Petali sul dirupo, fiori al vento
È
nel mezzo della notte, cullata da
canzoni d’amore
dedicate a qualcun altro, che si lascia avvolgere dalle coperte in un
gentile abbraccio. Si accoccola contro il materasso come se potesse
inghiottirla e raggomitolata su un fianco Emma chiude gli occhi,
immaginando braccia che la cingono nel sonno e il calore di un corpo
accanto al suo. La sua fantasia vola veloce, schiva incubi e traumi e
false promesse e ritorna lì, su quel letto, in un futuro che
può
condividere con qualcuno che l’ama.
Ma
ben presto quell’immagine non la soddisfa più.
Emma si stende
supina e rivolge lo sguardo al soffitto, prendendo un respiro
profondo mentre è pronta a ripetere quanto già
fatto, calando le
palpebre con forza; ed eccolo che torna, il sogno di prima, ora
così
diverso nel suo tema costante.
È
il turno di baci lenti e carezze che fluttuano sulla pelle, di dita
che scoprono punti sensibili e labbra che si fanno strada verso il
suo grembo, di violette sbocciate nel candore del suo collo. Emma si
stringe a quel sogno sfiorandolo con l’anima, desiderando e
immaginando e pensando e infine aprendo gli occhi, rivoltandosi su un
fianco.
È
nel mezzo della notte che fiere addormentate avanzano verso di lei,
graziate dall’oscurità di quell’antro
d’erbacce che infesta il
suo cuore. Se potesse squarciarsi il petto forse Emma vi troverebbe
fiori secchi e qualche bulbo dormiente, troppo grande per
quell’anfora
così piccola e provata dal tempo. Vi giurerebbe di
intravedere qua e
là crepe impossibili da saldare, nemmeno con
l’oro; o forse non
sono che un monito alla sua pigrizia, alla sua sconfitta. Ma
è
davvero così che vuole definirla? È davvero
giusto credere di non
aver bisogno d’aiuto in un mondo ove non esistono fallimenti
ma
solo traguardi e la strada verso la felicità è ammantata di
corpi
inanimati, utili solo a essere calpestati?
Emma
non vuole davvero crederci. L’unico capro espiatorio non
è altri
che lei stessa, lei che vive nel passato, lei che non riesce a
lasciarsi andare, lei che desidera con ardore qualcosa che forse non
avrà mai, lei che lascia infierire su di sé
parole dette per caso e
si getta da sola sale sulle ferite. Ed è sbagliato, Emma lo sa,
ma come non domandarsi qual è stato l’errore se
nulla mai cambia –
se tutto è sempre lo stesso?
In
un mondo che corre, Emma rimane ferma. Non c’è
posto per chi come
lei sussurra fuori dal coro; anche se ci sarebbe, in realtà,
ma
bisogna conoscere quantomeno il falsetto. Ed Emma canta piano, a
cappella.
Di
nuovo si abbandona a se stessa, chetando le voci che
l’accompagnano
da anni nel silenzio delle sue notti. Paiono quasi una nenia, una
cantilena fredda di voci bianche, e diventano la sua canzone. A occhi
chiusi Emma si passa le mani sui fianchi morbidi, poi risale sulle
costole sporgenti solo perché stesa e infine tocca al seno,
acerbo
nonostante l’adolescenza sia appassita ormai da tempo;
affonda
ancora di più nel sogno, beandosi del dolore di uno
spezzarsi che è
solo immaginario. Pensa alle sue amiche, a come devono essersi
sentite la prima volta. A come si sentono ogni
volta.
Perché
davvero, Emma, a ventitré anni non hai ancora baciato
nessuno?
→ Angolo
dei Girasoli.
Di
certo non intendevo inaugurare il #writober con qualcosa di
così
triste e confusionario, ma in questi ultimi giorni sentivo davvero
il bisogno di esprimere la mia angoscia attraverso parole che
talvolta mi sforzo di farmi appartenere. Spesso mi chiedo se non sia
tutto frutto della mia immaginazione, se non stia pensando troppo, e
questo è il risultato. La verità è che
non bisognerebbe sentirsi
inadatti per una cosa del genere – e se questo succede,
c’è
qualcosa che non va.
Io
mi sono sentita dire quelle parole. Avrei voluto che il terreno si
aprisse sotto i miei piedi per la vergogna, ho versato lacrime che
ancora oggi mi bruciano in gola. A vent’anni non si
può credere
che la propria vita dipenda da quanto si possa piacere agli occhi
degli altri – e se succede, c’è qualcosa
che non va.
Perciò
vi prego, misurate le parole. Sempre. Non possiamo mai sapere quali
ferite lasceranno, e alcune forse non si rimargineranno mai.
Grazie.
❀ daniverse