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Autore: MireaAzul    03/10/2019    4 recensioni
Dalla storia:
Il suo piano gli era sembrato così efficace, qualche giorno prima: far vedere un film dell’orrore ad Aziraphale in modo da farlo spaventare, con un po’ di fortuna farlo appiccicare su di sé alla ricerca di protezione e strappargli qualche coccola spinta.
Si era ritrovato invece ad interpretare lui stesso la parte dello spaventato a morte, e l’amico non accennava il benché minimo desiderio di avvicinarsi a lui.
Aveva realizzato che il suo piano era ormai andato in fumo, ma non voleva demordere.
Non avrebbe dato questa soddisfazione ad Aziraphale.
Genere: Comico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Aziraphale/Azraphel, Crowley
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Questa storia partecipa alla Ottobre Challenge: Trick or Treat? indetta sul gruppo facebook Il Giardino di Efp

Prompt scelto: 34. Vedere un film horror con qualcuno, fingendo di non morire di paura.

 

Questo racconto parla di un angelo e di un demone. Ma se gli avvenimenti della vita vi hanno portati qui, questo lo sapete benissimo.

Questa storia è ambientata pochi mesi dopo dell’Apocalisse-Che-Non-Fu.

I nostri due protagonisti, nonostante degli sporadici e casti baci, erano ancora ben lontani dal parlare apertamente dei propri sentimenti.

Eppure erano a conoscenza di ciò che provavano l’uno per l’altro, e anche delle... cose che avrebbero voluto farsi sotto le lenzuola. Forse tutti quei millenni di sentimenti fatti tacere e parole strozzate avevano portato a questo.

Però quello era un giorno particolare.

A Crowley piaceva molto Halloween. Beh, può darsi che sia un’informazione scontata, dopotutto lui è un demone. Ma a Crowley piaceva Halloween ancor di più di quanto piacesse ai suoi colleghi demoni.

Anni addietro aveva avuto il piacere di incontrare quel mattacchione di Jack, l’uomo che vagava nel purgatorio ed aveva ispirato la nota festività terrestre. Era un tipo simpatico, Crowley lo ammirava per la sua impresa nel tentativo di ingannare sia Dio che Satana. Certo, era ben noto che quest’impresa non fosse andata a buon fine, ma aveva avuto comunque il fegato di tentare.

Era per quello che Halloween gli piaceva così tanto, gli ricordava quel mattacchione di Jack.

I pipistrelli di cartapesta appesi alle grondaie, le zucche dagli sguardi tetri che illuminavano le strade, le ragnatele in tela invase da finti ragni capaci di far venire un infarto ad ogni aracnofobico londinese… Amava tutto ciò.

Non quanto amasse un certo angelo di nostra conoscenza. L’amore che provava per lui era superiore a tutto.

Come dicevamo all’inizio, qualche casto bacio c’era stato tra i due, nulla più. E chiunque conosca anche un poco il demone del peccato originale sa che non è tipo da accontentarsi di così poco.

Per questo gli era venuta quell’idea strampalata.

Crowley aveva chiesto in prestito a I Quelli un DVD in tema per la macabra festività, un po’ sorpreso che dei ragazzini di undici anni possedessero certi film, ma tant’è.

Era deciso nella sua missione e aveva concordato con l’amico che sarebbe stato a casa sua quella sera alle 22:00.

Puntuale come un orologio svizzero, si presentò alla sua porta. Stranamente, bussando.

«Crowley! Perché non sei entrato subito?» gli chiese infatti Aziraphale.

Questo fece spallucce. «Pronto per la serata di Halloween, angelo?» domandò, entrando a grandi passi.

Aziraphale annuì entusiasta, chiudendo la porta d’ingresso. «Altroché! Ho preparato dei biscotti a forma di ossa, se sei fortunato e becchi quelli giusti potresti comporre un intero scheletro.» ridacchiò, orgoglioso di quell’idea buffa. «E per te ho trovato una ricetta molto interessante; il Great Pumpkin Punch Cocktail. Come puoi ben capire dal nome, è un cocktail a base di zucca. Spero ti piaccia, caro.»

Crowley sorrise intenerito di fronte a tutto quell’entusiasmo. «Che alcolico c’è nel cocktail?»

«Il rum.»

«Allora mi piacerà di sicuro.»

Anche se quel che avrebbe voluto confessargli è che gli sarebbe piaciuto di sicuro perché a prepararlo era stato l’amore della sua vita.

Piuttosto che lasciarsi andare a smancerie dal genere si sarebbe strappato la lingua biforcuta con il forcone del diavolo.

«Io ho portato un film da vedere.»

Da sotto la giacca di pelle nera tirò fuori la confezione del DVD e la porse ad Aziraphale. Come si aspettava, questo nell’osservare l’oggetto che teneva tra le mani arricciò il naso, in chiaro segno di disgusto.

Sulla copertina risaltava la raccapricciante immagine di due cadaveri stesi a terra, entrambi con in pugno una pistola ed immersi in un lago di sangue.

«”Saw: L’enigmista”.... Mai sentito.»

«Lo posso ben immaginare.» Crowley gonfiò il petto, soddisfatto.

«Non sapevo tu avessi la passione per i film horror.»

«Non ce l’ho, infatti. Me lo hanno prestato i marmocchi, mi sembrava adatto per la serata.»

L’espressione di Aziraphale si fece incredula. «Dei bambini della loro età non dovrebbero possedere certi oggetti!»

«Rilassati, angelo. Mica è un vibratore.» Aziraphale abbassò gli occhi e arrossì. Crowley studiò l’espressione dell’amico, tutto intento a fissare quel DVD pur di non incrociare i suoi occhi topazio. «Cosa c’è? Hai forse… paura?» lo punzecchiò il demone.

«Io? Paura?» fu il turno di Aziraphale di gonfiare il petto. «Vorrei ricordarti che io sono stato l’angelo a guardia del cancello est del Giardino dell’Eden, e che ho brandito una spada infuocata! Non mi faccio certo intimidire da queste sciocchezzuole umane!»

Crowley ghignò.

Aveva fatto centro.

«Dimostramelo.»

Si guardarono intensamente negli occhi. Le pupille verticali di Crowley vibrarono divertite nel leggere l’indecisione nelle iridi celesti di Aziraphale. Non intendeva cedere, non nel momento nel quale il suo piano stava procedendo così a gonfie vele.

«D’accordo. Accomodiamoci, dunque.» rispose risoluto l’angelo.

Un sempre più compiaciuto Crowley si tolse e gli occhiali e si versò in un bicchiere di vetro un po’ del cocktail alla zucca mentre Aziraphale si avvicinò al televisore, aprì la confezione ed inserì il disco nel lettore DVD.

Quando entrambi si furono accomodati sul divano in ecopelle beige, accese il televisore.

«Se hai paura, puoi sempre stringerti a me.» gli sussurrò Crowley, un po’ per scherzare e un po’ perché agognava con tutto sé stesso a quel contatto.

Aziraphale sorrise orgoglioso. «Grazie per l’offerta ma non ce ne sarà bisogno, mio caro.»

«Lo vedremo.» ghignò di nuovo, e si voltarono lo schermo.

Nessuno dei due aveva mai visto un film horror.

Aziraphale era un angelo e ben si teneva alla larga dall’apparecchiatura tecnologica chiamata “televisione”, se ne era procurata una solo per intrattenere il suo amico quando veniva a trovarlo e lui era impegnato con i clienti della libreria. E Crowley, per quanto invece amasse il cinema, sosteneva che niente era più terrificante che assistere ad Hastur leccare le pareti dell’inferno con espressione di puro godimento.

Per questo si scoprì del tutto impreparato a ciò che stava per accadere.

La scena iniziale non sembrava particolarmente terrificante. Due uomini si trovarono in un sudicio bagno abbandonato, incatenati alle caviglie, e in mezzo alla stanza c’era un cadavere simile a quelli presenti sulla copertina.

Certo, il tutto gli trasmetteva un senso di inquietudine, non sufficiente però a spaventarlo.

Ogni tanto con la coda dell’occhio osservava l’amico per vedere le sue reazioni, nascondendo le occhiate che gli lanciava dietro ad un sorso del cocktail arancione. Aziraphale era seduto composto come suo solito, ma la schiena era innaturalmente rigida e le sopracciglia aggrottate. Non muoveva un singolo muscolo.

Forse provava anche lui la sua stessa irrequietezza?

Il film procedeva abbastanza tranquillo, nonostante le scene di smembramenti e trappole mortali.

Fu quando videro la marionetta di Jigsaw e sentirono la sua inquietante risata, che entrambi rabbrividirono.

In un’altra occasione, Crowley ne avrebbe approfittato per schernire l’amico di quel suo momento di paura. In quell’occasione, invece, non osava aprir bocca. Dopotutto pure lui aveva la pelle d’oca.

«Inquietante. Non trovi?» fu il solo commento di Aziraphale.

Il demone non lo sentì. Il film stava avendo su di lui un potere malsano, tra l’ipnotico e la repulsione.

Non sentendo una risposta, l’angelo finalmente si mosse, voltandosi e guardandolo interrogativo. «Caro?»

Crowley balzò per la sorpresa. E per lo spavento.

«S-sì?»

«Ti ho chiesto se non trovi inquietante il pupazzetto. Sicuro di stare bene?» Aziraphale lo osservò preoccupato. «Sei bianco come un lenzuolo. Ti stai prendendo l’influenza?»

«No, no… Tutto be-CAZZO!!!»

Crowley balzò di nuovo, mettendosi una mano sul cuore.

Il protagonista del film si trovava in un parcheggio sotterraneo ed era stato appena rapito da una minacciosa figura con una maschera da maiale, comparsa all’improvviso nell’inquadratura e cogliendolo di sorpresa.

Aziraphale si era perso la scena, troppo occupato a preoccuparsi per lui. Tornò a guardare la televisione e riuscì a capire quel che era appena successo. «Già, inquietante anche questo.»

Era incredibile come riuscisse a mantenere un distacco glaciale e allo stesso tempo trasmettere timore attraverso l’espressione accigliata.

Crowley non lo avrebbe mai ammesso ad alta voce, ma lo ammirava.

Oltre alla pena che ormai lo aveva invaso come un fiume in piena, provava anche una piccola dose di delusione.

Il suo piano gli era sembrato così efficace, qualche giorno prima: far vedere un film dell’orrore ad Aziraphale in modo da farlo spaventare, con un po’ di fortuna farlo appiccicare su di sé alla ricerca di protezione e strappargli qualche coccola spinta.

Si era ritrovato invece ad interpretare lui stesso la parte dello spaventato a morte, e l’amico non accennava il benché minimo desiderio di avvicinarsi a lui.

Aveva realizzato che il suo piano era ormai andato in fumo, ma non voleva demordere.

Non avrebbe dato questa soddisfazione ad Aziraphale.

«Non mangi i biscotti, angelo?» e gli porse il vassoio. Questo, senza neanche girarsi, allungò una mano ed afferrò il primo biscotto alla sua portata. Se lo portò alla bocca e masticò piano, concentrato.

Non sfuggirono ai suoi occhi serpenteschi le briciole di burro depositate sulle labbra carnose che tanto desiderava.

Oh, quanto fremeva di passione, quanto avrebbe voluto creare la situazione perfetta per avvicinarsi e toccarle con le proprie...

Quell’istante di pace venne spezzata da un urlo.

Scoprì con ribrezzo che il protagonista si stava… amputando un piede con un seghetto da falegname? E il cadavere della prima scena si stava alzando in piedi?

La goccia che fece traboccare il vaso.

«Oh cielo… Adam e i suoi amici non dovrebbero guardare film del genere.» commentò un turbato Aziraphale. Era così assorto nella visione della scena finale da non rendersi conto che Crowley gli si era avvicinato.

Questo gli posò delicatamente una mano sulla coscia. Sotto le sue dita, Crowley poté sentirlo sobbalzare per la prima volta durante la serata.

Aziraphale arrossì vistosamente, imbarazzato da quel contatto tanto leggero quanto intimo, così vicino ad una sua certa parte del corpo.

«C-Crowley…?» lo chiamò timido.

Dopo essersi preparato mentalmente al momento di effusioni che, ne era sicuro, di lì a poco avrebbero vissuto, si girò a guardarlo.

«Posso stare a dormire da te, angelo?»

Era una domanda che molti si sarebbero aspettati dal demone Crowley, e molti si sarebbero aspettati di udirla accompagnata da uno sguardo languido e da labbra increspate di lussuria.

Ma ciò che vide Aziraphale era un demone terrorizzato, con la pelle ricoperta di brividi, le iridi sottili e la bocca serrata.

L’angelo era colto alla sprovvista. Non avrebbe mai immaginato di vedere l’amico in quelle condizioni, non per un semplice film splatter.

Gli sorrise dolcemente e gli strinse la mano. «Assolutamente sì, caro.»

Spense il televisore e si alzò per mettere nel frigo ciò che era avanzato del cocktail e dei biscotti. Crowley non lo mollava neanche un secondo, si era aggrappato all’orlo del suo panciotto e continuava a guardarsi alle spalle, agitato.

La piccola parte bastarda di Aziraphale gli suggeriva malevola di prenderlo in giro, di burlarsi di lui con domande assurde come “hai paura che un pupazzetto dalla risata stridula entri qui dentro pedalando sul triciclo?”.

Per fortuna ebbe la meglio il suo lato empatico.

Lo prese per mano e insieme si avviarono verso la camera da letto. Se lo sentiva inquieto gli accarezzava il dorso della mano col pollice. Se sentivano un rumore proveniente dalla strada - probabilmente i bambini che andavano di casa in casa chiedendo dolcetti, o gli adolescenti che si dirigevano verso qualche party - lo rassicurava rafforzando la stretta.

Una volta raggiunta la stanza, Crowley mollò la presa ed iniziò a spogliarsi.

Aziraphale era scandalizzato.

«Ma caro…!»

Rimasto in canottiera e boxer, il demone non lo guardò neanche. Si fiondò sul letto per poi intrufolarsi sotto le lenzuola.

Crowley era consapevole del fatto che lo stava guardando supplichevole, con un’espressione che mai sarebbe dovuta comparire sul volto di un demone, eppure non gliene importava un fico secco.

Non aprì bocca, ma picchiettò con la mano lo spazio vuoto accanto a sé.

Vieni a letto anche tu, per favore.

Aziraphale rimase per un attimo interdetto. Le sue emozioni erano come state catapultate su un ottovolante: prima era eccitato, poi impaurito, poi dolce, poi scandalizzato.

Sorrise.

Questo gli capitava solo con Crowley.

Da ormai sei mila anni.

Con uno schiocco di dita, si cambiò per poter indossare il suo soffice pigiama celeste a righe bianche.

Si sdraiò accanto al demone, che appoggiò la testa sul suo petto morbido.

«Le mie piante mi uccideranno, prima o poi.» sussurrò.

«Non credo sia possibile. Ma per essere certo che ciò non accada potresti iniziare a trattarle meglio.» gli rispose, accarezzandogli piano i capelli color del fuoco.

Lo sentì singhiozzare, e l’angelo si rese finalmente conto del vero stato d’animo dell’altro.

Con due dita, gli sollevò il mento, portando le punte dei loro nasi a sfiorarsi.

Gli occhi di Crowley erano lucidi di terrore.

Le palpebre di Aziraphale si abbassarono e lentamente si avvicinò, appoggiando le proprie labbra su quelle fini e scure dell’amore della sua vita.

«Ora dormirai, sognerai solo ciò che più desideri e ami, e domani non ricorderai nulla di stasera.» mormorò.

E Crowley obbedì.

Appesantita dal sonno, la testa gli ciondolò e tornò ad appoggiarsi sul suo petto.

Iniziò quasi subito a produrre un leggero russare, ed Aziraphale riprese a coccolargli la nuca.

Solo quando sentì il demone chiamarlo nel sonno, con un sorriso beato e un’erezione prorompente che continuava a spingere contro la sua coscia, che l’angelo realizzò.

Ciò che più desideri e ami.

Si addormentarono così, stretti in un abbraccio, nella notte di Halloween.

 

Piccole Note
Non potevo resistere, avevo troppa voglia di scrivere una piccola OS spensierata e senza scene porno poco caste.
Saw L'Enigmista è il mio film horror preferito, spero lo abbiate visto anche voi per cogliere le poche scene che descrivo aw.
In ogni caso, grazie per chi è arrivato fino a qui, è sempre un piacere immenso. *lancia cuoricini*
Alla prossima!

 
  
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