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Autore: Gwen Chan    25/10/2019    0 recensioni
Molti strani clienti passano dalla piccola sartoria di Romano. Alcuni gli stanno proprio sui nervi, altri potrebbe quasi sopportarli.
[Human!AU][Accenni Spamano]
Genere: Commedia, Generale, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Sud Italia/Lovino Vargas
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Un compendio di casi umani

 

Di tipi strani Romano ne ha visti tanti. Dallo svizzero che ha trascorso cinque ore in negozio alla ricerca della stoffa più economica, salvo ordinare un abito costosissimo al primo sguardo da cucciolo della sorella che lo accompagnava, al cinese che non perde occasione per sbirciare i modelli. 

"Un giorno ti denuncio. Anzi, ti trascino direttamente in questura" lo minaccia Romano, agitando il puntaspilli come se fosse un pugnale. 

Per fortuna che dei clienti si occupa Feliciano, il fratellino, altrimenti l'italiano avrebbe già sulla coscienza qualche aggressione aggravata e, magari, persino un omicidio. 

 La divisione dei compiti è semplice: Feliciano  alle vendite, il nonno bada alle finanze e lui, Romano, in laboratorio a cucire, dove può limitare al minimo i contatti  con altri esseri umani.

Onestamente fatica a comprendere come faccia suo fratello a non uscire esausto da pomeriggi di chiacchiere e contrattazioni; come faccia a non mandare a quel paese chi, dopo averli fatti sgobbare peggio che se dovessero soddisfare la regina d'Inghilterra, mai più si ripresenta. 

Anche se, si sta pur sempre parlando di Feli, il talentuoso fratellino capace di mantenere il sorriso, impassibile nella sua sincerità, persino in presenza di Natalia, la bielorussa col coltello in borsa e la fissa per gli abiti da sposa. 

"Ma lo sa che tra fratelli non ci si può sposare?" gli sussurra Feliciano all'orecchio, sotto lo sguardo gelido della slava. 

"Zitto, per la miseria, ci tengo alla vita" si lagna Romano, memore della volta in cui Natalia lo ha quasi usato come bersaglio per il lancio dei coltelli. 

Se Feliciano sapesse prendere le misure come Dio comanda, Romano  uscirebbe dallo sgabuzzino che gli serve da laboratorio solo per tornare a casa. Peccato che il suo fratello idiota sia troppo impegnato a chiacchierare per badare al metro e troppo entusiasta per scrivere i numeri, tanto che varcata la porta del retrobottega se li è puntualmente dimenticati. 

***

"Non dovresti fraternizzare con i clienti" lo rimprovera Romano, sordo alle proteste di un altro cliente, specialmente se si tratta di un marmocchio dodicenne cui servirebbero un paio di ceffoni ben assestati.

 "Piantala di dire che ti sto pungendo, Peter!" sbotta. Ah, il principino inglese non capisce una parola di italiano, ma il tono è sufficiente a farlo ammutolire. Per cinque secondi, s'intende.  Romano, che gli ha già confezionato tre giacchette, cinque pantaloncini, un cappotto e un paio di completini alla marinara, ha l'impressione che i parenti del bambino lo spediscano in negozio solo per toglierselo dai piedi. Dovrà farci due chiacchiere. 

"Tutti i clienti o un cliente in particolare?" si intromette il nonno, con un ampio sorriso sornione sul volto abbronzato. 

"Tutti!" Afferma Romano - "Peter, per amore di San Gennaro, sta’ fermo" - puntando il dito verso dove crede si trovi Feliciano al momento. 

"Ancor più se si tratta di un bastardo mangia patate che risponde al nome di Ludwig Beilschmidt" aggiunge. 

Dopo Natalia e il fratello di Natalia, Ivan - che non si toglie mai la sciarpa nemmeno ad agosto -, il tedesco è la persona più inquietante che conosce. Sinceramente, non è possibile che quella specie di smorfia che l'uomo fa quando vuole essere gentile sia un sorriso. No. Quella è l'espressione di un assassino. Punto. 

"E niente ma!" rimbrotta Feliciano, troncando sul nascere ogni protesta o, dio ce ne scampi, ogni tentativo di difendere, ugh, Beilschmidt. 

 

A Romano per poco non viene un infarto quando scopre che Ludwig Beilschmidt ha un fratello. Un fratello rumoroso, antipatico, prepotente. 

"Senti, Beilschmidt numero Due, non ho bisogno che mi si dica come fare il mio lavoro. Quindi piantala di scassare le palle!"

Inutile. Gilbert Beilschmidt si è improvvisato commesso e sarto tutto in uno e non c'è verso di fargli cambiare idea.

Romano sbatte la testa contro il muro, accompagnato dal blaterare indistinto al di là della porta chiusa. "Dio. Cosa? Ho? Fatto? Di? Male?"

***

Il suo lavoro è anche fonte di soddisfazioni, per fortuna. Ancor più del piacere di una ragazza carina che accetta l'invito per un caffè o lo riempie di complimenti grazie a una gonna ben confezionata, Romano ama il sottile gusto della vendetta. 

"Sono mille euro, Kirkland" annuncia. Gli mancano solo i pop corn, per godersi lo spettacolo del l'inglese cristallizzato in una smorfia grottesca, tra la sorpresa e l'indignazione.

"Mille? Per un paio di pantaloni?"

Lentamente, come se stesse spiegando a un bambino, e con l'aria di chi sta facendo un grande favore al prossimo, Romano conta sulle dita. 

"Vediamo. Cento euro di base. Più i danni a un abito da sera che ho dovuto rifare. Più i danni a due rotoli di seta cinese ..."

Perché Peter ha la pessima abitudine di toccare quello che non dovrebbe, possibilmente con mani sporche e sudaticce, che a Romano per poco non è venuto un infarto quando lo ha visto spalmare i resti di una merendina al cioccolato su una pezza di raso. 

"Più cento euro di rottura di maroni" conclude l'elenco, nonostante Kirkland continui a cercare di interromperlo. Perché deve capire, una buona volta, che quello non è un asilo, né loro sono dei babysitter. E che diamine. 

***

Di persone strane ne capitano davvero tante. Romano giurerebbe che una volta la porta del negozio si sia aperta - in una limpida giornata senza un alito di vento, badate - una voce troppo sottile per essere udita gli abbia parlato, e la porta si sia richiusa. 

E nessun in vista.

"Tra un po' mi tocca servire perfino i fantasmi."

E ci sono il polacco con la fissa del rosa e degli abitini e il francese che non compra mai nulla, ma in compenso trascorre mezzo pomeriggio a discutere amabilmente con Feliciano delle ultime collezioni, distraendolo dal suo lavoro. "Volete anche un cappuccino?" indaga Romano, sornione, anche se sa benissimo che suo fratello non saprebbe cogliere il sarcasmo nemmeno se glielo sbattesse sotto il naso, come un piatto di pasta al sugo. 

***

Non lo ammetterà mai in maniera chiara e diretta, ma tra le tante rotture che varcano la soglia, ci sono anche persone che, si, Romano può anche sopportare. Come Antonio o Amber, dalla furba espressione da gatto. Anche Jan, il fratello tirchio di Amber, non è così terribile e alcuni dei suoi consigli sono stati indispensabili per salvare il negozio in tempi di crisi.

Con loro riesce persino ad ignorare il fatto che non comprino mai nulla, ma si limitino a chiacchierare, tra loro e con lui, nello strano idioma che si crea tra conoscenti poliglotti. Non che gli importi se ci siano o meno; ma i pomeriggi in cui si presentano, sono un po’ meno terribili. Le giornate sembrano un po’ meno tristi e solitarie.

Soprattutto con quel tizio - Antonio - con quel suo dannato e stupidissimo sorriso e il suo stupido accento e i suoi stupidi regalino e Romano lo odia quando c’è e gli manca quando non c’è. Sì, Antonio è una vera palla al piede, specialmente da quando ha iniziato ad aspettare l’orario di chiusura per accompagnarlo a casa; anche se in fondo non è così male.

Non sono una coppia, ovviamente. Sono solo conoscenti, nonostante si frequentino da mesi ormai e qualche volta passano la notte insieme.

 

Di tipi strani ne ha incontrati tanti, ma tra questi ha trovato l'amore.

Anche se non lo ammetterà mai.

 

Note: Doveva essere una OS molto più lunga ma la me nel 2016 ha perso l’ispirazionee non se n'è più fatto nulla. Accenni Spamano alla fine perché sì sono ancora una multishipper e sì certe cose non cambieranno mai. 

Altra cosa, sono nel fandom da dieci anni ormai tra alti e bassi e ancora non ho deciso se chiamare Sud Italia Romano o Lovino. Vado molto a momenti.

Amber è Belgio, Jan Paesi Bassi.

   
 
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