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Autore: Dihanabi    11/11/2019    1 recensioni
What if de 'Il conquistatore di Shamballa'
-Tornano a fargli visita nei momenti più inaspettati, quelle memorie.
Di tanto in tanto, come il dolore al braccio e alla gamba: un castigo per i suoi errori e una condanna per i suoi peccati.-
Accenni Elric x Heiderich
Genere: Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Alphons Heiderich, Edward Elric
Note: Missing Moments, Movieverse, What if? | Avvertimenti: nessuno
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Silenzio, intorno: solo, alle ventate,
odi lontano, da giardini ed orti,
di foglie un cader fragile. È l’estate,
fredda, dei morti.

(G.Pascoli; Novembre)




Capitolo Primo – Il vento porta

Primo Novembre


La terra è stanca a Novembre. Il vento travolgente spazza via la rabbia di ogni singolo giorno, e, con essa, le foglie dai mille colori.

Edward chiude gli occhi, bloccando l’immagine di Monaco e dando spazio al momento sfocato che si sta formando nella sua mente: è la risata di un bambino.

Alphonse, il piccolo Alphonse di appena sette anni, rideva spensierato. Due succhi di frutta e un dolce fatto in casa sul tavolo in legno. Accanto un libro di alchimia di un padre che avevano conosciuto appena.

 

Il sole faceva in fretta la sua ascesa, quasi precipitoso di lasciar spazio all’altra stagione. Nel farlo, però, dava prova della sua immensa grandezza, tingendo d’arancio i ciuffi d’erba e le pagine del libro.

 

Gli occhi di Alphonse, più scuri dei suoi, si socchiudevano alla luce accecante che rendeva luminose le ciglia dorate.

 

Le foglie cremisi volteggiavano sulle loro teste, disperdendosi al tocco più leggero del vento e sparpagliandosi tra i ciuffi d’erba di un verde intenso.

 

 

Il luogo dove lui e Alphonse erano cresciuti è un piccolo villaggio chiamato Resenbool, situato ad est di Central City, nello Stato di Amestris.

Durante la stagione autunnale i vasti campi apparentemente senza fine e forse privi di alcuna bellezza venivano dipinti di varie gradazioni di giallo, arancio e rosso, tanto da tramutare quel banale paesaggio nel dipinto di un impressionista.

 

Il piccolo Edward correva tra l’erba alta, in un movimento affrettato e turbato. Solo quando vide una figura di spalle, rannicchiata su se stessa innanzi al fiume, riusci a tirare un respiro di sollievo.

Si ricompose, attendendo che il respiro tornasse normale. Si avvicinò e parlò ad alta voce per sovrastare lo scrosciare insistente dell’acqua.


Andiamo a casa, Al.”



Il suono viene inghiottito dall’acqua come il più insignificante dei sussulti, spezzato e assorbito da un mondo che non gli appartiene. Il vento incalzante gela la città di Monaco sin nelle sue viscere e Edward, con un flebile lamento, viene bruscamente riportato alla realtà.


Edward-san?”. La voce è tanto familiare da far male.

Si volta di scatto, un’espressione indecifrabile sul viso.

Si ritrova, ancora una volta, a cercare in quegli occhi blu il ricordo di qualcosa di lontano, qualcosa di dorato.

Allunga appena una mano, in un gesto istintivo. Alphonse lo osserva con un cipiglio confuso.

Lo guarda spesso così: come un qualcosa di diverso, discordante con il resto del mondo, ma allo stesso tempo estremamente affascinante.

Muove un passo verso di lui. Edward lo guarda dritto negli occhi. Eppure, Alphonse realizza, non lo vede davvero.

Tocca gentilmente la mano coperta da un guanto bianco, e se la porta al viso.

Edward non si oppone. Muove appena il pollice sulla guancia eccessivamente pallida. Un sorriso gli curva le labbra. Gli occhi si socchiudono leggermente. Nello sguardo una dolcezza infinita e un amore che, Alphonse ne è consapevole, non è rivolto a lui.

A confermarlo vi è quella solitaria lacrima, che riga il volto di quello che, un tempo, era l’alchimista di acciaio.


Il vento, furioso, spazza via quella lacrima e quel gesto.





Edward appare distante, quella sera del primo di Novembre. I ricordi lo opprimono a tal punto da far apparire il mondo circostante come un’illusione, o, forse, come la giusta punizione ai suoi peccati.

Alphonse gli getta delle occhiate a cui non fa caso, preoccupate in parte, scoraggiate per la maggioranza.

Poi è come se un lampo attraversasse il volto di Edward: questo si rianima d’improvviso, un sorriso dei più teneri si fa largo dispiegando le labbra e gli occhi brillano ancora una volta come ambra. Lo guarda bene, ora. Il sorriso di Edward si allarga ancora quando parla e le ciocche bionde rimbalzano animatamente ad ogni movimento del capo.

Sembra un bambino, si ritrova a pensare Alphonse.


Prepariamo lo stufato!”


Alphonse smette di trafficare per la casa, annuisce con un accenno di sorriso e controlla di avere tutto il necessario.


È sorprendente l’idea della carne e del latte insieme. Lo dico da sempre io! È geniale.” bofonchia Edward, in una mano il cucchiaio appena svuotato dal cibo.

E senti come è buono! Incredibile che il latte possa essere buono!”

Che problema c’è con il latte?” ride Alphonse, ma Edward, ormai, non è più lì con lui. Sul suo volto ancora il residuo del sorriso, ma lo sguardo è distante, lontano da lui e da quel mondo.


Devi bere il latte!” gridò Alphonse.

No!” ribatté immediatamente Edward, pronto a fuggire alla prima occasione.

Rimarrai sempre un tappo se non lo bevi!” strillò ancora più forte Winry.


 

 

 

 

NOTE:

Ringrazio chi è arrivato fin qui senza droppare alla prima riga, se non direttamente alla citazione di Pascoli. Per gli interessati (dubito esistano) informo che io ho già completato la stesura, per un totale di 5 capitoli, e che quindi non vi è nessun rischio che rimanga incompleta. A meno che non mi becca un fulmine in testa nel mentre. Sicuramente verrà pubblicata per intero entro il mese di Novembre.

Spero qualcuno mi lasci un commento così non mi deprimo. (onestà over 9000)

 

Dihanabi


  
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