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Autore: Flos Ignis    06/11/2019    0 recensioni
E se Kurt decidesse di scrivere un musical, cosa ne uscirebbe fuori?
Kurt è nervoso per la prima del suo spettacolo, che tanto significa per lui, ma Blaine sa sempre come aiutarlo, spronarlo e confortarlo... come dargli amore e CORAGGIO. E a volte, questo è sufficiente ad affrontare i nostri demoni: grazie all'amore, troviamo il coraggio di guardarli dritti negli occhi, tirarli fuori dalla nostra anima per poi lasciarceli alle spalle per sempre.
Tratto dal testo:
-No Blaine, non sto bene! Qui in teatro è tutto un gran casino, sembra che sia scoppiata una bomba e si sia riversato in questa catapecchia l'ultimo girone dell'inferno!-
-La trovo una metafora abbastanza adatta visto il musical che stai per lanciare.-
-Non è il momento di ridere! Io qui stavo per fare lo scalpo a quell'idiota di Clark e poi a seguire anche agli altri!-
-Non l'avresti mai fatto.-
-E perchè, sentiamo?-
-Ti saresti macchiato di sangue quella camicia di satin grigio firmata che hai messo questa mattina. Non rischieresti l'incolumità di un tuo capo d'abbigliamento per un Clark qualunque.-
Genere: Fluff, Romantico, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Blaine Anderson, Kurt Hummel | Coppie: Blaine/Kurt
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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C'erano stati dei momenti, quando era ancora un adolescente tormentato, in cui aveva dubitato di se stesso e della possibilità di ritrovarsi proprio in quel luogo, in quel momento, per quel motivo.

In un teatro di Broadway, all'alba dei suoi ventisei anni, intento a dare direttive al suo cast per l'opera originale che aveva iniziato a scrivere poco dopo essersi trasferito a New York, quando aveva appena iniziato a frequentare i corsi di musical alla NYADA.

Un cast che sembrava ben deciso a fargli saltare i nervi.

-Clark, stai forse facendo un sonnellino di bellezza? Dedicati a certe pratiche quando non devi lavorare, finchè sei su quel sacro palcoscenico devi muovere quelle braccia scandalosamente muscolose che ti ritrovi e applicarti seriamente alla costruzione di quella scenografia! Morris, rassegnati, il tuo fidanzato ti ha mollata da più di un mese, non è una buona ragione per metterti a chiacchierare quando hai ancora la metà dei costumi di scena da rifinire! Per l'amor di Gucci, signori, debuttiamo tra una settimana e questo teatro sembra una fabbrica di incubi, muovete di meno le bocche e di più le mani!-

Kurt Hummel era in procinto di fare un secondo debutto a Broadway, non più come attore e cantante bensì come regista, ma era nervoso come fosse la prima volta: ricordava come fosse ieri la sua prima parte, il nervosismo, l'ansia, il terrore... e quel tremore alle mani che aveva aumentato esponenzialmente tutto il resto, facendolo spaventare a morte, tanto che non aveva aperto bocca per due interi giorni per paura che anche la sua voce ne stesse risentendo. 

Aveva interpretato il Cappellaio Matto in un'interessante e innovativa rivisitazione della famosa favola di Lewis Caroll e dopo la sera della prima aveva creduto che, da quel momento in poi, sarebbe stato tutto in discesa. Non perchè fosse stato il migliore e per questo il loro spettacolo era rimasto per quasi un anno a teatro - entrambi fatti reali e comprovati, comunque -, ma perchè dopo gli attacchi isterici che aveva sperimentato in quel periodo aveva pensato: se sono sopravvissuto a tutto questo, posso fare qualunque cosa.

O almeno, era riuscito a convincersene grazie al fatto che quelle parole gliele aveva dette Blaine, l'amore della sua vita e fidanzato da quasi dieci anni... con qualche piccolo ostacolo nel mezzo, ma avevano deciso di comune accordo che loro non erano mai stati davvero "finiti", nemmeno durante quei litigi che li avevano separati più o meno a lungo.

Un'ora prima del suo debutto, Blaine aveva corrotto nemmeno sapeva chi per entrare nel backstage e portargli un mazzo di tulipani, sussurrargli sulle labbra quelle parole e guardarlo con quei suoi occhioni dorati che avevano ancora il potere, dopo tutto ciò che avevano passato insieme, di rendergli gelatina la spina dorsale e togliergli il fiato.

E la paura.

Perchè quando era arrivato il suo turno di salire sul palco, essa era completamente sparita, annientata dal profumo di tulipani che gli era rimasto impresso nel cervello e da quelle iridi ultraterrene che vegliavano su di lui, anche quando non le poteva vedere davanti a sè.




Quando aveva trovato alcuni degli appunti che aveva messo per iscritto nel corso del tempo, sparsi tra fogli volanti e un quadernetto che teneva sempre nella sua tracolla di pelle, Blaine era praticamente impazzito. 

Non aveva quasi chiuso occhio per l'entusiasmo e la voglia di finire di leggere tutto quello che era uscito dalla fantastica testolina biologicamente laccata del suo fidanzato, ne era rimasto talmente ossessionato che, una settimana dopo, lo stesso Kurt si era visto costretto a sequestrargli ciò che lui stesso gli aveva affidato perchè si decidesse a dormire un po'.

Il novello regista quasi si mise a ridere ripensando a quei giorni, gli era quasi sembrato di avere a che fare con un bambino strafatto di zuccheri, ma per quanto fosse stato stancante ed esasperante amava troppo Blaine per prendersela davvero. Non quando gli mostrava quel suo sorriso accecante abbinato ai suoi spettacolari occhi, lucidi ed emozionati; mancava solo la coda scodinzolante per capire che era completamente su di giri.

O forse avrei dovuto capirlo quando ha iniziato a saltare sui mobili di casa cantando tutta la discografia di Katy Perry.

Una volta tornato normale, per quanto possa esserlo Blaine con tutta la sua scorta di gel per capelli e papillon, la prima cosa che gli aveva chiesto era stata quando avesse intenzione di produrre quel musical, perchè già non vedeva l'ora di assistere allo spettacolo dal vivo.

Lui aveva riso quasi fino alle lacrime prima di rendersi conto che era stata una domanda seria e che il suo fidanzato ancora lo fissava in attesa di una risposta.

-Ma stai parlando sul serio?-

-Certo! Perchè non dovrei farlo? Hai talento, Kurt. Sarebbe un immenso peccato non mostrare a tutti quali cose magnifiche puoi creare.-

La settimana successiva era andato a informarsi sulle procedure da seguire per diventare un regista di Broadway.

Perchè se una cosa al mondo l'aveva capita, Kurt Hummel, è che aveva un dannato debole per gli uomini bassi, mori e dagli occhi dannatamente ammalianti e che a quel tipo d'uomo, al suo uomo, proprio non poteva negare nulla.

Nemmeno il desiderio di vedere i suoi semplici appunti diventare un vero e proprio spettacolo.




Ci era voluto tempo, dedizione, fatica e una non indifferente dose di perseveranza -da leggersi, fortuna- prima che avesse sul serio un'opportunità.

Aveva ripreso in mano quelle scritte così tante volte che aveva dovuto trascriverle nuovamente almeno tre volte alla settimana nei precedenti sei mesi, anche solo per cambiare qualche virgola, ma per fortuna Blaine aveva acconsentito ad aiutarlo nella stesura delle musiche e di una buona metà delle canzoni. Il suo lavoro come attore era temporaneamente in stasi, le prove per il prossimo musical a cui avrebbe partecipato come co-protagonista non sarebbero iniziate che dopo capodanno, perciò in quei mesi per non rimanere senza nulla da fare aveva accettato la proposta di un suo vecchio insegnante di sostituire un collega e impartire lezioni tre giorni a settimana di pianoforte in una scuola privata a pochi isolati di distanza da casa loro, mentre nei fine settimana lui stesso suonava in alcuni locali alla moda per la società più facoltosa di New York grazie al suo aggancio con June Dalloway.

Kurt era molto orgoglioso di lui, ogni giorno trovava un motivo in più per amarlo, due per litigarci e tre per fare la pace.

A riprova del fatto che sì, sarebbero stati insieme qualunque cosa accada*, come si erano promessi da ragazzi.

Qualunque cosa... 

In quel "qualunque", era forse compreso un suo ennesimo attacco d'ansia per il fatto che quel decerebrato di Jason Clark, addetto alle scenografie, non solo non aveva ancora finito il lavoro, ma che per farsi bello agli occhi della formosa tecnica delle luci aveva sporto con un po' troppa enfasi i bicipiti, cadendo sul compensato e rompendo una delle poche parti già concluse?

-CLARK, SANTO GUCCI! Fuori di qui, non farti rivedere prima di domani e torna qui quando tornerai a ragionare con il cervello invece che con gli ormoni, e ringrazia che sono un noto sostenitore della politica anti-violenza o ti avrei preso a calci in culo! Tutti gli altri, pausa pranzo, via da qui, mi serve la compagnia di qualcuno che abbia un minimo di cervello prima di potervi reggere per il resto della giornata...-

-A chi ti riferisci, capo?-

-A me stesso, Nelly, perchè qui sembrate tutti davvero troppo calmi e mi date ai nervi. E ora... FUORI!-




-Amore, che bella sorpresa sentirti! Come...-

-Ti prego, dimmi che oggi non hai lezione con i bambini...-

-Sorvolando sul fatto che sono adolescenti, alcuni di loro hanno persino pochi anni meno di noi... no, oggi niente lezione. Perchè me lo chiedi? Stai bene?-

-No Blaine, non sto bene! Qui in teatro è tutto un gran casino, sembra che sia scoppiata una bomba e si sia riversato in questa catapecchia l'ultimo girone dell'inferno!-

-La trovo una metafora abbastanza adatta visto il musical che stai per lanciare.-

-Non è il momento di ridere! Io qui stavo per fare lo scalpo a quell'idiota di Clark e poi a seguire anche agli altri!-

-Non l'avresti mai fatto.-

-E perchè, sentiamo?-

-Ti saresti macchiato di sangue quella camicia di satin grigio firmata che hai messo questa mattina. Non rischieresti l'incolumità di un tuo capo d'abbigliamento per un Clark qualunque.-

-Me la sarei tolta prima di rovinarla, ovviamente.-

-Davanti a tutti? Non pensarci nemmeno, Hummel.-

-Geloso, Anderson?-

-Mi rode solo il fegato al pensiero che qualcuno possa vedere quella peccaminosa camicia scivolare via, facendo ammirare ciò che è mio a chi non se lo merita. Che ti vedano con addosso del grigio laminato scandalosamente aderente è già troppo, che sbavino sulla tua pelle bianca non è proprio accettabile.

-Antracite.-

-Prego?-

-La camicia non è grigia, è antracite.-

Risero insieme, rilassati da una conversazione che sapeva così tanto di loro da risultare più naturale di respirare, di esistere persino.

-Sai sempre come raddrizzarmi la giornata.-

-Di solito so anche come raddrizzarti il ca...-

-BLAINE ANDERSON! Se finisci quella frase, stasera...-

-...dovrai punirmi? Dimmi di sì, ti prego.-

Scoppiarono di nuovo a ridere, anche se ora Kurt aveva le guance tanto rosse che la Sylvester non avrebbe più potuto chiamarlo Porcellana neppure se avesse voluto.

-Sei più tranquillo ora?-

Effettivamente, tutta la tensione che avvertiva all'altezza di tempie e spalle si era miracolosamente sciolta, facendolo respirare di nuovo liberamente.
Blaine sapeva sempre come prenderlo - e no, nessun doppio senso, grazie tante!

Anche se era vero... non che avesse bisogno di sentirselo dire, quel piccolo furbetto.

-Sì, ti ringrazio. Va molto meglio.-

-Passo comunque in teatro per darti una mano. Sono bravo a dipingere, potrei sveltire il lavoro degli scenografi dato che mi sembra siano loro quelli più indietro, cosa ne dici?-

-Che ti amo da impazzire.-

-Anch'io, Kurt. Sarò lì tra venti minuti.-

-Ti aspetto.-

Ti ho aspettato una vita prima di trovarti, cosa vuoi che siano venti minuti?





*è la traduzione in italiano di "Come what may", canzone che nella quarta stagione si scopre essere quella che Kurt e Blaine avrebbero voluto cantare al loro matrimonio (e giù lacrime a volontà, perchè era il periodo in cui si erano lasciati). Ho pensato fosse una citazione adatta e doverosa, anche se alla fine il loro matrimonio è stato un po' arrangiato e niente canzone strappalacrime, ahimè... pace, l'importante è che siano marito e marito, voi che dite?
 
  
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