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Autore: Jrbambino88    21/11/2019    2 recensioni
Questa storia, di cui pubblico per ora un solo capito, racconta il viaggio di un ragazzo alla conquista di sé stesso. Per ora ho scritto solo alcuni dialoghi, tra cui questo che condivido, mentre la trama e l'ambientazione sono ancora in fase di elaborazione nella mia testa 🙂
Sarei felice se mi deste pareri, sia positivi che negativi. Grazie!
Genere: Introspettivo, Malinconico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Camminavamo già da qualche ora quando il sole cominciò la sua discesa, infuocando il cielo con una magia che si ripeteva da miliardi di anni; avvicinandosi all'orizzonte avrebbe iniziato ad accelerare, impaziente di portare la sua calda luce dall'altra parte del mondo. In quei brevi istanti, prima di salutare e lasciare il posto alle stelle, l'enorme palla dorata si sarebbe lasciata guardare senza reagire, come a rassicurare che sarebbe tornata, che la notte non sarebbe durata per sempre.


Il vento, ancora tiepido, faceva danzare foglie di tutte le forme, lasciandole poi cadere nel fresco dipinto che stavamo attraversando. In mezzo a tutti quei colori, la mia mente vagava, confusa. "Quand'è che mi dirai cosa stai pensando? Lo sento, che stai fremendo." "Che dovrei dire?" Risposi, pronto, come se stessi aspettando quella domanda da tempo. Non riuscivo a nascondere la mia tristezza, non ne ero stato mai capace. Forse col tempo ero migliorato, riuscendo ad imbrogliare qualche anima distratta; ma per chi guardava veramente, nonostante mi sforzassi di sorridere, il mio sguardo e la mia voce mi tradivano. Ogni volta.


Prima che potesse replicare parlai. Le parole uscirono dalla mia bocca veloci, ordinate, come battute di un copione già recitato nella mia testa. "Spesso mi capita di pensare alla felicità. Anzi, non proprio alla felicità. Cioè, potrei dire di essere felice, persino di essere soddisfatto di me stesso, ma non credo potrei dire di essere sereno." 


Mi interruppi, come in attesa di una risposta che, sia ringraziato Dio, non arrivò; non ero pronto per ascoltare; dentro me il fiume era diventato impetuoso, desideroso di liberarsi di tutti quei pensieri che non riusciva più a contenere. Ed eccolo straripare, di nuovo. "Ci sono dei momenti in cui mi sento azzerare, in cui perdo ogni stimolo; ed iniziano sempre quando rimango solo. I pensieri prendono forza, si susseguono, sembrano riprodursi; e se non riesco a dar loro un freno si espandono, diventano un'ombra. Allora mi chiedo - A cosa serve tutto quel che sto facendo? A chi, serve? - Le risposte sono sempre le stesse, noiose e sentite frasi fatte buttate in un discorso che non si vuol affrontare per davvero. "devi farlo per te stesso". E sembra un obbligo, quando lo dicono. A me però, questa risposta fa solo incazzare. Ovvio che lo faccio per me stesso, ed il più delle volte è anche gratificante, ma è davvero per me?" 


Mi voltai verso di lui, speranzoso di poter continuare. "Tutto quel che facciamo nella nostra vita lo facciamo per una motivazione; studiare, lavorare, imparare; possiamo diventare bravi quanto vogliamo, ma in certi momenti vorremmo che fosse qualcuno diverso da noi stessi a dirci che siamo bravi. E allora continuo a chiedermi - Vale la pena, farlo, se si è sicuri che nessuno lo saprà? - E questa domanda rimane latente nel mio inconscio, proiettando pessimismo nel futuro, impedendomi di vivere il presente." Sentii dei brividi intensi, lungo la mia schiena. "Ho paura che, alla fine, tutto ciò che sono, tutto ciò che ho vissuto, tutte le emozioni che ho provato e superato, moriranno con me. Ho davvero il terrore, di questo".


L'aria pareva essersi raffreddata; la sentii sfiorarmi; le mie guance scottavano, bagnate da lacrime di cui non mi ero accorto. Il cuore batteva faticosamente, come dovesse pompare il sangue in un corpo molto più grande del mio, dove mente e cuore erano lontanissimi, separati da un mare di foschia. Gettai di nuovo lo sguardo verso lui, ma sembrava impassibile. Perché non diceva nulla? Avevo esagerato? I pensieri che prepotentemente avevo buttato fuori parevano esser diventati mostri giganteschi. Forse, condividerli, li aveva resi più reali. Ero scoperto; ero impaurito.


Non so quanto durarono quei pochi attimi, forse dei secoli; poi, la sua voce sopraggiunse con forza, diradando la nebbia. "Mi chiedevo giusto oggi quando sarebbe arrivato l'autunno" "Non hai un calendario?" Risposi di getto, improvvisando una risata per quella che speravo fosse stata una battuta. Sembrava aver cambiato discorso, ma andava bene così; qualsiasi rumore mi avrebbe dato rifugio da quel freddo così intenso.


D'un tratto riprese, come non avesse interrotto la frase. "La senti, questa malinconia? È il sintomo che l'autunno è arrivato; anche tu, come gli alberi, presto comincerai a perdere le foglie, e ti stai sentendo più nudo. Non vergognartene, è una cosa bellissima, un atto di fede!" Fece un respiro profondo, e sembrò respirare felicità perché la sua voce divenne ancora più radiosa. "Sai come le persone superano l'inverno? Avvicinano i loro cuori. È il calore dei cuori, che scalda l'animo."


Uno scoiattolo correva davanti a noi, aveva in mano una ghianda; probabilmente l'avrebbe portata nella sua tana per condividerla con la sua famiglia. Io rimasi sospeso, più confuso di prima. "Cosa intendi dire?"


D'un tratto lui si fermò; e mi fissò. Mi sorrise, con infinita dolcezza.


"Guarda gli alberi; sai perché si scoprono, con l'arrivo dell'inverno? Le temperature si abbassano, il cibo scarseggia, e se la pianta non si liberasse della sua folta chioma non avrebbe abbastanza nutrimento per sé e per chi le è vicino; allora avviene il miracolo: ognuna, cede una parte di sé stessa per far si che sopravvivano tutte. Non è una decisione semplice; a causa di questo gesto dovrà patire un gran freddo; ma non solo; se un'altra pianta tenesse le sue foglie, condannerebbe a morte tutte le altre." Fece una pausa, poi riprese. "Così come gli alberi, le persone più belle si scoprono; facendolo offrono una parte del loro intimo essere ad altri, che avranno così la possibilità di servirle e amarle. Anche per le persone, però, può capitare di incontrare esseri egoisti, che non si scopriranno e le lasceranno al gelo. Questi si vanteranno di non esser mai stati aiutati, di stare benissimo da soli. Non invidiare la loro povertà. Può darsi non abbiano mai sofferto, ma non avranno servito né amato. Potranno allora dire di aver vissuto?" S'interruppe, ma prima che potessi dire qualcosa mi abbracciò. "La condivisione è un'amica preziosa, e tu non potevi farmi regalo più grande, oggi. Grazie, per aver condiviso questo tuo peso con me."


"Ti voglio bene." Non lo pensavo, né glielo dissi. Lo stavo facendo e basta; gli stavo volendo bene. Le lacrime ora uscivano a fiotti, il cuore sembrava aver ripreso forza e riuscì a raggiungere tutte le parti del mio corpo, irrorandole di sangue; anche i mostri erano svaniti. Com'è incredibile il calore generato da due cuori che si avvicinano! Poche parole sono sufficienti a far tornare l'estate. Se tutti lo sapessero, non esisterebbe più la notte. "Affrettiamoci" mi incitò "prima che gli ultimi bagliori seguano il sole lontani da noi".


Continuammo a camminare tutta la notte, con la luna a vegliare su di noi, senza dirci una parola, eppure senza mai smettere di parlare; finché il sole non tornò a farci visita, rispettando la promessa fatta la sera prima.


   
 
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