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Autore: Spoocky    21/11/2019    2 recensioni
Questa storia vuole essere uno spin-off/sequel di "Perdizione" dell'utente Old Fashioned. I personaggi ed il contesto sono utilizzati con il permesso esplicito dell'autore. Chi vuole leggere troverà quindi degli spoiler per quella storia.
In questo racconto il capitano Schultz aiuta il sergente Hofmann a gestire le conseguenze della scomparsa del tenente Weber.
Genere: Angst, Malinconico, Storico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: Tematiche delicate
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Note dell'autore:  I personaggi ed il contesto di questa storia sono una creazione personale di Old Fashioned e a lui appartengono.  L'utente in questione ha gentilmente concesso alla sottoscritta di usarli per questo racconto ma non ne accampo i diritti.
Essendo un sequel del racconto "Perdizione" di Old Fashioned consiglio prima di leggere questa storia di leggere la sua, onde avere un quadro più completo dei personaggi ed evitare gli spoiler qui contenuti.
Un sentito grazie a Old per la disponibilità e a chi vorrà fermarsi a leggere e magari commentare questo mio piccolo omaggio alla sua storia.

Buona Lettura ^^

Nella penombra del suo nuovo ufficio il capitano Schultz stava scartabellando gli ultimi rapporti della giornata. Erano ormai passati tre mesi dalla scomparsa del tenente Weber e del tenente von der Schulenburg e gli uomini ancora faticavano a darsi spiegazioni per l’accaduto. Addirittura qualcuno aveva osato insinuare che i due avessero una tresca, voci calunniose immediatamente smentite da Schultz e dal sempre zelante sergente Hofmann, fedele come pochi alla memoria del suo superiore.
E proprio il sergente Hofmann era in quel momento al centro delle preoccupazioni di Schultz.
Aveva sotto gli occhi il suo ultimo rapporto e gli venne in mente come nei tre mesi appena trascorsi quel bravo giovane non avesse chiesto un solo giorno di riposo e pensò che fosse arrivato il momento di farci due chiacchere.
Lo convocò pertanto a rapporto nel suo ufficio e nell’attesa l’occhio gli cadde su una cartina piegata in quattro e deposta su un angolo della sua ingombra scrivania: scorrendola con lo sguardo riconobbe la città di Minsk ed il suo circondario. Non era un vigliacco né un sentimentale ma il ricordo di quei posti gli fece annodare lo stomaco.  Proprio in quei luoghi, nel corso dell’Operazione Barbarossa, il sergente Hofmann aveva rischiato di perdere la vita, intrappolato sotto un blindato in fiamme.

Ricordò il momento in cui finalmente lo aveva rivisto dopo la lunga notte di attesa e la scaramuccia del primo mattino: steso su una barella, pallido come un cencio slavato e con il torace avvolto da bende insanguinate, una coperta lisa stesa addosso e una flebo nel braccio. Persino l’ufficiale medico aveva decretato che fosse fortunato ad essere vivo.

Il capitano Schultz poteva essere tutto fuorché un sentimentale ma teneva ai suoi uomini quasi come fossero suoi figli, si premurava sempre di avere ciascuno sotto controllo, soprattutto i suoi sottufficiali.
Il suo istinto dimostrò ancora una volta la propria infallibilità quando il sergente Hofmann si presentò a rapporto. La sua divisa era impeccabile e il volto pulito e sbarbato ma il suo portamento era più rigido del consueto, aveva gli occhi gonfi e cerchiati di scuro e i lineamenti erano tesi e sciupati. In quei tre mesi sembrava essere invecchiato di anni.
Il sergente si tolse il berretto e salutò militarmente.

“Comodo, sergente. Si sieda.”
Più che sedersi il giovane crollò sulla sedia e solo allora Schultz si accorse che tutto il suo corpo era scosso da un lieve tremito ma scelse d’ignorarlo per non metterlo in imbarazzo, ma estrasse una bottiglia di Schnaps: “Beve, sergente?”
“No grazie, signore.”
“Come preferisce.”
Il capitano chiuse la porta e si versò un bicchiere, poi tornò a sedersi dietro la scrivania. Vedendo che il sergente stava seduto rigido senza parlare, proseguì: “Ormai ci conosciamo da molto tempo, non è vero sergente?”
“Come prego?” Hofmann sembrava legittimamente spiazzato dalla domanda.
“Ho detto, ci conosciamo da molto tempo.”
“Sì, signore.”
“Molto bene. Verrò subito al dunque: io e lei ci siamo salvati la vita a vicenda un’infinità di volte, sergente, in virtù di questo e in qualità di suo ufficiale superiore le concedo di esprimersi liberamente e dirmi se qualcosa non va.”
“Prego?”
“Qualcosa non va, sergente? In questi mesi ha accumulato tanti straordinari da guadagnarsi una settimana di licenza eppure mai una volta che abbia chiesto un permesso. Glielo ripeto: qualcosa non va?”
“Ecco, signore, veramente io…” la frase s’interruppe e il sergente Hofmann iniziò a scivolare pericolosamente di lato. Si sarebbe aperto la testa sul pavimento se Schultz non fosse balzato al suo fianco e non lo avesse sorretto.

Quando gli rivolse il viso verso la luce vide che Hofmann aveva gli occhi socchiusi e il viso pallido. Per un momento temette avesse avuto una sincope ma poi realizzò che verosimilmente il sergente non aveva dormito per giorni per portare a termine tutti gli incarichi straordinari che si era fatto assegnare.
Istintivamente gli aprì il colletto e fece scorrere le dita sul collo fino a tastargli la giugulare. Le pulsazioni erano lente ma regolari e la sua coscienza si quietò un momento.
Gli sovvenne però che Hofmann avesse bisogno di stendersi e riposare, quindi diede una voce all’attendente perché facesse arrivare un medico nell’alloggio del sergente e si ingegnò per trasportarvelo.

Il sergente era un ragazzotto alto e robusto e anche in circostanze normali Schultz, che era di poco più basso, avrebbe fatto fatica a spostarlo di peso per trascinarlo da qualche parte, figurarsi caricarselo in spalla. A maggior ragione ora che era incosciente.
Per sua fortuna il giovane stava iniziando a riaversi e fu facile aiutarlo a mettersi in piedi.
Schultz si fece scorrere un suo braccio sulle spalle e gliene passò uno attorno alla vita per sorreggerlo ed accompagnarlo al piano superiore, dove alloggiava.
 


La stanza del sergente Hofmann era arredata in modo spartano. Conteneva solo il minimo indispensabile ed era tenuta in buon ordine dal suo proprietario.
Il letto era rifatto e lindo come se nessuno ci avesse dormito negli ultimi giorni. In altre circostanze Schultz avrebbe lodato la pulizia e l’ordine ma in quel momento non fece altro che confermare i suoi sospetti sul fatto che il sergente stesse esagerando con il lavoro ma per ora il giovane sembrava già abbastanza mortificato e non c’era bisogno di strigliarlo.
Senza dire una parola fece accomodare Hofmann sull’unica sedia presente nella stanza e lo aiutò a svestirsi. Quando si sfilò la camicia il capitano intravide le profonde cicatrici che aveva sul fianco ed il suo cuore mancò un battito.

Sul costato del sergente c’era una lacerazione orribile, un cavo pulsante che continuava a gettare sangue mentre con ogni respiro il bianco delle ossa rotte spuntava sotto la carne. Schultz aveva tamponato la lesione con ben due bendaggi ma poi le ferite si erano riaperte e avevano ripreso a sanguinare.
Persino l’ufficiale medico aveva decretato che fosse fortunato ad essere vivo.


Schultz si rese conto di stare fissando il vuoto solo quando il sergente Hofmann tentò di alzarsi ma fallì miseramente, ricadendo sulla sedia con un gemito.
Subito il capitano si riscosse e gli porse un braccio: “Coraggio, ragazzo. Venga che l’aiuto a stendersi.”
Normalmente la rigida disciplina delle SS avrebbe impedito una simile famigliarità ma quelle non erano circostanze normali, non dopo la morte del tenente Weber.

Aiutò il sergente a mettersi a letto ma questi aveva appena posato il capo sul cuscino quando l’ufficiale medico Sajer bussò alla porta e discretamente lo lasciò al suo lavoro.
 


Per quindici interminabili minuti Schultz rimase in corridoio a tormentarsi.
Nulla gli impediva di andarsene per la sua strada e lasciare Hofmann alle cure dell’ufficiale medico, eppure qualcosa lo tratteneva, una sorta d’istinto lo bloccava fuori da quella stanzetta, impedendogli di allontanarsi. Qualcosa che gli ricordava quanto in fondo tenesse a quel giovane.

E infatti era ancora lì quando Sajer uscì, chiudendosi la porta alle spalle.
“Come sta, dottore?”
“Signor capitano. Nel complesso non sta male: è semplicemente esausto. Sembra che negli ultimi giorni abbia mangiato poco e dormito ancora meno. Gli ho prescritto tre giorni di riposo assoluto, di cui due costretto a letto. Più tardi manderò un infermiere a portargli la cena.  Dovrebbe rimettersi in poco tempo: è giovane e forte.”
“La ringrazio, dottore.”
“Di nulla, signor capitano. Ah! C’è un’ultima cosa.”
“Sarebbe?”
“Il sergente Hofmann ha chiesto di vederla. Io sono reticente a fargli fare sforzi ma ha insistito molto.”
“Sul serio?”
“Sissignore. Era molto agitato quindi gli ho dato un blando tranquillante ma è ancora cosciente. Credo abbia bisogno di parlarle.”
“Molto bene, allora. Arrivederla, dottore.”
“Signor capitano.” L’ufficiale medico salutò e si avviò verso l’infermeria, dov’era di guardia, lasciando Schultz solo con i suoi fantasmi.

Il capitano scosse la testa e si riassestò l’uniforme prima di bussare alla porta.
“Avanti.” Gli rispose una voce flebile.
Nel vedere Hofmann steso a letto il cuore gli mancò un altro battito.
Lo rivide pallido, debole ed ansimante, steso a terra nell’androne di un palazzo dilaniato dalle bombe mentre cercava disperatamente una posizione comoda per non sentire dolore.
Persino l’ufficiale medico aveva decretato che fosse fortunato ad essere vivo.
Si riscosse solo quando si sentì chiamare: “Signor capitano?”
“Sono qui, ragazzo mio.” Gli rispose istintivamente il capitano, cercando di smaltire l’imbarazzo recandosi al lavandino all’altro capo della stanza.
Inumidì un fazzoletto e sedette sul letto per passarlo delicatamente sulla fronte del sergente, tergendo il sudore freddo che vi si era formato. Poiché il gesto sembrava tranquillizzarlo, gli tamponò le tempie con la pezzuola.
Si accorse di aver trattenuto il fiato solo quando lasciò un sospiro di sollievo nel vedere i lineamenti del giovane che finalmente si distendevano grazie alle sue cure. Trascorsero così diversi minuti, in silenzio, in attesa l’uno dell’altro.

Fu Schultz a rompere il ghiaccio, con un tono insolitamente rilassato e pacato: “Adesso mi vuoi dire cosa c’è che non va, Fritz?”
“E’ per il tenente Weber, signore.”
“E’ stata una grave perdita per tutti.”
“Sì, signore ma io non… non…” s’interruppe, troppo imbarazzato per proseguire.
“Hai il permesso di parlare liberamente, figliolo. Ho bisogno di sapere perché ti sei ridotto in questo stato.”
“Vede, signore, il fatto è che non mi giustifico come una persona come lui, che era un esempio per tutti noi, un ufficiale così valido… come può essersi perso così? E quelle voci su lui e von der Schulenburg…” Hofmann aveva sollevato il capo dal cuscino ma vi ricadde sopra con un brivido, incapace di proseguire.

Il capitano rimase un istante in silenzio, ponderando le domande del sergente. Lui stesso si era posto gli stessi quesiti negli ultimi mesi ma solo in quel momento pervenne ad una soluzione: “Non tutto.”
“Come dice?”
“Il tenente Weber non ha perso tutto. Si è piegato, forse, ma nemmeno von der Schulenburg è riuscito a spezzarlo. E’ stato ucciso non si è suicidato, infatti. Non ha perso l’onore e nemmeno la stima di chi lo conosceva… non credo che nessuno di noi lo avesse davvero conosciuto, in realtà, ma chi aveva spesso a che fare con lui. Tu ed io, Fritz, ce lo ricordiamo per come veramente era e voleva essere, questo è sufficiente. Continua ad onorare la sua memoria come stai facendo ma ti ordino di non cercare più di autodistruggerti per assomigliare a lui. Non serve: tu sei tu, io sono io e dobbiamo bastare a noi stessi. Prometti che non lo farai più, Friedrich, promettimelo.”
“Lo prometto, signore.” Hofmann riuscì ad abbozzare un sorriso e si abbandonò sul cuscino con un sospiro, completamente esausto.
“Bravo, ragazzo.” Approvò Schultz.

Rimase seduto al capezzale del sergente ma solo quando questi si fu addormentato ebbe il coraggio di accarezzargli il capo come aveva fatto in quell’androne maledetto.
Il respiro lento del giovane ed un suo inconscio sorriso quietarono finalmente i demoni nell’animo del capitano.
 
- The End -
  
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