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Autore: _fioredineve_    15/11/2019    2 recensioni
[…] Una come lei che portava allegria, come un arcobaleno dopo una tempesta.
Una come lei che brillava quanto una stella in una notte scura e paurosa.
Una come lei che aveva saputo cambiargli la vita.
Una come lei che tirava fuori il meglio di uno come lui. […]
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"Storia partecipante al contest "Kaku koto, nante jōnetsu!" indetto dal gruppo Facebook "Parole tra le dita"
Genere: Fluff, Generale, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Lee Shaoran, Li Shaoran, Sakura, Sakura Kinomoto, Syaoran Li
Note: AU, OOC | Avvertimenti: nessuno
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Grazie a lei NdA: le parti in corsivo sono dei ricordi.

Grazie a lei.

Fin da piccolo aveva preso lezioni di piano. Aveva sempre eseguito ogni spartito con estrema minuzia.
Il pianoforte era una delle poche cose in cui era davvero bravo.
In tutto il resto era sempre stato un disastro: a scuola, nella vita, con la famiglia.
L'unica cosa in cui eccelleva era il pianoforte, la musica.
Ogni nota, ogni spartito, ogni vibrazione. Tutto era pura estasi per lui in musica. Lo era sempre stato.
Viveva per essa.
Ma, nonostante fosse un tutt'uno con lei, ad ogni esibizione la odiava: odiava il sentirsi sotto completo stress, odiava sentirsi gli occhi della gente addosso, i bisbigli alle sue spalle all'interno delle quinte. Detestava tutto questo.
O almeno, lo aveva detestato fin quando, lenta e silenziosa, lei non era entrata a far parte della sua vita.
L'aveva conosciuta in una sera di quelle, una di quelle dopo un'esibizione andata male - se non malissimo, secondo i suoi standard.

"Li Syaoran, giusto?" si girò, guardando la ragazza in questione e sistemandosi lo zaino sulla spalla. Era scocciato, voleva solo tornarsene a casa e chiudersi in camera sua per riposare. Lo stress in vista di questa esibizione era stato enorme per lui. Psicologicamente e fisicamente. Aveva dormito e mangiato poco, ma si era allenato tantissimo.
Eppure era arrivato quarto, neanche terzo, ma quarto.
"Sei stato bravissimo, mi hai emozionato tanto" proferì, imbarazzata, mentre gli sorrideva. Quelle parole gli scaldarono l'anima, raramente la gente lo fermava per dirgli cose simili quindi sentirselo dire... aveva avuto un effetto strano. Lo aveva calmato e quella tristezza e rabbia sembravano essere scemati rispetto a prima.
"G-grazie" rispose solamente, in imbarazzo quanto lei, abbassando il capo.
Non si era mai sentito così, prima d'ora.
"Grazie a te, spero di rivederti presto, alla prossima esibizione!" esclamò infine lei, salutandolo e avviandosi all'esterno del teatro.
"Lo spero anche io" sussurrò lui in risposta, lasciandola andare senza chiederle neanche il nome.


Dopo quella volta lei si era ripresentata ad un'altra sua esibizione, ricordava perfettamente anche quell'istante. Dopo un anno ogni ricordo di lei era ancora impresso a fuoco nella sua memoria.
Anche perché... chi poteva mai dimenticare una come lei?
Una come lei che portava allegria, come un arcobaleno dopo una tempesta.
Una come lei che brillava quanto una stella in una notte scura e paurosa.
Una come lei che aveva saputo cambiargli la vita.
Una come lei che tirava fuori il meglio di uno come lui.


"Li, sei stato straordinario!" quella voce, si girò, e sorrise appena mentre la ragazza gli sorrideva allegra. Illuminava più delle luci presenti in quell'androne del teatro.
Era un raggio di sole nel giorno più cupo.
"Oh, sei tu" sussurrò, sorpreso.
"Sì, è stato davvero bello poterti ascoltare nuovamente"
"Grazie..." lasciò in sospeso la frase, non conosceva il suo nome.
"Mi chiamo Sakura, Kinomoto Sakura"
"Grazie, Kinomoto Sakura" e le sorrise, dolcemente.
Aveva sperato ardentemente di vederla quel giorno e quel suo desiderio si era avverato.


Da quel giorno tutto era cambiato, per entrambi.
Si erano incontrati per caso, per strada, avevano passeggiato insieme e preso qualcosa di caldo in un bar.
Si erano scambiati i numeri e lei, solare come sempre, aveva sorriso come non mai ringraziandolo.
Ma solo qualche settimana dopo si decise di chiederle di uscire, solo dopo aver sudato e rimuginato disperatamente su questa scelta. Non era mai stato interessato alle ragazze, ma lei era speciale e lui lo sapeva.
Ma aveva paura, paura di un suo "No", di un suo rifiuto.


"Pronto?"
"C-ciao, K-kinomoto" balbettò, dandosi poi dell'idiota. Stava per fare l'ennesima figuraccia con lei.
"Oh, Li! Che piacere sentirti!" rispose lei, l'aveva riconosciuto subito.
"S-sì" balbettò di nuovo.
"Come stai?" continuò poi più deciso.
"Bene, grazie, tu?"
"Bene" soprattutto ora che ti sento, avrebbe voluto aggiungere. Pian piano la sua timidezza stava scemando, quella ragazza stava riuscendo a metterlo a suo agio.
Parlarono a lungo, scambiandosi battute, aneddoti e molto altro. Fino a quando lui non si fece avanti, prendendo prima un respiro profondo.
"Ti va... ti va se ci vediamo? Potremmo andare a mangiare fuori o al cinema o in un bar, non lo so..."
"Molto volentieri" rispose, senza neanche fargli concludere la frase.
Esultò come un liceale.


Ricordava perfettamente quell'appuntamento, andarono al cinema e poi in un fast food a mangiare qualcosa. Si divertirono tantissimo.
Ma ciò che li unì del tutto fu quella musica suonata da lui quella sera. E il bacio che ne seguì.

"Sono stata davvero bene, mi sono divertita tantissimo" proferì contenta lei, girando su se stessa avvolta nel cappotto bianco. Ad ogni suo respiro una nuvoletta bianca lasciava le sue labbra.
Quanto avrebbe voluto baciarla in quel momento.
"Mi fa davvero piacere"
"Oh, guarda, lì c'è un pianoforte" esclamò felice, indicandolo con la mano destra coperta da un guanto rosa.
Detestava quel colore ma su di lei era stupendo.
"Ti... ti va di suonarmi qualcosa?" lo chiese in modo così dolce e bambinesco che non riuscì a dirle di no.
Le afferrò una delle mani coperte dai guanti, lei sorrise, e insieme si incamminarono fino sotto a quel gazebo chiuso ma completamente aperto per la gente.
Qualcuno era fermo lì sotto a scaldarsi, altri a bersi una birra.
I due si accomodarono sulla panca posta di fronte al pianoforte.
"Cosa mi suoni?" lui non le rispose, scrollò solo le spalle per poi ridacchiare.
Le avrebbe suonato una sua canzone, un sua melodia, scritta in quegli ultimi mesi dopo il loro primo incontro.
Poggiò le mani sul piano, chiuse gli occhi e prese un respiro profondo: iniziò a suonare e la melodia dolce e delicata delle note riempì il gazebo.
Proseguì per qualche minuto, tra note alte e basse, poi la melodia andò scemando.
Finì e un piccolo applauso, da parte dei pochi presenti, riempì il piccolo gazebo.
"Era... stupenda"
"Grazie" rispose semplicemente lui, sospirando. Aveva avuto paura non le piacesse.
Invece le era piaciuta.
Il gazebo iniziò a svuotarsi e entrambi rimasero da soli, in silenzio, mentre il tempo scorreva. Era bello stare anche in silenzio con lei.
Era bello stare con lei.
"Sakura"
"Sì?"
"Tu... tu... tu mi piaci" confessò.
"Anche tu" rispose lei, abbassando lo sguardo, imbarazzata.
"Mi piaci fin dal primo momento in cui ti ho visto" continuò, nascondendo il viso dietro alle mani. Questa notizia lo lasciò sorpreso. Non se lo aspettava.
Sorrise, allungando una mano verso il viso di lei, spostandole le mani da davanti alla faccia.
"Sakura, guardami" lei tolse le mani, mantenendo sempre lo sguardo basso.
Avvicinò la sua fronte a quella di lei, chiudendo gli occhi. Emanava così tanto calore, così tanta dolcezza.
Lentamente lasciò sfiorare i loro nasi, poi le loro labbra. Era un bacio tiepido, semplice. Proprio come lei.

E ora, vederla sul suo divano mentre riposava, gli riempiva il cuore.
Syaoran si era sempre sentito un disastro in tutto, ma da quando lei era entrata nella sua vita tutto era cambiato.
Anche lui.
Anche la sua musica.
Solo grazie a lei.

   
 
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