Crossover
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Autore: Saeko_san    20/10/2019    1 recensioni
[Crossover multiverso]
Due amici d'infanzia, provenienti da una terra lontana, si ritrovano nella necessità di cominciare un lungo viaggio per salvare il padre di lui e il villaggio in cui vivono. Il loro viaggio li catapulterà ogni volta in diverse dimensioni, in cui conosceranno Harry Potter e Nihal della Terra del Vento, viaggeranno su Xorax la Sesta Luna, combatteranno a fianco di Eragon e Lily Quench, voleranno assieme a Peter Pan, solo per scoprire nuovi mondi mai nemmeno immaginati.
Lo scopo? Trovare la cura alla Grande Malattia, che Pedro e Taishiro dovranno sconfiggere prima che possa distruggere tutto ciò che hanno conosciuto sino al momento della loro partenza. Avete dunque mai immaginato di viaggiare saltando da una pagina all'altra dei vostri romanzi preferiti? Di volare oltre i confini del mondo e di sconfiggere finalmente le vostre paure di bambini?
Forse siete nel posto (o racconto) giusto: Pedro e Taishiro saranno i compagni di viaggio perfetti per voi e le vostre avventure.
| written between 2005 and 2008 |
Genere: Avventura, Fantasy, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Libri
Note: AU, Cross-over, Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Capitolo 4:
Inizia l’avventura
 
Quando Taishiro si svegliò, era buio, un’oscurità più nera di quella che li aveva avvolti al momento di cadere nel sonno incantato; accanto a se avvertì il corpo di Pedro, ancora privo di sensi. Cercò di svegliarlo, ma il ragazzo dormiva un sonno profondo e agitato.
Allora si guardò intorno: era ancora avvolta dalle tenebre ma per qualche strano motivo riusciva a distinguere distintamente i particolari del proprio corpo e quelli del corpo del suo compagno. Improvvisamente apparve un punto di luce all’orizzonte (si poteva intuire che esistesse un orizzonte dal fatto che la luce lasciava intravedere un linea bianca che si diramava ai suoi due lati). Taishiro allora afferrò il braccio dell’amico e, una volta passatoselo intorno al collo e tirato su Pedro, prese l’Ilv. Camminò (come si poteva camminare in un luogo che non aveva terreno, ma solo oscurità?) a fatica verso la luce, trascinando di passo in passo il corpo dell’amico, che aveva cominciato a sudare e mormorare cose indistinte. Ad un certo punto, con il fiatone che le opprimeva il petto, trovò dell’acqua ai suoi piedi, come se di fronte a lei ci fosse un lago. Lì vicino c’era un molo sgangherato con una semplice barca attraccata; non riusciva ancora a capire come potesse distinguere i dettagli delle cose che vedeva, in quel buio pesto così innaturale: era come se le cose che vedeva fossero illuminate appena di luce propria. Sistemò Pedro il più comodamente possibile sul fondo dell’imbarcazione e mise l’Ilv accanto a lui, sistemandosi poi a prua della barchetta.
Iniziò a remare.
 
Mentre la nostra eroina remava, il nostro eroe sognava. Pedro stava camminando in un vicolo cieco di Tabauni che conosceva molto bene, perché era lì che aveva conosciuto Taishiro; in quel sogno stava succedendo proprio come il loro primo incontro. Lui era scappato dal padre perché lo aveva sgridato per un cosa molto stupida, ovvero il fatto che lui voleva imparare a suonare uno strumento e il padre non era d’accordo. Ma lasciamo perdere quest’altra storia, ci sono cose più importanti da raccontare: dopo una furiosa litigata con Gerard, alla fine Pedro era fuggito di casa e si era rifugiato nel primo vicolo lontano dalla sua dimora e dal padre.
Ad un certo punto era apparsa una ragazzina con lunghi capelli scuri e gli occhi color nocciola, con un archetto e delle frecce giocattolo sulle spalle e vestita con una semplice casacca e dei calzoni, non con un vestito a gonna fiorata, come tutte le altre bambine di Tabauni solevano fare. Pedro conosceva quella piccola ragazza: era la sua vicina di casa, figlia degli amici dei suoi genitori, ma fino a quel momento non aveva mai avuto modo di parlare o giocare con lei; lui rimase imbambolato a fissarla, senza rendersi conto di essere arrossito in volto. Lei era scappata perché Enruic l’Altone, così lo chiamavano al villaggio, un bambino piuttosto alto e piazzato per la sua età, se l’era presa con la ragazzina perché era arrivata prima alla gara di corsa. Ma quando si era infiltrata in quel vicolo non poteva immaginare che ci fosse qualcuno e quando aveva visto Pedro aveva capito di aver messo in pericolo anche lui. Enruic aveva già rotto un paio di costole, spaccato una dozzina di denti e messo K.O. due ragazzini e una signora solo per raggiungere i bersagli della sua rabbia. Quindi Taishiro aveva preso per un braccio il bambino spaventato con gli occhi verdi che le stava davanti, senza pensarci due volte, e saltato il muro, costringendolo a fare lo stesso. Quando erano ormai al sicuro dalla furia di Enruic l’Altone si presentarono:
 
 -Io sono Taishiro Mihira e tu sei...?- iniziò la bambina.
 -Pedro Lahir; siamo vicini di casa. Ti stava inseguendo Enruic, grazie per avermi salvato- rispose Pedro, ancora tutto affannato per lo spavento.
 -Ah giusto! Sei il figlio dei signori Lahir. Chiunque vorrebbe essere salvato dall’Altone, anche a costo di perdere un dente. Sai, hai degli occhi davvero singolari: non credo che nella tua famiglia ci siano state molte persone con gli occhi verdi, visto che la maggior parte dei tuoi parenti hanno gli occhi azzurri-.
 -No, infatti. Solo il mio bis-nonno e la mia mamma avevano gli occhi verdi in famiglia-. Rispose di rimando Pedro, lusingato. Nessuno gli faceva mai dei complimenti. Quella bambina lo metteva a disagio.
 
Fu in questo punto che il ricordo divenne sogno, e poi incubo.
 
 -Comunque- continuò lui –Come mai sai tante cose su di me?-
 -Oh beh, sai... Le nostre madri erano amiche da bambine, lo sapevi? E poi, mio padre, Baluard, parla spesso con lo stregone Ryuso, che sa molte cose su Tabauni e così...- disse Taishiro, improvvisamente imbarazzata.
 
Sua madre Coira le aveva sempre detto di non parlare troppo o poteva rivelare cose che la gente non voleva farsi sentir dire, come per esempio il fatto che il padre di lei era in buoni rapporti con lo stregone del villaggio, con cui invece il padre di lui litigava spesso.
Comunque Pedro la scusò. Taishiro si sentì più sollevata e prese Pedro per mano. Lui diventò un po’ rosso, ma si controllò e iniziarono a correre.
Fin qui il sogno sembrò andare bene, sebbene ci fossero alcune incongruenze con quello che era successo nella realtà, ma mentre correvano, Taishiro inciampò e cadde rovinosamente a terra. Pedro cercò di tirarla su, ma comparve dal nulla Ryuso, che con tono grave gli disse:
 
 -Ricordati della tua missione, non perdere tempo con questa sgualdrinella da quattro soldi. Ricordati che la vita di Gerard è nelle tue mani- e, così come era arrivato, scomparve.
 
Allora Taishiro iniziò a piangere e a urlare, dicendo che lui le aveva mentito e che la considerava una sgualdrina pari alle ragazzine smorfiose che abitavano con loro al villaggio. Scoppiò un grande litigio. Entrambi piangevano e urlavano. Pedro era sconvolto: non aveva mai litigato con Taishiro, neanche in sogno; ma questo non era un sogno bensì un incubo creato dalla Grande Malattia, per indebolire i suoi nemici. Ad un tratto, infatti, Taishiro smise di piangere; mentre la sua pelle sfrigolava e diveniva livida, cominciò a contorcersi come un serpente, finché non divenne tale. Ora la sua amica aveva preso l’aspetto di un’enorme vipera color verde scuro, con due occhi rossi iniettati di sangue che avevano al centro una nera pupilla verticale e con due zanne avvelenate, di un colore tendente al giallo ocra. Pedro guardò inorridito quella che un volta era stata la sua amica, poi si voltò di scatto e corse, corse più veloce che poteva. Arrivò ad un dirupo e si fermò; ora erano tre le scelte: farsi avvelenare dalla vipera, gettarsi nel dirupo oppure provare ad uccidere il serpente. A parte il fatto che non se la sentiva di uccidere ciò che prima era stata la sua migliore amica, non aveva nessuna arma con sé che gli permettesse anche solo di ferire l’animale; però avrebbe volentieri evitato di farsi avvelenare dalla sua amica e diventare il suo pasto; non che gli andasse di buttarsi dal dirupo, poi. Però lo fece e la serpe si lanciò con lui. Urlò ancora e si svegliò di soprassalto, sempre gridando, finché una voce dolce non lo consolò.
Taishiro.
 
 -Che cosa stavi sognando per aver urlato così?!- chiese Taishiro dopo aver calmato l’amico. Pedro le raccontò tutto, andando avanti per un bel pezzo. Quando ebbe finito chiese, guardandosi attorno:
 -Dove siamo?-.
 -Non lo so- rispose Taishiro –So solo che dobbiamo seguire quella luce-.
 
Anche Pedro si voltò a guardare la luce e rimase lì a fissarla; chiese a se stesso come fosse possibile che, nonostante il buio e la fioca luminosità, lui e Taishiro potessero vedersi così nitidamente; si chiese anche che diamine ci facesse su una barca in mezzo all’acqua (Un mare? Un lago?). Quando la ragazza si stancò di remare, a causa dell’indolenzimento alle braccia, le diede il cambio.
Nel momento in cui Taishiro riprese in mano i remi, si erano ormai avvicinati al nucleo luminoso, che tuttavia non era cresciuto o aveva aumentato la propria intensità; era rimasto delle stesse dimensioni, solamente che ora era più vicino[1]; toccarono la luce con la punta della barca; quest’ultima iniziò a sfrecciare sul pelo dell’acqua una velocità inaudita, senza bisogno di remi o correnti, come se venisse risucchiata da una forza misteriosa e potentissima. La luce bianca mandò delle scintille blu elettrico, mentre la barca avanzava sempre più veloce. Dopodiché il fianco dell’imbarcazione sbatté contro qualcosa e Pedro andò fuori bordo assieme all’Ilv. Taishiro lasciò perdere i remi, con i quali stava armeggiando già da un po’, e seguì l’amico, gettandosi a capofitto verso l’amico. Viaggiò attraverso turbini immensi di colori ed immagini, perdendo quasi la cognizione del tempo e dello spazio, senza riuscire a vedere, in tutto quel connubio di sensazioni, Pedro. Dopo ci fu il suono di uno schiocco, o forse di uno sparo, era difficile dirlo, e Taishiro batté la testa da qualche parte, svenendo d’improvviso. Ovviamente non poteva sapere che il suo corpo era atterrato pesantemente a destinazione e che la sua testa aveva sbattuto contro il terreno, poiché la corsa attraverso il fascio di colori che l’aveva portata lì l’aveva frastornata a tal punto che non aveva visto la sua meta arrivare ad una velocità inaudita verso di lei. Si trovava accanto a Pedro, sotto un limpido cielo azzurro e un sole luminoso, sdraiata in modo scomposto su un bel prato verde, nella Terra del Mezzo.
 
 

[1] Immaginate la sensazione che vi darebbe avvicinarvi ad una parete con una porta che pensate essere in tre dimensioni, per poi scoprire che è un semplice cartonato rappresentante una semplice porta.












Note di Saeko:
Sono riuscita a pubblicare un nuovo capitolo in anticipo, rispetto a quanto avevo pronosticato! Purtroppo, come da un anno a questa parte, prevedo che la mia settimana sarà piuttosto lunga e faticosa, per cui non credo che riuscirò a pubblicare altro per un po': inoltre venerdì per me è giorno di una ricorrenza triste e dolorosa, per cui non so se riuscirò effettivamente a fare qualcosa.
Spero che il capitolo vi sia piaciuto e che fin qua la storia vi stia interessando: è ovviamente rivolta principalmente ad un pubblico giovanissimo, ma non per questo non può essere fruibile anche per i più grandi.
Se aveste domande, critiche e (perché no) complimenti, vi aspetto nella sezione recensioni.
Detto ciò, bye bye, alla prossima.

Saeko's out!
  
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