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Autore: Fujiko91    09/11/2019    1 recensioni
Ho usato due attori famosi come presta volto: Richard Armitage è Adam e Mia Wasikowska è Catherine.
La storia è ambientata negli anni '50.
Un'estate e l'incontro con Adam cambiò ogni cosa nella vita di Catherine.
Non tutto però fu positivo, molti segreti vennero a galla e nulla fu come prima.
Catherine perdonerà Adam?
E Alan quale ruolo avrà in questa storia?
Auguro una piacevole lettura a tutti.
Genere: Drammatico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Slash
Note: Lime | Avvertimenti: Tematiche delicate
Capitoli:
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Betato: ringrazio Ciuffettina per la correzione dei piccoli errori! :*

 

Il mattino dopo mi sono svegliata presto, Alan stava ancora dormendo.

Non me la sentii di svegliarlo così con la massima attenzione mi alzai dal letto e andai in bagno, lì riempii la vasca di acqua tiepida e sali da bagno.

Mi svestii e mi ci immersi, dopo alcuni secondi mi insaponai i capelli con lo shampoo. Siccome ero bionda, ne usai uno al miele e camomilla per schiarirli, come si usava in quell’epoca. Infatti dopo averli lasciati in posa per alcuni minuti, li ho sciacquati aiutandomi con un pentolino. Infine mi alzai e uscii dalla vasca. Indossai l'accappatoio, mi avvicinai allo specchio e accesi il phon dopo circa un'oretta finalmente i miei capelli erano asciugati ed io ero pronta per andarmi a vestire e poi sarei partita.

Quando tornai in camera ad attendermi c'era Alan.

"Ma come sei già vestito?" gli domandai.

"Sì, sai devo accompagnare qualcuno in stazione…"

"E dimmi… la conosco?"

"Sì, è bionda, profuma di miele e di camomilla e se non si sbriga perderà il treno!"

"Oddio! Smetti di ridere, vai a preparare la colazione intanto io mi vesto" lo sbattei fuori dalla stanza. 

Mi vestii e presi le mie valigie per fortuna preparate il giorno prima.

Andai in cucina, ad attendermi una deliziosa colazione, bevvi il tè e mangiai dei biscotti, Allan aveva già finito e così uscimmo e ci dirigemmo in stazione.

Per fortuna arrivammo in tempo. Io ero sollevata, invece Alan era triste così lo abbracciai e lo baciai. Poi andai a fare il biglietto e andammo sul primo binario ad aspettare.

Alan si era acceso la sua pipa ed io lo guardavo attentamente e scorgevo nel suo sguardo tutto il suo dolore nel vedermi andare via.

"Ho promesso che tornerò. Mantengo sempre la parola data."

"Lo so, ma non riesco a essere allegro, mi dispiace."

"Ma non ti chiedo di esserlo per forza, ma di fidarti di me!"

"Ed è quello che faccio. Ma non mi fido di Adam, te l'ho detto ieri sono geloso di te."

"Lo so ma io amo te. Quindi non ti devi preoccupare. Oh guarda arriva il treno!"

E dopo averlo esclamato, ho preso le valigie e ho salutato Alan con un bel bacio sulle labbra.

 

Mi ero andata ad accomodare vicino al finestrino per salutare ancora Alan, ma lui se n'era già andato via.

Ci rimasi male, ma dovevo tornare a casa e parlare con Adam per risolvere ogni cosa.

Così appena il treno partì, in un certo senso, mi sentii sollevata.

Davanti a me si erano seduti una famiglia, al mio fianco c'erano due bambini un maschio e una femmina. Stavano giocando e di tanto in tanto la bambinaia, li riprendeva e chiedeva scusa ai presenti.

Il viaggio sembrava non finire mai.

Ma finalmente il treno giunse a destinazione, presi le valigie e scesi. 

L'aria era fresca, così mi tirai fuori la mia giacchetta, dopo averla indossata raggiunsi la mia macchina. Era proprio dove l'avevo lasciata, pagai il custode del parcheggio e mi misi in viaggio per casa.

Quando giunsi davanti alla villa oramai era buio, scesi e mi aprii il cancello e infine finalmente ero in piedi davanti al portone di casa.

Bussai e ad aprirmi venne la cameriera la quale dopo avermi aperto, corse in sala da pranzo.

"Signora è tornata!" esclamò.

Sentii mia madre urlare di gioia, senza far tornare la cameriera, chiusi la porta e raggiunsi mia madre in sala da pranzo appena mi vide, mi strinse a sé con tanto affetto.

"Allora dimmi com'è la Scozia?"

"È davvero molto bella, dove sono papà e Adam?"

"Sono su nell'altro studio di tuo padre, ma cara, spogliati e accomodati. Sarai stanca e affamata!"

Mi tolsi la giacca e mi accomodai su di una sedia, dopo un paio di secondi mi venne servita la cena. Mangiai senza farmi dire nulla.

Appena ebbi finito mia madre domandò: "E dimmi quel Alan com'era?"

"Ecco… ci siamo fidanzati. Ti prego di non urlare o dirmi qualcosa di offensivo sul suo conto, perché io lo amo e non lo accetterei!"

"Capisco. In effetti è uno scozzese, lo so che lo ami. Ma questo non cambia il fatto che tu sia una borghese e inglese e lui un poveraccio scozzese… non continuerò solo perché ti voglio bene."

La ringraziai abbracciandola, poi mi alzai e le feci capire che ero stanca e volevo solamente andare, in camera mia.

La salutai. Salii le scale e mi chiusi in camera.

Appoggiai la valigia e mi cambiai, ma prima di coricarmi mi resi conto che sarebbe stato da maleducata non andare a salutare Adam e mio padre.

Così visto che ero già in camicia da notte, indossai la mia vestaglia.

Uscii dalla camera e mi diressi verso lo studio. Visto che la porta non era chiusa, l'aprii senza bussare.

Una scena che non mi aspettavo si palesò davanti al mio sguardo, mio padre coricato sul divano e sopra di lui Adam che lo stava baciando, dalla vita in giù entrambi erano nudi. Nessuno dei due si accorse di me, perché troppo eccitati dall'amplesso.

Mi sentii fuori posto, così con delicatezza richiusi la porta, per mia fortuna nessuno si era accorto di nulla.

Scesi le scale, il sonno mi era passato, mi sentivo una stupida perché era ovvio che anche loro come me e Allan facessero l'amore.

Eppure mi sentivo turbata, oltre tutto mi vennero in mente due distinti pensieri, nel primo mi ero immaginata io al posto di mio padre e nel secondo invece mi venne in mente che Adam era nazista.

Alla fine mi chiusi nella stanza da lettura e lì telefonai ad Alan.

Mi rispose il centralino: "Sì mi dica che numero vuole chiamare?"

Gli dissi il numero e aggiunsi: "È scozzese, spero che non mi costi troppo."

"Tranquilla signorina, ora la metto in linea con il numero, arrivederci."

Mi rispose una voce impastata dal sonno. "Si può sapere chi è a quest'ora?"

"Perdonami Alan."

"Catherine, è successo qualcosa?" 

Sentendo la sua preoccupazione, mi resi conto di aver sbagliato.

"Mi dispiace averti chiamato, tu devi venire! Io non ci riesco, mi sento male e qui tutti e tutto mi appaiono come degli estranei, ti prego."

"Parto subito con il primo treno e sarò da te domani, cara."

"Grazie." Riattaccai, in realtà non ero stata sincera, avevo paura di me stessa: quel pensiero di fare sesso con Adam mi terrorizzava. Non potevo tradire Alan e non potevo far soffrire mio padre. Quindi avevo deciso di sistemare subito il problema.

Salii le scale e tornai in camera mia. E mi addormentai.

 

Il giorno dopo, mi svegliai felice, mi vestii come sempre, poi andai in bagno e dopo essermi preparata, scesi per la colazione.

Seduti al tavolo c'erano Adam e mio padre, mia madre stava arrivando.

"Oh Catherine, che bella sorpresa" mi disse Adam venendomi in contro. Da gentiluomo mi fece accomodare. 

Dopo essersi seduto mi chiese: "Allora com'è andata?"

Mio padre aveva chiuso il giornale e si era messo ad ascoltare.

"La Scozia è davvero molto bella, la mia galleria è in via d'apertura."

"Capisco e Alan?"

"Io e Alan ci siamo piaciuti."

"Che cosa vuoi dire?" chiese mio padre.

"Ci siamo conosciuti, mi ha parlato molto di sé e della sua zona. Poi abbiamo abitato insieme, ma non prima di fidanzarci."

Tutti i presenti rimasero ammutoliti, a rompere il silenzio fu mio padre: "Si sa sono quelle cotte estive, intanto lui è la."

In quel preciso momento qualcuno suonò alla porta, mi affrettai ad alzarmi e andai ad aprire. Era proprio lui. Lo feci entrare e spogliare del cappotto, infine lo portai in sala.

"Vi presento Alan, sai mio padre stava giusto dicendo, di volerti conoscere."

"Buongiorno, scusate per non avervi avvisato prima, ma quando la tua amata ti chiama nel pieno della notte, bisogna correre. Ed eccomi qui, mia cara" dopo averlo detto mi baciò.

Dopo esserci staccati approfittai del silenzio. "Appena avrò sistemato alcune cose, io e lui torneremo a casa nostra."

"Come sarebbe a dire? Questa è casa tua, non quella con quello scozzese."

"Padre, Alan non è uno scozzese qualunque." Sentii la mano di lui stringere la mia per darmi la forza. "Lui è il tuo futuro genero. Sono maggiorenne so perfettamente cosa sto facendo."

Mia madre interruppe il discorso chiedendo se qualcuno volesse un bicchierino di liquore.

Mio padre e Adam annuirono. Alan invece si accomodò accanto a me, insieme aspettavamo una risposta.

E venne da Adam: "Di’ la verità, stai facendo tutto questo, solo perché ho scelto di stare con Thomas."

Mi sentii umiliata, mi stavo per alzare e rispondere ma intervenne Alan: "Ma come ti permetti! Chiedile scusa."

Intervenni: "Tu Adam ami mio padre. Sì è vero, la prima volta che me l'hai detto mi sono sentita ferita. Ma poi con il tempo e soprattutto grazie ad Alan, ho capito che era una semplice cotta estiva ed è passata."

Adam non disse nulla, mio padre era più sollevato.

Io feci colazione e poi avrei portato Alan a visitare i luoghi dei miei dipinti...



Angolo dell'autrice:

 il telefono degli anni 50: generalmente era di colore nero, con cornetta e con al suo centro una rotella con su scritto i numeri che andavano dall'uno allo zero. Per comporre un numero si ci metteva davvero molto tempo, bastava infilare ogni volta il dito nel buco dove c'era il numero e girare fino a quando no si sentiva un drin e ripetere il gesto per ogni numero finché non si era digitato il numeror telefonico completo.Io lo so perché i miei nonni materni  lo usavano.

Il centralino: in Inghilterra si chiamava lei o lui per chiamare altri paesi, in quanto c'erano diversi prefissi e diversi costi. Mi sono documentata.

In questo capitolo Alan alla fine chiamato da una turbata Catherine decide di andare da lei.
Mentre Catherine è ancora un bel po' confusa per ciò che prova realmente per Adam...
Voi cosa ne pensate? Ringrazio chi recensisce :*
A presto! Fuji.

 
 
  
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