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Autore: _SlimShady_    07/10/2019    1 recensioni
"Forse, quelle mura che lei tanto odiava, erano al tempo stesso la sua condanna e la sua salvezza. Se avesse accolto qualcun altro, e se questo qualcuno, dopo aver riempito la sua casa di gioia e ricordi, l'avesse abbandonata, lei sarebbe tornata alla sua condizione originaria, ma in un modo del tutto diverso.
Avrebbe sentito, più che mai, il doloroso rumore dell'assenza".
La casa di una stella non è altro che il nostro porto sicuro, e in quanto tale è soggetto ad attracchi e mareggiate.
Se avete voglia di un breve viaggio introspettivo, questa lettura fa al caso vostro.
Genere: Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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La Casa di una Stella



Ventiquattro.
Ventiquattro erano le ore che aveva trascorso osservando le movenze della sua ombra riflesse sull'armadio e, ventiquattro, erano anche le sfumature di giallo che era riuscita a contare. A volte il colore era così acceso da poterci addirittura giocare, bastava chiudere e riaprire le dita per far avvenire la magia...In quei momenti, un filo di luce passava attraverso le sue mani, colpendola in volto e costringendola a distogliere lo sguardo. Altre volte, invece, era così flebile da sembrare quasi invecchiato, scolorito dal tempo.
Il momento più tremendo, però, era l'attimo esatto in cui la sua stanza piombava nel buio.
Tic tac. 
Il gioco è finito.
In quella particolare atmosfera, le sembrava buffo notare come, ogni volta, gli umani si comportassero esattamente come la luce: nascevano, fieri e brillanti, per poi appassire e morire con l'avanzare dell'oscurità. Per alcuni, non era altro che un processo fisico, per altri interiore. Questo pensiero la faceva sempre rabbrividire, era davvero così facile spegnere una vita? Perciò, presa da un moto di apprensione, correva a premere l'interruttore, nella speranza che lì, o in qualsiasi altro punto dell'universo, qualcosa si sarebbe riacceso. Il suo irriducibile ottimismo l'aveva portata a credere che, per alcuni, ci fosse solo bisogno di una spinta per tornare a brillare.
Tutto ciò sarebbe potuto sembrare folle ma, in fin dei conti, il vero obiettivo di quel suo assurdo passatempo era stabilire un piccolo record personale...Le era stato riferito, infatti, che molti anni prima il Piccolo Principe era riuscito nella straordinaria impresa di aver visto, in un solo giorno, il sole tramontare ben quarantatre volte...Non che questo gli rendesse chissà quale onore, ma ne era rimasta affascinata. Ad essere sinceri, sentiva una sorta di strana connessione con quel bimbo dai capelli dorati: egli viveva da solo sul suo piccolo asteroide, soppesava ogni singola parola, ed era profondamente innamorato di una bellissima rosa. Avrebbe voluto strappargli i ricordi per avere il privilegio di vivere le sue stesse avventure, ma non poteva farlo. Il suo destino era quello di vagare tra quelle sterili pareti e toccare, forse per un tempo infinito, gli stessi familiari oggetti. 
Fu in quel momento che i suoi occhi si posarono sulla maniglia argentata, su quel passepartout verso l'ignoto.
Non aveva scelto quella vita, e sapeva che non le sarebbe mai piaciuta, ma le era stata assegnata per proteggerla: le avevano detto, secoli addietro, che lo scontro con un altro mondo avrebbe potuto significare la sua fine.
Aveva riflettuto a lungo su quelle parole, senza mai essere riuscita a capirle davvero.
Si sentiva così sola che l'idea di poter arricchire il suo triste microcosmo le faceva illuminare il viso. Cosa poteva mai esserci di così sbagliato? In fondo, anche la Luna, non potendo splendere di luce propria, si era adornata con un mantello stellato.
Così, mentre aspettava l'alba di un nuovo giorno, le balenò in mente il ricordo della volpe. Venire a contatto con un altro pianeta avrebbe implicato entrare in punta di piedi nell'esistenza di qualcun altro, addomesticare ed essere addomesticati. Creare dei legami.
 
“Ma se tu mi addomestichi, noi avremo bisogno l’uno dell’altro. Tu sarai per me unico al mondo, e io saro’ per te unica al mondo”
 
Forse, quelle mura che lei tanto odiava, erano al tempo stesso la sua condanna e la sua salvezza. Se avesse accolto qualcun altro, e se questo qualcuno, dopo aver riempito la sua casa di gioia e ricordi, l'avesse abbandonata, lei sarebbe tornata alla sua condizione originaria, ma in un modo del tutto diverso.
Avrebbe sentito, più che mai, il doloroso rumore dell'assenza.
Ma non si può impedire ad una stella di fare ciò per cui è nata, e se la volpe aveva acconsentito a legarsi, pur sapendo le conseguenze, anche lei voleva provare l'ebrezza di decidere per sé, di correre il rischio dell'oblio.
Così, ferma nella sua decisione, si avviò verso la porta e abbassò la fredda maniglia.
Quello che successe dopo, beh, fu incredibile.
  
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