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Autore: Irene_Violet    11/11/2019    0 recensioni
[Song-fic]
Junko in uno scatto d'improvvisa generosità, invita Makoto Naegi ad una cena luculliana, permettendo alla sorella Mukuro di assisterla come cameriera. In realtà è tutta una facciata per coinvolgere la gemella e l'ignaro ragazzo in uno spettacolo canoro improvvisato, il cui unico scopo è divertire la liceale tenendola occupata per qualche tempo.
Genere: Commedia, Song-fic | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Enoshima Junko/Monokuma, Ikusaba Mukuro, Kirigiri Kyouko, Naegi Makoto
Note: Nonsense | Avvertimenti: nessuno
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L'Angolo dell'Autrice:
Benvenuti in questa breve One Short sulle note di questa canzone dei Vocaloid!
La stavo ascoltando per l'ennasima volta ieri sera ed in un attimo di "follia", mi sono immaginata gli eventi descritti, che spero possano risultare simpatici.
Volevo scrivere da un po' una Fanfiction anche breve dal punto di vista di Mukuro, ma non avevo idee decenti, quindi quando mi è saltato in mente questo scenario, ho fatto che approfittarne.
Spero non ci siano gandi errori di battitura, in caso mi scuso in anticipo! Questo spaccato si insersce temporalmente, nell'anno pacifico vissuto dalla 78
ª classe.  Vi auguro buona Lettura! 
- Irene Violet
.


 

Canzone: Shiroi Yuki no Princess wa... (The snow white princess is...)
Artista: Miku Hatsune
Versione consigliata: MEIKO
Traduzione Italiana non ad opera dell'autrice di questa One Shot.

 



Shiroi Yuki no Princess wa… (Enoshima Junko ver.)
 

P.o.V. Ikusaba Mukuro

“Come dire… non è come me l’aspettavo… Quando hai detto che avresti invitato Naegi-kun a cena…”

La soldatessa porse un piatto con del filetto di manzo pregiato, sul tavolo di fronte al ragazzo dai capelli castani, senza mostrare alcuna espressione particolare in viso, per poi pronunciare un semplice - «Ecco a te...»

«G-Grazie mille Ikusaba-san...» - ribatté lui, rivolgendole uno dei suoi migliori sorrisi.

Mukuro sentì il cuore rimbalzarle nel petto con violenza, come se un proiettile avesse appena colpito la sua cassa toracica per poi tornare indietro dopo l’urto conficcandosi nel muscolo. Riuscì ad avvertire che stava arrossendo quindi si voltò di scatto, verso la parete, dandogli le spalle prima di rispondere.

«Non c’è di che...»

La ragazza dai capelli corti, vestita da cameriera, si allontanò a sguardo basso dirigendosi verso la cucina e nascondendosi dietro al primo angolo disponibile, per poter tornare a regolare il respiro.

“Quando hai proposto l’idea, non mi avevi detto che avrei dovuto servirlo, Junko-chan! Insomma… è… è terribilmente imbarazzante!!”

Una volta che la ragazza ebbe riacquistato un minimo il controllo di sé, benché avesse fatto del suo meglio per non dare a vedere tutta l’agitazione che aveva in corpo, sobbalzò nel sentire di nuovo la voce di Makoto, il quale attirò l’attenzione della sua gemella, in maniera un po’ titubante. Mukuro, si sporse leggermente per poter assistere alla scena, dopotutto non le era stato ordinato di rimanere piantata in cucina per tutto il tempo:

«E-Ecco… Enoshima-san...» - cominciò a parlare Naegi, rivolgendo lo sguardo alla modella.

«Mh? Cosa c’è?» - chiese la bionda, mentre in maniera distratta, cercava di infilzare non riuscendoci, un pezzetto di carne rimasto al centro del piatto.

 

Poteva sembrare un atteggiamento strano da tenere, ma la soldatessa comprese esattamente cosa la gemella stesse facendo. Si divertiva a mancare di proposito l’ultimo boccone, simulando una serie di pugnalate contro la superficie del piatto. Quando avrebbe deciso di mangiare finalmente quel pezzetto rimasto, ciò avrebbe sancito la fine della sopravvivenza di quel delizioso taglio di carne e la sua vittoria. Non era molto diverso da quando tentava di pugnalarla frontalmente, mentre erano da sole insomma. Junko si stava solo tenendo occupata, tutto qui. Lei ci era abituata, ma chissà cosa avrebbe pensato il Super Fortunato Liceale. Che avesse intenzione di chiederle di smettere di produrre quel fastidioso tintinnio generato dall’acciaio che impatta sul piano in ceramica? La ragazza con le lentiggini sgranò gli occhi, pronta a scattare, terrorizzata dal fatto che la gemella potesse scagliare la forchetta in direzione del loro ignaro compagno di classe, in un momento di noia.

«Va davvero bene… insomma far uscire tutti questi piatti in più dalla cucina? Hai detto che Ikusaba-san ha già cenato, perciò non sarà un po’ troppo per noi due?»

Una bugia bella e buona che il rumore dello stomaco della corvina, si permise di dissentire. In realtà stava letteralmente morendo di fame, ma in quanto mercenario addestrato, era in grado di sopportare anche giorni interi senza cibo, quindi non se ne lamentò. Junko per altro aveva evitato di dare spiegazioni: i piatti che lei serviva erano stati fatti preparare tutti da un ristorante stellato ed erano rimasti al calduccio nel forno. Sembravano opera di uno chef, perché lo erano davvero ed erano caldi, perché si era premurata di mantenerli tali. In definitiva, non importava quanti piatti uscissero dalla cucina, perché non c’era nessuno ai fornelli. Piuttosto la sua attenzione venne attirata dal dubbio di Naegi. Trovò carino da parte sua preoccuparsi di una cosa simile e chissà, forse se sua sorella non avesse mentito, avrebbe potuto condividere quella splendida tavola con lui. Scosse la testa capendo quale pensiero assurdo aveva appena formulato, tornando ad osservare diligentemente la scena.

«Non preoccuparti, non preoccuparti! Mangia pure tutto quello che vuoi! Te l’ho detto, oggi sei il mio ospite d’onore Naegi-kun, quindi non fare complimenti!» - lo rassicurò Junko, mostrandosi come sempre, perfetta nel suo sorriso e nei modi di porsi, come nello sventolare la mano per aria quasi a scacciare via quelle parole.

«B-Bé, se insisti approfitterò dell’offerta… Però… “Ospite d’onore”...  per quale occasione?» - Naegi si portò il braccio sinistro alla nuca, un po’ a disagio, per poi prendere coltello e forchetta, tagliare la carne ed assaggiarne un pezzetto - «Oh! E’ squisita!».

«Eheh non te lo dico~ Sarà una sorpresa ♪» - ridacchiò la modella - «Vero?! Non pensare a niente. Mangia a sazietà!»

Junko infilzò finalmente l’ultimo boccone, proprio mentre esortava il ragazzo, quando ebbe finito posò la forchetta, da un lato, pose i gomiti sul tavolo ed il mento tra le mani, osservando Naegi assaporare il suo piatto, con l’aria soddisfatta di chi ha elaborato una strategia astuta e l’ha messa in atto alla perfezione. Per qualche ragione Mukuro si sentì percorrere la schiena da un forte brivido. Sussulto poco dopo, quando notò le labbra della bionda incresparsi in un sorriso diabolico, e Naegi pronunciare un debole:

«E… Eh?»

Il ragazzo, poco dopo, si inclinò verso destra, minacciando di cadere rovinosamente al suolo, battendo la testa. Mukuro dunque in un movimento degno di un soldato ben addestrato, corse verso di lui, riuscendolo ad afferrare appena in tempo e rimettendolo con la schiena contro lo il legno della sedia.

“Appena in tempo” - pensò la ragazza, per poi alzare lo sguardo verso la modella, mostrandosi parecchio confusa - «Junko-chan, che cosa significa?»

Mukuro controllò subito che le pulsazioni di Naegi fossero regolari: stava bene a quanto pare stava solo dormendo in maniera profonda, cosa che la fece sospirare di sollievo  Intanto Junko stirò le braccia verso l’alto tra alcuni gemiti, per poi alzarsi dalla sedia.

«Era ora, non c’è la facevo più! Certo, che è più resistente di quanto sembri, questo tipo... Ed io che credevo sarebbe svenuto prima a causa del tuo alito rancido... » - sorrise la ragazza mettendosi le mani sui fianchi - «Molto bene Onēchan, prendilo in spalla e portalo di sopra! Il divertimento è appena iniziato! Pupupupu!»

Senza degnare la sorella maggiore di una risposta al suo interrogativo, la bionda prese le scale ridacchiando e ripetendo “sarà emozionante”, “sarà eccitante”.

.«Huh? “Portarlo”? Eeh?»

Mukuro dette uno sguardo al volto addormentato di Naegi, arrossendo appena e prendendolo in braccio, facendo attenzione. Non era poi troppo pesante per essere un ragazzo. Era anche vero che non aveva il fisico sportivo o i muscoli allenati in confronto a lei, riuscì dunque a trasportarlo senza problemi su per la scala, avviandosi verso la prima porta visibile dal corridoio, la quale era spalancata e da cui proveniva la luce artificiale di una lampada a luce calda.

«Oh? Hime-sama dakko ka? Piuttosto azzeccato. Vedo che cominci a capire! Allora non sei proprio ottusa come un maiale quando vuoi!»

Una volta lì, arrossì al “complimento” della gemella, nonostante non stesse realmente capendo cosa avesse in mente; ciò che le si presentò di fronte era una stanza da letto, molto semplice dalle pareti verde acqua, un grande armadio, uno specchio, le tende bianche… lo sguardo del Super Soldato Liceale, però fu catturato da qualcosa posto sopra il letto che non avrebbe dovuto esserci:

«U-Una Bara?» - trasalì nel comprendere cosa fosse quell'oggetto, bianco come il latte, posto sulla superficie del giaciglio a coperchio aperto e riempita di gigli bianchi.

«Esatto! Metticelo dentro, per favore» - rispose come se fosse la cosa più naturale del mondo, mentre Mukuro invece si chiedeva dove diavolo l’avesse trovata e cosa volesse farci.

«V-Va bene, ma perché?» - domandò sempre meno convinta di qualsiasi cosa passasse per la testa dell’analista.

«Non lamentarti per ogni cosa, brutta racchia! Lo capirai quando sarà il momento!!» - rispose Enoshima con la sua solita arroganza, impegnata a frugare nell'armadio, dal quale tirò fuori un vestitino dal corpetto giallo, le maniche blu e la gonna rossa - «Ah, già, ma prima mettigli questo addosso!» - disse tirandolo verso Mukuro, con un sorrisetto ironico.

La quale se lo ritrovò in testa, dal momento che non aveva messo ancora giù il povero Makoto, beatamente addormentato. Fu per forza di cose costretta a porlo nel feretro per capire cosa fosse l’indumento lanciatole e quando ebbe davanti l’abito, sgranò gli occhi perplessa, per poi spostare lo sguardo verso il ragazzo. Presumendo volesse che quell'abito fosse indossato da Naegi e non da lei, si rivolse a sua sorella, per chiarire come comportarsi.

«Per caso… devo togliergli i vestiti?»

«Sarebbe divertente, ma è anche una perdita di tempo, mettiglielo e basta. Fa pure come se fosse un bambolotto. Ha ingerito talmente tanto sonnifero che dubito sentirà qualcosa...»

Un altro sospiro di sollievo. Mukuro dunque aprì il retro dell’abito e cercò di farlo indossare al giovane privo di sensi, con una certa difficoltà, perché timorosa di fargli del male. Quando ebbe finito, si passò una mano sulla fronte, sistemando il ragazzo all'interno del feretro, ricoprendone il corpo di gigli. Nel frattempo Junko aveva estratto qualcosa dalla tasca della giacchetta, posizionandola sul comodino con su un biglietto. Mukuro incuriosita si allungò per vedere di cosa si trattasse, ma ricevette una forte pacca sul sedere che la fece sobbalzare di dolore, costringendola a tornare sull'attenti.

«Quindi, hai finito?» - domandò Junko sporgendosi verso di lei.  Annuì guardando il risultato della sua opera - «Bene, bene… ora prendi!» - disse porgendole uno spartito foderato, con il suo solito sorriso maniacale in volto - «Possiamo cominciare.»

“Huh?” - Mukuro osservò il libricino foderato che aveva riportato il testo di una canzone - “... “Shiroi Yuki no Princess wa”...?"

La ragazza dai codini voluminosi, così dicendo tirò fuori un piccolo lettore mp3 dalla tasca, premendo su “Play”, una melodia dal ritmo scandito cominciò ad essere udibile per tutte le stanze della casa a due piani. Probabilmente Junko aveva disseminato il posto di piccole casse. Quando ci fu l’attacco, la bionda si pose davanti allo specchio presente all'interno della stanza da letto e cominciò ad esibirsi in una performance canora. Doveva essere la fissazione del momento della Super Disperazione Liceale.

♪♫ Specchio, specchio, o signor specchio…
Non dire più che sono la più bella del reame.
Gli sguardi della gente, pungenti come spine …

Si chiudono su di me! ♪♫

La voce melodiosa appartenente ad Enoshima Junko, rimbombò per tutta la casa, esattamente come la base musicale. Nel mentre, Mukuro la vide pavoneggiarsi davanti allo specchio nel cantare quei versi per poi voltarsi ed incamminarsi verso la bara dove Naegi stava riposando.

♪♫ Quella ragazza gentile, con perfetta ospitalità, mi ha offerto una cena magnifica.
Piano piano, mentre mangiavo, ha mostrato un ghigno ♪♫

Mukuro sobbalzò ora capiva cosa intendesse la sorella minore e perché Makoto avesse dovuto indossare un abito. La ragazza che non voleva essere considerata carina era lui, mentre Junko recitava la parte della persona che aveva offerto la cena alla povera malcapitata.

♪♫ Mentre la mia coscienza ,aah~
Inizia a sbiadire~

Ho visto il sogno di una favola letta in passato.
Il tempo si è fermato ♪♫

Al nuovo attacco della musica, Junko si voltò verso Mukuro, la quale trasalì e tenendo lo spartito di fronte sé, attese fremendo, era ovvio le stesse chiedendo di cantare quando le avrebbe dato il segnale.Non che fosse brava, non era sicuramente al suo livello, Junko sapeva fare ogni cosa alla perfezione, mentre il suo migliore talento era combattere… eppure per la sua sorellina avrebbe cantato, al meglio delle sue possibilità.

♪♫  Ti prego… ♪♫

La bionda mosse il braccio destro all'insù e la corvina abbassò subito gli occhi sullo spartito cominciando a cantare, dal verso successivo.

♪♪ ...vorrei che mi svegliassi con un bacio
Portami via da questa bara bianca in mi sono addormentata! ♫♫

Mukuro teneva d’occhio con brevi sguardi i movimenti della sorella, non volendo rischiare di cantarle sopra. SI sarebbe sicuramente arrabbiata ed avrebbe rovinato l’atmosfera. Junko sembrava divertirsi, infatti si volse verso la bara, percorrendo il bordo di essa con le dita, in corrispondenza del testo della canzone.

♪♪ L’odio che mi penetra,  è come quelle cose che accadono nei telefilm ♫♫

La bionda unì le mani tra loro avvicinandole al volto, in atto patetico.

♪♪ Ma nonostante preghi…

Tu, mio principe, non sei ancora qui...♫♫

Concluso questo verso, Junko dette un ultimo sguardo a Naegi, fermando la musica, spegnendo la luce della stanza, per poi incamminarsi fuori da essa, giù per le scale tornando in sala da pranzo come se nulla fosse successo. Mukuro la seguì  con aria perplessa. Aveva capito bene o male cosa stesse facendo, però aveva ancora parecchi punti oscuri.

Uno dei tanti era: “Chi avrebbe interpretato il ruolo del Principe?”.

Lei era una voce corale utile a dare risalto alla graziosa performance della gemella, per cui escluse a priori la possibilità che la cosa la riguardasse; anche se lo riteneva un peccato, visto che si sarebbe trattato di risvegliare “la principessa” con un bacio. Sapeva che Junko non lo avrebbe fatto… allora chi?

«Senti Junko-chan… per caso...»

La bionda prese dalla borsa voluminosa che aveva con sé, ed aveva appeso alla propria sedia, un computer portatile, sedendosi su di una sedia a gambe accavallate, sorridendo divertita. Lo schermo mostrava una serie di telecamere differenti, piazzate in diverse stanze della casa e all'ingresso. Dunque erano state installate anche telecamere di video sorveglianza oltre a microfoni e casse; cosa di cui la soldatessa era completamente all’oscuro. Dopotutto quella lussuosa casa a due piani non era di loro proprietà, Junko aveva dichiarato di “averla chiesta in prestito”, quindi le venne da pensare che tutto quel equipaggiamento, stanza munita di cassa da morto inclusa, fossero di proprietà di qualcun altro. Il che non rendeva la cosa meno strana o inquietante. La Super Analista Liceale, fece sfrecciare lo sguardo da una telecamera all’altra, in quel momento Mukuro notò che alcune immagini non riguardavano solo la casa, ma anche il perimetro esterno ad esse, ed un ombra pareva stare recandosi proprio in quella direzione. Significava che presto avrebbero avuto visite, dato che la villetta affacciava su di una strada secondaria, per cui bisognava prendere uno specifico percorso, in modo da entrare nella proprietà, superando il muretto di recinzione, chiuso da cancelletto che sbarrava l’accesso.

«Il nostro principe azzurro sta arrivando! Non vedo l’ora, non vedo l’ora!» - commentò con una vocetta particolare Junko piroettando su sè stessa e tenendo d’occhio i monitor.

«Prin...cipe?»

Mukuro si sforzò di aguzzare la vista, ma la strada poco illuminata le impediva di capire di chi si trattasse.

«Bene! E’ giunto il momento di attivare l’artiglieria...» - annunciò energicamente la modella, premendo poi sulla tastiera un comando particolare.

«Come l’artiglieria? Eh? EH?!»

Non le era stato riferito che avrebbe dovuto combattere, dunque non aveva molte armi a portata di mano se non qualche coltello ed una pistola di supporto con munizioni,  prese lo zainetto ma prima che potesse tirar fuori qualsiasi cosa, Junko la fermò costringendola a sedersi al suo posto.

«Tsk! Non tu Onēchan! Sto parlando di uno degli ultimi modelli dei prototipi del Towa Group… I Mononani!» - sorrise entusiasta la ragazza, spalancando le braccia verso il soffitto.

Guardando attraverso uno dei monitor che teneva inquadrato il giardino anteriore dell’abitazione, vide che i nanetti posti come decorazione, improvvisamente cominciarono ad emettere del fumo, poi si separarono dal terreno, rivelando dei robot bicolore e con un occhio rosso di forma tonda. Non avevano dimensioni eccessive, ma erano una mezza dozzina – sette in tutto – e per giunta armati con trivelle, lame rotanti ed addirittura lanciafiamme! Mukuro si chiese se fossero necessari contro una singola persona. Era tanto pericolosa da richiedere un tale benvenuto? Non poteva fronteggiarne  la minaccia da sola?

Prima che potesse anche solo porre una delle domande che le frullavano in testa, Junko fece ripartire la musica, quindi Mukuro dovette stare ancora una volta allerta per poter rimanere al passo con lei.

♪♫ Specchio, specchio, o signor specchio…
Solo con lo stringere della cravatta o un saluto sulla guancia…
Ho aizzato gli sguardi gelosi delle altre… ♪♫

“Ha attirato… gli sguardi… delle “altre”? Naegi-kun...?”

Trattandosi di Naegi, Mukuro intuì a cosa la sorellina si stesse riferendo: non a lui personalmente, ma a Maizono Sayaka. Lei ed il Liceale Fortunato si conoscevano dai tempi delle scuole medie, senza contare che la ragazza era una idol famosa, dunque come per quello di Junko il suo comportamento non passava inosservato. Mukuro stessa era spesso intenta a tenere d’occhio i suoi modi di fare molto confidenziali nei confronti del loro compagno di classe. In effetti, si poteva dire di essere un po’ gelosa. Però… le venne in mente che la descrizione del testo non sembrava indicare proprio Maizono.

“Già… allora vediamo, chi porta la cravatta oltre a Junko-chan nella nostra classe?”

Mukuro si concentrò per bene, pur essendo una cosa che si trovava sotto gli occhi molto spesso, doveva ammettere di non badare troppo agli abiti indossati di solito dalle sue compagne.Maizono, Fukawa, Asahina, Ōgami, Fujisaki… nessuna di loro indossava una divisa comprendente una cravatta. Esclusa Junko, restavano solo Celestia, la quale però non sembrava affatto interessata a Naegi – “in quel senso” – semmai lei era più propensa a maltrattare Yamada, ed infine  Kirigiri…

Kirigiri Kyōko?

La sua divisa comprendeva una cravatta arancione, era un fatto… però…
Lei non sembrava…

Il segnale da parte di Junko la riportò sulla terra in un baleno:

♪♪ I Sette nani erano lì. Ma hanno ignorato le mie richieste di aiuto.
Piano piano, hanno avvolto le mani sul mio collo con un ghigno. ♫♫

Nel mentre, Mukuro vide i robot muovere qualche passo verso una figura indistinta, all'improvviso diverse scintille si diffusero dai Monokuma tondeggianti, i quali caddero al suolo, pochi istanti dopo la telecamera che trasmetteva le immagini smise di funzionare, lasciando quel quadratino percorso dalla scritta "No signal". Mukuro ipotizzò che chiunque fosse, avesse attivato gli spruzzatori del giardino, per far andare in cortocircuito i dispositivi posti a guardia dell'ingresso, evidentemente non impermeabili. Avrebbe voluto dirlo a Junko, ma quella le fece segno di “Stop”, con la mano e la soldatessa per poco non si morse la lingua pur di accontentarla. Mentre dall'esterno le parve di sentire quelle che parevano essere esplosioni. Tuttavia Mukuro tentò di non dar peso a tutto ciò, per non rovinare l'esibizione della  bionda, cui proseguì da sola la strofa seguente:

♪♫ Senza poter asciugare~
Una singola lacrima~
Non riesco più a controllare il fiato…

Il campo visivo si annebbia… ♪♫

Quasi come se richiamata dall'espressione triste messa su dalla  direttrice di quella esibizione. La porta principale della villa si aprì e seppure soffocati dalla musica ad alto volume alla soldatessa parve di udire dei passi sulle piastrelle del pavimento. Non ebbe alcun modo di accertarsene, poiché con un fluido movimento del braccio destro, Junko la indicò, dunque riprese a cantare, anche se teneva più d’occhio il corridoio che portava verso la scala che lo spartito.

♪♫ Sto scomparendo da questo mondo.
Per cui arriva in fretta, ti prego!
Non chiedermi perché, non so risponderti ♪♫

Quasi fosse stato accordato, Mukuro sgranò gli occhi per la sorpresa, quando vide passare per il corridoio, la figura chiara come il sole della Super Investigatrice Liceale. Nello stesso momento, però poco prima che questa potesse incrociare il suo sguardo, Mukuro venne strattonata per una gamba e portata sotto il tavolo del salone, dalla parte opposta dove si trovava poco prima. La musica attutì il suo tonfo; capì che non doveva essere vista, anche se non poteva garantire che l’occhio acuto della detective non l’avesse scorta anche solo per un secondo. A discapito della mossa azzardata e pericolosa, Junko con la propria borsa a tracolla, non smise per un istante di cantare, per cui anche Ikusaba, malgrado lo spavento, fece quel che poteva per non sbagliare neppure una nota.

♪♫ Ho ricevuto sempre più odio che amore…
Se aspetto ancora un altro po’, scomparirò davvero~ ♪♫

Come a non smentire il suo ruolo, Kirigiri non si precipitò subito al piano superiore. Ispezionò prima l’ingresso, poi si diresse verso il salotto – diametralmente opposto rispetto alla sala da pranzo in cui si trovavano –  a quel punto, quando la sala da pranzo fu fuori dal suo e di conseguenza anche dal loro campo visivo, le due sorelle si mossero verso quella che era l’uscita di servizio per i dipendenti. Si diressero verso la cucina, muovendosi a carponi sul pavimento, soprattutto a causa dei tacchi alti indossati dalla bionda, che avrebbero attirato subito l’attenzione della detective, se avesse cominciato a correre, indossandoli. Quando furono giunti in cucina, Junko le dette nuovamente il segnale per cantare insieme a lei. Dunque la soldatessa, strisciando portandosi dietro lo spartito, la assecondò facendole da controcanto.

♪♪ Il suono~
Della mia vita spezzata~
Come la ragazza che mangiò la mela avvelenata…
E cadde addormentata ♫♫

Riuscirono a raggiungere così la porta sul retro, ed a mettersi al sicuro sul morbido terreno del giardino. Junko si lamentò a bassa voce che questo avrebbe rovinato i suoi tacchi, però era l’unico modo per non venire scoperti dalla “mina vagante” piombata in quella casa. Una volta in piedi Mukuro si spolverò i vestiti più per abitudine che per necessità e non appena si voltò nei confronti della sorella per poterle domandare il da farsi, questa le mise un auricolare nell'orecchio sinistro e le attaccò allo spartito un microfono adesivo facendole segno di riprendere a intonare il brano.

♪♫ Ti prego, vorrei che mi svegliassi con un bacio.
La voce del mio cuore non riesce a raggiungerti?
Sali le scale, ti basterà aprire quell'unica porta…
E mi avrai trovata. Aah! ♪♫

Dopo quella parte da solista, Mukuro alzò lo sguardo verso la finestra della stanza in cui Makoto era rimasto, solo e privo di sensi, notando la luce accendersi di colpo Proprio in quegli istanti, una saltellante Junko, riprese a dare corpo al tono della sorella, afferrando Mukuro dal colletto della giacca trascinandola verso una limousine che era parcheggiata poco distante – non s’è n’era accorta, poiché distratta dalla faccenda del canto –.

♪♪ Ti prego, vorrei che mi svegliassi con un bacio
Portami via da questa bara bianca in mi sono addormentata!
L’odio che mi penetra,  è come quelle cose che accadono nei telefilm
Ma nonostante preghi…Tu, mio principe, non sei ancora qui… ♫♫

♪♪ Prima che io scompaia…
Completamente... ♫♫

La macchina partì e Junko si riprese auricolare e microfono gettandoli dal finestrino, con un’aria soddisfatta in volto - «Aah~ È stato proprio divertente! Neanche tu sei stata male Onēchan.» - disse dandole una pacca sulla spalla - «Vedrai...» - disse estraendo un coltello a lama seghettata dalla fodera del sedile con cui tentò di colpire la gemella alla testa, fallendo poiché quest'ultima fermò il polso della bionda in corso d’opera, torcendolo e disarmandola il tutto con un incredibile rapidità e delicatezza - «… questo allenamento si tornerà utilissimo in futuro»

«Davvero?» - chiese Mukuro, con un tiepido sorriso.

«Ovvio, disperatamente utile!» - fu la sua replica, condita da un sorriso adorabile dei suoi.

L’espressione di Mukuro si colmò di gioia ed un tenue rossore, all'idea di poter essere di supporto alla sua adorata sorellina, tuttavia, le domande tornarono prepotentemente a farsi avanti soprattutto ora che era tutto finito, dunque azzardò a domandare:

«Dì… Junko-chan… Avrei due domande...»

«Huh?» - la bionda, che apparentemente aveva già sbollito l’euforia di poco prima, le rivolse uno sguardo annoiato.

«Come mai… è arrivata Kirigiri-san all'improvviso? E poi, perché mi hai chiesto di cantare una strofa da sola? Sai, che non sono brava come te in queste cose...»

Timidamente, Mukuro rivolse lo sguardo alla sorella, la quale rispose prima alla seconda domanda. Forse perché per lei era la più “semplice”, oppure perché rispondere in ordine era un’altra cosa che le recava noia.

«Hai ragione… hai una voce simile al suono che fanno le galline quando le si tira il collo… Onēchan...» - parlò in un tono del tutto privo di emozioni, quello che per quella conversazione apparentemente le sembrava il più consono - «Però lo trovavo divertente...»

“Divertente? Io?! Sono riuscita a far divertire Junko-chan!” - ancora una volta l’espressione di Mukuro si illuminò, nonostante Enoshima avesse voltato lo sguardo verso il finestrino e non la stesse degnando di uno sguardo.

La bionda sospirò come se fosse seccata dal dover spiegare il tutto, però proseguì ugualmente - «Con quella strofa le hai indicato dove trovare Naegi… Hai fatto risparmiare energie alla Super Investigatrice Liceale. L’ho fatta chiamare io a proposito, per movimentare le cose. Mah, dovrei complimentarmi con te Onēchan, hai spinto il ragazzo che ti piace direttamente tra le braccia di un’altra donna. Proprio un bel finale alla “...e vissero sempre felici e contenti”... dopotutto sarà il suo volto quello che vedrà appena sveglio...»

Mukuro si pietrificò realizzando che quanto detto da Junko corrispondeva a verità. Aveva lasciato la “principessa” e ed il “principe” da soli in quella casa. Si sentì subito sopraffatta da un’emozione di intensa tristezza. Era stata una sciocca a non pensarci. La sua espressione sconvolta, riflessa sul vetro della limousine, fece però sorridere Junko.

«Eh sì, un Happy Ending, bello da disperarsi! ♪»

«J...Junko-chan...»

Suo malgrado la soldatessa piagnucolò venendo insultata come al solito dalla propria gemella, per l’aspetto “orrendo” che avesse il suo volto rigato dalle lacrime. Innescando quel circolo vizioso, proprio del loro rapporto.





P.o.V Naegi Makoto

Il buio aveva avvolto completamente i sensi di Naegi, senza alcun tipo di preavviso. Prima le palpebre, poi l’intero corpo. Ogni cosa si era fatta pesante. L’ultima cosa che ricordava, era la forchetta con su un boccone pronto per essere mangiato.

Un dolce odore, stuzzicò il naso del ragazzo, sembrava profumo di fiori. Era un buon odore, lo faceva sentire così bene. Anche se non capiva bene a quale fiore appartenesse, era davvero inebriante.

«N…gi…n»

al di là dello stordimento, però gli parve di udire qualcosa, anche se proveniente da molto lontano.

«Rie...a … ntirmi?»

“Cosa? Non…. non capisco…? Cosa… stai cercando di dirmi?”

«Nae…-kun… Sve…ti... »

“Qualcuno… sembra star chiamando il mio nome… Chi sei?”

«Naegi-kun! Apri gli occhi!» - di colpo la voce si fece più chiara. Makoto allora capì, se quella voce lo stava chiamando allora doveva raggiungerla - «Naegi-kun!!»

Anche se a fatica, finalmente le palpebre del Super Liceale Fortunato si spalancarono. In primo luogo vide tutto appannato, ma era sicuro ci fosse qualcuno accanto a lui. Qualcuno di familiare. Era quella persona che lo stava chiamando? La figura sfocata, secondo dopo secondo cominciò a definirsi. Liberò un sospiro dalle labbra, e parlo ancora una volta, mentre Naegi ancora stava cercando di arrivare a definire la sua identità attraverso lo sguardo. Lunghi capelli bianco-violacei con una solitaria treccia da un lato, occhi color lavanda, pelle bianca come le neve, guanti neri come l’ebano…

«Finalmente ti sei ripreso… stavo cominciando a chiedermi se non fosse il caso di chiamare un'ambulanza» - disse la figura, il cui tono pacato risuonava ora chiaro in ogni aspetto - «E pensare che ti chiamano il “Super Liceale Fortunato”, forse dovrebbero modificare un po’ il tuo titolo… non credi anche tu?»

“Eh?... Ki…”

L’espressione quasi asettica della ragazza, subì un lieve cambiamento, un sorriso appena accennato. Ironico, quasi di scherno. Un sorriso davvero carino, ma che avrebbe giurato, di aver visto solo un paio di volte, comparire come per magia su quel volto perennemente serio ed immerso in chissà quali riflessioni. Non appena elaborati tutti quei tratti, riuniti in un’unica figura, il corpo del ragazzo, si pose a sedere di scatto, quasi senza accorgersene, in un gesto automatico.

«K-Kirigiri-san?» - domandò confuso il castano, per poi aggiungere un secondo interrogativo in coda al primo - «Cosa ci fai tu qui?»

«Ho ricevuto una richiesta anonima di lavoro,  che mi chiedeva di venire a questo indirizzo, a quest’ora della sera. Certo non mi sarei mai immaginata di trovarmi di fronte una situazione del genere.» - con uno sguardo la ragazza gli suggerì di dare un occhiata al suo stato, piuttosto che domandare il perché della sua presenza.

Guardandosi attorno piuttosto stordito, notò tre particolari che non avevano senso: indossava un vestito, era ricoperto da gigli bianchi, ed era seduto all'interno di una bara.

«E-EH? Che...che roba è? Cosa mi è successo?! Perché sono in una bara?!»

«Calmati… probabilmente i due responsabili ti hanno somministrato un potente sonnifero mischiato al cibo e quando hai perso i sensi, ti hanno portato in questa stanza e messo nella bara. Forse volevano solo giocarti un brutto scherzo.» - suppose Kyōko aspettandosi una conferma o una smentita dai comportamenti del ragazzo.

«Come fai… a saperlo?» - domandò Makoto con aria sorpresa.

Aveva indirettamente confermato la deduzione della detective del fatto che fossero in due, assieme a Naegi in quella casa.

«È facile» - rispose la ragazza - «La sala da pranzo era apparecchiata per due. Il che significa che oltre a te, doveva esserci una seconda persona. Un piatto era praticamente pulito, mentre in uno c’era del filetto di manzo fresco, immagino che questo fosse il tuo piatto, no? Ora, in cucina ho trovato il forno ancora tiepido e diverse vivande poste sul piano. Ammesso che la persona che ti ha invitato qui, si preoccupasse anche di portare i piatti in tavola, dovrebbero esserci almeno due piatti non del tutto finiti, visto che l’altra persona avrebbe dovuto controllare anche l’andamento dei piatti messi a riscaldare. Invece il forno era rimasto acceso, mentre un piatto era vuoto...» - fece una piccola pausa - «Per cui doveva esserci una seconda persona che si preoccupava di far uscire i piatti caldi dalla cucina; inoltre per soli due individui, c’era fin troppo cibo...»

Makoto si stupì, anche se non avrebbe dovuto, della congettura fatta dalla detective sulla semplice base di porzioni e piatti posti in tavola.

«Devono essere per forza tuoi conoscenti, altrimenti non saresti finito in un posto così isolato per cenare assieme a qualcuno.»

Stette in silenzio, ma naturalmente aveva compreso che si trattava di una richiesta di chiarimento: “Chi ti ha portato qui?”

«In effetti… Enoshima-san e Ikusaba-san… c’erano loro due con me. Mi hanno offerto la cena, dicendo di avere una sorpresa per me; ma a quanto pare, sono cascato in un bel tranello...» - rise, ma si sentiva piuttosto strano all’idea che due delle sue compagne fossero le artefici di quel quadretto assurdo.

«Capisco...» - rispose Kyōko, a braccia incrociate spostandosi dai pressi della bara. Di sicuro le stava frullando altro per la testa, collegamenti e deduzioni a cui lui sarebbe arrivato difficilmente in poco tempo; senza perdere la sua compostezza, Kirigiri affermò - «Sembra che loro due però non ci siano. Ad ogni modo la possibilità che sia stata davvero una loro idea, resta un eventualità plausibile, dato che lo affermi con tanta sicurezza...» - con ciò l’investigatrice prese qualcosa dal comodino posto di fianco al letto, una sorta di boccetta, per poi spostarsi in direzione della porta della stanza - «Credo sia meglio se ti sbarazzi di quell'abito, ti aspetto al piano inferiore.»

Quasi come se gli avesse letto nel pensiero, in merito Naegi sospirò, per poi annuire; dandosi ancora una volta una rapida occhiata, per poi darsi dunque una mossa e ricomporsi. Nello scendere per raggiungere la compagna di classe al piano di sotto, Naegi si grattò la testa scompigliandosi leggermente i capelli castani.

Non aveva tutti i torti…  Dov'era la sua fortuna, nell'essere stato narcotizzati, per ritrovarsi ad uscire da un feretro in legno bianco, con indosso un abito da principessa e per lo più con tremendo mal di stomaco? Quello per lui era davvero un bel mistero che sarebbe rimasto insoluto.

 
   
 
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