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Autore: LadyPalma    25/11/2019    6 recensioni
| Storia scritta per la WordWar sul Giardino di EFP in cui ho sfidato lagherta95
AU Hunger Games: Melisandre accompagnatrice e Davos mentore.
Genere: Drammatico, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Davos Seaworth, Melisandre di Asshai
Note: AU, Cross-over | Avvertimenti: nessuno
- Questa storia fa parte della serie 'Red Onion - Davos/Melisandre'
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Premessa: Quest'ennesima storia Davos/Melisandre si colloca nell'universo di Hunger Games, in cui ho cercato di mantenere il più possibile alcune vicende canoniche (come ad esempio vedrete con Shireen). La differenza che ho voluto proporre dal contesto di Hunger Games è che il sistema dei tributi non è stato tanto inserito da una scelta politica, ma dipende dalla volontà del Signore della Luce, gli accompagnatori sono tutti sacerdoti o sacerdotesse, e il sorteggio avviene leggendo nelle fiamme il nome (quindi in un certo senso il ruolo degli accompagnatori è più diretto). Buona lettura, spero che questa piccola versione alternativa vi piacerà:)



 
 
Che la Luce possa essere sempre in vostro favore!




 

Melisandre Asshai era la fede incrollabile.
Era stata allevata per servire il culto della Luce e a non mettere in discussione i sacrifici che richiedeva. A ventidue anni la congrega dei sacerdoti rossi di Capitol City l'aveva accolta tra le loro file: il coronamento più grande di una vita. Ogni anno ventiquattro ragazzi dai diversi distretti dello Stato dovevano partire per andare a morire. Puntualmente, lei si avvolgeva di rosso e si recava nel distretto di Capo Temepsta per estrarre due di quei disgraziati che lei chiamava onorati.
"Che la Luce possa essere sempre in vostro favore!" commentava in tono solenne dopo aver proclamato ad alta voce i nomi che aveva letto tra le fiamme.
Afferrava per la mano i due tributi e sorrideva loro con distacco.
Era fredda, a dispetto del calore del dio che serviva.



 
**



Davos Seaworth era il dubbio perenne.
Era stato estratto come tributo di Capo Tempesta durante i quarantaquattresimi Hunger Games ed era sopravvissuto quasi per caso. Era scoppiato in incendio e lui si era tuffato nell'acqua. Quando era emerso era l'unico ancora in vita e dunque fu proclamato vincitore con il nome di Ragazzo delle Cipolle, solamente perché come portafortuna autorizzato aveva scelto una spilla a forma di cipolla. Durante la battaglia all'ultimo sangue aveva perso solamente le dita di una mano, nulla in confronto all'unico figlio che perse in un'edizione successiva dei giochi. Avrebbe potuto crogiolarsi nel suo dolore e rinnegare tutto; invece per reazione aveva deciso di svolgere il ruolo di mentore con ancora più impegno. Ogni anno assisteva alla selezione dei due giovani morituri del suo distretto e poi li accompagnava nel piccolo addestramento prima di vederli sparire nell'arena.
"C'è sempre una possibilità, io ti aspetto qui" diceva a ogni singolo ragazzino prima di salutarlo, sperando almeno una volta di non mentire.
Nessuno era mai tornato. Ma almeno Davos aveva la consolazione di non averlo privato di un abbraccio paterno e di un sorriso sincero.
Era caldo, a dispetto delle acque gelide del luogo in cui era cresciuto.



 
**



La prima volta che furono presentati, le reciproche differenze si manifestarono immediatamente. Erano diversi tra loro e, quel che era peggio, diversi anche dalla categoria stessa alla quale appartenevano.
Nessun accompagnatore di distretto ostentava platealmente la sua indifferenza rispetto alla morte; nessun mentore si prendeva la briga di conoscere i nuovi tributi come persone.
Davos la detestava perché non fingeva e credeva per davvero a tutte le stronzate che diceva.
Melisandre lo trovava curioso perché non si rassegnava allo stato delle cose e non nascondeva le lacrime quando un altro cannone suonava segnando una nuova morte. 
Fu durante il primo anno in cui lavoravano insieme che il mentore rivelò il suo lato così terribilmente umano. Sullo schermo gigante videro nell'arena il ragazzo di un altro distretto strangolare Lyanna, il tributo femmina di Capo Tempesta, e Davos si rinchiuse nella sua stanza per due giorni, scacciando via tutti in malo modo.
"Ti sei affezionato troppo" gli disse senza mezzi termini la sacerdotessa, quando lo vide finalmente uscire.
"Che cosa vorresti dire?"
I suoi occhi erano ancora lucidi, la voce sgarbata e i pugni serrati.
Lei invece restava a fissarlo impassibile, con quell'aria indifferente di chi è superiore a tutti i dolori della vita.
"La notte è oscura e piena di terrori. Chi soccombe alla notte è perché non ha il favore del Signore della Luce".
Davos strinse le labbra in una smorfia sdegnata.
"Me ne infischio del tuo maledetto Signore! Un Dio che pretende ogni anno un sacrifico di giovani vite e che fa combattere dei bambini fino alla morte non è un vero Dio!"
Melisandre sollevò un sopracciglio.
"È perché tu non hai fede" ribatté nel solito tono calmo.
Una risata cupa e amara gli sfuggì dalle labbra.
"No, il problema qui è che tu non hai mai dubbi. Non ti chiedi mai se la tua fede ha senso?"
Lei gli si avvicinò, azzardando il gesto di posargli una mano sul petto.
"Ti sei affezionato troppo" ripeté semplicemente in un sussurro, rivolgendogli un sorriso di vuota compassione.
Davos rimase per un attimo a scrutarla a quella vicinanza, cercando di dominare la furia cieca che quella donna riusciva a scatenare dentro di lui.
Per la prima volta da quando aveva lasciato anni e anni prima l'arena degli Hunger Games, sentiva dentro di sé la voglia di uccidere ancora.



 
**



Davos Seaworth era un uomo di emozioni.
I settantaquattresimi Hunger Games gli presentarono la piccola Shireen: un animo dolce rivestito da un volto sfigurato. Prese tanto a cuore la sua sorte da passare l'intera settimana di addestramento a creare una vera e propria strategia per salvarla e, al momento del lancio sull'arena, le consegnò un amuleto che lui stesso aveva fatto a mano per lei: un piccolo cervo di legno.

Melisandre Asshai era una donna di ragione.
Il pericolo maggiore di Shireen nell'arena si presentò in uno dei rari momenti in cui Davos si concedeva un riposo. La donna avrebbe potuto intaccare il bonus che avevano a disposizione presso gli sponsor per intervenire a salvare la ragazzina, ma ci ragionò su e decise invece di risparmiare le risorse per l'altro ragazzo del loro distretto, che forse aveva qualche concreta possibilità. Rimase immobile sul divano a guardare la piccola nello schermo bruciare viva in un incendio. Di Shireen non rimase altro che il piccolo cervo di legno, rimbalzato lontano dalle fiamme. Era il volere del Signore della Luce - si disse - e non provò il minimo pentimento.



 
**



Quando Davos scoprì cos'era successo e il ruolo che Melisandre aveva - o meglio non aveva - avuto, la vaga sensazione di volerla di uccidere si tramutò in un attentato concreto. Le si lanciò contro, sbattendola contro la parete e stringendole le dita della mano buona attorno al collo. Neanche in quell'istante vide nei suoi occhi cristallini la paura: nessuna emozione era possibile tirare fuori da quella donna disumana. Se non fosse stato per le guardie che avevano fatto irruzione e lo afferrarono da dietro per allontanarlo, di sicuro avrebbe finito per strangolarla del tutto.
"Ti sei affezionato ancora una volta troppo, Uomo delle Cipolle" commentò lei in modo sicuro anche se con voce roca, massaggiandosi il collo.
Mentre veniva portato via, Davos continuava a inveire contro di lei e ad accusarla di tutto il male che non sono aveva compiuto lei, ma anche il Dio e la categoria di gente che rappresentava.
Quell'anno non si parlarono più per tutta la durata dei Giochi, nemmeno quando Gendry Waters, il loro altro tributo, fu eletto sorprendentemente vincitore.



 
**



L'anno dopo si tennero i settantacinquesimi Hunger Games; si trattava di un'edizione della memoria, in cui le regole venivano modificate e anche il sorteggio dei tributi si teneva in modo speciale. Quell'anno, il sommo sacerdote rosso a capo del governo di Capitol City proclamò che ad andare nell'arena sarebbe stato eccezionalmente un solo tributo, non scelto tra i giovani dei distretti ma tra i vincitori delle edizioni passate.
Melisandre si presentò sul palco del ventoso promontorio di Capo Tempesta con la stessa tranquillità evanescente di segno e non degnò di uno sguardo nessuno dei due possibili morituri. Scrutò le fiamme e senza un minimo di esitazione lesse ad alta voce il nome di Gendry Waters.
"Sarai contenta ora, no? L'unico ragazzo che sono riuscito a salvare, tu me lo porti via" le inveì contro il vincitore più anziano. "Una sola cosa buona dovevi fare: sorteggiare me. Sono vecchio e ho una vita... E invece Gendry è così giovane e tu... Tu ti sei limitata ancora una volta a dire quello che il tuo Dio ti suggeriva. Accidenti, non hai proprio un briciolo di emozioni tu, dannata donna?"
Lei rimase immobile, sollevò semplicemente lo sguardo e per la prima volta un lampo di vita e di reale calore splendette nei suoi occhi.
"Ho mentito" si ritrovò a sussurrare, curvando le labbra in un sorriso enigmatico.
Davos aggrottò le sopracciglia e la sua rabbia cedette quasi immediatamente il posto alla confusione.
"Che cosa significa?"
"Non ho fatto quello che ha detto il mio Dio, Uomo delle Cipolle. C'era scritto il tuo nome tra le fiamme".
L'uomo impiegò parecchi secondi a metabolizzare la portata di quella rivelazione e, quando finalmente il significato gli fu chiaro nella sua interezza, dovette appoggiarsi al parapetto che dava sul mare per impedirsi fisicamente di cadere. Uno strano miscuglio di disgusto e tenerezza gli dava una reale sensazione di nausea.
Lei lo aveva salvato.
Lei, la donna che odiava di più al mondo e che era rimasta ferma a guardare una bambina bruciare, aveva salvato lui.
Lui, che avrebbe dato la vita per proporsi al posto di Gendry.
Lui, che non voleva essere salvato.
Lui, che ora si sentiva in qualche modo corresponsabile del destino terribile del ragazzo.
"Perché lo hai fatto?" La domanda gli uscì dalle labbra con urgenza.
Melisandre distolse lo sguardo e si mise a ridacchiare in tono squillante. Non sembrava imbarazzata, tuttavia non aveva il coraggio di continuare a guardarlo.
"Forse ho commesso il tuo stesso errore, Seaworth. Mi sono affezionata troppo".
Davos la fissò incredulo per un tempo indefinito. Poi, si avvicinò lentamente a lei e i due restarono per un tempo indefinito così - spalla contro spalla, mani al parapetto, senza parlare.
La odiava un po' di più.
La odiava un po' di meno.

                                                  
   
 
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