Arrivati all’ultimo anno, parlare del liceo risulta così semplice che potresti scriverci un libro. E forse, ce lo scriveresti veramente, solo per tenertelo ancora un po' dentro.

La vita fa paura, arrivati a questo punto. Siamo tutti qui, con il fiato sul collo, a compiere la scelta che determinerà il nostro futuro. E Dio solo sa se abbiamo la forza di mettere un punto a questa scelta.

Siamo terrorizzati, rigettati dalla vita in un orizzonte buio. Per quanto ne sappiamo un futuro neanche ce lo abbiamo, siamo destinati ad essere la seconda generazione di frustrati, trainati dal morbo contagioso del denaro in una vita penosa e insoddisfacente.

E come darmi torto. Già adesso viviamo solo per apparire, con desideri ed obbiettivi segnati dalla meta dell’affermazione sociale. E non parlo di un voi o di un loro astratto, come farebbe un ipocrita o un adulto fuori contesto. Parlo di noi, millennials, generazione digitale, o come cazzo preferite chiamarci. Di noi cresciuti con l’abilità di fingere su noi stessi, attori di una vita camuffata da commedia di cui crediamo di essere i registi.

E non parlo come una di quelle ragazzine “Tumblr” che ora non vanno più e che, non posso negare, di esser stata a lungo tempo. Ma come una che ogni giorno, va a scuola e si si sente come in un film.

All’inizio è fantastico, non posso negarlo, senti di poter fare qualunque cosa, come se fossi diventato un personaggio dietro uno schermo. Ma poi diventa noioso, ti senti come se, lentamente, stessi perdendo contatto con la realtà e come se tutto il tuo mondo si stesse lentamente sfocando, come quando tira vento e l’antenna non prende il segnale.

E tu che, forse sei un po' diverso dagli altri, che ti sforzi da anni di essere qualcuno che non sei, ti ritrovi un po' perso in quel vuoto che cercavi di riempire.

Forse sono solo io, ad essere nata un po' troppo malinconica, ma non è che stò cerando di trasformarmi in uno di quei protagonisti un po' sfigatelli che finiscono con il baciare Noah Centieo.

Il problema è proprio questo, che a parlare è qualcuno che nella vita ha saputo fingere bene, che le sue carte se l’è giocate a pennello e che ora occupa un posto, qualunque esso sia, piuttosto in alto nella piramide sociale.

I popolari non parlano mai, se sei qualcuno, di fatto, non hai problemi. Se conosci tante persone, se tra la folla sanno dire chi sei, se hai un aspetto gradevole, se hai le conoscenze giuste, se hai saputo scegliere la tua fazione; beh, vuol dire che non hai niente di cui lamentarti.

Sono qui per denunciare quest’assurdo dogma sociale, per parlare con voi, si, proprio con voi piccoli egocentrici bastardi. Voi che mi guardate con invidia e che mi accusate di chissà cosa. Proprio io poi, che mi sforzo sempre di essere gentile con chiunque. Non è con me che dovete avercela se la vita non va come vorreste, così come io non ce l’ho con voi.

Continuate pure ad invidiare ciò che non conoscete; mentre noi continueremo ad invidiare voi, che avete la facoltà di essere voi stessi e di mostrarvi deboli senza il timore di essere tagliati fuori da un mondo che vi appartiene molto più di quanto appartenga a noi.

COMMENTO AUTRICE

Salve popolo di Efp, siamo qui riuniti oggi perché ho bisogno di un parere spassionato su questo pezzo di schifo buttato giù questa mattina. Vi prego di non concentrarvi tanto sulla qualità del suddetto schifo quanto più sul tema e sullo stile dell'operetta morale. voglio capire se è un'idea che posso considerare visto che è una tipologia di storia che ho sempre voluto raccontare.

Fatemi sapere