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Autore: Thuy    03/10/2019    0 recensioni
D'altronde lui all'odio ci era abituato. Fin da piccolo aveva mangiato pane ed odio, dormito sotto coperte di odio, si era scaldato al fuoco dell'odio, respirato odio cristallino. E' così che cresce un Sayan, figuriamoci il Principe stesso! Quel poco che ricordava del pianeta Vegeta e delle sue passate interazioni con altri Sayan era solo odio e dolore.
Genere: Angst, Malinconico, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Vegeta
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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Finalmente erano a casa. Bulma lo aveva perdonato nonostante le atrocità che la sua bocca aveva proferito forse sotto il controllo del mago, perché lui in realtà quelle cose della sua famiglia non le aveva mai pensate nonostante l’odio contro tutti che albergava da sempre nella sua anima. D D'altronde lui all'odio ci era abituato. Fin da piccolo aveva mangiato pane e odio, dormito sotto coperte di odio, si era scaldato al fuoco dell’odio, respirato odio cristallino. E’ così che cresce un Sayan, figuriamoci il principe stesso! Quel poco che ricordava del pianeta Vegeta e delle sue passate interazioni con altri Sayan era solo odio e dolore.
Ricordava un palazzo freddo in un mondo freddo. La luce dei due soli morenti era perennemente obliqua e lontana e non scaldava né quella terra arida né tantomeno i cuori di chi la abitava. I riflessi azzurri dei bagliori di quelle due stelle lasciavano tutto avvolto in un’atmosfera cupa e fredda. Un mondo così brullo non avrebbe dato sicuramente possibilità di condurvi una vita serena e prosperosa, l’unica possibilità per lasciar sopravvivere quella civiltà era senza dubbio lo spazio. Re Vegeta, suo padre, consapevole delle incredibili doti di guerrieri del suo popolo aveva accettato di fare da braccio armato all'esercito di Re Cold che voleva espandere i propri domini ben oltre l’universo conosciuto nella loro galassia. Certo non era cosa che i Sayan avrebbero potuto fare da soli, il loro divario tecnologico era immenso. I Sayan vivevano ancora in una sorta di medioevo pertanto potevano solo sperare di fare la carne da macello nelle guerre di Re Cold.
Per suggellare quell'assurda alleanza che decretò la fine di una civiltà Cold aveva voluto stringere un patto con il Re chiedendogli di lasciare suo figlio, il principe erede al trono, presso la sua corte obbligando Re Vegeta a ripudiare le sue mogli per sposare in nuove nozze la principessa Hoar, la figlia più piccola di un sovrano da sempre fedele all'impero. Lo scopo di Cold era assicurarsi la fedeltà dei Sayan e, grazie agli intrighi di palazzo, era sicuro di poter ottenere anche una discendenza sul loro trono dopo aver eliminato il principe che non era altro che un moccioso. La scusa fu quella di un’educazione diversa per il principe, migliore, che avrebbe dato ai Sayan mezzi e conoscenze che loro non possedevano. Il suo regno era ricco e tecnologicamente avanzato, lo scambio doveva suggellare una pace e questo Re Vegeta lo sapeva, era anche consapevole che suo figlio era a rischio alla corte di Cold, difficilmente se la sarebbe cavata visto che il principe aveva poco più di quattro anni ma la ragione di Stato prevalse e così accettò di ripudiare le sue quattro mogli compresa quella che era a lui più cara, la sua preferita nonché Sacerdotessa della dea della guerra Istar e madre del più piccolo dei suoi otto figli: la bellissima Echalotte

Vegeta non riusciva mai a togliersi dalla testa quella sensazione di immane sofferenza. Il freddo e il dolore che provò quella notte lo segnarono per sempre.
Era l’ultima sul pianeta Vegeta nel palazzo di suo padre, il giorno dopo sarebbe partito con la delegazione dei diplomatici Sayan che avrebbero raggiunto la corte di Cold; fu svegliato nel cuore della notte da sua madre che aveva scoperto il piano dell’Imperatore; fu condotto al tempio tramite dei cunicoli che si diramavano dalle segrete del palazzo. Prima di entrare nella stanza dell’Altare la madre gli consegnò il sigillo della dea, un piccolo oggetto dalle sembianze di una medaglia con una stella a 8 punte cesellata dentro un cerchio, lo pregò di non separarsene mai in tutta la sua vita e di non mostrarlo mai ad alcuno dei suoi nemici. Si aprirono le porte della stanza delle Cerimonie che era immersa in un buio siderale. Solo il braciere sacro ardeva e non si distingueva nulla dell’ampio e possente colonnato che cingeva per intero quell'immenso ambiente circolare. O almeno lui non distingueva nulla con i suoi occhi assonnati di bambino rapito a Morfeo nel cuore della notte.
Gli si avvicinò una sacerdotessa, non la conosceva; lo lasciò mezzo nudo spogliandolo anche delle bende che gli fasciavano le ferite che si era procurato la sera prima quando, per il solo divertimento di Cold, aveva dovuto affrontare un guerriero che lo aveva quasi ucciso, aveva in mano quello strano oggetto che gli aveva dato sua madre, fu condotto davanti al braciere sacro ed iniziarono a cantilenare dietro di lui qualcosa nella lingua perduta degli dei. Non distingueva da dove provenissero le voci e la sua testa si stava facendo pesante, l’odore nell'aria era strano ma lui lo conosceva bene: era quello delle cerimonie che si tenevano prima delle battaglie importanti; in quelle occasioni la dea pretendeva di essere ripagata con un tributo di sangue per garantire ai guerrieri la propria protezione.
Sua madre si parò di fronte a lui dietro l’altare ed iniziò ad officiare una assurda cerimonia, solo il braciere con il fuoco sacro e tre gradini li separavano. Cominciò a pronunciare le parole delle preghiere, si zittì e iniziò a piangere sommessamente. Poi continuò a parlare con calma mentre le lacrime le rigavano il viso senza però incrinare la voce e infine disse:” la mia vita per la tua vita, il mio sangue per il tuo sangue. Io ti consacro alla mia Dea e tu morrai solo per mano sua”.
Quelle parole gli si incisero nel cervello
Vide sue madre spostarsi da dietro l’altare e porsi di fronte al braciere, con il pugnale sacro si tagliò le vene prima di un polso e poi dell’altro, lenta ma decisa, senza esitazioni. Protese i polsi sanguinanti sulla conca ardente sorretta da due statue di grossi felini con le fauci spalancate dove era stato posto un oggetto da un’altra sacerdotessa. I suoi occhi di bambino non potevano distinguerlo con certezza, vide che sembrava avere l’elsa di una spada ma non si interrogò su di esso visto il turbamento che tutta quella situazione gli stava provocando nell'animo. Vide sua madre accasciarsi a terra, da lei cominciò a propagarsi una macchia scura. Il tempo sembrava andare al rallentatore. Il liquido scuro scese inesorabilmente i tre gradini che lo separavano dal corpo di sua madre e un rivolo presto arrivò ai suoi piedi.
Non si era nemmeno accorto dell’altra sacerdotessa che gli si era portata dietro con quell'oggetto intriso del sangue di sua madre e arroventato dal fuoco sacro
Improvvisamente sentì un dolore fortissimo, atroce, squassargli il corpo; il freddo gelargli il sangue nelle vene e il respiro bloccarsi nei polmoni ma non urlò, proprio come gli era sempre stato insegnato. Rimase immobile e in piedi davanti all'altare senza neanche la forza di respirare con in mano quel piccolo oggetto ultimo dono di sua madre.
L’ultima cosa che ricordava erano gli occhi morenti di quella donna, unico essere vivente in tutto l’universo ad aver avuto per lui gesti affettuosi e parole di conforto, erano lì ad un passo da lui e i loro volti erano vicini. Poi il buio.
Si svegliò nell'astronave della delegazione di Cold e nulla più seppe della sua famiglia per molto tempo se non che suo padre, a seguito della dipartita di sua madre, aveva contratto nozze con la principessa Hoar la quale gli aveva dato un erede maschio probabilmente perito anche lui nell'esplosione del pianeta Vegeta voluta da Freezer, il figlio sanguinario e tiranno dell’Imperatore Cold nonché capo di un’armata del suo esercito alla quale lo stesso Principe Vegeta era stato in seguito assegnato.
Si accorse di quel piccolo oggetto che era stato cucito da una mano sapiente all'interno del suo vestito proprio all'altezza del cuore macchiandolo indelebilmente con l'inchiostro della vendetta
“Vegeta….. Vegeta svegliati!”
   
 
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