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Autore: iron_spider    29/10/2019    2 recensioni
Peter temeva che il terreno fosse bagnato per via della recente pioggia, così dispiega il lenzuolo arancione che ha portato direttamente di fronte alla lapide.
Si siede, e Tony si siede accanto a lui.
Questa è solo la seconda volta che visitano insieme la tomba di Ben. La prima volta è stata prima dello schiocco, prima della cenere, prima della successiva follia che ha permesso a tutti di tornare sani e salvi. Questa visita sembra avere più peso, visto che hanno vissuto tutto ciò. Perché c'è stato un momento in cui anche Peter non c'era più, durante il quale May e Tony hanno pensato di porre una lapide col suo nome accanto a quella di Ben e dei suoi genitori. Perché c'è stato un periodo in cui Tony veniva qui da solo, a implorare delle risposte dalle persone che lo conoscevano meglio di chiunque altro.

[Traduzione // happy post-Endgame // Tony&Peter // whumptober: tear-stained]
Genere: Commedia, Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Peter Parker/Spider-Man, Tony Stark/Iron Man
Note: Traduzione, What if? | Avvertimenti: nessuno
- Questa storia fa parte della serie 'whumptober'
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Foto al tramonto


[whumptober 2019: #14. tear-stained]
 

 
 
Peter temeva che il terreno fosse bagnato per via della recente pioggia, così dispiega il lenzuolo arancione che ha portato direttamente di fronte alla lapide. È un lenzuolo ampio, quello che May usa di solito per i pic-nic, e lo ripiega più volte fino a fargli assumere la consistenza del proprio piumino al Complesso. Soffice. L'umidità impigliata sull'erba sottostante non vi passa attraverso.

Si siede, e Tony si siede accanto a lui.

Questa è solo la seconda volta che visitano insieme la tomba di Ben. La prima volta è stata prima dello schiocco, prima della cenere, prima della successiva follia che ha permesso a tutti di tornare sani e salvi. Questa visita sembra avere più peso, visto che hanno vissuto tutto ciò. Perché c'è stato un momento in cui anche Peter non c'era più, durante il quale May e Tony hanno pensato di porre una lapide col suo nome accanto a quella di Ben e dei suoi genitori. Perché c'è stato un periodo in cui Tony veniva qui da solo, qualcosa che gli ha confessato solo di recente, a implorare delle risposte dalle persone che lo conoscevano meglio di chiunque altro. Ovviamente, non ne ha ricevute. Non ci sono state risposte per nessuno di coloro che avevano perso qualcuno nello schiocco. Solo polvere al vento. Ma niente ferma Tony a lungo. Specialmente quando si mette in testa di fare qualcosa.

Adesso Peter è qui, è qui ed è vivo, e anche Tony, a dispetto di tutto ciò che ha dovuto fare per riportarlo indietro.

Peter ripensa a cosa ha detto May, quando si è ricongiunto a lei, mentre Tony era ancora bloccato a letto. A Ben Tony piacerebbe. Soprattutto ora. Soprattutto dopo quello che ha fatto per riportarti da me. Peter si era abituato all'acredine di May diretta a Tony, quindi... era stato contento di sentirla parlare così. Tra loro non va tutto rose e fiori neanche adesso, ma va meglio di quanto Peter si sarebbe mai aspettato.

“Ben,” esordisce Tony, prima che Peter riesca a trovare le parole giuste. “Tuo nipote è un folle.”

Peter fa un verso nasale. “Non dirgli così.”

“Lo sa già,” replica Tony, stuzzicandosi un'unghia. Ha ancora gli occhiali da sole, anche se sta tramontando. “Insomma, chi correrebbe dentro a una banca mentre la stanno rapinando? Li avremmo incastrati una volta nell'auto pronta alla fuga, ma no, Spider-Man–”

“Spider-Man ha salvato un bel paio di milioncini,” dichiara Peter, alzando il mento senza avere idea della cifra precisa. “Quei tizi sono in custodia. Non capisco proprio perché tu mi stia giudicando.”

“Non ti giudico. Solo che devi sempre essere così teatrale ogni volta che ne hai l'occasione,” dice Tony, fissandolo come se fosse fiero di quel fatto.

“Già, chissà da chi ho preso?” replica Peter, scoccandogli un'occhiataccia.

“Da May,” risponde lui, convinto. “Al cento per cento da May Parker.”

Peter trattiene una mezza risata, scuotendo la testa. Si muove un po', sedendosi con le gambe a farfalla [1], e sa che la maggior parte degli insegnanti chiama così questa posizione, ma ha imparato l'espressione da Ben. Ricorda come la chiamasse così ogni volta che si piazzavano davanti alla TV il sabato mattina, e Ben gli faceva il solletico se arrivava lì per primo.

Il cartone animato preferito di Ben era He-Man. Quello di Peter era DuckTales. Mangiavano Froot Loops con troppo latte, ed è allora che Ben ha cominciato a far lavorare Peter sulla sua postura. Gli faceva sempre raddrizzare le spalle, su e giù.

Peter pensa ai compleanni di chi non c’è più. A dove vada a finire tutta quell’energia. Che significato dovrebbe avere, adesso che non sono più in vita. Ma il giorno significa ancora qualcosa, ha ancora un qualche peso: sono qui, al cimitero, ed è il compleanno di Ben. È come se fossero con lui, in un certo senso.

È tutto decisamente strano. A Peter non piace pensare alla morte, anche se ha toccato spesso la sua vita. Non riuscirà mai a darle un vero e proprio senso.

“Gli sono sempre piaciuti i pic-nic,” dice, torcendo l’orlo del lenzuolo.

“Questa è la tua tovaglia da pic-nic, vero?” chiede Tony. “Me la ricordo, da quella volta al Belvedere Castle…”

Peter trattiene un risolino, ricordandosi di essersi inzuppato da capo a piedi, e del telefono rotto di Tony. “Sì, è quella.”

“Gli piaceva il frisbee?” chiede a quel punto Tony, inclinando il capo per guardarlo direttamente. Si toglie gli occhiali da sole, appuntandoli sulla camicia. “Non ti ci vedo a prendere al volo una palla nei panni di quel– bimbetto tutto occhiali–”

“Mangiavamo al volo gli M&Ms,” ricorda Peter. Ha quasi in bocca il sapore del cioccolato, anche ora. Sente quasi la risata di Ben, e May che li metteva in guardia dalle formiche che avrebbero attirato quelli che mancavano la loro destinazione.

“Ecco, quello me lo immagino,” replica Tony. “Sempre M&Ms? Nient’altro? Niente Puff o roba del genere?”

Peter sorride tra sé. “Una volta ci abbiamo provato con gli Skittles, ma per qualche ragione non era altrettanto divertente.”

“Hanno una dinamica completamente diversa,” concorda Tony. “Lo capisco, assolutamente.”

“Gli piaceva fare sempre pic-nic per cena così da stare fuori al tramonto,” dice Peter. “Intorno a quest’ora, in effetti. Gli piaceva fare foto, aveva tipo, milioni di foto di me e May in posa col tramonto sullo sfondo. È come se cercasse di immortalare tutti i tramonti che vedeva.”

Peter si guarda intorno, vede il cielo colmo di rosa e pennellate di viola, con qualche stella che sbircia attraverso le nuvole. Guarda Tony e lo sorprende a sorridere. Peter sa che si sarebbe sentito nervoso, a parlargli così quando l’aveva appena conosciuto, ma adesso vuole dirgli tutto. Sa che gli importa davvero. Che lo vuole sinceramente sapere.

“New York ha un che di speciale, soprattutto in questi momenti,” commenta Tony. “Viaggiavate mai? Da qualche parte un po’ meno… frenetica? Questi cavolo di palazzi oscurano metà del cielo.” Schiocca la lingua, alzando lo sguardo. “Si potrebbero fare delle foto davvero belle in un posto più tranquillo. Non ricordo cosa diceva di preciso May, ma stavate… organizzando un viaggio, tempo fa, o–”

“Si parlava del Grand Canyon, un sacco di tempo fa, ma uh, sono successe delle cose, è finito per costare troppo, e poi, uh–” Tony conosce quella parte di storia. Non deve dirgliela.

“Vi ci porto io,” dice Tony, in fretta. “Beh, uh, se volete. Insomma, non voglio intromettermi. Ma l’invito è valido.” Si schiarisce la gola, e rivolge un fugace sguardo alla lapide che a Peter quasi sfugge.

“Sarebbe fantastico,” replica Peter, col cuore che batte più veloce al solo pensiero. “May darebbe sicuramente di matto.”

“Bene, adoro quando succede,” ribatte Tony. “Come se non ne avessi abbastanza, di lei che dà di matto.”

“Ma questo sarebbe un dare di matto positivo,” obietta Peter.

“Già, quello l’ho visto solo un paio di volte,” conclude Tony.

Peter sorride tra sé, fissando di nuovo la lapide. Non ama guardare le date, come se quel lasso di tempo potesse davvero rappresentare in modo appropriato la grandezza della vita di Ben Parker. Come se quello che gli ha dato non scorra ancora nelle sue vene, e il suo amore per May non fosse custodito nel cuore e nelle mani di lei ogni giorno. Percepisce un lieve strattone nel petto, e a volte si sente in colpa. In colpa per essere felice. In colpa per aver trovato un’altra figura paterna in Tony. In colpa perché non piange più quando viene qui. A volte lo fa ancora ancora, quando quel fatto lo prende per il verso sbagliato, quando precipita troppo a fondo nella propria testa. Ma non qui, non più, e si chiede perché. Dovrebbe, no? Qui, di tutti i posti? Come se ci fosse un riflettore celeste sulla sua testa quando è di fronte alla sua tomba. Con la voce e i pensieri che si amplificano per Ben.

Serra i denti.

“Ti chiederei cosa c’è che non va,” esordisce Tony. “Ma, uh, lo capisco, ragazzino. Non importa quanti anni passino, i compleanni e gli anniversari di morte non sembrano mai reali. È come se fossero in risalto rispetto agli altri giorni, e ogni cosa che fai non sembra quella giusta. È come… se li vivessi di soppiatto. Mentre cerchi di onorare la loro memoria.”

“Già,” gracchia Peter. “Prima May ed io siamo andati da Dumpling Galaxy perché era il suo posto preferito, lo facciamo sempre.”

“Aveva ottimi gusti,” commenta Tony.

Peter sorride di nuovo. “Stavo, uh, pensando che non so se– se mi debba sentire in colpa o… o sbagliato, o qualcos’altro, perché non piango più quando vengo qui. Lo facevo, tipo, tantissimo, ed era imbarazzante, e mi sentivo come se stessi interferendo col lutto delle altre persone, e tutto il resto, ma ultimamente, uh… da quando sono tornato e da, circa, un po’ prima di tornare, non… non piangevo più, qui.”

Tony lo fissa per quello che sembra un tempo lunghissimo. Poi si schiarisce la voce. “Pete, lui– lui sarebbe contento,” dice poi. Peter lo guarda e Tony inclina di nuovo la testa, sorridendo appena. Gli posa una mano sulla spalla. “Sarebbe felice che tu sei felice. Mi sembra di conoscerlo bene, con tutto quello che mi dite tu e May, per il– semplice fatto di frequentare voi due, ed era un uomo spensierato. Amava la vita e amava voi; la vostra felicità era la cosa che voleva di più, e nessuno di coloro che amiamo vuole vederci seduti in un angolo a rattristarci per loro. Non vorrebbe vederti piangere, qui o da nessun’altra parte… sarebbe contento che tu stia– non è andare avanti, è… è guarire.”

Peter annuisce, rilasciando un respiro tremulo. “Vorrei che vi foste conosciuti,” dice poi. “Ci penso sempre.”

“Anch’io,” dice Tony, con sincerità. “Insomma, mi sembra che fosse il tipo che… come dire, legittimava le buffonate in stile Peter…”

Peter ridacchia, con un gran sorriso. “Uh, sì.”

“Sarebbe stato divertente,” dice Tony. “So che mi sarebbe piaciuto. Insomma, guarda cos’ha fatto con te. Era palesemente un maestro nel forgiare i bambini, assieme a May.”

Peter sorride e non può evitare di accostarsi un poco per poggiarsi alla spalla di Tony. Lui gli passa un braccio attorno e lo attira vicino a sé, stringendogli la spalla opposta.

“Sono davvero fiero di te, Pete,” dichiara poi. “So che lo sarebbe anche lui. Lo è.”

Del calore sboccia nel petto di Peter, e lui annuisce sperando che abbia ragione.

Rimangono seduti lì per un’altra ventina di minuti, a parlare del film preferito di Ben – Indiana Jones e l’Ultima Crociata – e di quella volta che si era preso un’intera bistecca dal buffet perché i camerieri erano troppo tirchi con le porzioni. Peter ride, e così Tony, in ricordo di qualcuno che è ancora molto presente a dispetto della sua assenza.

“Bene,” annuncia Tony, mettendosi in piedi. “Fammi fare una di quelle foto al tramonto prima che diventi buio. Questa è per Ben, nello specifico, sembra proprio che ci abbia messo lo zampino.”

Peter alza lo sguardo quando Tony si alza, e capisce di cosa sta parlando: il cielo sembra davvero un acquarello, lucido e steso ad asciugare al sole. Si rivolge di nuovo verso Tony e pensa che questo è la posa più da Papà in cui l’abbia mai visto: tiene il telefono di fronte a sé, prendendo la mira, con gli occhi socchiusi per la concentrazione.

“Dio, cosa dicevo?” si lamenta Tony, facendo dei passetti di lato nel chiaro tentativo di ottenere una visuale migliore. “Questi maledetti palazzi in mezzo alle scatole… mi scuso con tutti gli spiriti credenti per le imprecazioni…”

Fa un passo indietro e cade, sparendo alla vista con un’espressione basita in faccia e un piccolo guaito di sorpresa.

Peter è quasi sicuro di esserselo immaginato, ma Tony non riappare.

“Oddio,” esclama Peter, mettendosi di corsa in piedi. “Tony! Tony!” Corre in quella direzione, scalciando ovunque zolle di terra, e vede che… Tony è caduto in una buca. Tony è caduto in una tomba aperta. Se ne sta… semplicemente lì, nella buca, con le mani sui fianchi e un’espressione sconvolta e confusa in faccia.

Alza lo sguardo verso Peter, con il labbro storto per lo sgomento, e Peter vede il fango sui suoi pantaloni, che gli ha impiastrato le maniche lunghe della camicia, e ha uno sbaffo sulla guancia come se avesse sbattuto sulla parete della buca mentre cadeva.

Peter scoppia a ridere, coprendosi la bocca per non sputacchiare. “Oddio,” soffoca, contro il palmo. Non riesce a smettere di ridere. Non riesce a smettere. Le risate gli scuotono tutto il corpo.

“Già, che bello,” commenta Tony, puntandogli contro un dito. “Sono contento che ti stia divertendo.”

Peter strizza forte gli occhi, coi fianchi che gli fanno male, e non riesce a smettere, non ci riesce. “Stai– stai bene?” chiede, con l’ultima parola che si prolunga in un acuto esilarato, e Tony lo guarda storto dal basso.

“Non chiederlo come se ti importasse davvero,” dice, pulendosi le mani sui pantaloni e finendo solo per spandere il fango ovunque.

“No, mi importa–” singhiozza Peter, con le lacrime che gli scorrono sul volto. “Sei– sparito di botto, e la tua faccia–”

“Va bene, va bene, va bene,” dice Tony. “Tirami fuori di qui, su, se non ti dispiace. Sono abbastanza certo di aver di nuovo rotto il telefono. A quanto pare è un letimotiv delle mie uscite con te.”

Peter cerca di smettere di ridere. Adesso è sporco di fango anche lui e si inginocchia, sporgendosi nella buca e afferrando la mano di Tony. Lo issa su, ancora ridacchiando, e una volta che Tony è fuori si sbellica di nuovo dalle risate nel vederlo rimettersi in piedi. Si stringe la pancia, rantolando.

“In piedi, squilibrato,” lo incita Tony, e adesso sta sorridendo anche lui. Gli tende la mano e Peter la accetta, e si allontanano barcollando dalla buca, che in effetti non ha alcuna ragione per essere qui. O magari qualcosa, tipo un cartello, dovrebbe avvisare la gente. O delle transenne.

“Scusa,” dice Peter, col singhiozzo, portando una mano ad asciugarsi gli occhi e cercando di non sporcarsi la faccia di fango. “Scusa, scusa, solo che è stato–”

“Sì, sì,” lo interrompe Tony, ridacchiando un poco. “Me lo immagino. Tu e solo tu hai diritto a un lasciapassare per ridere di me. Speriamo solo che cadere in quella che pare una tomba aperta non sia un qualche presagio nefasto.”

“No,” dice Peter, ancora ridendo e cercando con tutte le sue forze di smettere. “No, no. Per niente. Non lo è. Non lo è.”

“Ehi, guarda un po’,” sogghigna Tony. Allunga una mano e gli impiastra di fango la faccia.

“Ugh,” si lamenta Peter, scacciandola via.

“Sono assolutamente convinto che queste siano le uniche lacrime che Ben vorrebbe vederti piangere,” dice Tony. “Lacrime di gioia. Nel vedere me che mi rendo ridicolo.”

“Già,” sorride Peter. Vorrebbe che Ben fosse qui, ma sa che li sta guardando. “Già, forse hai ragione.”




 

 Fine 






Tradotto da sunset pictures di iron_spider da _Lightning_

 
Disclaimer:

In luce di recenti accadimenti mi trovo a dover fare la seguente precisazione: non concedo, in nessuna circostanza, l'autorizzazione a ripubblicare queste traduzioni altroveanche se creditate e anche con link all'originale su EFP.
In secondo luogo: non sono io la proprietaria di queste storie, ma ne detengo unicamente i diritti di traduzione. Per un'eventuale ripubblicazione al di fuori di EFP serve il permesso esplicito di iron_spideroltre al mio. In quanto traduttrice potrei comunque oppormi e invitare il/la richiedente a operare la propria traduzione, di suo pugno, altrove (poiché su EFP, secondo regolamento, questo è l'unico account autorizzato per l'autrice in questione salvo diversa indicazione esplicita degli admin).

Detesto essere costretta a fare un annuncio/richiamo simile ma, come accennato, è frutto di recenti esperienze che non voglio si ripetano, sia per rispetto verso di me, che soprattutto verso l'autrice originale.
D'ora in poi, vi sarà sempre una versione ridotta di questo disclaimer in calce alle traduzioni.

 
Grazie per l'attenzione,
 
-Light-
 


Note di traduzione:

[1] L’espressione originale è “crisscross applesauce”, un modo di dire scherzoso e senza senso per dire ai bambini “a gambe incrociate”. Da noi ho sentito dire a volte “gambe a farfalla” o “seduti all’Indiana”, e ho scelto l’alternativa più orecchiabile.
   
 
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