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Autore: Picci_picci    27/10/2019    0 recensioni
Dopo che tutti i tuoi i ideali e le tue convinzioni sono caduti, l’unica cosa che rimane è tornare a casa. Ma si sa, la casa non è un luogo ma è dove c’è cuore. E talvolta il cuore è costudito da una persona.
Ed ecco che la famigerata Vedova Nera compie un viaggio, sia fisico che mentale, per tornare a casa.
Romanogers
Genere: Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Clint Barton/Occhio di Falco, Natasha Romanoff/Vedova Nera, Sam Wilson/Falcon, Steve Rogers/Captain America, Wanda Maximoff/Scarlet Witch
Note: Missing Moments, Movieverse, What if? | Avvertimenti: nessuno
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La guerra portava delle ferite. E questa guerra aveva riportato ferite non solo fisiche, basti pensare al povero Rhodey, ma anche ferite mentali. Non riuscivi più a capire il mondo di fronte a te; cosa fosse giusto o sbagliato, gli amici e i nemici. Non sapevi più di chi fidarti e il mondo aveva improvvisamente perso tutti i suoi colori, diventando di un monotono grigio. Perché era questo che succedeva quando combattevi contro un amico. Lo sapeva Tony, che adesso non sapeva più di chi fidarsi e quale fosse la verità. Lo sapeva Steve, che pur di difendere i suoi ideali aveva perso la sua amata libertà. Lo sapeva Sam, che per la sua fedeltà era diventato un ricercato. Lo sapeva Rhodey, che pur di essere al fianco di un amico, adesso, aveva perso la possibilità di camminare da solo sulle sue gambe. Lo sapevano Clint e Scott, che per dare una mano ad un amico avevano perso la possibilità di vedere i loro figli. E ora lo sapevo anche io, che provando, per una volta, a fare una mia scelta, avevo combattuto contro i miei amici, diviso la mia famiglia e mi ero scontrata contro di lui. Non fisicamente, no non ce l’avrei fatta. Ma non ero lì al suo fianco, non ero io a guardarli le spalle. E sembra un pensiero così sdolcinato che mi faccio pena da sola. Ma lui era il nostro Capitano, che anche se ti dava degli ordini, era al tuo fianco e ti spronava a fare del tuo meglio, a essere qualcuno di migliore...ed era per questo che avevo deciso che lo avrei seguito in ogni battaglia. Strano a dirsi, ma la famigerata Vedova Nera si fidava di qualcuno che non era se stessa. E quel qualcuno era il Ragazzo D’oro d’America. E forse è per questo che adesso sono seduta su questo bus malandato per arrivare in un posto dimenticato da Dio. Forse è perché non riesco più a dormire bene la notte, sapendo che lui non è nella stanza accanto, pronto a tranquillizzarmi quando i demoni del mio passato mi vengono a trovare nel sonno, o forse sono le parole di Wanda che continuano a ripetersi nella mia testa: «Sai non ricordo bene com’è avere dei genitori, ma con te e Steve mi sembra di averli al mio fianco.»
Quella piccola e subdola ragazza, per la quale noi eravamo diventati la sua famiglia, aveva sofferto più di tutti. E ora era in fuga con Steve e Sam, e io li stavo raggiungendo. 
Sapevo dove si nascondevano grazie a Sam. Era lui che mi aveva contattata, che mi aveva raccontato della loro fuga e di come Steve li avessi salvati, che mi aveva detto che Scott e Clint avevano accettato gli arresti domiciliari per vedere la loro famiglia. Era Sam che si era complimentato con me «Alla fine ce l’hai fatta, hai trovato una ragazza per Captain America. E io che avevo scommesso con Clint che tu saresti diventata la ragazza di Steve molto tempo fa.» 
E io avevo riso. Riso della mia ingenuità. Due giorni dopo quella chiamata arrivò quella di Clint.
«Tra poco sarò irraggiungibile e sarà difficile contattarci, ma sai che ti copro le spalle vero?»
Una vecchia battuta tra noi due che mi aveva fatto sorridere. Ora, però, era cambiato. Clint copriva le spalle a me, ma io coprivo quelle di Steve.
«A questo punto Sam deve averti chiamato e so che stai morendo dalla curiosità. È Sharon Carter. Forse avrai svolto bene il tuo compito, ma sono sicuro che non sei contenta del risultato.»
«E da cosa lo deduci Watson?» nessuna incertezza e assoluta freddezza, era questo che ti insegnavano nella Red Room. Ed era anche come appariva ora la mia voce. 
«Forse il fatto che ti lasci toccare da lui o il fatto che gli permetti di vedere la vera te?»
Dopo questa frase, chiusi velocemente la conversazione. Steve era un mio amico. É un mio caro amico. E me lo sono ripetuta fino ad ora. E lo ripeto anche in questo momento che ho le gambe indolenzite per la troppa immobilità. Ma tutte le volte che rifletto sul nostro rapporto, mi accorgo che non possiamo definirlo amicizia. Perché Clint ha ragione, con lui abbasso le mie difese in maniera naturale. Permetto che mi prenda in giro (anche se quello di solito è un mio compito), mi lascio toccare da lui e gli sorrido  in maniera sincera. Quando sono con lui non mi sento la Vedova Nera, una macchina per uccidere e sedurre gli uomini, non sono in costante allerta...ma sono solo Natasha.
E forse è questo che mi spaventa di più.
Finalmente il bus si ferma e, quando scendo, la prima cosa che vedo sono il mare e la sabbia che, come delle sirene, mi invitano a trascorrere del tempo con loro. Ma vado avanti per la strada, finché non scorgo una casetta bianca con il tetto spiovente rosso.
«Questa è una delle mie case sicure. Chissà,  potrebbe tornarti utile se vorresti passare un po’ di tempo da solo.»
Era ciò che gli avevo detto quando alla struttura dei Vendicatori stavo spiegando agli altri come mantenere un profilo basso quando si è in fuga e lui, colpito dalla foto in un dossier di quella casetta bianca, mi aveva chiesto se avevo intenzione di trasferirmi. Salgo tre scalini e busso alla porta, sistemandomi il mio berretto per nascondere i capelli rossi. Quando penso che non mi aprirà nessuno, un paio di esili braccia mi stringono forte e mi trascinano dentro la casa.
«Mi sei mancata Nat.»
«Anche tu Wanda» dico sciogliendo l’abbraccio.
«Chi non muore si rivede, eh» esclama una voce dietro di me. Accanto al piccolo divano verde, Sam con le braccia incrociate, mi guarda sorridendo. 
«Lieta di vederti vivo.»
«Anche io. Inoltre, non possiamo essere l’incredibile trio senza di te.»
«Ci hai scambiato per i tre moschettieri?» chiedo con un sopracciglio alzato.
«Scherzi?» esclama allargando le braccia «noi siamo molto meglio!»
Sorrido guardandomi intorno e riconosco il salotto che si affaccia sulla piccola cucina, le scale in legno che portano al piano di sopra e la porta a vetri che da sulla spiaggia. Ma non trovo lui.
«Sta facendo la sua solita corsa mattutina.»
Subdola ragazza che può leggere la mente. Le si imporporano le guance, forse per l’occhiata che le ho lanciato.
«Come siete messi?» e Sam capisce al volo di cosa parlo. Rifornimenti, armi, cibo...e se sono vicini alla nostra posizione.
«Abbastanza bene. Cap ha detto che tra una settimana cambieremo paese.»
Annuisco, e mi tolgo il berretto dalla testa.
La porta cigola e quando mi giro, con una mano che sfiora il coltello nella tasca, lo vedo. Esausto e distrutto, sudato ma per niente affannato. E ha la barba. La barba. Sinceramente non pensavo che sarei rimasta tanto scioccata da un uomo con la barba. 
«Hey.»
«Hey capitano.»
E quando mi sorride e mi viene ad abbracciare, mi lascio scappare un piccolo sorriso. È inutile negarlo, mi era mancato.
«Sono contento che tu sia qui» mi dice mentre fa un passo indietro.
Un colpo di tosse interrompe il momento è ci giriamo verso Sam: «Forse è meglio che andiate a fare una doccia. Noi ci occupiamo della cena, vero Wanda?»
Quando riceviamo un cenno affermativo dalla streghetta, ci dirigiamo al piano superiore. Stiamo in silenzio e l’unico rumore che si sente sono i gradini che scricchiolano sotto il nostro peso. Mi indica la porta all’inizio del corridoio sulla destra.
«Se hai bisogno di qualcosa sono nella stanza accanto.»
«Allora non sono l’unica che ha sentito la mancanza della nostra ninna nanna» dico ironica.
«Mi fa piacere anche solo il fatto che tu ne abbia sentito la mancanza» sorride lui.
«Certo che mi è mancato.»
Mi guarda sorpreso, ma prima che possa aggiungere qualcosa, mi chiudo dentro la camera. È la camera secondaria, quella con il letto matrimoniale e le pareti celesti, la stessa che Clint aveva definito “la sua camera ideale per il rilassamento”. Chiudo le tende scure e vado verso il bagno per fare una lunga e meritata doccia. 

Non pensavo che tutto ciò mi potesse mancare. Quando ci siamo riuniti intorno al tavolo per cenare tutti insieme, mi sembrava di essere casa. Nonostante siamo fuggiaschi ora, sembrava che stessimo conducendo una vita normale. E ora sono qui fuori, sul portico dietro casa che da sul mare, appoggiata con il fianco alla balaustra e morendo di freddo. Sento la porta a vetri che si apre e non ho bisogno di girarmi per sapere chi è.
«Wanda si è addormentata ora.»
«Incubi?»
«Non nelle ultime due settimane» dice Steve porgendomi una coperta.
«Non ho freddo», maledetto orgoglio.
«Ma tra poco sì», maledetta testardaggine. 
Lo guardò negli occhi e, prima di fare una mossa avventata, prendo la coperta e me la metto sulle spalle.
«Mi sento meglio ora che sei qui Nat», poi mi guarda negli occhi «Finalmente non sarò più da solo a capitanare la squadra.»
«Sarai ancora l’unico a capitanare la squadra, Steve. Ma non sarai più solo ad affrontarlo.» 
Guardo il cielo sopra di noi. Non si vede nemmeno una stella.
«Sempre che tu mi voglia ancora come braccio destro.»
«Perché non dovrei?»
«Forse Sharon sarebbe più adatta», ma è ovvio che non lo penso, però ormai mi viene così naturale mentire. Lei non sarà alla mia altezza, perché è un dato di fatto. Sono la Vedova Nera, e per guadagnare questo titolo ho sudato, ucciso e sputato sangue. Ma, forse, e dico forse, Sharon è la più adatta per stare al fianco di Steve.
«Allora te lo hanno detto», fa un lungo sospiro e guarda il mare davanti a se, «Clint o Sam?»
«Tutti e due. Sono peggio di due vecchie pettegole.»
Restiamo in silenzio a guardare il mare davanti a noi. 
«È stato un sbaglio. Un misero tentativo di sostituirti, la sicurezza di avere ancora la mia partner, la mia consigliera e la mia amica. Ma come ho capito pochi secondi dopo: è impossibile.»
Si gira e mi guarda come se fossi acqua dopo lunghi giorni nel deserto.
«Perché sai ciò che provo per te.»
E la mia risposta è così veloce, tagliente e vera che mi sorprende, «Il problema è questo Steve: io non lo so. Non so cosa provi per me, perché non ne abbiamo mai avuto il coraggio di parlarne. Ci nascondevamo dietro gli allenamenti, la squadra e le missioni. Stavamo scappando Steve.»
«Io sono stanco di scappare, ma tu?»
Aspettava me. Ecco perché non ne hai mai voluto parlare. Aspettava che io fossi pronta ad espormi ed aprirmi a lui. E io continuavo a fare ciò che sapevo fare meglio: fuggivo. Che sciocco ragazzo di Brooklyn… se avesse smesso di aspettare tempo fa, adesso non saremmo a questo punto.
«Steve se non ti amassi, molto probabilmente non sarei qui.» La mia confessione lascia senza parole tutte e due. Rabbrividisco per una folata improvvisa di vento, e mi stringo nella coperta di pile.
«Lo avevo detto che avresti avuto freddo.»
Il mio ghigno spunta spontaneamente, così come il suo sorriso. Poi sento uno spostamento d’aria, e mi trovo circondata dalle braccia di Steve.
«E per la cronaca, ti amo anche io.»
«E per la cronaca, ora non ho più freddo.»


Se la fin. Grazie a tutti quelli che letto e che, spero, commenteranno. È la mia prima romanogers, adoro questa coppia, e spero di non aver stravolto i personaggi.

Dopo i titoli di coda 

Sento un rumore improvviso e un respiro mozzato.
«Non ci credo.»
«Io te l’avevo detto.»
Decido di puntare lo sguardo sulle due persone davanti a me «Cosa vi eravate detti?»
Wanda e Sam spalancano gli occhi di sorpresa e quando Sam sta per aprire bocca, un movimento alle mie spalle lo blocca. Giro la testa e vedo un paio di occhi azzurro cielo aprirsi e rivolgermi un sorriso. 
Mi stringe verso di lui e mi bacia la testa, «Buongiorno.»
«Buongiorno Cap.»
«Già, buongiorno Cap», esclama Sam con una voce in falsetto che dovrebbe imitare la mia. Povero illuso.
«Sam smettila di fare il terzo incomodo.»
«Certo, quando mi dite che succede qui.»
«Ieri sera abbiamo parlato e ci siamo addormentati sul divano.»
«E da quando dormite così vicini?» ci incalzò lui.
«Sam smettila di fare l’interrogatorio» lo ammonì Wanda. Nel frattempo avevo voltato la testa verso Steve che aveva la testa abbassata e le guance adorabilmente rosse. Direi che ricorda piuttosto bene cosa abbiamo fatto ieri sera...e certamente non era dormire.
«Sam smettila di fare l’impiccione.»
Mi alzo e faccio il giro del divano. Steve mi segue con lo sguardo, non lasciandomi mai andare, come mi ha promesso ieri sera «Non continuerò a vivere senza il mio partner a guardarmi le spalle.»
Avevo lasciato correre, scuotendo la testa con un «melodrammatico», ma dentro di me ero felice.
«Oh e Sam» il soldato in questione si gira e mi guarda con le braccia incrociate «penso che dovrai dei soldi a Clint.»
«Nat!»
Rido di cuore mentre mi dirigo in cucina per la colazione con Sam che continua a maledire me, il mio “cattivo senso dell’umorismo” e quella idiota scommessa. 

 
   
 
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