà: lei, la regina che aveva condannato il suo paese alla morte, era ora rinchiusa in quella quattro e squallide mura, come fosse una delle peggiori criminali – e forse lo era: era un mostro, una strega, l’avevano detto anche a quella maledetta festa, quando tutto era precipitato senza che lei potesse capire cosa succedesse, prima ancora di poter trovare il modo di impedire tutto quello!

Si accasciò lungo la parete, incurante del vestito che si stropicciava e sporcava: a che pro preoccuparsene se non sapeva nemmeno quale fosse la sua sorte, a cosa la destinava quel fato che sin da piccola era stato con lei troppo crudele?

Un sospiro – o forse un gemito – uscì fuori dalle labbra rosee e sottili mentre tristi ed invisibili lacrime lasciavano il loro segno lungo le sue guance; silenziosi singhiozzi scuotevano le esili spalle: aveva passato la vita intera ad evitare di fare del male ai suoi cari, al suo regno; si era condannata alla solitudine allontanando anche la sua unica sorella per paura di ferirla ed ora era lì da sola, ad accogliere un destino che non conosceva, ma sapeva di meritare. Non sapeva controllare le sue emozioni e la sua camera che, anno dopo anno, andava ricoprendosi di ghiaccio ne era la dimostrazione: aveva cercato di controllare i suoi sentimenti, aveva cercato di controllarsi, ma alla fine come poteva aiutarsi se quello che più la terrorizzava era proprio sé stessa?

E come poteva adesso avere paura della sua sorte? Meritava di essere sola ed andarsene tra il silenzio ed il disprezzo di tutti e, se le era concesso di essere egoista, una volta di più, avrebbe solo voluto morire presto e liberare – liberarsi – tutti da quel tormento. Perché cos’era la sua vita se non lunghissimo un incubo che non accennava a cessare? Cosa avrebbe dato per aprire quegli occhi di ghiaccio e guardarsi intorno, tra le pareti rassicuranti della sua camera, pensando: “va tutto bene”!

 

 «È fredda la solitudine, vero?» la regina sussultò sentendo quella voce profonda: da quanto lui era lì? «Ti logora come la tempesta che infuria là fuori e non ti lascia altro se non rassegnazione e frustrazione, ma tu questo lo sai bene, vero regina Elsa?»

Un guizzo di paura e stupore attraversò le sue iridi mentre l’uomo si avvicinava a lei con passo sicuro, con una regalità e sicurezza che quasi la schiacciavano, facendola sentire piccola ed insignificante, ricordandole il peso di quel segreto che si era trascinata dietro per troppo tempo e che aveva finito per corroderla, realizzando le sue più grandi paure.

Sussultò nuovamente quando le dita del Principe delle Isole del Sud presero dolcemente il mento, il pollice che accarezzava le sue labbra appena dischiuse, riportandola nuovamente alla realtà: cos’era quel calore che percepiva? Sembrava scaldare la sua anima congelata  facendola sentire bene, come mai era stata e come avrebbe voluto sempre sentirsi – quante volte l’aveva percepito solo da lontano, come qualcosa che filtrava attraverso una fredda finestra? Ne aveva avvertito il tepore grazie ai suoi genitori ed a sua sorella, ma era riuscita a congelarlo con l’invidia che ben presto si era impadronita quando vedeva sua sorella abbracciare spontaneamente e sicura i loro genitori. Perché? Perché non aveva potuto goderne anche lei ed era stata costretta a quella vita? Quante volte si era fatta quelle domande, assillandosi per le risposte che mancavano e che non trovava...!

E l’invidia l’aveva stretta di nuovo nella sua morsa come un serpente velenoso, pronto a morderla ed iniettarle il suo veleno, paralizzando la sua anima, quando aveva rigettato il freddo sul suo paese, su sua sorella, quando aveva visto l’uomo, ora di fronte a sé, insieme a sua sorella. Perché? Perché Anna doveva conoscere tutte le sfumature di calore che invece a lei venivano proibite? Cosa aveva fatto di male per meritarsi quella vita da incubo? Perché non poteva avere anche lei... amore?

«Tu cosa...?» sussurrò mentre la pressione del dito dell’uomo aumentava, come a volerle rompere il labbro: la voleva uccidere? Eppure fino a quel momento le aveva regalato una dolce sensazione! Poteva uccidere il calore? Se così era allora avrebbe voluto che fosse esso ad ucciderla, non avrebbe avuto rimpianti.

«Cosa ci faccio qui? Cosa voglio?» un ghigno deformò il volto del principe Hans mentre negli occhi nocciola, quelli che fino ad allora l’accarezzavano con dolcezza, lampeggiava un barlume di cattiveria ed ambizione. «Vedi, regina Elsa, io conosco la tua stessa solitudine. So perfettamente cosa significa essere relegato in un angolo ed essere dimenticato, essere privato dell’affetto della propria famiglia. Essere visto come un inutile, un incompetente è qualcosa che mi ha sempre fatto ribollire il sangue nelle vene, per questo voglio riscattarmi, voglio diventare qualcuno di importante ed ricordato da tutti; voglio che tutti mi conoscano!» gli occhi castani divennero due fessure mentre la voce si riduceva ad un sussurro «Voglio calore, Elsa.»

 

Ascoltare quel fiume di parole, incontrare qualcun altro che potesse comprenderla, fece accelerare il battito del cuore della giovane che tratteneva il respiro: c’era qualcun altro che provava i suoi stessi sentimenti, le sue stesse emozioni? Qualcun altro in cui rispecchiarsi e con cui mettere a nudo le sue paure? Qualcun altro con cui condividere quel freddo e scoprire il calore? Avrebbe tanto voluto fidarsi... e forse poteva farlo, visto che ora le labbra dell’uomo erano poggiate sulle sue in quello che riconosceva essere un bacio, un incontro di labbra che si assaporavano fino a diventare uno scontro di lingue che le causava brividi lungo la schiena: le piacevano quelle sensazioni, quel trasporto che li travolgeva, come una marea; non aveva paura, non più, si sentiva rassicurata e nemmeno le importava che lui avesse appena dichiarato di volersi impadronire del suo regno: voleva che continuassero per sempre...

 

   

   La stanza si riempì di gemiti soffocati e ringhi sommessi: Hans spingeva in lei dopo essersi addentrato piano, prendendo delicatamente quel corpo mai sfiorato da alcuna mano se non da quella dei genitori. Il suo piano di conquista di Arendelle era cambiato quando, vedendo gli occhi impauriti, tristi, pieni di dolore di Elsa, si era reso conto che lei poteva condividere la sua solitudine, il freddo che per tutta la vita aveva sentito; poteva capire come si era sentito: in un regno di solitudine e ghiacciato. E si era ripromesso che no, non avrebbe più voluto essere il re di un tale regno, non senza qualcuno con cui condividere quel peso...!

Per questo teneva la regina di Arendelle stretta fra le sue braccia, la mano che le accarezzava i capelli biondi, sottili e morbidi come seta; le labbra asciugavano piano le lacrime mentre sentiva intorno al suo sesso solo il calore delle sue intimità bagnate che, bollenti come fuoco, lo accoglievano, spingendolo ad andare sempre più in profondità, a far vibrare l’anima della donna che si teneva stretta a lui, il dolore unito allo sconosciuto piacere. I gemiti che uscivano dalle labbra rosse e gonfie per i baci ed il calore inusuale che tanto desiderava - forse una variante di quello realmente agognato - dato dallo sfregamento dei loro corpi, dal seno tondo e piccolo contro il petto largo ed accogliente di lui, bruciava sui loro corpi ardenti ed incatenati: dove finiva l’uno iniziava l’altro, in un intreccio che poi si fuse quando, con un’ultima spinta, venne in lei, riempiendo il loro vuoto e freddo con tutto sé stesso.

Un ultimo bacio aveva sigillato i gemiti di Elsa mentre pian piano, vinta da quel tumulto di sensazioni, senza riuscire a realizzare cosa fosse successo, scivolava nell’incoscienza: l’ultima cosa che la vista annebbiata le concesse di vedere, fu Hans coprirla con il suo vestito, usato fino a qualche istante prima come giaciglio, e poi lasciare la stanza, mentre lei rimaneva lì, incosciente e di nuovo sola, priva di quel calore che l’aveva accarezzata ed ora l’aveva abbandonata: non avrebbe mai potuto averlo davvero?

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Angolo dell’autrice

 

Buonasera!

È la prima volta che mi affaccio in questo fandom, nonostante da tempo desiderassi scrivere qualcosa, soprattutto sulla mia coppia preferita la Hans x Elsa.

In questo primo capitolo (che all’inizio doveva essere una Oneshot, ma l’ispirazione fa come vuole ed io ubbidisco) ho cercato di delineare i pensieri/sentimenti dei due protagonisti, cercando di evidenziare quelle che, secondo me, sono le motivazioni che spingono Hans a cercare di impadronirsi del regno di Anna ed Elsa (e per questo la storia non terrà in conto, se non in minima parte, del finale del film).

E queste motivazioni sono quelle che affliggono Elsa da sempre: vuole solo qualcuno che le/gli sia vicino e con poter condividere il proprio tormento.

Ci tengo a specificare che Hans non si è approfittato della regina di Arendelle per impadronirsi del regno: è un’unione che ha legato due anime a mio avviso simili.

Concludo queste note dedicando la storia alla mia carissima amica Claudia, compagna di disagi a cui voglio troppo bene e che ama come me questa coppia.

Ringrazio tutti i lettori e chiunque voglia lasciare un piccolo parere ^^

Al prossimo capitolo,

foschi

   
 
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