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Autore: Star_Rover    03/11/2019    5 recensioni
Baia di San Francisco, 1892.
Ogni mattina dopo aver aiutato i suoi compagni ad innalzare le vele Dudley rimaneva sul ponte a scrutare l’orizzonte. Il suo sguardo si perdeva tra le acque limpide e profonde del Pacifico per poi soffermarsi ad ammirare la Razzle Dazzle ancorata a largo della baia.
Non aveva mai visto il proprietario di quella modesta imbarcazione, ma conosceva bene la sua storia. Sapeva che egli era un giovane sveglio e intelligente, che aveva lavorato duro per comprare quel battello e che era anche un ottimo marinaio. Dudley era rimasto impressionato dai racconti che aveva sentito su di lui, il ragazzo era diventato famoso tra i pescatori, tanto da essere noto a tutti come “il principe dei pirati di ostriche”.
Genere: Avventura, Storico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Premessa: questo racconto nasce da un vecchio scritto revisionato e corretto, pubblicato con poche modifiche e senza alcuna pretesa.
 

Il principe dei pirati di ostriche
 

Il sole era appena sorto sulla baia, i primi raggi tiepidi si rispecchiavano nelle limpide acque dell’oceano e l’incresparsi delle onde creava affascinanti giochi di luce. Dudley ammirò quello spettacolo dal ponte dell’imbarcazione, come ogni mattina il suo sguardo si soffermò su un modesto battello ancorato a largo. Aveva sentito tante storie riguardanti il proprietario di quella barca, stentava a credere che fossero tutte vere, ma in ogni caso era affascinante ascoltare quei racconti.
In realtà anche il mercantile su cui lavorava poteva vantare un glorioso passato, il capitano Olsen era un norvegese alto e muscoloso che aveva viaggiato per tutta la vita tra isole tropicali e imponenti ghiacciai.
Dudley non sapeva per quale ragione quell’uomo avesse deciso di abbandonare la sua esistenza avventurosa per finire a trasportare merci sullo specchio d’acqua tra Oakland e San Francisco. Il giovane sognava spesso di affrontare l’Oceano, con il vento freddo che gli scompigliava i capelli in una fuga senza meta alla ricerca della libertà. Invece doveva accontentarsi di attraversare la costa da una parte all’altra tra estenuanti turni di lavoro.
 
Quella sera Dudley tornò sulla terraferma stringendo in pugno la misera paga della settimana. Nella sua mente vide lo sguardo triste di sua madre, dopo la morte del padre era diventato lui l’uomo di casa e aveva dovuto fare del suo meglio per prendersi cura della famiglia. Credeva di essere stato fortunato a trovare lavoro, ma in realtà aveva ottenuto soltanto turni massacranti e ricompense quasi inesistenti. Ormai era certo che non avrebbe potuto sopportare quella situazione ancora a lungo.
Rincasò stremato e afflitto, per prima cosa affondò le mani nella giacca e svuotò le tasche: «mi dispiace, non ho altro»
«Non importa, vedrai che la prossima volta andrà meglio» disse la sorella provando a consolarlo con un bacio sulla guancia.
Lui sorrise per rassicurarla, ma dentro di sé sapeva che nulla sarebbe cambiato.
Sua madre gli lasciò qualche spicciolo sul tavolo: «è giusto che tu tenga qualcosa»
Dudley accettò il denaro con aria colpevole, da tempo aveva smesso di risparmiare e quando gli rimaneva qualche moneta in tasca spendeva tutto al pub in birra o whiskey scadente.
Durante la cena rimase in silenzio ingurgitando avidamente la zuppa insieme all’amaro sapore della sconfitta.
 
***

Quel pomeriggio la Razzle Dazzle non era ancorata al porto, il proprietario era salpato all’alba per risalire il fiume. Dudley sospirò, anch’egli avrebbe desiderato partire ogni giorno all’avventura, libero da ogni oppressione e preoccupazione. Il giovane si riprese da quelle fantasie e tornò mestamente al suo lavoro, trasportando casse e barili a testa bassa.
I suoi compagni erano rozzi marinai e avanzi di galera, Dudley sentiva di non avere nulla in comune con loro. Il suo amore per il mare era qualcosa di più intimo e profondo, egli era nato tra le onde dell’Atlantico, mentre i suoi genitori abbandonavano una patria dilaniata dalle carestie e dalle rivolte. Dudley pensava con tristezza alla sua terra lontana, pur non avendo mai visto le verdi campagne di Mayo avvertiva spesso il desiderio di tornare alle sue radici, ma questi erano soltanto sogni e vagheggiamenti.
I suoi genitori avevano sperato in un futuro migliore per lui, invece in quel covo di lupi e serpenti era stato costretto ad adattarsi ad una vita rude e crudele.
«Ei, ragazzino! Vieni qui, forza!»
Dudley si destò dai suoi pensieri e si avvicinò all’uomo che l’aveva richiamato. Questo l’afferrò per la giacca e bruscamente lo spinse nella stiva: «smettila di perdere tempo, c’è del lavoro da fare!»
Il ragazzo continuò trasportare le pesanti casse tra l’odore nauseante del pesce e della salsedine.
All’improvviso un grido echeggiò alle sue spalle.
«Eccolo, è lui il bastardo!»
Dudley non ebbe nemmeno il tempo di capire che cosa stesse accadendo, all’improvviso avvertì qualcuno afferrarlo per un braccio e strattonarlo con forza. Poco dopo un violento colpo alla nuca lo scaraventò a terra. Il giovane tentò di rialzarsi, ma il suo assalitore lo colpì nuovamente con un calcio al fianco.
Dudley cadde con il viso nella sabbia e nella polvere, sentì le vene delle tempie pulsare all’impazzata, un rivolo di sangue gli offuscò la vista. Si rigirò sulle assi annaspando e ansimando.
Un uomo lo rialzò da terra afferrandolo per le spalle e trascinandolo via.
«Maledetto ladro, adesso avrai quel che ti meriti!»
 
Dudley si ritrovò nella cabina del comandante, durante il breve interrogatorio rimase in silenzio mantenendo lo sguardo fisso a terra.
Olsen lo squadrò dall’alto in basso con evidente disprezzo.
«Ti ho permesso di unirti al mio equipaggio perché sembravi un ragazzo onesto e intelligente. Hai imparato in fretta e sei sempre stato un buon lavoratore. Sono davvero deluso nello scoprire che sei soltanto una canaglia come tutti gli altri!»
Dudley sbuffò pensando a tutte le angherie e i soprusi che aveva dovuto tollerare su quella nave, non era pentito per quel che aveva fatto.  
«Dovrei chiamare la polizia e farti arrestare, qualche giorno in galera ti farebbe bene. Sarebbe la giusta punizione per uno come te!»
Il ragazzo sussultò, non aveva paura di passare una settimana dietro alle sbarre, ma non poteva sopportare l’idea di lasciare sole sua madre e sua sorella per tutto quel tempo.
Il capitano si avvicinò guardandolo negli occhi: «d’altra parte sono certo che tu abbia già abbastanza problemi di cui occuparti. Vattene da questa nave e non farti mai più vedere!»
Dudley non si fece ripetere quelle parole e si affrettò ad allontanarsi, salto giù dall’imbarcazione e continuò a correre lungo il molo senza mai voltarsi. Soltanto quando si ritrovò per le strade affollate di San Francisco trovò il coraggio di fermarsi. Si poggiò con la schiena a un muro, con una mano si asciugò il sudore sulla fronte e pian piano tentò di calmarsi. Pur avendo appena evitato la prigione era rimasto solo senza più alcuna certezza. 
 
***

Dopo aver perso il lavoro Dudley fu costretto a trovare un altro modo per procurarsi denaro, per un giovane squattrinato e disperato fu semplice oltrepassare definitivamente il limite della legalità. Egli si unì a una banda di pirati che razziava i pescherecci per rivendere la merce. Dudley si rassegnò all’idea di essere diventato un vero criminale. La sua priorità era sfamare la sua famiglia, così riuscì a giungere a patti con la propria coscienza.
Anche il capitano della Razzle Dazzle era un ladro di ostriche, stranamente provò un certo orgoglio al pensiero di avere qualcosa in comune con lui.
La prima notte fu difficile da affrontare, il tempo non era favorevole e avrebbero dovuto agire in fretta per sfuggire al controllo delle guardie.
Dudley salì sulla scialuppa e iniziò a remare faticosamente contro corrente. Il suo compagno urlava soltanto insulti e bestemmie per incitarlo a vogare più velocemente. Raggiunsero la riva opposta tra gli affanni, Dudley si fermò qualche istante per riprendere fiato, appena alzò lo sguardo notò un altro battello a poca distanza da loro. Riconobbe immediatamente l’imbarcazione, si trattava della Razzle Dazzle.
Proprio in quel momento il battello prese il largo allontanandosi tra la nebbia e scomparendo nell’oscurità.
«Forza, che stai facendo? Muoviti, non abbiamo tempo da perdere!»
Dudley tornò rapidamente alla realtà, saltò giù dalla scialuppa e seguì i suoi compagni per raggiungere i pescherecci attraccati al molo.
 
All’alba del giorno dopo Dudley corse insieme ai suoi compagni al mercato di Oakland, convinto di poter trarre una buona ricompensa vendendo le ostriche a osti e locandieri. Rimase deluso nello scoprire che la maggior parte dei potenziali acquirenti aveva già concluso affari.
«Bisogna essere svelti e scaltri, dovresti fare come quel ragazzino…» commentò un giovane garzone notando il suo sconforto.
«Di chi stai parlando?»
«Del principe, lui è sempre il primo ad arrivare, vende tutto e torna alla sua barca con le tasche piene»
Dudley fece una smorfia e storse il naso, quella storia del principe stava iniziando a infastidirlo. Con rassegnazione recuperò la merce invenduta e tornò alla baia con un guadagno quasi inesistente.
 
Nei giorni seguenti Dudley non perse di vista la Razzle Dazzle nemmeno per un istante, studiò meticolosamente ogni suo spostamento nel tentativo di scoprire qualcosa in più anche sul misterioso proprietario di cui tutti parlavano, ma che lui non aveva mai incontrato.
Il segreto fu destinato a rimanere celato poiché le sue ricerche non portarono a nulla di significativo.
Dudley però non si arrese e decise di fare del suo meglio per poter competere con l’equipaggio della Razzle Dazzle.
Una notte mentre si trovava a remare a largo della baia il tempo peggiorò all’improvviso, il cielo si oscurò e grosse nubi scure preannunciarono un’imminente tempesta.
Il suo compagno si allarmò: «dannazione, torniamo a riva! E’ troppo rischioso continuare»
Dudley replicò ostinatamente: «non possiamo tornare indietro a mani vuote!»
Egli continuò a remare imperterrito finché le onde non cominciarono a far oscillare pericolosamente la scialuppa. Dudley tentò di fare il possibile per bilanciare il peso e mantenere a galla l’imbarcazione. Ad un tratto una raffica di vento gli fece perdere l’equilibrio ed egli cadde in acqua.  
Quando riuscì a riemergere in superficie tentò di tornare verso la scialuppa chiamando disperatamente il suo compagno, ma la corrente era troppo forte ed egli si ritrovò solo ad affrontare la burrasca.
Ben presto fu sfinito e intirizzito dal freddo. Dudley sentì che le forze lo stavano abbandonando, pian piano smise di lottare e si arrese all’idea di morire affogato. Era ormai incosciente quando qualcuno lo avvistò tra le onde.
 
***

«Ei! Forza, svegliati!»
Dudley riaprì gli occhi sussultando. Tossì a lungo sputando acqua salata e ansimò riempiendosi i polmoni d’aria.  
Il suo salvatore tentò di aiutarlo con vigorose pacche sulla schiena: «diamine, mi hai fatto prendere un bello spavento! Credevo davvero che fossi morto»
Il giovane alzò lo sguardo, la vista era annebbiata, alla luce flebile e tremante delle candele non riuscì a distinguere chiaramente il volto del suo interlocutore. L’ultima cosa che ricordava era la sagoma della scialuppa che scompariva all’orizzonte mentre lui veniva trascinato nelle profondità dell’oceano.
«Dove sono?» chiese ancora incredulo di essere sopravvissuto.
«A bordo della Razzle Dazzle» rispose lo sconosciuto con un sorriso.
Egli si rialzò poggiandosi sullo schienale, il giovane dai capelli scuri l’osservò con attenzione.
«Ti ho già visto da queste parti, sei uno della banda di Joe?»
Lui annuì: «mi chiamo Dudley»
«Io sono il capitano Jack» affermò con orgoglio.
Dudley trattenne a stento una risata, la sua serietà era divertente considerando che quel ragazzo non poteva avere più di sedici anni.  
«Grazie per avermi salvato» disse poi con lieve imbarazzo.
«Sono certo che tu avresti fatto lo stesso» replicò Jack.
Dudley si sforzò di rialzarsi in piedi, ma era ancora troppo debole per camminare fino a casa. Il ragazzo mosse qualche passo, poi la testa iniziò a girare ed egli perse il senso dell’equilibrio. Jack l’afferrò appena in tempo per evitargli la caduta e lo sorresse saldamente tra le forti braccia.
«Piano, così rischi soltanto di farti male»
Dudley si lasciò trasportare nuovamente sul letto.
«Come ti senti?»
«Sto bene» biascicò ancora confuso e frastornato.
Jack si posizionò accanto a lui: «sai, avrei giusto una proposta per te. Ho preparato un piano per domani, ma sono rimasto senza equipaggio. Ti andrebbe di venire con me?»
Il giovane esitò: «io devo tornare al porto» disse preoccupato.
«Sì, certo. Rientreremo prima dell’alba»
Dudley non era ancora convinto.
«Se tutto andrà bene potremo ricavare un buon bottino. Come mio marinaio avrai diritto a un terzo del guadagno»
La proposta non era affatto equa considerando che i due avrebbero dovuto faticare allo stesso modo condividendo i medesimi rischi e pericoli, ma d’altra parte si trattava pur sempre di un buon affare.
Alla fine egli accettò, non poteva perdersi un’avventura sulla barca che aveva sempre ammirato.
«Bene, allora potrai stare nella mia cabina, hai bisogno di riposare e mangiare qualcosa»
Il ragazzo si guardò intorno, per la prima volta esaminò l’ambiente circostante. La stanza era semplice e spoglia, ciò che attirò maggiormente la sua attenzione furono i volumi impilati sul mobile.
«Ti piacciono i libri?» chiese Jack notando il suo interesse.
Dudley distolse rapidamente lo sguardo: «ehm…a dire il vero a scuola non ero molto bravo a leggere»
«Ci sono delle storie incredibili tra queste pagine. Guarda, in questo romanzo un uomo deve fare il giro del mondo in ottanta giorni, quest’altro parla di un viaggio sulla Luna…»
Dudley sorrise: «è veramente assurdo!»
«Già, qui invece è raccontata la vicenda di un marinaio che vuole catturare un’enorme balena bianca»
«Davvero hai letto tutti questi libri?»
«Be’, ad essere sincero la storia della balena l’ho già letta due volte, ma è sempre molto affascinante»
«Sei strano» disse quasi involontariamente.
Il giovane inclinò leggermente la testa: «perché?»
«Le persone che ho conosciuto qui pensano soltanto a sopravvivere. Molti sono avanzi di galera più simili a bestie che a uomini…»
«Be’, io non sono diverso da loro»
«Sei l’unico ladro della baia ad avere una cabina piena di libri»
«Un giorno sarò il capitano di una barca molto più bella di questa, avrò abbastanza soldi per lasciare la baia e navigare in giro per il mondo. Progetterò io la nave, ci sarà un ampio salotto dove potrò leggere tanti altri libri»
Dudley tentò di immaginare quello che il suo nuovo compagno aveva appena descritto, era un sogno assurdo, ma a quel punto era certo che Jack fosse decisamente folle. Dovette però ammettere che ciò gli piaceva.
«Adesso è meglio che ti lasci riposare, domani dovrai essere in forze per il lavoro che ci aspetta»
Rimasto solo Dudley ricordò l’accaduto tentando di ordinare i propri pensieri, ma ben presto la stanchezza prese il sopravvento. Il giovane richiuse gli occhi addormentandosi all’istante.
 
***

Quando la Razzle Dazzle levò gli ormeggi ed iniziò a navigare tra le acque della baia Dudley avvertì un intenso brivido di eccitazione. Jack si rivelò essere un marinaio esperto ed efficiente, anche se la sua giovane età e il proprio spirito d’avventura lo portavano spesso a compiere qualche imprudenza o avventatezza.
Il battello fece incursione della Baia Inferiore. Jack uscì sul ponte con una doppietta tra le mani, Dudley gli rivolse uno sguardo preoccupato.
«Tranquillo, qui bisogna farsi rispettare. Se incontreremo qualche poliziotto o avremo altri problemi basterà sparare qualche colpo di avvertimento»
«Tu hai mai sparato a qualcuno?»
Il ragazzo annuì con orgoglio: «oh, è stato davvero assurdo! Un tizio aveva provato a speronarmi con la sua barca, si è spaventato subito ed è scappato come un coniglio!»
Dudley deglutì a vuoto.
«Forza, siamo i primi, ma non abbiamo molto tempo» lo incitò Jack saltando nella scialuppa.
Egli seguì il suo compagno nell’oscurità, remarono a piena velocità fino a i vivai, rapidamente Jack aprì la bisaccia ed iniziò a staccare ostriche. Dudley si affrettò a fare lo stesso, in breve il carico fu pieno e i due dovettero tornare indietro per fare un altro viaggio.
 
Tornarono ad Asparagus Island con le prime luci dell’alba. Dudley attese a lato della strada, espirò una nuvola di fumo e gettò a terra il mozzicone. Si accese un’altra sigaretta e tornò a camminare avanti e indietro per il nervosismo.
Finalmente Jack tornò da lui fischiettando con le mani in tasca e un’espressione compiaciuta sul volto.
Dudley gli corse incontro con impazienza.
«Allora? Sei riuscito a vendere qualcosa?»
Lui rispose con un sorriso.
«Ecco quello che ti avevo promesso» disse porgendogli le banconote.
Dudley rimase spiazzato e stentò a credere ai suoi occhi: non aveva mai visto così tanti soldi tutti insieme.
«Grazie per l’aiuto, è stato un piacere fare affari con te» concluse il capitano della Razzle Dazzle prima di congedarsi con un’amichevole pacca sulla spalla e scomparire confondendosi tra la folla.
Dudley strinse gelosamente il denaro tra le mani, in quel momento realizzò di aver appena guadagnato quei soldi derubando gli onesti pescatori della baia. Il giovane sospirò, in fondo credeva di aver meritato ogni centesimo, lui e Jack avevano lavorato sodo, si erano ingegnati per ottenere la loro parte. In quel mondo crudele ed individualista il meglio spettava ai più scaltri.
 
Per più di una settimana Dudley si unì all’equipaggio della Razzle Dazzle per fare razzia di ostriche.
Quando tornò a casa con le tasche piene sua madre non gli pose troppe domande, sua sorella Jane invece lo fissò con uno sguardo accusatorio per tutto il tempo. Le voci giravano in fretta nella baia ed ella aveva facilmente scoperto la verità. Era stato il suo fidanzato, un marinaio di Oakland, a spifferare tutto.
Dopo cena Dudley tentò di evitare la questione, ma sua sorella lo bloccò prima che egli potesse rifugiarsi nella sua stanza.
«Ho saputo che hai iniziato a frequentare i ladri della baia»
«Non sono affari che ti riguardano!» replicò bruscamente.
«Sei stato sulla Razzle Dazzle! Tutti conoscono Jack, è soltanto un furfante!»
«Non è peggiore degli altri marinai»
«Ogni sera se ne gira ubriaco con la sua banda di mascalzoni! E’ pericoloso, sono certa che prima o poi si farà ammazzare in qualche rissa»
«E’ un ottimo capitano e grazie a lui sono riuscito a guadagnare un bel po’ di soldi!»
«Diventerai un disgraziato esattamente come lui! E’ questo che vuoi?»
Dudley era ormai al limite dell’esasperazione: «smettila con questi discorsi. E’ tardi e sono stanco, vado a dormire»
«Tu sei migliore di così, Dudley…ascoltami, per favore» lo supplicò Jane con le lacrime agli occhi.
Il giovane sospirò: «sto solo cercando di aiutare la nostra famiglia»
«Ti prego, promettimi che non tornerai più su quella nave»
Dudley scosse la testa: «mi dispiace, non posso»
Più tardi il giovane ripensò a quella conversazione, sapeva che la sorella stava soltanto cercando di proteggerlo, ma egli non era più un ragazzino e ormai aveva fatto la sua scelta.
 
***

Qualche giorno dopo Dudley raggiunse i suoi vecchi compagni sulla spiaggia, non era più tornato da loro dopo l’incidente. I giovani erano radunati intorno al falò e si stavano godendo quel momento di riposo prima di un’altra lunga notte di lavoro.
«Dove sei stato?» chiese Joe con tono inquisitorio.
Egli scelse di non mentire: «sulla Razzle Dazzle»
«Sei stato sulla barca di quello svitato?»
 «Se non fosse per lui adesso sarei morto. Jack è un tipo strano, ma non è una cattiva persona»
«La cosa non mi sorprende, in fondo non siete così diversi…anche lui è un irlandese ubriacone!» commentò Joe sghignazzando.
Egli si irritò: «è questo che pensi di me?»
Lui lo fissò con aria di sfida: «è quello che pensano tutti gli americani di voi sporchi irlandesi!»
Solitamente Dudley ignorava quel genere di insulti, ma quella volta non riuscì a trattenersi. Strinse i pugni per la rabbia, nel sentire quelle parole perse il controllo e immediatamente si avventò sul suo compagno, il quale reagì tentando di respingerlo. I due caddero rotolando nella sabbia.
La lite attirò l’attenzione degli altri ragazzi, i quali non pensarono affatto ad intervenire, ma cominciarono a incitare entrambi con grida di incoraggiamento.
I giovani lottarono a lungo colpendosi in viso e graffiandosi con le unghie. Dudley incassava un pugno dopo l’altro, era ormai esausto, ma avrebbe preferito farsi ammazzare di botte piuttosto che interrompere lo scontro ammettendo la sua debolezza.  
Per sua fortuna per Joe fu sufficiente provare la sua superiorità, egli si rialzò lasciando il suo avversario ansimante e dolorante.
«Avete visto? Questo è quello che succede se decidete di mancarmi di rispetto!» disse rivolto alla sua banda.
Quando fu terminato lo spettacolo la piccola folla si disperse in fretta, la maggior parte seguì Joe sulla sua barca.  
Dudley sputò un grumo di sangue, per un po’ rimase sdraiato a terra con la testa che pulsava dal dolore. Nonostante tutto avvertì una piacevole sensazione di pace mentre fissava il cielo stellato e ascoltava il rumore della risacca. Una strana euforia scaturì dall’intenso male fisico, c’era qualcosa di estremamente gratificante nell’amaro sapore del sangue.  
Aveva il corpo cosparso di lividi e respirava a fatica, eppure non si era mai sentito così vivo. Dovette stringere i denti e farsi forza per riuscire a rialzarsi in piedi, ma nonostante ciò si sentì orgoglioso di se stesso.
 
Dudley non si incamminò verso casa, non poteva presentarsi in quelle condizioni. Non poteva nemmeno tornare dai suoi compagni, così decise di proseguire lungo il molo. Per un po’ vagò zoppicando nell’oscurità, senza nemmeno accorgersene si ritrovò davanti alla Razzle Dazzle, all’interno la luce era ancora accesa.
Dopo qualche esitazione si decise a bussare alla porta, intravide un’ombra muoversi e avvertì l’eco di alcuni passi. Jack non parve sorpreso da quella visita, intuì subito cosa dovesse essere successo all’amico, al porto risse e sparatorie erano frequenti.
Egli cercò di medicare al meglio le ferite, nonostante tutto Dudley era un marinaio e il suo fisico, seppur indebolito, aveva resistito alle percosse. Sicuramente si sarebbe ripreso in fretta.
I due si sedettero sul bordo della barca osservando i riflessi della Luna e ammirando le luci della città nella quiete notturna della baia.
«Sai Dudley, anche tu sei diverso da tutti gli altri criminali del porto» disse Jack interrompendo il silenzio.
Il giovane scosse la testa: «no, ormai è questo il mio destino. Continuerò a lottare ogni giorno per un tocco di pane finché non morirò di stenti o verrò ammazzato dai miei compagni»
«Questa è una dura realtà, puoi imparare molto da questo mondo, ma non devi permettere che esso distrugga i tuoi sogni e le tue speranze»
«Ciò di cui parli sono soltanto fantasie come le storie inventate dei tuoi libri!» ribatté con rassegnazione.
Jack negò: «ci sono persone che credono davvero di poter cambiare le cose. Torna da me domani sera, ti dimostrerò che le mie non sono soltanto vane illusioni»
Dudley rimase scettico, ma prima di lasciare il molo decise di accettare quell’invito.
 
Jack mantenne la sua parola trascinando l’amico ad un convegno socialista. Egli aveva imparato a conoscere il socialismo tra le pagine di Shaw e Zola, per Dudley invece ciò fu una nuova scoperta. Ai suoi occhi la politica non aveva mai avuto molta importanza, per la prima volta poté rendersi conto che le cose stavano realmente cambiando.
Egli non era certo di aver compreso a pieno tutti quei discorsi, ma si ritrovò a condividere quegli ideali di giustizia e uguaglianza.
«Non ero mai stato ad una riunione di socialisti» commentò più tardi davanti a un boccale di birra.
«Be’, molti vengono qui soltanto per bere e fare quattro chiacchiere, ma tra questi uomini ci sono persone che credono davvero in tutto questo e che sono disposte a tutto per far valere i diritti dei più poveri e dei più deboli»
«Anche tu credi in tutto questo?»
«Forse, in fondo sarebbe bello se tutto ciò potesse essere vero»
«E’ strano…» si lasciò sfuggire mentre rifletteva a riguardo.
«Cosa?»
«Credere in una società migliore quando si è costretti a rubare per sopravvivere»
Dopo aver udito quelle parole Jack rimase per un po’ assorto nei suoi pensieri.
«Non ho intenzione di restare un ladro per sempre» concluse prima di buttar giù un lungo sorso di birra.
 
***

Per un po’ di tempo Dudley fu costretto a restare lontano dalla Razzle Dazzle e dal suo capitano, rimase vittima di una forte influenza e la sua ripresa fu una sorta di miracolo. Quando fu di nuovo in grado di reggersi sulle proprie gambe il giovane decise di tornare a cercare lavoro.
Era stato bello vivere le avventure della baia in compagnia di quel ragazzo strambo e sognatore, ma doveva tornare alla realtà. Se avesse continuato a frequentare i ladri del molo avrebbe finito per trascorrere il resto della sua vita in galera, oppure sarebbe potuta finire anche molto peggio.
Forse era stato proprio l’ultimo incontro con Jack ad aprirgli gli occhi a riguardo.
Quella sera si incamminò per l’ultima volta verso il porto in cerca della Razzle Dazzle, ma prima si concesse una passeggiata sulla spiaggia. Ammirò le familiari luci della città ascoltando il rumore della risacca, tutto sembrava avvolto dalla pace e dalla tranquillità, era un perfetto addio. Quel magico momento venne interrotto quando il giovane percepì qualcosa di strano. Osservando il mare notò dei movimenti sospetti, alcune scialuppe si stavano avvicinando alla Razzle Dazzle.
Dudley intuì il pericolo, improvvisamente una fiammata si innalzò dall’albero maestro, il battello aveva preso fuoco. Le ombre abbandonarono di fretta il relitto in fiamme e scomparvero al largo.
Il ragazzo corse sul molo, con il fiato corto e i polmoni doloranti raggiunse l’unica persona che era rimasta.
Jack era immobile, tremante e con gli occhi umidi. Quando la luce delle fiamme illuminò la sua figura Dudley notò i lividi sul suo volto e le macchie di sangue sulla camicia. Probabilmente si era procurato quelle ferite nel disperato tentativo di proteggere la sua barca, ma da solo non aveva potuto fare molto contro le bande rivali.
Il battello venne completamente distrutto dall’incendio, in breve tempo il legno fu inghiottito dalle fiamme.
Lo scafo si incagliò vicino alla riva, quel misero relitto era tutto ciò che rimaneva della Razzle Dazzle.
Dudley rimase attonito, aveva assistito inerme alla rovina del suo amico.
«Mi dispiace…» biascicò con un filo di voce.
Jack non rispose, rimase immobile ad osservare il mare con un’espressione triste e malinconica sul viso.
Le sue speranze erano state distrutte insieme alla sua barca.
 
Restarono a lungo in silenzio, dopo i primi momenti di sconforto Jack tentò di riprendersi, in fondo non poteva incolpare Dudley per quel che era successo.
«Sei tornato giusto in tempo per assistere alla mia disfatta» disse tristemente.
«A dire il vero non ero tornato per la Razzle Dazzle…volevo solamente salutarti»
Egli assunse un’espressione stranita: «per quale motivo?»
«Avevi ragione, la verità è che questo non è il posto per me. Non voglio trascorrere qui il resto della mia vita. Ho scelto di andarmene, mi sono imbarcato su una nave che partirà domani all’alba»
L’altro non parve sorpreso: «dove andrai?»
«A caccia di foche in Siberia, volevo una grande avventura come quelle narrate nei tuoi amati libri»
Jack accennò un debole sorriso, poi il suo viso tornò a crucciarsi: «starai via per molto tempo»
«Già…credo che questo viaggio sarà soltanto l’inizio»
«L’uomo è nato per essere schiavo o vagabondo» commentò.
Dudley annuì provando ad immaginare la sua nuova vita.
Jack guardò il suo compagno negli occhi: «dunque questo è un addio»
«Temo proprio di sì…»
I due ragazzi si salutarono con un abbraccio, poi Jack si accese una sigaretta e mestamente si incamminò nell’oscurità. Si allontanò a testa bassa, abbandonò il molo come un esule scacciato e rifiutato dalla sua terra.
Dudley si rattristò nell’osservare quella scena, ma non si abbandonò allo sconforto. Ripensò alla forza e alla tenacia del suo amico, era certo che il principe non si sarebbe arreso.
Un sorriso speranzoso tornò sul suo volto, aveva fiducia per il futuro di quel ragazzo. Non avrebbe mai dimenticato quel nome, sicuramente avrebbe ancora sentito parlare di Jack London.
 
 

 
Nota dell’autrice: ringrazio tutti coloro che hanno letto questo racconto. Preciso che la vicenda, seppur inventata, è basata sulla biografia di Jack London. Alcuni nomi e fatti sono stati modificati a scopo narrativo, il mio intento è stato quello di unire realtà e leggenda per raccontare la storia della Razzle Dazzle e del principe dei pirati di ostriche.
  
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