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Autore: JohnHWatsonxx    27/10/2019    1 recensioni
Raccolta di one-shots Johnlock in cui ogni capitolo è ispirato da una canzone dell'album 'Plus' di Ed Sheeran
1. The A Team -Post!Reichenbach
2. Drunk -Uni!lock
3. U.N.I. -Uni!lock
4. Grade 8 -post quarta stagione, What If?
5. Wake Me Up -Soulmate!AU
6. Small Bump -What If 3x3 pre-slash (Tw: aborto)
7. This -post quarta stagione
8. The City -Post!Reichenbach
9. Lego House -kid!lock AU
10. You Need Me, I don't Need You -Retirement!lock
11. Kiss Me -post quarta stagione
12. Give Me Love -Post!Reichenbach
Genere: Angst, Generale, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: John Watson, Quasi tutti, Sherlock Holmes
Note: AU, Raccolta, What if? | Avvertimenti: nessuno
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Note importanti! Le parti del testo in corsivo sono da considerare anche come dei pensieri di John, oltre che proprio i versi della canzone da cui ho preso spunto
 
N.d.A.: Mi mancava pubblicare sul fandom di Sherlock. Questa volta sono tornata con una raccolta di one-shot di cui ognuna prenderà spunto dall’album Plus di Ed Sheeran. La prima è The A Team, e se non l’avete ascoltata fatelo subito perché ne vale la pena. Buona lettura!
 

 
Aveva imparato, quando era più piccolo, a non allacciare legami sentimentali. Non ricordava il perché, ma sapeva che qualcosa –qualcuno- lo aveva disintegrato. Per questo far entrare John Watson nella sua vita era stato complicato.
 
Non si trattava di fiducia, il medico glie l’aveva già mostrata innumerevoli volte nel primo caso che avevano seguito insieme, erano altri sentimenti, altre emozioni che era sempre riuscito con successo ad evitare. L’affetto –si era detto- brucia più del fuoco. Eppure…
 
Eppure erano lacrime quelle che sentiva sul viso, scendere come neve, pesanti come rocce, mentre diceva addio all’unica persona che davvero gli era stata accanto. Erano sentimenti quelli che stavano esplodendo nel cuore mentre sentiva al telefono la voce spezzata di John. Non avrebbe voluto fargli questo, ma non c’era altra soluzione. Almeno aveva trovato il motivo per uscire vivo da quella missione che gli aveva affidato Mycroft.
 
Dicevano di lui che era un genio bloccato nei suoi ragionamenti, fermo così da quando aveva diciotto anni*, ma ultimamente neanche lui stesso credeva più a quelle voci che lo avevano segnato per tutti quegli anni. Qualcosa, dentro di lui, era cambiato: aveva capito che non aveva mai evitato i sentimenti, non era colpa sua se tutti lo adoravano, ma non piaceva a nessuno**.
 
I sentimenti c’erano, li aveva solo ignorati. Era stato John Watson farli riemergere come diamanti in un mare di carbone. Ed ecco a cosa lo avevano portato: era su un tetto, le lacrime agli occhi, un telefono tra le mani mentre lasciava un biglietto al suo assistente, al suo migliore amico, al suo primo, ed unico, compagno di vita. Ovviamente sapeva che non sarebbe morto, ma sapeva anche che stava distruggendo un cuore. Non un cuore qualsiasi, organo vitale di ogni essere umano, ma quello di John Watson.
 
Purtroppo non sarebbe potuto tornare indietro, purtroppo avrebbe dovuto lasciare il regno dei vivi. Ed in quel momento, tra il tetto e il materasso, Sherlock si rese conto di amare John, ed atterrò con la testa più pesante. Passarono minuti frettolosi, l’organo Lazarus si era messo in moto in maniera impeccabile, tutto era pronto come una recita di Natale di un gruppo di bambini fastidiosi. Sherlock si sdraiò a terra, mise la palla da squash sotto il braccio e attese.
 
Furono minuti che sembrarono ore.
 
I suoi sensi erano compromessi dai rumori che lo circondavano eppure, tra tutto quel macello, riuscì a riconoscere i passi del suo John avvicinarsi al suo corpo, la sua voce sussurrare “E’ il mio amico”, e infine la sua mano sul suo polso privo di battito.
 
In quei pochi secondi Sherlock registrò quel contatto nel suo palazzo mentale. Sentì le dita, morbide e allo stesso tempo ruvide, del dottore avvolgersi intorno al polso intento a scorgere qualche segno di vita che non c’era più; sentì quelle stesse dita scivolare via mentre continuavano a cercare il braccio morente del detective. Sherlock vi lesse così tanto –la disperazione, l’affetto, l’incredulità, la rabbia- che quasi avrebbe mandato a monte il piano, ma non lo fece. Aveva una missione, e doveva portarla a termine per salvare John.
 
***
It's too cold outside
For angels to fly
Angels to fly

***
 
Era stato difficile lasciare Londra, all’inizio. Un po’ più facile era stato scovare la prima cellula, e ancora più facile era stato uccidere il braccio destro di Moriarty, Sebastian Moran. Scovare le organizzazioni criminali appartenenti al Napoleone del crimine non era tanto complicato quanto scovarle tutte: nel giro di due anni avrebbe distrutto 45 associazioni a delinquere che operavano sotto il naso di governi rispettosi.
 
Nulla sarebbe stato faticoso quanto evitare di prendere il telefono usa e getta che il fratello gli procurava ogni mese e scrivere un messaggio a John. Aveva perso il conto di quante volte ci aveva provato: sbloccava il cellulare, componeva il numero che ormai conosceva a memoria e scriveva un numero ogni volta che scovava una cellula: il conto alla rovescia stava ormai giungendo al termine.
 
Ricordava ancora quando gli scrisse il numero uno: si trovava in Serbia, e si stava per intrufolare tra le fila dell’ultima organizzazione. Mai come quel giorno era stato tentato di inviare davvero quel messaggio, mancava un millimetro, quello che separava il pollice dai tasti del piccolo telefono, e John avrebbe ricevuto un messaggio, la vera prova che lui era ancora vivo.
“-1 SH”
Ma non lo inviò.
 
***
An angel will die
Covered in white
Closed eye
And hoping for a better life
This time, we'll fade out tonight
Straight down the line

***
 
 
Con un serbo quasi perfetto Mycroft gli diede la migliore delle notizie: era il momento di tornare a casa.
 
Gli tolsero la barba, gli tagliarono i capelli e gli procurarono un completo nuovo: allo specchio finalmente si riconosceva col suo nome. Sherlock Holmes era tornato.
 
Dall’altra parte della città un grigio John Watson camminava tra le lapidi in cerca di un nome specifico. Solo in mezzo ai morti cercava ancora un senso a quel folle gesto che due anni prima lo aveva radicalmente cambiato. Si fermò, le lettere color oro spiccavano tra il nero e sembravano più luminose del solito. Era inverno, e il freddo gli stava gelando le ossa.
 
Sarebbe andato a cena in un bel ristorante quella sera, cercando di non pensare a niente se non al vino in tavola e anche a quella graziosa ragazza che gli aveva chiesto di uscire e che lui non voleva deludere. Sarebbe andato male, ma tentar non nuoce.
 
***
Ripped gloves, raincoat
Tried to swim and stay afloat
Dry house, wet clothes
Loose change, bank notes
Weary-eyed, dry throat
Call girl, no phone

***
 
 
In taxi Sherlock non pensava ad altro: per la prima volta da che ne aveva memoria riusciva a mantenere il suo palazzo mentale occupato con un unico argomento. Non vedeva John Watson da due anni, un mese, venti giorni e una manciata d’ore, e voleva disperatamente spegnere quel cronometro che lo stava assillando da tutto quel tempo.
 
Gli passarono per la testa i ricordi di quell’ultimo contatto, quel momento a cui si aggrappò per tutto quel tempo e già assaporava altri contatti involontari, altre sensazioni, altri ossimori da apporre a quella figura in contrasto con sé stessa. John Watson gli era mancato come l’aria.
 
Sceso dall’auto nera Sherlock alzò il colletto.
Prese un respiro profondo, il cuore gli batteva forte nel petto.
Entrò nel ristorante, dove tutto ciò che riusciva a vedere era la figura minuta di John al tavolo da solo.
E finalmente, dopo tutto quel tempo, si sentì a casa.
 
***
And they scream
The worst things in life come free to us
Cos we're just under the upperhand
And go mad for a couple of grams
And he don't want to go outside tonight
And in a pipe he flies to the Motherland
Or sells love to another man

It’s too cold outside
For angels to fly
***
 
 
N.d.A: Ecco la prima storia a tema Plus di Ed Sheeran! Questa sarà una raccolta di one-shot abbastanza tranquille, non affronterò temi pesanti né scriverò storie lunghissime (questo perché a malapena ho il tempo di respirare)
Lascerò al fato decidere quando mi farò sentire di nuovo su questo fandom con la seconda one shot, per il momento mi piacerebbe sapere cosa ne pensate, magari lasciandomi una piccola recensione, grazie mille!
-A
 
*Riferimento ad una frase del testo “And they say, she’s in the class A team, stuck in her daydream, been this way since eighteen” ovviamente modificata per ragioni stilistiche. Anche nei versi in corsivo il soggetto è messo al maschile e non al femminile per ovvie ragioni.
**Riferimento a BoJack Horseman
   
 
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