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Autore: Sophie Ondine    17/10/2019    3 recensioni
Pagarsi gli studi per coltivare il proprio sogno può essere dura: lo sa bene Rin, che si divide tra la scuola di Belle Arti e lavoretti part-time. Rimasta senza lavoro, decide di mettersi alla ricerca di uno nuovo, trovandolo presso un ricco uomo d'affari, che però lei non incontra quasi mai. Ma se un giorno dovessero incrociarsi sul posto di lavoro, cosa potrebbe accadere tra lei, aspirante magaka, e quel demone così enigmatico e freddo? Possono avere qualcosa in comune? E se lui le proponesse un altro contratto di lavoro, lei lo accetterebbe?
Equivoci, risate e sogni si intreccieranno nella vita di Rin, supportata dalle sue amiche di sempre e dallo youkai dai lunghi capelli argentati.
Genere: Commedia, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Rin, Sesshoumaru | Coppie: Rin/Sesshoumaru
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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VOLEVO FARE LA MANGAKA

And I said, "What about Breakfast at Tiffany's?"
She said, "I think I remember the film
And as I recall, I think we both kinda liked it"
And I said, "Well, that's the one thing we've got"

(Deep Blue Something-Breakfast at Tiffany's)




Capitolo 1- L’annuncio

 Erano le due di notte. Rin lo lesse distrattamente sul display dell’orologio del comodino bianco.
Avvolta nel piumone rosa, la ragazza tornò a guardare il display illuminato del portatile malandato pieno di stickers dai bordi consumati dal tempo. Si stropicciò gli occhi, ormai rossi ed irritati a causa della luce del computer.
Poggiò la testa sul pugno chiuso della mano sinistra, mentre con la destra faceva scorrere le pagine dei siti di annunci online.
Da quando aveva perso il lavoro in lavanderia, Rin non si era data pace per rimpiazzare quel buco di ore, e di soldi, che si era venuto a creare nelle sue giornate. Si rese conto di aver bisogno di riposo solo quando iniziò a chiudere involontariamente gli occhi, chiuse il pc e si sistemò sotto le coperte.
Si addormentò quasi subito, ma quando la sveglia trillò ebbe la sensazione di aver dormito a malapena due minuti, tanto si sentiva stanca e le membra indolenzite.

Le 7:30, la lezione sarebbe iniziata alle 9. Calcolò mentalmente che avrebbe potuto prendersela con comodo e rimanere a letto ancora dieci minuti prima di buttarsi sotto il getto della doccia. Più tardi si alzò lentamente dal letto, cercò le ciabatte con i piedi e si diresse verso la cucina. Sua mamma non si era ancora alzata e tutta la stanza era immersa nella semi oscurità del cielo di novembre.
Suo padre, invece, era via già da un pezzo: doveva scaricare il furgone e preparare il banco per la giornata lavorativa. Si chiese dove trovasse la forza di ripetere quell’azione ogni mattina da vent’anni. Mosse le mani velocemente, quasi meccanicamente e si preparò una bella tazza di caffè caldo. Si appoggiò contro lo stipite della finestra, ammirando con aria sognante il panorama cittadino, che lentamente prendeva vita e colore. I palazzi non erano certo di quelli di lusso, al contrario erano molto modesti, appartamenti modesti per gente modesta, senza troppe pretese. Forse non lo scenario migliore dove crescere. Quando la tazza fu completamente vuota, Rin si diresse in bagno per una doccia e poi si vestì velocemente, afferrando i vestiti preparati la sera prima.
Prese il materiale che le serviva e scappò verso la fermata dell’autobus, perdendosi nella brumosa mattina novembrina.

 ***

Ore 12:30.

La lezione era finita quel giorno, non era particolarmente lunga. Se avesse avuto ancora un lavoro, sarebbe andata alla lavanderia per il turno del pomeriggio, ma siccome il datore di lavoro aveva deciso di chiudere baracca e burattini dalla sera alla mattina, ora si trovava il pomeriggio davanti.
Uscì dall’aula, salutando i compagni di corso velocemente e si incamminò verso la fermata dell’autobus.
Fortunatamente le sue amiche avevano organizzato un pranzo tutte insieme per tenerla su di morale.
L’autobus arrivò dopo pochi minuti, lei salì e si sedette. Mentre attraversava i quartieri di Tokyo, Rin tirò fuori dalla borsa un libro di storia dell’arte italiana, lo aprì e cominciò a leggerlo.

Dopo il liceo la ragazza si era iscritta all’università, prendendo come indirizzo storia dell’arte. Dopo aver completato i tre anni, si era iscritta all’accademia di belle arti per poter coltivare la passione del disegno. Al liceo aveva frequentato corsi di arte, riscoprendosi una talentuosa artista. All’inizio pensava fosse solo un hobby, ma durante il triennio universitario capì che forse avrebbe potuto trasformare il disegno e la pittura nel suo lavoro.
Per alcune persone, aver studiato tre anni prima era stata una semplice perdita di tempo, ma Rin era una ragazza determinata e voleva finire il percorso intrapreso poco prima, in più credeva fermamente che una buona dose di cultura artistica non poteva che dare più spessore a lei come persona e come professionista.

Quando aveva detto ai suoi l’intenzione di studiare per altri tre anni, loro non l’avevano presa bene, preoccupati soprattutto dal costo della retta, più consistente di quella universitaria. Dopo alcune discussioni erano riusciti ad arrivare ad un accordo: loro l’avrebbero aiutata con gli studi, ma Rin avrebbe dovuto anche lavorare per poter aiutare la famiglia. Ovviamente la ragazza non obiettò minimamente a tale condizione, sapeva che sarebbe stato difficile incastrare le cose, ma non c’era altra soluzione.
Un aiuto economico arrivava anche dall’Hokkaido, più precisamente dalla nonna materna, la quale era ben contenta di aiutare la sua prima nipote. Per ringraziarla Rin, da due anni a questa parte, durante le vacanze di Natale andava regolarmente a Sapporo.

Il suo sogno più grande era quello di diventare una mangaka. I manga le piacevano fin da piccolina e ne divorava a centinaia, con il tempo erano diventati così tanti che si era trovata costretta a venderli per fare spazio a quelli nuovi.
Durante il primo anno dell’accademia aveva lavorato part time in una libreria in stazione, poi il secondo anno in una lavanderia ed ora non sapeva che pesci pigliare.
La domenica si piazzava a Shibuya e faceva ritratti ai passanti per strada, i quali la pagavano per un suo schizzo. Principalmente erano le liceali che glieli chiedevano, era una un modo anche per esercitarsi e poter arrotondare.
In più alcune sere a settimana faceva da babysitter a due bambini. Il guadagno non era tanto, ma almeno erano soldi in più.
Disegnava e creava storie durante il tempo libero, che non era tanto, ma il tempo in qualche modo riusciva a ritagliarselo.

Al secondo anno dell’accademia, con l’aiuto della sua amica Ayame, aveva aperto un blog personale, dove aggiornava storie brevi o disegni. Quando la sua amica glielo aveva proposto, aveva accolto con entusiasmo l’idea, in più guidata da lei che er un’informatica, non aveva niente da temere. Il lavoro era durato due settimane: Ayame le aveva fatto vedere il suo progetto e spiegato come aggiornare regolarmente senza fare disastri, il tutto alla portata di un’incapace come lei con i computer.

Mentre era intenta a leggere, l’altoparlante dell’autobus annunciò la fermata, chiuse il libro in fretta e furia e scese.
Il ristorante che avevano scelto era un semplice locale a conduzione familiare, specializzato nella produzione di ramen. Era il preferito di Kagome, la quale andava matta per quella pietanza. Entrò nel locale e trovò le sue amiche già sedute al tavolo.
Sango era in preda ad un attacco di rabbia, Rin pensò che si stesse lamentando di Miroku, il suo storico fidanzato. Non era così improbabile, visto che il ragazzo non faceva niente per farsi trattare bene, rincorrendo tutte le ragazze sulla faccia della terra.

-Che mi sono persa?- domandò Rin prendendo posto di fianco a Kagome.

-Miroku ha rivisto la sua ex, Shima- la informò Ayame, guardandola con sguardo preoccupato.
La situazione allora era più seria del previsto: Shima era la nemesi di Sango, la fidanzata più importante prima che la sua amica entrasse nella vita di Miroku.

-Per quale motivo?- chiese.

-A detta sua lei lo ha cercato per dirgli del suo imminente matrimonio. A detta di lei era giusto che lei lo sapesse. Solo che poi hanno ritenuto opportuno parlarne a pranzo- disse furiosa Sango, sbattendo il pugno sul tavolo. Un cameriere si voltò verso di loro perplesso.
Kagome cercò le parole adatte per indorare la pillola a Sango:- Ma non c’è niente di cui preoccuparsi, dopotutto te lo ha detto…-

-E qui ti sbagli! L’ho scoperto spiando i messaggi sul suo cellulare!!!-

Decisamente non erano state le parole più azzeccate. Kagome si zittì e Rin le battè affettuosamente la mano sulla spalla, per farle capire che apprezzava il suo tentativo.
Quando la nonna le diceva che “non tutti i mali vengono per nuocere”, aveva ragione: guardandosi intorno, si rese conto di quanto ultimamente non era riuscita a frequentare le sue amiche di sempre a causa del lavoro. Si erano conosciute tutte al liceo: Kagome era stata la prima, successivamente erano arrivate Sango e poi Ayame.

Kagome lavorava come insegnante di storia al liceo e alle scuole medie, per ora come semplice supplente. Da poco usciva con un ragazzo, tale Inu-Yasha. Si erano conosciuti tramite Miroku, amico in comune di entrambi. A quella festa, in realtà, sarebbe dovuta andarci anche lei, ma aveva dovuto declinare l’invito a causa di una consegna che aveva il giorno dopo. Erano quasi due anni che Miroku insisteva con la storia di presentare i suoi amici alle amiche della fidanzata. Rin se ne teneva ben alla larga, visto che simile attrae simile, non voleva incontrare un’altra versione di Miroku.

Poi c’era Sango, praticante in uno studio legale, che non era che un modo elegante per dire che faceva da schiava ai soci dello studio, fidanzata da quattro anni con Miroku. Una storia piena di alti e bassi… beh, più bassi che alti. Ragazza energica e volitiva, sognava da sempre una sfavillante carriera da avvocato, solo che questa dedizione le aveva regalato dei capelli bianchi prima dei trent’anni.

Ed infine Ayame, esuberante demone lupo con la passione per i computer. Era stata l’ultima ad aggiungersi al gruppo, essendosi trasferita a Tokyo in secondo liceo. Lavorava in un’azienda di programmazione informatica e sembrava che fosse il lavoro dei suoi sogni, visto che non si lamentava mai ed era più che entusiasta. Oltre a quello era anche una grande atleta, in particolare eccelleva nella corsa.

Quando Sango ebbe finito di sfogarsi, e loro cercato in tutti modi di placarla, ordinarono da mangiare e si aggiornarono sulle diverse situazioni: Kagome continuava la conoscenza di Inu-Yasha, sperava che prima o poi potesse presentarglielo; Sango quel giorno era in vena di lanciare maledizioni e lo fece anche con i soci dello studio legale; Ayame, al contrario, era entusiasta di un nuovo progetto che le era stato affidato e poco importava se la sua vita sociale ne avrebbe risentito.

-Come procede la tua ricerca del lavoro?- domandò poi Sango a Rin.

-Non bene, ho risposto ad alcuni annunci ma non si incastrano bene con i miei impegni- si lamentò Rin.

-E la libreria dove lavoravi prima non può riprenderti?-

Rin scosse la testa:- Purtroppo cercano qualcuno che lavori full-time-

Ayame prese parola dopo aver mandato giù un sorso generoso della sua birra:- Se vuoi posso inviarti il link di un sito di annunci nuovo, alcuni colleghi lo raccomandano: dicono si trovi di tutto-
Gli occhi della ragazza si illuminarono di gioia.

-Sarebbe fantastico, Ayame!-

E continuarono il loro pranzo chiacchierando del più e del meno.

***
Quando Rin rincasò, erano le 19 e 30. Sua mamma era in cucina intenta a preparare la cena per la famiglia mentre suo papà stava guardando la TV.

-Tadaima!- urlò all’ingresso, togliendosi le scarpe.

-Bentornata, Rin- rispose la mamma di rimando.

La ragazza andò a salutarli. Vide che sua mamma stava preparando gli involtini di cavolo, accompagnati da un’insalata di cetrioli e gamberi. La cosa positiva dell’avere un padre che possedeva un banco di frutta e verdura al mercato, era che i cibi salutari a casa non mancavano mai.
Depositò un bacio sulla guancia della madre e poi su quella del padre, poi salì al piano superiore per posare le borse in camera sua. Passò davanti la porta della cameretta di sua sorella Kanna e battè la mano sulla porta, per farle capire che era tornata.

-Rin, sto cercando di concentrarmi sulla matematica!-protestò la sorella.

Una volta toltasi il cappotto di dosso, aprì il computer e digitò il link che Ayame le aveva mandato poco tempo prima. Una volta entrata nel sito premette il pulsante della ricerca e applicò diversi filtri, sperando di trovare qualcosa che potesse andarle bene. I risultati furono piuttosto scarsi, appena 3 pagine.
Decisa a non perdersi d’animo iniziò a scorrerli tutti, prima che la cena fosse in tavola. Si sentiva leggermente in colpa per aver passato un pomeriggio in compagnia delle sue amiche e voleva a tutti i costi scrollarsi questa brutta sensazione di dosso.
I primi annunci che lesse non erano per niente confortanti: segretaria in studio medico ma con uno stipendio misero, donna delle pulizie in un palazzo che si trovava dall’altra parte di Tokyo, richieste di una badante per persone anziane ed altro ancora.

Aveva quasi perso le speranze quando arrivò all’ultima pagina e vide un annuncio interessante: si richiedeva una ragazza disposta a recarsi per due volte a settimana, preferibilmente nel pomeriggio, in un’abitazione per servizio di lavanderia, in particolare si richiedeva una certa manualità nello stirare le camicie da uomo.
Rin controllò il compenso e notò che era anche piuttosto alto, si chiese come mai fosse ancora lì.

Ci pensò un attimo su per capire dove fosse la fregatura: due pomeriggi a settimana, il che voleva dire più tempo libero per potersi dedicare al blog e al suo manga, su cui ci lavorava da ormai due anni e che prima o poi avrebbe tentato di pubblicare, ed una paga consistente, quasi più di quanto prendeva in lavanderia o in libreria. Con quei soldi in più si sarebbe potuta permettere anche qualche piccolo sfizio.
Mandò subito la sua candidatura.
Dopotutto, cosa poteva mai succedere?




Buongiorno, cari lettori.
Devo ammettere che avevo iniziato a scrivere questo capitolo durante il blocco dell’altra mia long fic (maledetta me!), poi ieri, dopo la pubblicazione di un nuovo capitolo, ho deciso di finire questo testo e dare vita ad una storia semplice.
Insomma la nostra Rin è un’aspirante mangaka e cerca lavoro, cosa troverà?
Come ho scritto prima, la storia sarà molto semplice, una sorta di favola moderna, un misto tra “Pretty Woman” e “Bridget Jones”.
Spero che il primo capitolo vi sia piaciuto. Lasciatemi un commento per farmi sapere.
Al prossimo capitolo!

  
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