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Autore: _Atlas_    09/10/2019    3 recensioni
Dal quinto capitolo: Una distesa di stelle illuminava il cielo notturno di fine agosto, in un gioco di luci che accese di gioia lo sguardo di Morgan.
«Vorrei tanto volare fin lassù...» mormorò con innocenza, facendo sorridere Tony.
Per un momento riuscì a immaginarsela, su una slitta supersonica o su qualche altra diavoleria che aveva promesso di costruirle, mentre sfrecciava veloce verso una stella lontana.
«Chissà, magari un giorno ci riuscirai.»

Breve raccolta incentrata sul rapporto tra Tony e Morgan.
[Post-Avengers:Endgame / What if?]
Genere: Commedia, Fluff | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Morgan Stark, Pepper Potts, Tony Stark/Iron Man
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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Summer
-
Mille milioni di stelle


 



 
Il mese di agosto stava ormai giungendo al termine, offrendo giornate ancora molto calde e occasioni per prendere il sole in riva al lago, tra un ricordo estivo e un altro.
Stappando una bottiglia di birra fresca, Tony ripensò con nostalgia alla sabbia bianca di Palm Beach, all’acqua cristallina dell’oceano indiano e a tutto ciò che quell’estate gli avevano offerto le Maldive. Battibecchi con Happy inclusi, così come la parlantina di Peter, l’euforia di Morgan e la coalizione strategica e quasi inarrestabile tra Pepper e May.
Scese le scale del portico e le vide entrambe ridere di gusto sedute al tavolo in giardino, così fece per avvicinarsi, venendo però travolto in corsa prima da Morgan e poi da Peter, impegnati in un’epica battaglia con le pistole ad acqua.
«Che diavolo…» mormorò riuscendo per un soffio a salvare la bottiglia di birra. «Pete! Sta’ attento a tua sorella!» disse poi a voce più alta e, sperava, severa. Continuando a correre, il giovane alzò un braccio facendogli segno di aver capito e lui tirò un sospiro a metà tra il rassegnato e il divertito.
«Allora, si può sapere cos’è che vi fa ridere tanto?» chiese raggiungendo le dirette interessante.
Pepper si scambiò un’occhiata complice con May e le fece l’occhiolino: «A dire il vero, tu» gli rispose.
Tony strabuzzò gli occhi e solo in quel momento si accorse che stavano guardando le fotografie della loro vacanza, e nello specifico quella che immortalava lui e Happy intenti a discutere animatamente davanti ai fornelli.
«Ah, la sera dell’ammutinamento» borbottò, ricordando come quella semplice cena in barca si fosse trasformata nel giro di pochi secondi nella peggior rivolta familiare di sempre. Il suo continuo impicciarsi nelle faccende culinarie altrui lo aveva portato a rovinare irrimediabilmente un’intera pentola di paella, aggiungendovi un generosa dose di sale perché – a sua detta – era terribilmente insipida. Era stato Happy ad accorgersi del misfatto, non solo perché aveva passato l’intero pomeriggio davanti ai fornelli a cucinare il suo piatto forte anche per lui, ma soprattutto perché quello che Tony aveva aggiunto in abbondanza nella pentola non era affatto sale.
«Com’è diavolo è possibile che lei a quattro anni ha costruito un circuito elettrico e adesso non riesce a distinguere lo zucchero dal sale!? Me lo spieghi!» si era infuriato, agitando un cucchiaio di legno a due centimetri dalla sua faccia.
Il misfatto e il conseguente litigio avevano scatenato l’ilarità di tutti gli altri, che alla fine avevano preferito ordinare delle pizze continuando a prendersi gioco del “genio di casa” per quasi tutta la sera. Solo Morgan, che aveva l’animo ingenuo e ancora poco influenzabile, non si era lasciata intimorire da quel dettaglio, mangiando un’abbondante porzione di paella senza fiatare e spazzolando in pochi minuti tutto quello che aveva nel piatto.
«Uh, Morgan aveva chiesto una doppia porzione, quella sera. La considero lo stesso una vittoria» disse Tony facendo spallucce e guardando le due donne con indifferenza.
«A proposito,» intervenne May «credo voglia il cambio» disse indicando Happy alle sue spalle. Con una camicia hawaiana e un cappello di paglia intesta, si era piazzato davanti al barbecue improvvisandosi “re della griglia”.
«No, non voglio nessun cambio» borbottò quello, sollevando una salsiccia dalla brace, «La carne la preferisco salata.»
Tony gli rivolse un’occhiataccia e fece per rispondergli a tono, ma Morgan glielo impedì, raggiungendolo di corsa e allungando le braccia verso di lui.
«Papà, salvami!» gridò divertita, trovando presto rifugio nel suo abbraccio. Peter, che era pronto a colpirla con la sua pistola ad acqua, fu costretto a fermarsi di fronte al suo sguardo, a metà tra il minaccioso e lo sfidante.
«Uh, come non detto» si arrese alzando le mani.
«Mi spiace, ragazzo. Stavolta Lara Croft ha giocato d’astuzia» sghignazzò Tony, notando poi di sfuggita la linguaccia che la bambina rivolse a Peter.
«E tu dovresti proprio darti una sistemata, signorina» la rimbeccò puntuale, «Sembri uscita dalla giungla» scherzò, spettinandole i capelli già arruffati e umidi.
«A dire il vero, anch’io» valuto Peter, dando un’occhiata ai suoi vestiti.
«Allora sarà il caso che vi muoviate, la carne è pronta e io avrei una leggera fame» si intromise a quel punto Happy, portando a tavola un piatto colmo di salsicce che illuminò lo sguardo di tutti i presenti.
In breve ognuno occupò il proprio posto a tavola e la domenica si colorò presto di battute, risate, qualche foto e giochi all’aria aperta. Semplici istantanee che Tony decise di custodire gelosamente dentro di sé, a dispetto di tutto ciò che per anni gli aveva impedito di viverle.

 
 

*

 
 

A tarda sera calò la quiete intorno al lago. Gli ospiti erano andati via da qualche ora e Tony ne approfittò per stendersi sull’amaca a due passi dalla riva, lasciandosi accarezzare la pelle dalla brezza di fine estate. Respirò a pieni polmoni il profumo degli alberi e dell’erba umida e fu travolto da un’ondata di serenità, la stessa in cui si imbatteva sempre di più negli ultimi tempi e che disegnava sul suo volto dei sorrisi spontanei.
In quella cornice di calma assoluta si intromise poco più tardi anche Morgan, che si arrampicò sull’amaca e si rannicchiò contro di lui, cullata dal dondolio della rete. Tony le posò un bacio tra i capelli che profumavano di shampoo, immaginando poi che anche Pepper si fosse chiusa sotto la doccia dopo una giornata così movimentata.
«Ti sei divertita oggi?» domandò alla bambina.
Morgan annuì contro di lui, lasciandosi scappare uno sbadiglio assonnato.
«Stanca?»
«No» mormorò debolmente, facendolo sorridere. «Quando torna a trovarci Peter?» chiese poi.
«Presto. O magari andiamo noi da lui, che ne pensi?»
Morgan alzò entrambe le sopracciglia e annuì soddisfatta:«Mi sembra un’ottima idea» disse, e Tony percepì l’entusiasmo nella sua voce.
«Affare fatto, allora» le rispose, stringendola di più a sé.
Per un po’ rimasero in silenzio, ascoltando il frinire dei grilli e il verso lontano di qualche gufo. Morgan aveva lo sguardo puntato verso il cielo e osservava pensierosa il manto di stelle sopra di loro.
«Papà?» spezzò la quiete.
«Mmh?»
«Quante stelle ci sono nel cielo?»
Tony volse a sua volta lo sguardo verso l’alto e con una mano si grattò il pizzetto: «Tantissime. Non si possono contare.»
«Sono più o meno di mille?» si incuriosì Morgan.
«Molte, molte di più.»
«Centomila?»
«Di più.»
«Allora un milione?»
«Un po’ di più.»
Morgan aggrottò le sopracciglia, forse chiedendosi quale fosse la cifra più alta che conoscesse «Mmm… mille milioni?»
«Mille milioni?» ripeté Tony con un sorriso, «Può andare, mi sembra una cifra ragionevole» le concesse, cogliendo una luce soddisfatta nel suo sguardo.
«Vorrei tanto volare fin lassù» disse poi Morgan con un sospiro, e nonostante l’ingenuità di quel pensiero, Tony percepì un brivido sfiorargli la pelle. Ignorò però l’allarme lanciato dal suo inconscio e si concentrò invece sul suo desiderio infantile, assecondandolo. Per un momento riuscì a immaginarsela, su una slitta supersonica o su qualche altra diavoleria che aveva promesso di costruirle, mentre sfrecciava veloce verso una stella lontana.
«Chissà, magari un giorno ci riuscirai» mormorò.
«Iron Man può volare fino alle stelle?» chiese ancora lei, stavolta guardandolo con aspettativa. Non era certo di quello che avrebbe dovuto risponderle, ma un tuffo al cuore gli ricordò quelle volte in cui gli era sembrato di sfiorare il cielo con le dita. Con o senza armatura.
«Qualche volta ci è riuscito» le disse con un sorriso, arruffandole un po’ i capelli.
Si chiusero di nuovo nel silenzio e, notando il suo sguardo concentrato, per un momento Tony desiderò conoscere le sue fantasticherie su ciò che le aveva appena rivelato. Lei, però, lo prese in contropiede e cambiò discorso.
«Papà?» lo chiamò di nuovo.
«Dimmi.»
«La mamma dice che anche il nonno e la nonna sono due stelle, perché sono in cielo. Secondo te è vero?» gli chiese del tutto a sproposito, facendogli per un attimo mancare il respiro. Tra le tante domande che Morgan faceva ogni giorno, quelle su Howard e Maria erano le più ricorrenti e di solito ci pensava Pepper a fornire risposte esaustive al riguardo; lui si limitava a spiegarle i retroscena delle loro foto sparse per la casa e che attiravano sempre la sua attenzione, qualche volta imitando la voce austera di suo padre, riuscendo sempre a farla ridere, altre volte suonando al pianoforte le melodie che avevano accompagnato la sua infanzia.
Non era molto quello che poteva offrirle, e in quel modo sperava di farle sentire vicine quelle due figure che erano mancate troppo presto anche a lui. Tutto ciò che di doloroso era legato a loro, invece, preferiva lasciarlo da parte.
«Beh… perché no? Tu credi che sia vero?» le domandò quindi a sua volta.
«Sì» rispose lei con vigore, e la sua espressione sicura per un momento fece pensare anche lui che non ci fosse motivo di credere il contrario.
«Anche il papà di Simba è in cielo…» aggiunse poi, ripescando il fotogramma di un film che le aveva fatto scoprire Peter.
Tony preferì non aggiungere altro e lasciò che si appoggiasse di nuovo contro di lui, mentre il dondolio dell’amaca riprendeva a cullarli.
«Che ne dici di andare a dormire, Maguna?» le chiese dopo un po’, vedendola sbadigliare e poi abbassare lo sguardo assonnato.
«Dai, papà…altri cinque minuti» mormorò debolmente lei, e Tony alla fine glieli concesse, posando carezze tra i suoi capelli fino a quando non si addormentò.

 

 

*

 
 
 
NdA
Buonsalve!
Confesso di avere un po’ di magone in questo momento, perché sì, anche questa raccolta è ormai giunta al termine. Scriverla è stato bellissimo, mi ha dato modo di mettere nero su bianco alcuni headcanon che mi trascino da ancor prima dell’uscita di Endgame, e sebbene ci siano mille duemila tremila motivi per detestare quel film, in realtà sono lieta di aver avuto la possibilità di scrivere questa piccola storia grazie ad esso (anche se con una “leggera” modifica alla base, u.u).
Non sono una grande amante del fluff, anzi, come ormai alcune di voi sanno bene lo apprezzo solo se affiancato all’angst o al dramma; questa è stata un’eccezione, una scelta fatta sulla scia di quel fottesega che mesi fa dissi ai Russo e che da quel momento mi ha dato totale libertà di immaginazione, o forse solo un’alternativa per non morire sommersa dalle mie stesse lacrime. Per questo ringrazio doppiamente chi mi ha seguito tutto questo tempo, mi rendo conto di aver esagerato più volte con il miele :’)
 
Approfitto di queste note per dirvi anche che finalmente prenderò quella pausa a cui aspiro da un anno e mezzo (sto diventando peggio di Tony, mannaggiallamiseria); vorrei dedicarmi con calma a nuovi progetti di scrittura che spero possano vedere la luce qui su Efp, ma tenendo sempre socchiusa la porta delle fanfiction legate alla Marvel, che in questi anni mi hanno regalato tantissimo. Ovviamente non sparirò come lettrice, anzi, sappiate che vi tengo d’occhio.
 
Grazie quindi a tutti quelli che hanno seguito questa raccolta e a chi l’ha commentata: Shimba97, T612 e ovviamente _lightning_ <3
Le vostre parole mi hanno sempre spronata tantissimo, e per me non è poco, sapevatelo.
 
Un bacione grande e alla prossima,
 
 
_Atlas_

   
 
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