Storie originali > Soprannaturale > Vampiri
Segui la storia  |       
Autore: ale_9038    30/07/2009    6 recensioni
Dopo anni di studio, Lya si ritrova a frequentare una prestigiosa accademia di musica a Londra. La sua prima lezione individuale sarà di sera, quando la scuola sembra essere deserta...
Genere: Romantico, Dark, Suspence | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
   >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Capitolo 1°

Capitolo 1°

 

Silenzio.

È il silenzio a precedere la tempesta.

Sempre… ogni volta.

E.W.

 

Plic. Plic. Plic. La prime gocce d’acqua iniziarono a scendere e l’oscuro cielo notturno, d’un tratto, si illuminò, mostrando minacciose nubi grigie. Un tuono rimbombò più volte.

Maledetta pioggia, pensò Lya mentre correva tra le strade di Londra. Aveva lasciato l’ombrello a casa e, come se non bastasse, portava un ritardo di dieci minuti, ma era quasi arrivata; superò un incrocio e si ritrovò davanti al portone della sua nuova accademia.

Era stata convocata per la sua prima lezione di pianoforte alle nove e mezzo di sera, quando la maggior parte delle luci erano spente e gli alunni stavano radunando le loro cose per tornarsene a casa.

Stava per entrare ma, non appena sfiorò il portone, udì una macchina dietro di lei sgommare e sentì degli schizzi d’acqua bagnarle le gambe. Si girò e vide un ragazzo, un bel ragazzo, scendere da un decappottabile nera.

“Stronzo” disse a voce alta la giovane aprendo il portone. Il ragazzo rise divertito e, senza dire una parola, la seguì dentro.

Avanzarono insieme per un po’, fino a quando Lya non si fermò davanti alla segreteria e il ragazzo proseguì per la sua strada.

“Scusi” iniziò la ragazza rivolgendosi ad una donna sui cinquant’anni “Penso ci sia un errore… la mia prima lezione dovrebbe essere iniziata da… circa dieci minuti ma, da quanto vedo, stanno andando tutti a casa. Penso che il mio orario sia sbagliato” continuò tutto d’un fiato, senza lasciare alla donna il tempo di ribattere.

“No cara, ci sono un paio di professori che fanno lezione sul tardi e…” rispose la cinquantenne guardando il foglio che Lya le stava porgendo “…a quanto pare tu sei l’alunna di uno di quei professori” sorrise gentilmente e la lasciò senza aggiungere altro.

“Aspetti. Dove devo andare?” chiese la ragazza.

“Vai al piano di sopra e chiedi dove fa lezione il professore Edgar Worthing” rispose la donna.

Lya salì velocemente le scale e avvicinandosi ad una scrivania vide un bidello fare un cruciverba.

“Scusi dove posso trovare il professor… Edgar… Edgar…” niente, non riusciva a ricordare il suo cognome.

“Edgar Worthing?” disse qualcuno con una voce roca, ma soave. Sensuale. Ammaliatrice.

“Esatto” rispose Lya senza rendersi conto che a dire il nome esatto non era stato il bidello, ma un ragazzo proprio dietro di lei. Quando se ne accorse, si girò e riconobbe immediatamente il giovane che l’aveva bagnata all’ingresso. Lo squadrò seria e si rigirò senza ringraziarlo.

“Allora?” disse inacidita verso l’uomo che, tranquillo, continuava a scrivere.

“Non ti sente. Ha le cuffie alle orecchie… e in ogni caso il professore che cerchi sta nell’aula 15. È sceso un attimo giù quindi non lo troverai, ma puoi aspettarlo in classe” rispose nuovamente il ragazzo sorridendo.

Lya non lo sopportava, era come se si stesse prendendo gioco di lei, non faceva altro se non sorridere. Si girò verso di lui e lo scrutò nuovamente. Certo che era veramente carino, poteva avere 18 o forse 19 anni. Aveva gli occhi celesti e ribelli, capelli biondi che di tanto in tanto gli ricadevano sulla fronte: sembrava uscito da una favola. 

“Grazie…” disse scocciata e, ripensando a pochi minuti prima, sottovoce aggiunse “…stronzo” iniziò a camminare, quando il ragazzo scoppiò in una fragorosa risata.

“L’aula 15 sta dall’altra parte” urlò allegramente. Lya tornò sui suoi passi e senza avvicinarsi al giovane disse: “Sì, lo so”.    

“Aspetta devo venire con te…” aggiunse lui raggiungendola.

Lei non disse nulla, quel falso principe azzurro le stava talmente antipatico che avrebbe preferito portarselo dietro per tutta la vita piuttosto che rivolgergli la parola. Magari una qualsiasi ragazza vedendo tutta quella bellezza avrebbe lascito correre quello che lui le aveva fatto, ma lei non era una ragazza qualunque, no, lei era Lya.

“Lya e basta!” rispondeva di tanto in tanto a quelli che le chiedevano come si chiamasse. Ma in fin dei conti bastava un documento per far conoscere a tutti il suo cognome. Lya Darcy. Figlia di Arnold e Becky Darcy, creatori delle famose collezioni della DarcyStyle, stilisti di grande successo, affermati in tutto il mondo.

Odiava essere associata ai suoi genitori.

“Eccoci qui, siamo arrivati” disse il ragazzo aprendo una porta e lasciandola passare. Lya mugugnò qualcosa che assomigliò vagamente ad un grazie, appoggio la sua borsa su un tavolino, sistemò lo sgabello del piano e ci si sedette sopra.

“È  da tanto che suoni?” le chiese il biondino, appoggiandosi allo strumento.

Lya fece cenno di no con la testa e iniziò ad accennare una delle sei Sonatine di Clementi. Le adorava e quando voleva ingannare il tempo iniziava a suonarne una; le aveva imparate tutte a memoria, conosceva ogni nota, ogni passaggio, ogni legatura. Quelle melodie non avevano più segreti per lei.

“Tutto qui quello che sai fare? Mi aspettavo qualcosa di più…” iniziò a dire il giovane, provocandola e sorridendo maliziosamente. Lya lo guardò con odio: non lo sopportava per niente, avrebbe voluto prendergli la testa e sbattergliela con forza contro un muro. Rise a quel suo pensiero e mise da parte la rabbia: non le piaceva essere sottovalutata. Odiava essere sottovalutata. Finì di suonare e, alzandosi dallo sgabello, andò verso il banco su cui aveva messo la borsa. L’aprì, ne tirò fuori un libro dalla copertina blu e lo appoggiò sul leggio.

Iniziò a suonare e, fu in quel preciso istante che il ragazzo, smise di sorridere.

 

Sentiva la dolce melodia che la ragazza stava suonando ma, anche, il debole battito del suo cuore. Percepiva ogni suo movimento, ogni sua incertezza o debolezza.

Guardava le sue candide dita affusolate muoversi tra i tasti bianchi e neri. Ma, soprattutto,  sentiva il dolce profumo del suo sangue mischiarsi ad una goccia di Chanel n° 5.

Tutto ciò gli stava facendo perdere la concentrazione, aveva la mente annebbiata e i suoi occhi avevano iniziato a cambiar colore. Passavano dal celeste al verde. Dal verde al giallo. Dal giallo all’arancio. Dall’arancio al rosso più vivo.

Il rosso cremisi. 

Nella sua lunga esistenza aveva bramato il sangue di centinaia di ragazze ma, alla fine, aveva imparato a domare il suo istinto. Aveva rinchiuso il mostro che era in lui in una piccola parte del suo cuore - fermo oramai da secoli - e quella sua parte sembrava  oramai morta da tempo eppure, in quel momento, aveva ricominciato a farsi sentire.

Si dimenava, strepitava e lui sapeva che se non avesse ritrovato al più presto la calma, la sua anima nera sarebbe riuscita a rompere quelle catene con cui lui l’aveva intrappolata per anni.

Non poteva permetterlo.

No, assolutamente no!

Non osava immaginare cosa sarebbe potuto accadere se quel mostro si fosse impossessato nuovamente di lui.

Cosa poteva avere quella ragazza di tanto speciale per ridar vita al suo “io” oscuro? Edgar sapeva cos’era e si chiedeva come avesse fatto a non accorgersene prima. 

 

 

 

 

  
Leggi le 6 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
   >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Storie originali > Soprannaturale > Vampiri / Vai alla pagina dell'autore: ale_9038