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Autore: Mordekai    19/11/2019    0 recensioni
Un campanello che tintinna ed una porta che si apre innanzi: ‘’Entra ragazzo, sei mio ospite.’’- dice la voce di un anziano davanti l’uscio di quel che sembra essere una locanda.
Genere: Drammatico, Malinconico, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Calma. Il cuore metallico della città rallenta il suo frenetico battito.

Luci. Rischiarano la notte scura che si è posata sugli edifici come un felino.

Bianca. La neve che scende danzando dal cielo, roteando in spirali eleganti e scintillanti.

Io. Vagabondo del freddo alla ricerca di un giaciglio per dormire e scaldarmi.

Invisibile. Occhi che restano fissi altrove, non notando la mia presenza. Uno spettro nella notte solitaria.
 
Un campanello che tintinna ed una porta che si apre innanzi: ‘’Entra ragazzo, sei mio ospite.’’- dice la voce di un anziano davanti l’uscio di quel che sembra essere una locanda. Le luci dorate che abbracciano le pareti color tramonto estivo, i suoni e il calore di un focolare scoppiettante rilassano i miei muscoli induriti e mi lascio avvolgere dal torpore emanato. Sul bacone vi era anche una fumante tazza di cioccolato e qualche biscotto dall’aria invitante ma uno strano senso d’angoscia mi fece tentennare:

‘’Io…non ho soldi per pagare.’’

L’anziano uomo, intento a preparare altre bevande calde, sorrise e mi rispose:
‘’Ragazzo mio, da dove vengo io l’ospitalità non ha un prezzo. Molti prima di te sono giunti in questo luogo, narrandomi il loro passato e dimenticandosi del gelido inverno che imperversava all’esterno. E tu, hai qualcosa da narrare?’’

E così facendo, risposi alla sua domanda raccontandogli tutta la mia storia, dei miei successi e insuccessi, di un amore svanito prematuramente ma che ne conservo avidamente il ricordo. Parlammo per ore finché mi resi conto che la bevanda fosse finita e la tazza ormai fredda, così come per i biscotti che allietarono il mio stomaco vorace. Mi alzai e, con un sorriso mesto, dissi:

‘’La ringrazio per avermi accolto nella sua locanda buon uomo ma adesso devo andare.’’

‘’E tornare nell’Abbraccio dell’Inverno? Resta figliolo. Come detto, sei mio ospite. Per troppo tempo sei rimasto nella tormenta, lascia che il caldo ti conceda il riposo.’’- rispose nuovamente con lo stesso sorriso di prima. All’esterno dell’edificio imperversava, infatti, una tormenta di neve e mi convinsi a restare con lui. Volli però sapere il nome di quel gentile anziano:

‘’Mi scusi buon uomo, potrebbe dirmi il suo nome?’’

‘’Non scusarti figliolo, fa piacere che qualcuno voglia conoscere il mio nome. Ne ho cambiati molti in questi anni, ma puoi chiamarmi Sole. Devo a mia madre tale nome perché fin dalla mia nascita sapeva della mia anima gentile e calda proprio come la stella del mattino. Vieni, ti mostro la tua stanza.’’

Una lacrima rigò il mio volto, non era tristezza ma felicità. Osservai per l’ultima volta quella tormenta di neve e seguii l’anziano proprietario verso la mia stanza. Il mio corpo poteva finalmente riposare.
 
 
‘’…di oggi: un altro clochard trovato morto in piazza, a pochi metri da una vecchia locanda denominata ‘’Il Sole’’. È il dodicesimo decesso per ipotermia negli ultimi tre anni e si teme che possano aumentare…’’





















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Con un giorno di ritardo causa impegni universitari, ecco una nuova storia per celebrare il mio sesto anniversario su EFP. Un grazie a chi è rimasto a leggere le mie storie ed un grazie per chi lo ha fatto. A presto!
   
 
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