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Autore: Lady I H V E Byron    27/11/2019    0 recensioni
(Contest del "The XIII Order Forum" - "Through space and time, my heart will reach you)
Un crossover tra Kingdom Hearts e Descendants realizzato per gli amici del "The XIII Order Forum", in onore del decimo anniversario.
Le vicende dei protagonisti di Kingdom Hearts saranno legate a quelle dei Descendants...
Genere: Avventura, Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Re Topolino, Riku, Sora, Yen Sid
Note: Cross-over, OOC, Raccolta | Avvertimenti: Contenuti forti | Contesto: Più contesti
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1° mese: Kingdom Hearts 1

Tema: "E' davvero questo quello che desideri?"

Avvertenze: l'intenzione, per meglio esplicare il turbamento di Mal, era scrivere a proposito di un rapporto non consensuale; tuttavia, non è possibile descrivere certe scene, per non turbare la sensibilità dei lettori.

 
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Un altro rumore.
Mal si strinse sempre più nelle sue ginocchia, coprendosi il possibile con il suo vestito.
Emise persino un lamento. Riecheggiò nelle fredde mura della prigione in cui era rinchiusa.
Poi più nulla: forse era solo una goccia d’acqua.
Ogni rumore la spaventava. Pensava sempre fossero i passi dell’uomo dagli occhi rossi e dalla pelle scura. Faceva paura. Tantissimo.
Il suo sguardo, i suoi occhi…
Sembrava essere costantemente circondato dall’Oscurità.
Ogni volta che lo vedeva era come la prima, il giorno in cui l’aveva rapita dal castello di sua madre Malefica.
-La smetti di fare così?-
La voce proveniva da un'altra cella: un ragazzo.
Aveva detto di chiamarsi Riku. Ombroso, di poche parole, cupo. E di poca pazienza, a quanto pare.
-Scusa…- le uscì dalla bocca.
Non parlavano molto. Non era da molto che si erano conosciuti, ma restavano ugualmente per ore senza rivolgersi alcuna parola, a guardare il buio sotto i loro piedi.
Una perché era terrorizzata. L’altro non voleva parlare.
Sapevano solo i nomi l’un dell’altro. Non avevano nemmeno visto l’uno il volto dell’altra.
-Non sai fare altro?- ribatté Riku, strafottente –Spaventarti e chiedere scusa?-
In circostanze normali, Mal si sarebbe offesa e attaccato il suo interlocutore con lo stesso tono.
Ma qualcosa in lei non andava: tremava e sembrava alquanto provata. Come se le avessero svuotato i sentimenti.
-Se avessi vissuto quello che ho vissuto io, forse capiresti.- mormorò, senza scomporsi e senza muoversi.
Riku soffiò dal naso, ancora con aria da strafottente ed indifferente.
-E, sentiamo, quale terribile esperienza avresti passato, per diventare una piagnucolona?-
Mal strinse le mani sulle sue ginocchia: una punta di rabbia le stava tornando. Provocata da tale indifferenza, da tale apatia nei suoi confronti.
-Non sai cosa significa… essere rapiti, strappati dalla propria casa senza motivo… diventare una prigioniera, ostaggio per manipolare un genitore…-
Non sapeva quanti giorni fossero passati, ma lo ricordava ancora nitidamente, come fosse accaduto il giorno stesso.
Era seduta sulla finestra della sua stanza, in una delle torri del castello della Montagna Proibita, dimora di Malefica, sua madre, come ogni giorno.
Erano rare le volte che le veniva permesso di uscire, girare per il castello, ma senza varcare il ponte levatoio. Anche perché se osava anche solo mettervi un piede sopra, quel maledetto Diablo iniziava a gracchiare a squarciagola.
Prigioniera nella sua stessa casa.
Nella sua stanza non mancavano gli svaghi: giocattoli di quando era bambina, colori per dipingere, libri, gioielli…
Ma non aveva la libertà.
Malefica non teneva alla figlia, non la amava come una madre comune. Poche volte si era recata nella sua stanza e madre e figlia non si rivolgevano molto la parola. Solo raccomandazioni sul non uscire, sulla pericolosità del mondo esterno. Niente più.
E Mal passava le giornate alla finestra, ad osservare il cupo panorama intorno alla Montagna proibita, immaginando come fosse il mondo, oltre quella nebbia oscura che circondava l’intera montagna.
L’uomo dagli occhi rossi era apparso all’improvviso nella sua stanza, spaventandola.
Portava un soprabito con un emblema a forma di cuore sopra.
La porta era chiusa a chiave, quindi era impensabile che fosse entrato da lì.
Lei si era rannicchiata in un angolo, tremando. La paura era tale da non avere nemmeno il coraggio di urlare.
Lui restò a fissarla a lungo: il volto candido e puro, gli occhi verdi con sfumature dorate che lo fissavano con terrore, i capelli viola ondulati, il corpo esile nell’abito color pervinca.
Poi sorrise.
E si avvicinò a lei, allungando una mano.
Mal cercò di farsi scudo con le braccia, invano: una mano le afferrò con forza i capelli, trascinandola.
-Mi sarai utile con tua madre, piccola colomba…-
Mal cercava di liberarsi, dimenandosi. Ma così provava ancora più dolore.
-Lasciami!- ebbe il coraggio di urlare –MADRE!-
L’uomo la stava trascinando verso un portale oscuro: ecco, forse, realizzò Mal, da dove fosse entrato quell’uomo.
Entrarono in una stanza.
La mente di Mal era talmente offuscata dalla paura che era quasi diventata cieca. Non sapeva dove fosse o che tipo di stanza fosse, quella in cui era stata portata.
Fu spinta in un angolo, come fosse un oggetto da buttare.
Gli occhi dell’uomo sembravano brillare.
-Ora fa’ la brava bambina e stai buona.- sibilò, con voce profonda e grave -Mi servi intatta.-
Mal riuscì solo ad alzare il busto, facendosi forza con le braccia.
Osservava l’uomo con terrore.
-Cosa vuoi fare con me? Chi sei?- domandò.
L’uomo sorrise di nuovo.
-Tu sei la persona cui Malefica tiene più di ogni altra cosa al mondo. Sei l’ostaggio perfetto per farla cadere nella mia rete, piccola colomba.- spiegò –E il giusto ostaggio rende le persone più servili. Ora ti chiedo di fare la brava e non ti sarà torto un capello.-
-Io un ostaggio?!- protestò lei, alzandosi in piedi con aria da sfida –Non ti permetto di…!-
Ma lui schioccò le dita: da una nube oscura apparvero degli esseri neri, simili a formiche giganti, con grandi occhi gialli.
La ragazza si paralizzò alla loro vista.
-Basta un solo ordine da parte mia…- fece notare l’uomo, serio –E di te non resterà nemmeno un arto.-
Eseguì, infine, le sue richieste, ogni sua richiesta. Non voleva morire.
Non aveva idea di cosa quell’uomo intendesse fare con sua madre. Forse nemmeno le importava. Dopotutto, l’una non teneva molto all’altra. Quello che probabilmente Malefica provava per la figlia era lo stesso sentimento che si prova per un oggetto di necessità.
Ma l’uomo sembrava esserne a conoscenza. Per questo l’aveva rapita.
Portata via da una prigione, per entrare in una ancora peggiore.
Rinchiusa in una cella umida. Costantemente nel terrore della presenza dell’uomo dagli occhi rossi e degli esseri oscuri.
Per questo si spaventava con poco.
Il ragazzo, Riku, era giunto lì non molto tempo dopo. Accompagnato dalle creature oscure. Non aveva nemmeno tentato di ribellarsi.
Lui non aveva chiesto niente di lei, nemmeno era interessato alle sue parole.
La trattava come un oggetto.
-Davvero crudele…- fu il suo unico commento alle parole della ragazza, con indifferenza.
-Non diresti così, se lo avessi provato anche tu.- ribatté lei; il suo tono della voce si era fatto piatto, senza sentimenti –E tu? Sei stato rapito anche tu dall’uomo con gli occhi rossi?-
-Rapito? Io?- gli scappò una lieve risata –Nessuno osa rapirmi. Non sono debole come te, Mal.-
Mal non reagì.
-Volevo solo scappare dalla mia isola per visitare il mondo esterno.- raccontò, dopo un sospiro –Con i miei amici lo stavamo pianificando da giorni. Avevamo persino costruito una zattera. Ma credo che il mio desiderio di avventura abbia preso il sopravvento, e questo credo abbia causato la distruzione della mia isola, anche se non so come. Ricordo un’enorme sfera sopra l’isola e l’Oscurità avvolgermi. La mia isola è distrutta, credo, ma almeno sono finalmente fuori e libero.-
Per la prima volta dopo, forse, giorni, Mal alzò la testa, sconvolta da quanto aveva sentito.
-Tu hai fatto… cosa…?-
-Non avevo altra scelta.- si giustificò Riku -Non intendevo passare il resto della mia vita in una prigione circondata da acqua dell’oceano!-
Un’anima prigioniera bramosa di libertà da una prigione creata da altri: era esattamente come lei.
Mal compatì quel ragazzo, ma non perdonò quello che aveva fatto alla sua casa.
Lei non avrebbe mai fatto una cosa simile, nonostante odiasse il castello di sua madre.
-E quei tuoi amici con cui hai costruito la zattera?-
-Non ne ho idea. Speravo che fossero con me. Ma quando mi sono risvegliato, ero da solo. Confesso di avere qualche ripensamento, su quello che ho fatto alla mia isola. Ma, Mal, rifletti. Entrambi siamo liberi dalle nostre prigioni. Se riusciremo ad uscire di qui e se troveremo un modo per visitare i mondi, pensa a quante cose potremo vedere, finalmente comprendere perché, fra tutti i mondi, noi siamo nati in quelli sbagliati! E anche ritrovare i miei amici!-
-Riku, è davvero questo quello che desideri?- fece notare Mal, preoccupata -Non ti è bastato quello che hai causato per arrivare fin qui? Hai distrutto la tua casa! Il tuo unico luogo di rifugio, se dovessi smarrirti! Fin dove intendi andare, per inseguire il tuo desiderio, Riku? Potresti perdere tutto ciò che ti è caro, le persone che vuoi proteggere, i tuoi amici! Ne vale davvero la pena?-
Nel buio, gli occhi azzurri di Riku osservarono in basso, pieni di delusione.
-Viaggerei nello spazio per tutta la mia vita, per i miei amici…!- mormorò, a denti stretti –Non mi importa nient’altro! Viaggerò, per ritrovare i miei amici.-
Dei passi.
Mal alzò di nuovo la testa, preoccupata.
-Oh, no! Sta tornando!-
L’uomo con gli occhi rossi. Era proprio di fronte alla cella di Mal.
La guardava sorridendo.
-Ciao, piccola colomba…-

 
 
   
 
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