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Autore: Nat_Matryoshka    07/10/2019    2 recensioni
"Se dovesse fare una lista di tutto ciò che ama di più delle loro vite, non saprebbe da dove iniziare.
Prima di tutto, le notti piovose."

Una lettera per un sentimento, una storia, un momento. Dalla A alla Z.
[Aziraphale/Crowley]
Genere: Fluff, Introspettivo, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Aziraphale/Azraphel, Crowley
Note: AU, Raccolta | Avvertimenti: nessuno
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M come Mani

Ogni tanto, distrattamente, si sorprende a guardare le sue mani.

È un esteta, impossibile negarlo: si è sempre vantato (per il poco a cui un angelo sia concesso farlo, quindi molto poco) di possedere un certo gusto per il bello, e la lunga permanenza sulla Terra non ha fatto altro che accentuarlo. Tessuti raffinati provenienti dall’Oriente, porcellane cinesi, libri antichi, mobili di splendida fattura, ogni cosa bella sembrava esistere per essere ammirata, collezionata. Venerata.

Anche le sue mani, quindi?
Sì, ovviamente, ma lo faceva da ben prima di rendersene conto.

Appoggiate sul volante della Bentley mentre guida, ben distese, impegnate a girare il volante e, occasionalmente, a tamburellare con le dita per seguire il ritmo del brano nello stereo. Leggermente piegate sul tavolo, mentre i suoi occhi sono impegnati a guardarlo mangiare, al Ritz. Tese in aria, aperte in un gesto teatrale, ogni volta che l’esasperazione lo porta a gesticolare.

Le dita di Crowley, lunghe e sottili, sono calde: le ha sfiorate appena, timidamente, prima di coprirle con la sua mano. Era notte, l’autobus scivolava lungo una strada di periferia diretto a Londra, e Aziraphale sorrideva, perché non esisteva nulla di più puro, di più perfetto della felicità che provava.
 
 


N come Nudo

C’è qualcosa di intimo nello stringere forte il suo corpo, nudo, contro il proprio. Qualcosa di bellissimo.

Quando gli accarezza la schiena, con i polpastrelli riesce a sentire la forma affusolata della cassa toracica. Crowley, amore mio, sussurra, ed ha quasi paura che il suo demone possa sentirlo (ma forse spera che lo faccia). Sei così prezioso, così gentile. Crowley si stiracchia, Aziraphale sorride appena: ha udito ogni parola.
Le loro mani giocano assieme mentre fanno l’amore, le dita intrecciate, impegnate in una lotta silenziosa, che danzano alla musica dei loro respiri. Crowley ascolta il battito del suo cuore con la mano e un orecchio poggiato sul petto, e si sente fortunato per il solo fatto di essere lì, con lui, mentre Aziraphale gli posa un bacio sui capelli rossi, nascondendo a malapena un sorriso.

C’è qualcosa di intimo e fragile nel restare sotto il suo corpo, come se il suo angelo potesse fargli scudo dai mali del mondo. Le sue ali si aprono improvvisamente per abbracciarlo stretto, luminose come la sua anima. E quando Aziraphale lo prende, mordendogli gentilmente il collo, accarezzandogli le guance, solo allora si permette di gemere.
Restano distesi nel bel mezzo della notte, le dita che si toccano appena, ad osservare il riflesso del chiaro di luna sul soffitto, finché Aziraphale non sposta una mano per sfiorare l’interno tiepido della sua coscia. È gentile. Sa dove toccarlo, come dargli piacere, e presto Crowley si ritrova a pregarlo di dargli di più, con gli occhi chiusi.

C’è qualcosa di meravigliosamente intimo nel chiamarlo angelo. È una parola semplice, ma quando Aziraphale gli rivolge in cambio il sorriso più dolce del mondo, si sente amato.
 
 

O come Oceano

E poi sono caduto, sempre più in basso, gli occhi chiusi, le orecchie che fischiavano di suoni violenti, urla disumane dall’alto. Sono caduto verso il basso, con le ali spezzate e sanguinanti.
Sono caduto in silenzio.
Qualcosa di acido mi ha divorato. Ho provato dolore. Ho sentito la solitudine, come mai l’avevo sentita prima di allora. Ero…

Crowley aprì gli occhi: la pozza di acido solforico che conosceva fin troppo bene era sparita. Al suo posto si estendeva qualcosa di granuloso, marrone tenue, soffice sotto ai piedi nudi.
Sabbia, pensa immediatamente. E, di fronte a lui, enorme e maestoso, il mare.
Blu.
La sua voce.

Aziraphale sedeva sulla battigia, con i piedi immersi nell’acqua bassa. Sulle labbra aveva un sorriso pieno di gioia e gli fece cenno di raggiungerlo. Vieni qui, sembrava dirgli, e Crowley si avvicinò, dando un’occhiata attorno a sé.
Niente terra in vista, rifletté. Né persone. È una specie di posto segreto, solo per noi due.

Aziraphale gli prese la mano, baciandogli gentilmente le nocche. Un grido soffocato lo fece trasalire, ma si trattava solo di un gabbiano che volava in cerchi sulle loro teste, tra strati sottili di nuvole.
Crowley sedette accanto a lui, sul terreno soffice. L’acido se n’era andato, le sue ali non erano nemmeno ferite: era come se non fosse mai caduto. Indossava ancora la tunica bianco puro del Paradiso.

Aziraphale lo guardò, i capelli soffici resi ancora più brillanti dalla luce calda del sole. 
“Non aver paura, mio caro. Ho creato questo sogno per farti sentire al sicuro.”
 
Quando riaprì gli occhi, l’oceano era scomparso. Aziraphale giocava con i suoi capelli, delicatamente, con amore, come aveva sempre fatto.



P come Panchina

“Quindi… ti hanno sbattuto fuori di casa?”

La sua voce trasuda rabbia, nota Aziraphale. Crowley si gira a guardarlo, i pugni stretti. “Sul serio?”
Lui sospira. “Sì. Immagino non approvino la mia… condotta, per cui preferiscono fingere di non avere un figlio. A volte mi chiedo se pensino ancora a me. Lo so che dovrei dimenticarli per quel che mi hanno fatto, ma…”

La notte è silenziosa e piena di stelle. Come puoi essere così crudele con tuo figlio? si chiede Crowley, e all’improvviso prova il desiderio prepotente di abbracciare Aziraphale, di accarezzargli i capelli e promettergli che sarà al sicuro, perché non gli farà mai del male. Ma il suo dolore è troppo profondo, costruisce un muro tra le loro anime.

Ah, cazzo!

Un attimo dopo si trova in ginocchio, davanti alla panchina dove siedono entrambi. Afferra la mano di Aziraphale e se la appoggia contro il cuore, incontrando il suo sguardo.
“Puoi venire a vivere con me, lo sai. Casa mia è anche la tua… devi solo dirmi di sì.”

Il loro posto preferito nel parco è tranquillo, avvolto da un’oscurità morbida. Una singola lacrima cade dall’occhio verde di Aziraphale.

 


Q come Queen

Poche cose al mondo lo facevano sentire in pace quanto vedere Crowley felice.

A volte serviva di più, per distenderlo e farlo sentire meglio, ma a volte bastava solo portarlo ad ascoltare della buona musica. E in quel pub dalle pareti coperte di legno, con le lampade di vetro verde e i cuscini di velluto rosso sugli sgabelli, di buona musica ce n’era sempre in abbondanza. Soprattutto il venerdì sera.
La band aveva suonato Killer Queen, e lui l’aveva canticchiata. Alla fine di Somebody to Love si era alzato in piedi ad applaudire assieme a tutta la sala. Ma solo con Bohemian Rhapsody si era davvero scatenato, trascinandolo con sé. Così Aziraphale si era ritrovato a cantare assieme a tutti gli altri, e a fine serata aveva concluso di essersi decisamente divertito.

Una volta aveva chiesto a Crowley da quando avesse iniziato ad apprezzare i Queen. Era un pomeriggio di pioggia, il suo demone gli aveva portato un sacchetto di dolci e si era stabilito nella libreria senza uno scopo particolare: bevevano e chiacchieravano per ingannare il tempo, come al solito. Lui aveva alzato gli occhi, osservandolo con un interesse velato di gratitudine, quel genere di sguardo che gli rivolgeva ogni volta che si sentiva apprezzato.

“Da quando li ho ascoltati dal vivo per la prima volta… ma è stato tanto tempo fa.”

Aveva lasciato quella risposta sul vago, quasi parlarne lo rendesse felice e triste al tempo stesso e, all’improvviso, Aziraphale aveva ricordato. Aveva ricordato la scintilla di gioia che riempiva i suoi occhi quando la televisione parlava di loro, il sorriso che accompagnava la lettura di qualunque articolo di giornale che riportasse la fotografia di Freddie e degli altri. Quando era stato ai loro concerti, e aveva cantato Love of my life fino a perdere la voce. E più avanti, quando aveva saputo della morte di Freddie, era certo di averlo visto piangere in silenzio, dandogli le spalle.

“Sai” aveva esordito, sperando di risollevargli un po’ il morale. “Dovresti prestarmi qualche altro cd dei loro. L’ultimo mi è piaciuto molto.”

A volte bastava davvero poco per renderlo felice, pensò Aziraphale, mentre un piccolo sorriso piegava le labbra del compagno.  










________


Ci ho messo un po', ma alla fine anche questo capitolo è arrivato. Non potevo resistere all'idea di inserire in qualche modo i Queen, e per fortuna la lettera Q me ne ha dato la possibilità (senza nemmeno barare, stavolta!)
Grazie davvero per tutto l'amore che avete rivolto e che rivolgete a questa storia: siete lo stimolo principale che mi convince ad andare avanti. Spero possa piacervi anche questo nuovo capitolo!

Rey 




 
   
 
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