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Autore: LadyPalma    24/11/2019    19 recensioni
Prima classificata al contest "Le canzoni più belle" indetto da fiore di girasole sul forum di EFP
Brevi pennellate sulla vita di Maria Tudor detta la Sanguinaria, una principessa in attesa costante di un eroe.
Genere: Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna, Het
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Epoca moderna (1492/1789), Periodo Tudor/Inghilterra
- Questa storia fa parte della serie 'Ritratti di regine'
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Praying for a hero


 
 
La principessa da trarre in salvo: mio padre rinnegò mia madre e io mi tramutai nel personaggio per eccellenza delle fiabe. Me ne avevano lette molte negli splendori dell’infanzia e portai il loro significato nell’incertezza dell’esilio da corte. Credevo che la lontananza da mia madre e la perdita dell’affetto di mio padre non fossero altro che prove da superare prima del trionfo che meritavo. Prima o poi, un eroe sarebbe arrivato. Poco importava se avesse avuto il volto affascinante di un cavaliere dall’armatura splendente o quello austero di Sua Santità.
L’ambasciatore spagnolo continuava a professare la sua lealtà. “Vostro cugino Carlo non permetterà che le sue preziose parenti vengano private dei loro diritti” diceva ad ogni nuovo incontro, portando lettere imperiali piene di parole di speranza.
Ma il Papa aveva continuato a temporeggiare, mio padre aveva sposato Anna Bolena, e l’imperatore Carlo V non aveva fatto nulla per impedirlo.
Non vi erano forse più al mondo uomini buoni? E perché Dio si limitava a guardare?
Cominciai a dubitare di Nostro Signore la sera di gennaio in cui mi comunicarono la morte di mia madre. Eppure, la prima cosa che feci fu afferrare il mio rosario e pregare più forte.
E pregai per l’arrivo di un eroe.



 
**



Crebbi in solitudine e divenni austera. Mi alienavo il più possibile dalla frivolezza che regnava alla corte di Sua Maestà Enrico VIII, e imparai a non fidarmi troppo dei capovolgimenti di fortuna che vivevo in base a chi fosse di volta in volta la regina. Le donne con la corona si susseguivano repentinamente al fianco di mio padre, mentre diventava sempre minore la possibilità che un giorno l’avrei indossata io. Di giorno mi trinceravo dietro lo studio della Bibbia e trascorrevo ore ed ore in cappella, ma di notte mi muovevo confusamente nel letto sognando ancora l’arrivo di un principe.
Avevo poco più di vent’anni quando se ne presentò uno alla luce del sole. Era proprio come lo avevo immaginato: bello, elegante, dolce e attento. Mi aveva portato in dono una croce di diamanti e sussurrato parole così tenere da farmi quasi aprire il cuore. Pur di essere salvata dalla mia infelicità, avrei accettato perfino che il mio eroe fosse un eretico protestante e che regnasse su un piccolo ducato.
Ma Filippo di Baviera aveva poi mostrato la sua pusillanimità. Quando mio padre aveva deciso che quell’unione non era più vantaggiosa, lui era battuto in ritirata senza voltarsi indietro.
Non distrussi la croce soltanto perché era un simbolo del Cristo. Ma alla fine essa fu data come dono a quel diavolo di Cromwell, e quella fu una sorte ben peggiore.



 
**



Avevo smesso di crescere: di una donna, dopo i vent’anni, si può solamente dire che invecchia.
Continuavo a pregare e a sperare, ma nell’eresia in cui era caduto il regno da quando sul trono era salito mio fratello Edoardo guardavo al mio sogno con la prospettiva del disincanto. Ero arrivata a tentare la fuga pur di non rinunciare alla mia fede cattolica; ero pronta ad accontentarmi di avere salva la coscienza, se non avessi potuto salvaguardare il mio diritto. Ma curiosamente, un lutto nella mia vita giunse come una liberazione.
Il Re era morto e, per la prima volta in Inghilterra, lunga vita alla Regina.
Proprio quando avevo quasi smesso di sperare, gli eroi giunsero a liberarmi. I miei silenti sostenitori spuntarono da ogni parte e una folla entusiasta mi accolse sulla strada verso Greenwich. Feci giustiziare l’usurpatrice Jane Grey e punii i miei nemici, ma mostrai anche clemenza verso quanti erano disposti a inginocchiarsi al mio cospetto.
Fui consacrata regina e mi posarono la corona su una testa piena di progetti.
Avrei riportato la vera fede nel regno e dimostrato che anche una donna avrebbe potuto fare la differenza. Per farlo avevo solo bisogno di avere al mio fianco un eroe, che finalmente ero libera di poter cercare.
La verità è figlia del tempo[1]. Il mio eroe sarebbe arrivato presto.



 
**



Non fui mai una regina dispotica, accettai di buon grado di ascoltare consigli da chi era più esperto di me in materia di governo. Solo uno era l’argomento in cui volevo giudicare da sola: quello del mio necessario matrimonio. Non mancavano i pretendenti alla mia mano, ora che era legata allo scettro del potere. Ma nonostante fossi ormai vicina ai quarant’anni, avevo ancora i miei sogni di bambina e pretendevo il principe che avevo sempre aspettato.
Da adulta, proprio come da bambina, scelsi di fidarmi ancora del mio cugino d’oltremare: l’imperatore mi proponeva suo figlio, descrivendomelo come il principe più bello, serio e cattolico d’Europa. Sfidai i miei consiglieri e l’intero mio Paese pur di sposarlo. Si chiamava Filippo, come il primo vero corteggiatore che avessi mai avuto, e lo presi come un segno di buon auspicio.
Quando finalmente lo incontrai, si mostrò cortese ma freddo. Era più giovane di me di dieci anni e già alle seconde nozze, mentre io non ero ancora stata mai baciata. Entrai nel suo letto come una vergine, lui mi prese con ripugnanza.
Finsi di non accorgermi delle occhiate cariche di bramosia che rivolgeva invece a mia sorella. Semplicemente coesistendo nello stesso posto, io e la figlia di Anna Bolena ripetevamo la storia delle nostre madri. Feci imprigionare Elisabetta perché cospirava contro di me.
E perché sembrava sul punto di rubare il mio eroe.



 
**



Attorno al mio letto di morte non ho nessuno, e non ho niente da lasciare. Il popolo che mi amava adesso mi odia e mi teme, tutte le persone a me care sono morte, e i miei sostenitori sono pronti già a consacrare la nuova sovrana.
Diranno: la Regina è morta e, per la seconda volta in Inghilterra, lunga vita alla Regina.
Fino al mio ultimo respiro ho cercato il mio eroe. Se non ho potuto trovarlo, ho provato a generarlo. Ero in dolce attesa, così mi avevano assicurato, confinandomi nelle mie stanze aspettando il momento del parto.
Ma il mio ventre gonfio è vuoto. È carico di morte, non di vita.
Nessun eroe potrebbe salvarmi dalla malattia estrema che mi sta consumando, tanto meno potrà riuscirci un medico.
Morirò senza nessun saluto, depongo la corona e so che sarà Elisabetta a raccoglierla.
La sfido a fare meglio di me, ad essere la donna al potere che io non sono riuscita a essere. Mi addormento per sempre, lasciandole tutto: la corona insanguinata, il regno distrutto, un compito ardito.
E anche Filippo, se lo vorrà.



 
**


 
Vengono a prendermi dalla Torre, finalmente. Non per giustiziarmi ma per farmi regina.
Riprenderò da dove tu ti sei fermata, cara sorella, senza commettere i tuoi stessi errori.
Avevi ragione: le principesse hanno bisogno di un eroe e, ancor di più, ne hanno bisogno le regine.
Ma io sarò sempre la stessa[2] e non cambierò mai per un uomo.
Il mio eroe non devo aspettarlo. Il mio eroe sarò io.
 
 
 
 
 
 
[1] Motto che Maria Tudor scelse da regina.
[2] “Sempre la stessa” è il motto che scelse Elisabetta da regina.




 
NDA: La nuova regina che ho scelto di trattare, dopo Caterina d'Aragona e Anna Bolena, è Maria Tudor. Diversamente dagli alteri approcci, questa volta ho deciso di sperimentare la narrazione in prima persona - forse perché Maria è un personaggio storico che sento molto vicino a me e di cui mi sono curiosamente innamorata all'età di quindici anni imbattendomi in una sua biografia. L'ultima parte è, ovviamente, dal punto di vista di Elisabetta, per marcare un po' la differenze - di vita e di governo - tra le due. Tutte le notizie che ho utilizzato sono vere, dall'incontro con Filippo di Baviera (e la croce di diamanti donata a Cromwell) fino alla morte per tumore nella convinzione di essere incinta. L'unico dettaglio romanzato è l'attrazione di Filippo per Elisabetta: è plausibile, anche perchè dopo la morte di Maia Filippo mostrerà intenzione di sposarne la sorella, ma non è un dato certo e non ha tutto questo peso nel motivo per cui Maria decide di imprigionare Elisabetta. 
Una nota particolare è che il filone su cui ho posto in continuità queste vicende mi è stata ispirata dal prompt del contest: in particolare ho cercato di ricreare l'atmosfera della canzone "Holding out for a hero" di Bonnie Tyler.
   
 
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