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Autore: Sarah_lilith    07/11/2019    5 recensioni
Lan Zhan ha passato tredici lunghi anni ad aspettare che la sua vita tornasse serena come quando Wei WuXian era accanto a lui. Sa che il dolore non scemerà mai via del tutto, ma spera che il suo cuore guarisca almeno un pò, permettendogli di respirare senza provare il desiderio di morire.
Suo fratello gli diceva che nulla cura il passato come il tempo, e che nessuno poteva rubargli l'amore che era destinato a trovare. Ora non dice più nulla, perché l'amore che aveva trovato, non era stato risparmiato dalla Morte.
Genere: Drammatico, Romantico, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: Yaoi | Personaggi: Lan Wangji/Lan Zhan, Lan XiChen/Lan Huan, Wei Ying/Wei WuXian
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Tredicesimo anno - Cuore

 

Il rumore delle nocche del fratello che bussavano sulla porta lo riportarono alla realtà, facendogli perdere la concentrazione. Con un movimento fulmineo, afferrò l’oggetto che stava sospeso in aria davanti a lui, prima che cascasse a terra e si sporcasse per via della mancanza di potere spirituale che lo sostenesse.

Nascondendolo nella veste, a contatto con il petto caldo e forse troppo vicino al cuore, andò ad accogliere Lan XiChen.

Il maggiore sorrideva come suo solito, in quel modo mite e gentile che quasi obbligava le persone a rispondere con altrettanta cortesia. Lan Zhan, comunque, non ricambiò.

Facendo un cenno verso la sua stanza, si scostò per permettere alla Prima Giada di entrare, seguendo i suoi passi silenziosi. Si sistemarono uno di fronte all’altro, seduti composti con le mani appoggiate alle ginocchia e le vesti perfettamente ordinate raccolte attorno a loro.

Qualche minuto di silenzio dopo, Lan WangJi aprì bocca per parlare. Non che la quiete gli dispiacesse, soprattutto a quell’ora del mattino, ma l’ultima volta che suo fratello aveva esitato così tanto, la notizia che gli era giusta alle orecchie gli aveva spezzato il cuore.

Mentre prendeva fiato per chiedere cosa fosse successo, Lan XiChen alzò una mano delicata, rivolgendo il palmo verso di lui e quindi chiedendogli silenziosamente di non parlare. 

Sospirò come se portasse il peso del mondo sulle spalle. Aveva anche smesso di sorridere.

-SiZhui sta bene, non preoccuparti- lo rassicurò con voce calma, anche se un pò tremula. A questa affermazione Lan Zhan sentì i muscoli del viso rilassarglisi e la tensione accumulata svanire come soffiata via dal vento che scuoteva le fronde fuori dalla sua stanza.

Chiuse gli occhi per un momento, ringraziando il Buddha che non fosse successo nulla a suo figlio. Aveva rischiato di svenire sul posto o scattare in piedi e correre a controllare personalmente.

-Cosa sei venuto a dirmi, dunque?- domandò quando ebbe riacquistato al compostezza necessaria ad un dialogo. La formalità che dimostrava con le persona, che queste fossero estranee o conoscenti stretti, era non solo il suo segno distintivo, ma anche la sua arma più potente.

Come capire se il freddo e apatico Hanguang-Jun provava simpatia o no verso qualcuno? Impossibile determinarlo, se non si era Lan XiChen.

-Nei territori della famiglia Mo è stata recentemente percepita una potenza spirituale anomala- spiegò il maggiore, torcendosi le dita fino a causarsi un graffio con l’unghia sulla nocca dell’indice destro. Si portò la ferita alle labbra e ci soffiò sopra, curandosi con potere spirituale e mantenendo la mano disamante dagli abiti per non sporcarli di rosso.

-Mh- concesse Lan Zhan, porgendo un fazzoletto candido al fratello. Aspettava spiegazioni, anche se la Prima Giada del Clan Lan sembrava moto restio nel dargliele.

Tentennò ancora, pulendosi il sangue con la stoffa bianca e osservandosi la mano ora pulita. Prendendo ancora tempo, ripetè l’azione più volte.

-Vorrei che andassi a verificare, WangJi- esalò infine con voce strozzata, fissandolo con quelle iridi così simili, seppure più scure, che tanto gli ricordavano la loro madre.

-In questo momento SiZhui e i suoi compagni stanno perlustrando quel territorio, perché servirebbe la mia presenza- domandò confuso l’altro, sollevando le sopracciglia -non ti fidi forse del loro giudizio?-

Ignorando quel commento, Lan XiChen prese a stropicciare la stoffa del fazzoletto ed evitò accuratamente lo sguardo del fratello minore. Sospirando nuovamente, fissò con grande interesse la porta.

-Si trattava di energia demoniaca- sussurrò a volume così basso che, se non fosse stato un potente cultore, Lan Zhan non lo avrebbe sentito. 

In stato confusionale, il famoso Hanguang-Jun perse per un attimo la compostezza, ondeggiando sul posto anche da seduto. Una sensazione di familiare malessere lo aveva aggredito allo stomaco, torcendogli le interiora in una morsa dolorosa e bruciante.

Se dopo tutto quel tempo…? Non poteva essere, giusto? si chiese, anche se una fiammella di speranza, che forse infondo a lui non si era mai spenta, brillò ancora più di prima e gli scaldò l’anima.

-Perché credi… ? Non è lui… non avrebbe senso- negò con voce rotta, scuotendo la testa e alzandosi in piedi. Il fratello lo seguì con lo sguardo, sollevandosi lentamente per raggiungerlo.

-Non dico questo- affermò appoggiandoli una mano sulla spalla e stringendo forte -Ma si è mobilitato perfino il Clan Yunmeng-Jiang, quindi deve trattarsi di qualcosa di grave- applicò una pressione maggiore, costringendo il più giovane a voltarsi.

Quello che si trovò davanti fu un Lan Zhan devastato dal dolore. Ancora una volta, era l’uomo che aveva perso il suo amore e non lo aveva mai dimenticato nonostante gli anni. Era il ragazzo che aveva ricevuto la notizia della morte dell’amato e si era autodistrutto senza nemmeno rendersene conto.

Tra le braccia del fratello, ritornò ad essere il bambino che si recava alla casa della madre, nonostante lei non ci fosse più, e aspettava con le lacrime in bilico sulle palpebre.

E Lan XiChen, davanti a quella vista, non potè fare altro che stringerlo di più.

 

 

Percorrendo il sentiero che lo conduceva alla fonte di tutta quell’energia risentita, potè sentire la concentrazione di potere oscuro crescere nell’aria. Respirare era diventato un continuo inghiottire fiotti di aria infettata dalla fame di carne e di anime.

La creatura che infestava quella montagna doveva essere molto potente e ingorda, oltre che pericolosa.

Senza esitare ne scomporsi, Lan Zhan avanzò spedito. La veste bianca gli fluttuava intorno come una nuvola di morbida seta, mentre i capelli erano scossi con leggerezza dal vento flebile che profumava di bosco.

L’incontro con il Giovane Mo, da tutti chiamato pazzo per qualche ragione, lo aveva però scosso più del dovuto. La sensazione di conoscerlo non era ancora sparita del tutto.

Com’era possibile che degli occhi diversi dessero lo stesso brivido lungo tutto il corpo di una persona che era cambiata così tanto, col tempo?

Il frastuono che interruppe i suoi pensieri gli fece capite di essere arrivato vicino alla battaglia. Il rumore di spade che colpivano la roccia, le grida alte verso il cielo e… il suono di un flauto.

Coltivazione demoniaca, senza ombra di dubbio, perché nessuno sano di mente si metterebbe a suonare in una situazione di emergenza, a meno che la stessa melodia non fosse la sua migliore arma.

Quello che sconvolse Lan Zhan però fu proprio la canzone in se. Intonata in modo decisamente rozzo e frettoloso, solo due persona nell’intero mondo conoscevano quella canzone, una delle quali morta.

Avanzando ancora, il famoso Hanguang-Jun raggiunse lo spiazzo erboso che ospitava il luogo dello scontro. La piana era occupata da molti coltivatori, alcuni feriti, altri ancora in piedi. C’erano Jin Ling e altri del suo Clan, c’erano anche Lan SiZhui e il suo compagno di viaggio, ma tutti erano irrilevanti, agli occhi di Lan WangJi.

La persona che si ritrovò a fissare gli dava la schiena. Era proprio il giovane pazzo che aveva incontrato quella mattina, anche se in quel momento la sensazione di familiarità assunse una logica interna. Ora che ne aveva la certezza, Lan Zhan si ritrovò così tante emozioni in corpo che per un attimo perse il senso della realtà, afferrando lui e tirandoselo addosso.

E fu come prendere una grossa boccata d'aria dopo troppo tempo in cui non si ha fatto altro che respirare piano, stingendo i denti e mantenendo il controllo sul proprio fiato. 

Gli sembrava di aver improvvisamente incominciato a vedere il mondo a colori dopo una vita di bianco e nero, e forse era davvero così. Magari dopo la morte del suo cuore, la realtà aveva davvero perso delle sfumature che solo gli innamorati avevano il privilegio di assaporare con gli occhi.

Totalmente sopraffatto dall’euforia, non sentì nulla se non il suo cuore battere nel petto al ritmo di quello dell’atro, stretto tra le braccia che non lo avrebbero più lasciato. Con il fiato mozzato in gola, non aprì bocca per non scoppiare in lacrime.

Avrebbe avuto così tanto da chiedergli, così tanto da raccontargli, ma esitò. 

Cosa dovrei dirgli? si ritrovò a pensare. Forse che mi è mancato, o che la sua dipartita mi ha devastato l’anima a tal punto che il mio Clan temeva per un mio suicidio.

-Tu…- sussurrò invece, non riuscendo comunque a completare la frase. Non c’era nulla da aggiungere, o forse c’era davvero troppo, in fin dei conti. Ma come poteva narrargli la sua sofferenza, sapendo quanto vergognosa fosse stata?

Aveva passato anni a implorare gli dei di riunire le loro anime, in qualche modo. Facendolo morire o riportando in vita Wei WuXian, questo non gli era mai importato. 

Spiegargli questo sarebbe stato crudele, perché il dolore che si era portato dentro per tredici lunghi anni, Wei WuXian non lo conosceva. Non sapeva del suo amore, ne del suo affetto.

Per lui, Lan Zhan era semplicemente un compagno di studi che occasionalmente poteva infastidire e prendere in giro, nulla di più. E Lan WangJi non avrebbe preteso altro, se non gli fosse stato concesso.

Gli bastava averlo con se, al sicuro. Che poi si creasse una vita che gli poteva piacere, con altri o no, non gli sarebbe interessato. Non troppo, comunque. Lo voleva solo in vita, per poterlo vedere sorridere almeno un’altra volta. 

Wei Ying… sei qui con me, finalmente.

 

 

 

Epilogo - Vivo e morto   (n.d.A: mio diletto personale, non uccidetemi)

 

-Come sei morto?- gli domandò con forte curiosità un giorno, nonostante la sua voce tradisse un accenno di malinconia.

Nessuno glie lo aveva mai domandato, non così direttamente. Chiunque era ha conoscenza della spedizione organizzata per ucciderlo, ma in pochi sapevano chi effettivamente aveva dato il colpo di grazia.

Lan WangJi era intenzionato a scoprirlo. Restava da vedere se Wei WuXian fosse disposto a parlarne.

-Mi sono fatto ammazzare, Lan Zhan- gli spiegò senza esitare neppure un secondo -Mi sono fatto ammazzare come un cane, perché era giusto così- aggiunse con il tono di qualcuno che non crede di aver detto nulla di significativo.

Non era un nome, ma per il momento poteva bastare. Lan Zhan non rispose, quindi l’altro continuò a parlare di quante volte avesse sentito il ferro contro la pelle, quella notte.

Di quante frustate gli erano state inflitte.

Delle pugnalate ricevute.

Degli arti tagliati.

Del sangue vomitato.

Degli organi perforati.

Dei capelli strappati.

Delle ossa rotte e calpestate.

L’odore di sangue che c’era nell’aria, oh, Lan Zhan, dovevi esserci! Più gridavo e più loro ridevano… forse gli piaceva vedermi agonizzare. Si sono fermati solo quando li ho iniziati a maledire.

Mentre elencava altri ricordi, infiniti e pieni di dolore, Lan WangJi sentì il cuore tremare. Come poteva sopportare di sentire com’era stato torturato il suo amore, se al diretto interessato non sembrava importare delle torture subite?

-Chiudiamola in bellezza, mi sono detto- Wei Ying gli sorrise come se questo bastasse a rischiarate i suoi occhi d’ambra da quella triste patina di lacrime che gli inondavano il viso -Lo sai, ho dato sempre il mio massimo, ma agli altri non è mai bastato-

Ma a me si, Wei Ying. A me si.

 

 

 

 

ANGOLINO D’AUTRICE
Non è il finale che vi aspettavate eh? Ho voluto ricollegare con un filo tutta la storia, quindi ho iniziato l’ultimo capitolo come il primo: Lan XiChen che bussa e Lan Zhan che lo fa entrare. Non so perché ci tenevo tanto, ma era giusto farlo, così come era giusto scrivere questo capitolo così lungo rispetto agli altri.
Sappiate che abbandonare questi personaggi mi sta tagliando in due l’anima, soprattutto perché non sono mai stata così vicina a Lan Zhan (che sinceramente nel novel capivo poco) e ora che l’ho fatto soffrire così tanto… mi ci sono affezionata molto :(
Il fatto che poi discutano sull’energia demoniaca è una mia ipotesi: in effetti mi sono sempre chiesta perché sia la setta di Yunmeng che quella di Gusu avessero mobilitato i loro esponenti più importanti per una semplice caccia su un monte sperduto. Magari mi sono persa qualcosa, ma in tal caso passatemela come libertà letteraria.
Ovviamente la parte finale (l’Epilogo), è completamente inventata. Non c’è na scena nel novel che parli di questo dialogo, ma mi è piaciuto immaginarla. Forse è un pò triste, ma non avevo detto che sarebbe stato un finale allegro ;)
Deb, Athe, Danika, Mitsuyahime, Liena67, grazie per avermi accompagnata fino a qui, spero vi sia piaciuta, perché è stata bello scriverla per me quanto per voi leggerla (spero). Un abbraccio forte a tutte, siete fantastiche.

Baci a tutti, Sarah_lilith

 

   
 
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