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Autore: Isidar Mithrim    12/10/2019    5 recensioni
È l’estate dopo la guerra, e Minerva invita Neville per un tè. Lui si reca a Hogwarts convinto che la Preside voglia solo sapere come vadano le cose, ignaro di star per ricevere un’offerta che gli cambierà la vita.
{Quarta parte della serie ‘Prendi un biscotto’, ma può essere letta singolarmente}
Genere: Commedia, Fluff, Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Minerva McGranitt, Neville Paciock
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dopo la II guerra magica/Pace
- Questa storia fa parte della serie 'Prendi un biscotto'
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Minerva udì un lieve bussare e alzò lo sguardo.
Neville Paciock sostava sulla porta, un sorriso sul volto. “Buon pomeriggio, professoressa.”
“Oh, eccoti qui” disse lei con allegria, indicandogli la comoda sedia imbottita davanti alla sua scrivania. “È un piacere vederti.”
“Anche per me.”
Paciock si guardò intorno mentre entrava nella stanza circolare, e i suoi occhi si posarono immediatamente sulla spada custodita sotto la teca di vetro. “L’ha rimessa dov’era” commentò, facendo qualche passo verso di essa.
“Direi che l’ho rimessa nel posto che le si confà, piuttosto” disse lei con fierezza. “Non ci sono parole per dire quanto sia orgogliosa che il Cappello Parlante abbia offerto la spada di Grifondoro a due dei miei studenti.”
Paciock fece un sorriso imbarazzato, arrossendo un po’ – se non l’avesse conosciuto così bene, Minerva avrebbe faticato a credere che era lo stesso ragazzo che aveva tenuto testa a Voldemort in persona.
“Lo sa che ho creduto per parecchio tempo che il Cappello avesse fatto un errore mandandomi a Grifondoro? Penso che nemmeno mia nonna mi abbia creduto, quando gliel’ho scritto.”
“Sono certa che non sia così” mentì Minerva, ricordando molto bene quanto si era indignata quando Augusta le aveva scritto per chiederle conferma.
Paciock lasciò vagare lo sguardo sui quadri appesi alle pareti, e lei lanciò un’occhiata al ritratto di Silente, incrociando i suoi penetranti occhi azzurri – distolse lo sguardo solo quando Neville sedette di fronte a lei.
“Non ha cambiato molto, da quando c’era Piton.”
“No, in effetti. Tutto sommato condivido il suo desiderio di mantenere quest’ufficio com’era ai tempi di Silente.”
“Oh… Non ci ero mai entrato prima di Piton. Non sapevo che l’avesse tenuto uguale.”
“Be’, suppongo che adesso ho finalmente capito il perché. Continuavo a domandarmi come mai l’avesse fatto…” Minerva sospirò. “Ho finito col credere che era il suo modo contorto per ricordare a tutti chi sedeva al suo posto l’anno prima, e perché non era più lì, e invece…”
“Lei non poteva sapere, professoressa. Perfino Voldemort in persona non si è accorto dell’inganno.”
Minerva trasalì, odiando quanto potere quel nome ancora avesse su di lei.
“Conoscevo Severus da quando aveva undici anni e ho lavorato con lui per più di quindici anni… Avrei dovuto capirlo. Lo sai che è stato lui a mandare i Carrow nella mia classe, quando ti cercavano?”
Paciock annuì. “Seamus me l’ha detto. Non aveva senso, vero? Come poteva essersi scordato che io non seguivo più Trasfigurazione?”
“Era indubbiamente alquanto strano” concordò Minerva, mentre la memoria la riportava al terribile giorno in cui aveva temuto per la vita di Neville.
“Credo che anche lui potesse vedere la Stanza delle Necessità, sa? All’inizio avevo solo bisogno che tenesse fuori i sostenitori dei Carrow, ed è per questo che lei poteva vedere la porta e loro no, ma forse anche Piton poteva vederla, e ha mentito per proteggermi.”
Minerva non ci aveva mai riflettuto, ma ora che Paciock l’aveva sottolineato, sembrava in effetti assai plausibile. “Sai, penso proprio che tu possa aver ragione.” Fece un respiro profondo. “Sarebbe stato un gran sollievo sapere che era dalla nostra parte, l’anno scorso.”
“Be’, meglio tardi che mai. Almeno ora lo sappiamo, e possiamo dire la verità alle persone.”
“Ho paura che non sarà così facile riabilitare il suo nome agli occhi degli studenti, nonostante le dichiarazioni di Potter. Il consiglio di amministrazione della scuola non ha ancora accettato la mia richiesta per il suo ritratto, tra l’altro.”
“Sì, l’abbiamo sentito dire, ma non si preoccupi, quello di Dean e Luna verrà benissimo, può stare sicura che Harry se ne accerterà di persona.”
Minerva sollevò le sopracciglia, sorpresa. “Stanno facendo un ritratto del professor Piton?”
All’improvviso, Neville sgranò gli occhi, inorridito. “Merda” borbottò, e Minerva sbatté le palpebre, totalmente presa alla sprovvista dal fatto che lui avesse usato una simile parola.
“Ehm… Io… Be’, ecco… Ho dimenticato che doveva essere una sorpresa… Una sorta di regalo per il nuovo semestre da parte dell’ES…”
Minerva non poteva credere alle sue orecchie. Era commossa all’idea che diversi studenti stessero lavorando insieme per fare qualcosa per Severus, il professore che li aveva maltrattati per anni anche prima di diventare Preside, il professore che un tempo era perfino stato il Molliccio di Paciock.
“Harry mi ucciderà…” mormorò lui.
La mera idea era così ridicolmente divertente che Minerva ritrovò subito il suo spirito. “Sarei più preoccupata della Fattura Orcovolante della Signorina Weasley, se fossi in te” disse con un sorriso. “E comunque suppongo che questo può rimanere il nostro piccolo segreto. Prometto che sembrerò assolutamente stupefatta quando il momento arriverà. Ora, che ne dici di prenderci quel tè per il quale ti ho invitato?” domandò, muovendo la bacchetta nell’aria. In un istante, sulla scrivania comparvero un vassoio pieno di pasticcini, un bollitore che già sbuffava vapore, svariati tipi di tè, due tazze, latte e zucchero.
Minerva versò l’acqua bollente nelle tazze e preparò il tè per entrambi. Era piacevole fare qualcosa di così semplice e mondano per un vecchio studente.
“Sono rimasta stupita che tu sia riuscito a venire in tempo” disse mentre cominciavano a sorseggiare il tè. “Ho sentito dire che avete un bel carico di lavoro, di questi tempi.”
“Sì, è così. Non è più tanto pesante come le prime settimane, ma ho dovuto chiedermi a Ron di coprirmi – per la cronaca, dice che Harry sarà molto geloso quando scoprirà di non aver ricevuto un invito anche lui” disse Paciock con un ghigno. “Credo che Ron lo prenderà in giro per parecchio tempo.”
Minerva trattenne un sorriso. “Mi auguro che Potter sia perfettamente consapevole che è sempre benvenuto per un tè, così come tutti i miei vecchi studenti.”
“Ci andrei piano con questo tipo di offerte, professoressa” disse Paciock divertito, prendendo un altro pasticcino. “Harry e Ron potrebbero farne un’abitudine appena realizzeranno che è la scusa perfetta per incontrare le loro ragazze ogni volta che vogliono.”
Questa volta Minerva non poté fare a meno di sorridere. “Suppongo dovrò assicurarmi che non si prenderanno troppe libertà, allora. Un’altra responsabilità sulle mie spalle, come se essere Preside e Direttrice di Grifondoro non fosse già sufficiente.”
“Aspetti, questo significa che ha trovato un nuovo insegnante di Trasfigurazione?” chiese Paciock con curiosità.
“Una professoressa, in effetti. Una mia vecchia studentessa, una donna brillante. Avrà bisogno di un po’ di tempo per adattarsi, ovviamente, ma ci sarò io a guidarla, di certo con i ragazzi del settimo anno, e magari anche del quinto. Credo sarà un’ottima insegnante, ma soprattutto sono convinta che tratterà bene gli studenti” spiegò Minerva, guardando Paciock dritto negli occhi mentre beveva un sorso di tè.
Lui annuì. “Sì, quella è la cosa più importante. Ha già trovato un nuovo insegnante di Difesa Contro le Arti Oscure?”
“Non ancora, temo. L’Auror Dawlish si è  –”
“Dawlish?!” esclamò Paciock con occhi sgranati.
“L’Auror Dawlish si è candidato,” riprese lei con tono fermo, “ma ho ovviamente rifiutato la sua offerta.”
Paciock si rilassò sulla sedia, appoggiandosi contro lo schienale morbido. “Non sapevo volesse lasciare gli Auror, ma immagino che non sia molto apprezzato in ufficio di questi tempi…”
“Una ragione in più per non averlo qui a Hogwarts.”
Paciock annuì di nuovo, e la sua approvazione la fece sentire stranamente compiaciuta.
Rimasero in silenzio per un po’, bevendo il loro tè e mangiando pasticcini, quando Paciock la guardò con le sopracciglia aggrottate.
“Non può chiedere alla nuova professoressa di Trasfigurazione di aiutarla anche con i compiti da Direttrice? Cioè, lo so che è la sua prima esperienza e tutto, ma può imparare da lei, no?”
Paciock fece un’alzata di spalle, e Minerva si sentì segretamente soddisfatta per il fatto che ancora non avesse capito la vera ragione per cui l’aveva chiamato.
“Sarebbe la soluzione perfetta, se non fosse che lei è una Corvonero, e ad ora non ho nessun altro insegnante delle materie principali che appartenga a Grifondoro, e mi considererei estremamente fortunata se riuscissi a trovare un buon professore di Difesa Contro le Arti Oscure che accidentalmente sia anche un Grifondoro. Ho valutato se chiedere una mano a Hagrid, anche se la sua classe è facoltativa e non comincia prima del terzo anno, ma ad essere del tutto franca non riesco a immaginarlo diventare Direttore di Grifondoro a tutti gli effetti.”
Paciock fu sorpreso dalla sua schiettezza, ma alla fine annuì. “Be’…. In effetti non ce lo vedo tanto a fare orientamento professionale…”
“No, ho paura di no. Ma visto che hai tirato fuori l’argomento, lo sai che questi giorni mi sono ritrovata a pensate alla tua sessione di orientamento professionale più di una volta?”
“Davvero?” domandò Paciock, le sopracciglia sollevate per la sorpresa.
Minerva annuì. “Ho realizzato che a differenza di Weasley e Potter, tu non hai mai espresso il desiderio di diventare Auror, a suo tempo.”
“Oh… Io… No, suppongo di no…”
“Ricordo di esserne rimasta sorpresa, perché mi ero aspettata che tu volessi seguire le orme dei tuoi genitori – se non di tua spontanea volontà, almeno per volontà di tua nonna.”
Minerva ricordava anche di aver accuratamente evitato l’argomento, perché all’epoca era convinta che Paciock non sarebbe mai stato in grado di racimolare abbastanza G.U.F.O…. e perché, sotto sotto, era convinta che non avrebbe mai potuto diventare un bravo Auror.
Erano rare le volte in cui si era sbagliata così in modo tanto palese.
“Io… Non è che non volessi…” disse Neville, rigirandosi la tazza tra le mani. “È solo che… Non aveva senso dirglielo, visto che sapevo che non avevo voti abbastanza buoni per quello…”
Minerva non fece commenti in proposito, ma era pronta a scommettere che probabilmente Augusta lo aveva fatto sentire piuttosto inadeguato per via dei suoi bassi voti.
Guardò Neville per un lungo istante, quindi aprì un cassetto e tirò fuori una scatola di latta scozzese.
“Prendi un biscotto.”
“Un biscotto?” domandò lui perplesso, muovendo lo sguardo sul vassoio di pasticcini ormai mezzo vuoto.
“Dammi questa piccola soddisfazione, Paciock” disse lei brusca, spingendo la scatola verso di lui, che prese uno Zenzerotto con un sorriso timido.
“Avrei dovuto chiederti se sognavi di diventare Auror. Avrei dovuto offrirti il mio supporto, se quello era ciò che volevi, e avrei dovuto lottare per te come ho fatto per Potter. E magari non avresti comunque preso abbastanza G.U.F.O., ma almeno ci avresti provato.”
Neville la stava guardando a occhi spalancati. Teneva mezzo Zenzerotto nella mano destra, dimenticato.
“Eppure… ora che sei un Auror non posso fare a meno di chiedermi se è davvero quello che vuoi.”
Paciock deglutì, poi si ricordò dello Zenzerotto mezzo masticato e se lo infilò in bocca, masticando piano. “È bello sentirsi utili” disse infine.
“Lo è” concordò Minerva. “Ma non posso non domandarmi se lo stai facendo perché è quello che ami, o perché è quello che pensi di dover fare.”
“Io… mi hanno chiesto di aiutare…”
“Certo che l’hanno fatto. Sei un giovane mago talentuoso e affidabile che ha già provato il suo valore più volte di quante ne possa contare” disse lei, facendo un cenno verso la spada. “Ma credo sia ora che tu scelga la tua strada, senza preoccuparti di cosa credi di dover fare… senza preoccuparti di cosa renderebbe tua nonna più orgogliosa. È la tua vita, Neville. Hai combattuto strenuamente per questa libertà, e se essere un Auror è quello che vuoi veramente, allora avrai tutto il mio appoggio. Ma se lo stai facendo perché ti senti obbligato, o perché credi sia tuo dovere, allora… be’, allora voglio che tu sappia che esiste un’altra possibilità.”
“Un’altra possibilità?”
“Qualche giorno fa ho sentito dire che la professoressa Sprite era molto contenta del risultato del tuo M.A.G.O. di Erbologia.”
Neville la guardò con le sopracciglia aggrottate in un’espressione perplessa, e Minerva si chiese se stesse cominciando a cogliere il cuore della questione.
“Deve essere stato difficile preparare l’esame mentre lavoravi come Auror.”
“Oh, be’… un po’, sì” disse lui con modestia. “Ma non era come… come fare i compiti quando ero a scuola. Amo Erbologia. Io… mi aiuta a non pensare al lavoro, quando torno a casa.”
Un attimo dopo Neville sembrò realizzare il significato più profondo delle sue stesse parole, e si affrettò a prendere un altro Zenzerotto, il suo sguardo chino sulla scrivania di legno.
“Cosa penseresti se ti dicessi che Erbologia può diventare il tuo lavoro, se lo desideri?” chiese Minerva quando Paciock ebbe ingoiato il biscotto.
Lui alzò la testa di scatto, guardandola con occhi sgranati.
“Suppongo tu sia al corrente che la professoressa Sprite non è riuscita a ritrovare la sua forma migliore, dopo la Battaglia, giusto?”
Neville annuì, un po’ preoccupato.
“Be’, sarai felice di sapere che nonostante ciò lei ha espresso il desiderio di rimanere a Hogwarts ad aiutare me e gli studenti dopo questo anno terribile. È molto generoso da parte sua e non ho parole per esprimere quanto sia sollevata per il fatto che non voglia ritirarsi del tutto, soprattutto considerando che lo staff sarà pesantemente rinnovato, ma temo che non riuscirà a ricoprire tutti i suoi incarichi precedenti. Le ho suggerito che potrebbe continuare a insegnare agli attuali ragazzi degli ultimi tre anni e mantenere il suo ruolo da Direttrice di Tassorosso, delegando ad un assistente il compito di occuparsi delle serre e di tenere lezione agli studenti dei primi quattro anni. Sono felice di comunicarti che Pomona era entusiasta all’idea, e che ha fatto il tuo nome per questo lavoro.”
Paciock la stava fissando con occhi ancora più sgranati, chiaramente preso alla sprovvista. “Il mio nome?”
“Come ti ho detto, stiamo cercando persone con esperienza, ma anche fidate e capaci di instaurare un rapporto sano con gli studenti. Sono convinta che tu rientri perfettamente in tutti i criteri.”
“Ma… ma io non sono un esperto… Non… non ho mai insegnato a nessuno, non…”
“La professoressa Sprite si occuperà della tua formazione, e lei è certa che tu sia all’altezza. In aggiunta, come abbiamo già discusso non mi dispiacerebbe affatto avere qualcuno che possa darmi una mano con i miei compiti da Direttrice” disse Minerva, godendosi l’espressione incredula di Paciock. “Senza contare che posso rimanere Direttrice solo temporaneamente, essendo anche la Preside. Certo, il consiglio di amministrazione mi ha concesso una deroga per via delle circostanze, ma credo che tu possa cominciare ad assistermi, con l’idea di svolgere il ruolo in autonomia nel giro di un paio d’anni.”
Paciock sembrava sempre più incredulo. “Lei vuole me come Direttore di Grifondoro?”
Le labbra di Minerva si piegarono in un sorriso. Era difficile capacitarsi che il giovane uomo di fronte a lei ancora non riusciva a vedere quanto meritevole fosse, anche dopo tutte le cose che aveva passato – tutte le cose che aveva dimostrato.
“Faccio fatica a pensare a qualcuno più adatto della persona che ha ricevuto in dono la spada di Godric Grifondoro, una persona capace di guidare, inspirare e rispettare gli altri studenti.”
Paciock deglutì, senza parole. “Io...”
Minerva sollevò una mano, interrompendolo. “Non devi darmi una risposta ora. Prenditi il tuo tempo per pensarci. Posso assicurarti che qui saresti utile tanto quanto con gli Auror, seppur in modo diverso, ma ti prometto che non serberò alcun rancore se deciderai di proseguire con il tuo attuale lavoro. Sappi solo che averti qui significherebbe molto per gli alunni. E a dir la verità, sarebbe un grande onore anche per me.”

***

Il primo settembre, sopra la scrivania del suo nuovo ufficio Neville trovò un regalo con un piccolo frammento di pergamena posato sopra.
Buona fortuna, diceva.
Non era firmato, ma quando Neville scartò il regalo e trovò una scatola di latta scozzese colma di Zenzerotti seppe immediatamente chi glielo aveva mandato.

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Eccomi qui con un pezzo nuovo di zecca, ispirato da Blackjessamine in uno dei suoi meravigliosi commenti!
Il caso vuole che proprio in questo periodo ho rimesso mano alle mie storie che vedono Neville, Minerva e i famosi Zenzerotti come protagonisti, e questa storia si sposava a puntino (tra l’altro mi sono ricordata che avevo già qualche appunto in merito – tipo la faccenda del ritratto di Piton – ma che non avevo mai considerato di inserirci un richiamo agli Zenzerotti! ^^)

È canon (nel senso che l’ha detto JKR) che Neville è stato con gli Auror solo per un brevissimo tempo prima di andare a Hogwarts, quindi io ho ‘quantificato’ questo breve tempo nei pochi mesi tra la Battaglia e il primo settembre successivo. Non è chiaro se sia mai diventato Direttore di Grifondoro, quindi su quell’aspetto mi sono presa delle libertà.

Grazie a tutti per aver letto ^^

   
 
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