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Autore: DawnLady94    28/11/2019    2 recensioni
So che in molti hanno già fatto storie simili (ne ho perfino lette alcune, in inglese) ma questa è l'idea che è venuta a me di come sarebbero cambiate le cose se Bilbo Baggins fosse nato femmina.
Si tratta di una Thorin x fem!Bilbo in cui Earlene (Len) Baggins decide (contro ogni buona creanza) di unirsi ad un gruppo di tredici nani e uno stregone per aiutare il capobanda (Thorin Scudodiquercia, un nano musone e carismatico) a riconquistare la casa che gli era stata strappata da un drago sputafuoco che lei avrebbe dovuto affrontare (esattamente dove Earlene avesse sbattuto la testa da bambina non avrebbe saputo dirlo) per sfirargli (da sotto il naso) l'Arkengemma che rappresentava il simbolo di diritto a governare sotto la montagna di Thorin.
Roba da pazzi, insomma, ma d'altronde lei era sempre stata definita Baggins la Stramba. Da Stramba a Pazza, si sa, il confine è labile.
Genere: Avventura, Fantasy, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Azog, Bilbo Baggins, Thorin Scudodiquercia
Note: AU, Movieverse, What if? | Avvertimenti: Gender Bender
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CIAO A TUTTI! Per chi non mi conoscesse (quindi tutti) sono una studentessa universitaria che nel poco tempo libero si diletta a scrivere storielle, in questo periodo pare che la mia massima fonte di ispirazione siano le genderbender e questa è la mia idea di come sarebbero andate le cose se Bilbo Baggins fosse nato femmina.

Come nome non ho scelto nomi allitteranti o comunque simili a Bilbo, nel suono, ma non nel significato perché la parola Bilbo significa letteralmente scudo difensore, così dopo una breve ricerca ho scelto Earlene che significa letteralmente difensore al femminile. Ora, dopo questa nota introduttiva lunghissima, vi lascio alla storia che spero vi piaccia.

UNO

UNA RIUNIONE INASPETTATA

Earlene Baggins raccolse i piatti con cui aveva appena terminato la sua merenda pomeridiana, riponendoli nella bacinella. Generalmente li avrebbe lavati immediatamente – odiando vedere piatti sporchi in giro per casa – ma, per qualche strana ragione (o uno scherzo dettato dal destino) quel pomeriggio decise di afferrare la sua pipa preferita e di andarsi a sedere in giardino con un bel libro.

 

Quella notte aveva fatto sogni strani, caotici e nebulosi che a malapena ricordava, ma che l'avevano lasciata agitata; quella mattina quando si era diretta al mercato per comprare alcune uova e degli ortaggi era praticamente saltata in aria quando il più piccolo dei figli del suo Gaffiere, Samwise Gangee, aveva afferrato la sua gonna per – creatura educata qual era – salutarla.

 

Non che gli astanti avessero detto niente, oltre bisbigliare – sotto voce e nascosti dietro le proprie mani – che Baggins la Stramba sembrava più strana del solito. E doveva ammettere che forse così era stato. Era uscita di tutta fretta dopo essersi svegliata in uno stato tale di frastornamento che aveva raggiunto il mercato con una buona ora di ritardo sull'orario considerato accettabile dall'opinione hobbit. Per di più era uscita coi capelli sciolti – faccenda alquanto scandalosa nella Contea – e, come se non bastasse aveva (non che fosse una novità) la testa fra le nuvole.

 

Aveva bisongo di rilassarsi e un po' di erbapipa e un bel libro le parvero la soluzione migliore. Afferrò un tomo che aveva riletto innumerevoli volte, uno dei tanti libri che le aveva lasciato in eredità suo padre dopo la sua prematura dipartita, appena qualche anno dopo sua moglie, Belladonna. Aprì la porta rotonda e recentemente riverniciata di verde del suo buco hobbit e se la chiuse alle spalle, passando una mano sulla superficie liscia e calda per via del sole che vi batteva sopra in quell'ora di pomeriggio.

 

Si sedette sulla sua panchina di pietra preferita, quella da cui si poteva osservare il giardino hobbit e il cancelletto, alzò i pelosi piedi appoggiandoli su uno sgambello, si aggiustò la gonna e aprì il suo libro per poi accendersi la pipa. Non avrebbe saputo dire per quanto tempo ebbe letto e per quanto ebbe fantasticato.

 

Erano passati anni dall'ultima volta che Earlene aveva fantasticato sulle terre al di fuori della Contea – da quando era appena passata dall'adolescenza all'età adulta, una manciata di anni prima – quando era bambina erano l'unica cosa di cui riusciva a parlare scandalizzando non solo i membri della sua famiglia ma tutti gli abitanti della Contea; dicevano che aveva troppo spirito e incolpavano il suo sangue Tuc per la sua stranezza, ma sua madre e suo padre non l'avrebbero mai snaturata al punto di impedirle di inseguire i suoi sogni anche se suo padre aveva spesso provato a suggerirle, specialmente dopo la morte della madre, di trovarsi un buon partito, un hobbit gentile che la rispettasse e amasse e con cui costruire una famiglia.

 

Non che Earlene non volesse una famiglia, un giorno. Ma i giorni si erano tramutati in settimane, in mesi e in anni ed ora non vi era nessuno che si sarebbe abbassato – nonostante la sua ricchezza – a sposare Baggins la Stramba.

 

Soffiò fuori tre perfetti anelli di fumo concetrici e socchiuse gli occhi cercando di scacciare quei brutti pensieri che le facevano temere che sarebbe rimasta da sola a vita; mentre rilassava le spalle e la schiena, il libro ormai dimenticato sul grembo, le parve di sentire uno strano solletico al naso che puzzava sospettosamente di erba pipa. Aprì gli occhi infastidita per trovarsi di fronte una figura strana, stranamente familiare e decisamente non hobbit. Un uomo, alto e vestito di grigio, con barba grigia, sopracciglia folte e un cappello a punta, un uomo anziano che si appoggiava vistosamente su un bastone di legno di ottima fattura alto quasi quanto lui; ma se il suo aspetto avrebbe potuto tradire una certa età avanzata i suoi occhi blu brillavano in maniera eccentrica e accesa. Quello sguardo le fece spuntare un sorriso spontaneo sul viso.

 

“Buongiorno” lo salutò educatamente – nonostante non fosse poi così educato, per uno sconosciuto fermarsi davanti ad un buco hobbit non proprio e fissare insistentemente la padrona di casa – con un bel sorriso cordiale, convinta che la cosa sarebbe finita lì.

 

Oh, come si sbagliava.

 

“Cosa intendi? Vuoi forse dire che oggi è una buona giornata, che oggi sarà una buona giornata, o che lo sarà indipendentemente da se io lo voglia o no?” alla sua domanda Earlene sentì le sopracciglia sollevarsi – in un'espressione poco educata – in incredulità.

 

“Tutte, suppongo.” commentò incerta. La presenza di quello strano sconosciuto cominciava ad inquietarla un po'. Vedendo che però quello si limitava a fissarla Earlene, da creatura docile e gentile qual era domandò “Posso aiutarla?”

 

“Non ne sono del tutto convinto – commentò in modo enigmatico l'uomo – sono in cerca di qualcuno con cui condividere un'avventura.”

 

“Un'avventura?” per poco la parola non la fece strozzare con la sua stessa saliva e il fumo che stava inalando “Mi dispiace, ma temo che non troverete nessuno interessato ad un'avventura in questa parte della Contea, dovreste provare oltre il fiume Brandivino, magari qualcuno dei miei cugini Took più giovani potrebbe volersi unire a voi.” suggerì con un'immane sforzo di volontà.

 

Era cresciuta ormai, da anni aveva passato la fase infantile e adolescenziale in cui aveva sognato di esplorare il mondo oltre la Contea e di unirsi a milioni di avventure. Visto che l'uomo non pareva volersene andare Earlene decise di rientrare lei in casa “Beh, se questo è tutto, le faccio i miei migliori auguri per la sua ricerca. Non vogliamo avventure qui – si sentì in dovere di specificare – buongiorno.” terminò sperando di congedare lo strambo sconosciuto. Se gli altri hobbit l'avessero vista in compagnia di un soggetto tanto peculiare certo la sua reputazione già fragile sarebbe andata distrutta del tutto.

 

“E dire che dovevo vivere tutte le vite degli uomini per sentirmi buongiornare dalla figlia di Belladonna Tuc.” commentò però lo sconosciuto prima che lei potesse anche solo mettere mano al pomello della porta. Si irrigidì di colpo. Si voltò con occhi fiammeggianti. “Sei cambiata Earlene Baggins – le fece notare – e non penso sia stato per il meglio.”

 

“Mi scusi, ci conosciamo? – domandò, prendendo un passo nella direzione dell'uomo, incurante del fatto che, per ragioni di natura, torreggiasse su di lei in modo quasi minaccioso con i suoi abiti scuri e il cappello a punta – no, perché ho come l'impressione che lei mi conosca. Eppure io non la ricordo.” prese un altro passo “Le vorrei far notare che spettegolare è già di per sé un atto di cattiva educazione, ma farlo in faccia all'oggetto del pettegolezzo è terribilmente sconveniente.”

 

“Conosci il mio nome, – commentò l'uomo, cambiando la mano d'appoggio del suo bastone – ma non sai che sono io a portarlo.” Earlene fece una smorfia di incredulità, ma l'uomo continuò “Io sono Gandalf!”

 

Il nome tirò ad alcune corde della sua memoria. Gandalf pensò, Gandalf il.. “Oh ma certo, Gandalf! – esclamò – mi ricordo di voi. Beh, non di voi voi, ma dei vostri fuochi d'artificio. Il Vecchio Took li faceva sempre sparare per la festa del suo compleanno.” richiamò alla memoria “perdonatemi, non vi ho riconosciuto subito.”

 

Gandalf era un mago che conosceva parecchio bene suo nonno e sua madre, ma che lei stessa aveva veduto che una manciata di volte quando era troppo piccola per potersene ricordare. L'uomo fece una smorfia “Sono lieto che ricordi qualcosa di me, anche se solo i miei fuochi d'artificio.”

 

A questo Earlene sorrise, sì era un tipo strambo quello stregone, ma era un vecchio amico del Thain quindi andava trattato con il rispetto che meritava – fece una smorfia – aveva passato poco tempo a casa di suo nonno, tra i Took, ma quel posto era come una caserma militare e suo nonno era il più terribile dei generali e diventava ancora peggio quando si trattava di organizzare le feste di compleanno.

 

“Bene – inspirò l'uomo con un sorriso – allora è deciso. Farà molto bene a te – commentò – e farà certamente ridere me.” commentò indicandola. Earlene fece una smorfia di incomprensione, ma l'uomo aveva già fatto un passo indietro “Colore piuttosto acceso la porta.”

 

“L'ho fatta riverniciare da poco.” commentò frastornata “Beh, signor Gandalf, buona fortuna nella tua ricerca. Io adesso ho molti piatti da lavare. Arrivederci.” si affrettò aprendo la porta e rientrando immediatamente in casa onde evitare che lo strano personaggio provasse a convincerla ad unirsi alla sua avventura.

 

E quella fu la fine della questione. O almeno così aveva (erroneamente) ritenuto. Ma comprese ben presto che le cose non erano andate così liscie come aveva pensato quando, un paio di sere successive (era un mercoledì) proprio non appena si era seduta a tavola con un piatto di pesce e patate calde qualcuno bussò alla sua porta.

 

Contraddetta del fatto che qualcuno si presentasse – senza invito – a una tale ora e preoccupata che fosse successo qualcosa di grave ad uno dei suoi parenti, Earlene si affrettò ad andare a rispondere trovandosi (meraviglia delle meraviglie!) di fronte ad un nano; un nano dall'aspetto anche piuttosto minaccioso. Aveva lunghi e lisci capelli che però partivano dalla nuca lasciando il resto della testa pelata e tatuata, aveva su di sé un arsenale di armi non ignorabile ed era almeno due volte la sua taglia. Le lanciò uno sguardo incuriosito, ma deciso prima di fare un buffo inchino “Dwalin – si presentò – al tuo servizio.”

 

Earlene non stupefatta abbastanza per non ricordarsi le buona maniere replicò il saluto “Earlene Baggins – si presentò – al vostro.”

 

Il nano con tutta sorpresa entrò nella sua umile dimora e appese il proprio mantello all'attaccapanni per poi lanciarle uno sguardo quasi accusatorio “La cena da che parte è?” domandò senza giri di parole in modo quasi brusco. Earlene fece una smorfia, ma gli fece strada comunque. Dibattuta su cosa fare: c'era un nano sconosciuto alla sua porta.

 

“Mi stavo giusto sedendo a mangiar...” ma il nano si era già seduto sulla sua sedia preferita cominciando a cibarsi della sua cenetta fatta a mano e con tanto amore. Fece una smorfia e si sedette sul davanzale della cucina osservandolo miseramente mentre trangurgitava la cena senza proferire parola.

 

Quando ebbe finito rese noto il suo apprezzamento con un rutto a dir poco maleducato e brutale, ma Earlene si trattenne dal farglielo notare “Ce ne è dell'altro di questo?” domandò, tutt'altro che una cattiva padrona di casa, Earlene annuì offrendogli una torta salata al formaggio e dei sottaceti, non appena li ebbe appoggiati sul tavolo però, qualcuno bussò nuovamente alla porta.

 

“Sarebbe la porta.” le fece notare infastidito il suo ospite inaspettato, Earlene scosse la testa per allontanare la sorpresa e si avvicinò alla porta aprendola, solo per trovarsi di fronte un altro nano, più basso e paffuto dell'altro, ma stranamente somigliante, con folti capelli nivei e una barba altrettanto candida. Le regalò un sorriso cordiale “Balin – si presentò con un inchino – al tuo servizio.”

 

Earlene sbatté le palpebre più volte convinta di essersi sbagliata, ma quando notò che il nano era ancora là replicò il saluto, stringendosi con più foga la vestaglia attorno alla vita “Earlene Baggins, al vostro.”

 

Gli fece spazio per entrare e solo quando il nano paffuto esclamò “Fratello!” aprendo le braccia notò la presenza del suo primo ospite inatteso in corridoio. I due si abbracciarono e scambiarono una poderosa testata che le fece digrignare i denti, e rimase impassibile a guardarli mentre si dirigevano entrambi in cucina parlando del più e del meno.

 

Il nano con i capelli bianchi, Balin, le chiese se aveva una pinta di birra o del buon vino ed Earlene si diresse verso la dispensa borbottando tra sé. Poco dopo che ebbe offerto vino e birra qualcun altro bussò. Saltò praticamente fino alla porta per trovarsi di fronte due nani (altri due!) decisamente più giovani dei precedenti, con abiti decisamente più lussuosi, uno biondo e l'altro scuro di capelli. Il biondo aveva anche più barba di quello coi capelli scuri. Si proferirono in inchini gemelli esclamando “Fili e Kili! Al tuo servizio.”

 

Earlene non ce la poteva fare “Mi dispiace ma non c'è niente per voi qui...” fece per chiudere loro la porta in faccia – terribile maleducazione, ma costretta dagli eventi – ma quello coi capelli scuri (Kili?) la tenne aperta e domandò spaventato e deluso “L'hanno cancellata?”

 

“Cosa? – esclamò sorpresa – no. Non hanno cancellato proprio un bel niente.” allora i due si spinsero all'interno della casa, appendendo i loro mantelli non all'appendiabiti, ma alle sue braccia come se fosse lei l'appendiabiti. Sospirò e ripose i mantelli al loro posto. Ignorando i rumori di testa contro testa mentre i nani si salutavano.

 

E quando pensava che peggio di così non potesse andare (e badate l'avrebbe pensato molte volte nel corso di questa storia) un altro colpo alla porta la fece trasalire, questa volta chi aveva bussato l'aveva fatto con maggiore insistenza e quando aprì la porta non uno, non due, non tre, ma ben otto nani caddero in avanti nel suo ingresso, alle loro spalle un Gandalf decisamente troppo soddisfatto di sé.

 

Gandalf.”

 

I nani erano terribilmente rumorosi e avevano preso a predare la sua dispensa, trascinare le sue sedie (“quella è la poltrona di mio nonno!”) razziando l'intera casa (“quello è un centrino, non un fazzoletto!”) ce ne erano talmente tanti (dodici, dodici!) che Earlene non sapeva più da che parte guardare e Gandalf sembrava troppo divertito e soddisfatto per non essere colpevole.

 

“Oh Earlene, mia cara, cos'è con quel visetto lungo?” le domandò evidentemente divertito. Lei portò i pugni sui fianchi e inarcò un sopracciglio.

 

“Ci sono dodici nani, dodici!, in casa mia. Non invitati.” gli puntò contro un indice accusatore “suppongo che tu abbia qualcosa a che farci, o sbaglio?” soggiunse per niente in vena di convenevoli o scherzi.

 

“Certo che ho qualcosa a che farci, mia cara signorina Baggins. – disse come se fosse la cosa più naturale del mondo – che problema ti crea? Sì sono un po' caotici, ma sono allegri. Ti abituerai a loro in fretta.”

 

“Non voglio dovermi abituare a loro, Gandalf..” cominciò, solo perché uno dei nani che era arrivato assieme a lui, uno tenero estremamente beneducato, domandò in tono incerto “Ehm scusi... signorina Boggins cosa ci faccio con questo?” mostrandole un piatto sporco. Lei allargò le braccia frustrata.

 

“E' Baggins a dire il vero e potete...” non aveva nemmeno terminato la frase che il nano biondo (Fili? O Kili? Non riusciva a ricordare) afferrasse il piatto lanciandolo in aria come freesbee. Tentò inutilmente di fermarli, ma tutte le sue stoviglie stavano volando intorno a lei, mentre i nani intonavano una canzone sulle cose che lei odiava (spuntare i coltelli, frantumare i piatti e simili, tutte faccende piuttosto odiose).

 

Ma, tempo che avevano finito con la canzone e lei si sentiva pronta a svenire notò che avevano riordinato tutto e lavato tutte le stoviglie usate mentre Gandalf le lanciava uno sguardo che poteva facilmente interpretarsi come che ti avevo detto? Proprio in quel momento un altro poderoso colpo sulla porta li zittì tutti di colpo. Fu Gandalf a rompere il silenzio “E' qui!”

 

Earlene che a discapito della serata pazzesca e frastornante non aveva dimenticato la buona educazione si diresse alla porta aprendola in attesa di trovarsi di fronte l'ennesimo nano e così fu. Peccato che il nano che si trovò di fronte era decisamente diverso dagli altri, aveva un portamento e un carisma inconfondibili, occhi profondi azzurri – dall'aria un po' perseguitata – capelli neri intrecciati con fili d'argento, barba decisamente corta rispetto agli altri e un aspetto di per sé decisamente più avvenente.

 

“Avevi detto che questo posto era facile da trovare. – disse il nano, rivolgendosi a Gandalf – mi sono perso due volte venendo qua. E se non fosse stato per il segno sulla porta non mi sarei nemmeno fermato.” commentò entrando con un incedere decisamente convinto, perfettamente ignorando la padrona di casa.

 

“Segno? Che segno? Non c'è nessun segno sulla mia porta, prego, l'ho fatta riverniciare la settimana scorsa!” esclamò oltraggiata, osservando la porta apparentemente intonsa, non fosse per un incisione di una strana runa luminosa.

 

“Certo che il segno c'è! – sbuffò Gandalf – ce l'ho messo io.”

 

Razza di vandalo maleducato, borbottò sottovoce Earlene, ma Gandalf non la sentì e se l'aveva sentita non ne diede segnale preferendo voltarsi “Signorina Baggins, lascia che ti presenti il capo della nostra spedizione e il fondatore di questa compagnia – disse indicando il nano – Thorin Scudodiquercia. Thorin Scudodiquercia, ti presento la signorina Baggins, la nostra gradevole padrona di casa e il quattordicesimo membro della tua spedizione.”

 

Earlene voleva prenderlo a schiaffoni, no davvero, sapeva che non era educato, ma aveva specificato candidamente che non era interessata ad alcuna avventura. Il nano le girò intorno, osservandola con un sorrisetto serafico sulle labbra che non le piacque affatto.

 

“E questa sarebbe una scassinatrice? – domandò in tono irriverente, riportandosi perfettamente di fronte a lei con le braccia incrociate al petto e un'espressione troppo maliziosa e divertita per prospettare nulla di buono – mi dispiace Gandalf ma sembra più una locandiera che una scassinatrice.” commentò.

 

Earlene fece una smorfia rivolgendosi a Gandalf “Mi ha appena dato della loncadiera e della ladra?” domandò oltraggiata “In casa mia?” specificò “dove la sua compagnia di nani ha appena razziato la mia dispensa e reso un caos la mia abitazione? Certo che mi porti personaggi certamente beneducati in casa, Gandalf.”

 

Gandalf fece per parlare, ma lei lo trattenne con uno sguardo eloquente “E per sua informazione, signor Thorin Scudodiquercia io non sono né una locandiera, né una ladra, ma una rispettabilissima signora hobbit. Grazie tante.”

 

Sembrò aver detto esattamente cosa si aspettava perché il nano fece un sorrisetto “Lo immaginavo. – commentò – Gandalf davvero ti avevo detto uno scassinatore e...”

 

“...Se dico che la signorina Baggins è una scassinatrice allora la signorina Baggins è una scassinatrice.” replicò sottovoce lo stregone. Il nano sembrò sorpreso dalla sua frase e riprese a girarle intorno, studiandola.

 

“E mi dica signorina Baggins – domandò per la prima volta rivolgendosi a lei – quale arma prediliegete? Ascia o spada?”

 

“Un coltello da cucina – replicò caustica – sono decisamente più maneggevoli.”

 

Uno dei nani (forse Kili?) borbottò sottovoce una parola nella lingua nanica, ma Earlene non ci fece caso, anche se gli altri sembrarono divertiti dalla sua considerazione. “Karaadvarak” il nano che l'aveva appena insultata fece una smorfia.

 

Fu Gandalf a interrompere la tensione evidentemente alta “Thorin mi hai chiesto di trovare un quattordicesimo membro della tua spedizione e io ho scelto la signorina Baggins. Potrà non essere una scassinatrice professionista ma è una hobbit. – il nano si voltò verso lo stregone – ha il passo felpato, gli hobbit sono incredibili cercatori e cosa non da poco ha un odore decisamente meno forte di quello dei nani cui è abituato Smaug, se qualcuno può prendere l'Arkengemma da sotto il suo naso squamoso è proprio la signorina Baggins.”

 

Earlene fu quasi colpita dalla sua dimostrazione di fiducia. Il nano, Thorin, annuì “Molto bene, Gandalf – borbottò – ma non posso essere responsabile della sua sicurezza. È praticamente una bambina.”

 

“Certo lo capisco – annuì lo stregone – ma per tua informazione Earlene è già una hobbit adulta.” il nano non diede dimostrazione di aver sentito e di esserne interessato.

 

Earlene ascoltò attentamente mentre lo stregone indicava un punto su una mappa – su di una montagna (la Montagna Solitaria o Erebor come la chiamavano i nani) e parlava di una porta segreta (chiaramente c'era una porta segreta. E chiaramente Gandalf aveva la chiave. E, altrettanto chiaramente, avevano solo il tempo calcolato per raggiungere la porta al momento giusto perché fosse visibile. Che razza di creatura costruiva una porta invisibile? Era da pazzi.) ma su di questo Earlene non commentò, inquietata però dal disegno di un drago vicino alla Montagna.

 

“Tanti auguri ad entrarci – commentò sottovoce, facendo sorridere il più giovane dei nani, quello coi capelli scuri (era abbastanza sicura si chiamasse Kili) – cosa sarebbe quello?” domandò indicando il disegno del drago (sperando con tutte le sue forze che non fosse ciò che pensava. E invece lo era eccome).

 

“Ah! – esclamò il nano con lo strano cappello scampanato – quello è Smaug il Terribile. È il drago che ci ha rubato Erebor e che siede nelle sale dei nostri padri con il loro tesoro.” spiegò.

 

Earlene deglutì a vuoto “Un drago?”

 

“Certo! – esclamò sempre quello – un drago sputafuoco di quelli cattivi, sai di quelli che aprono le fauci e ti carbonizzano e...”

Fece un gesto con la mano “Ho capito, ho capito.” Thorin si voltò verso Balin ordinandogli di esporle il contratto.

 

“Tieni ragazza, quello è il nostro contratto. – spiegò in tono gentile – se andasse tutto bene ti spetterebbe un quattordicesimo del tesoro e se le cose andassero per il peggio ci accolleremo noi le spese dei funerali.”

 

Earlene aprì completamente il contratto che elencava tutta una serie di morti possibili ciascuna più sanguinosa dell'altra. Carbonizzazione, mangiata dal drago e molte altre. O Yavanna, pensò, uno dei nani (forse quello con il capello strano? Non ricordava il suo nome, ma era abbastanza sicura che assomigliasse a Bombur o era forse Bifur?) le chiese se stava bene.

 

“No, affatto.” commentò prima di cadere a terra svenuta.

 

Thorin roteò gli occhi al cielo alla vista della hobbit che cadeva a terra svenuta. Era una creatura troppo delicata per una tale impresa – lo aveva capito dal momento stesso che aveva aperto la porta della sua casa – se la sua statura ridotta, ma decisamente procace dimostrava qualcosa, insieme ai suoi abiti semplici, ma confortevoli, era che quella creatura non aveva mai messo il naso fuori dal suo buco nel terreno. Certo, come aveva fatto notare suo nipote, la hobbit aveva decisamente uno spirito focoso. Un coltello da cucina. Aveva detto in tono decisamente acido, ma deciso, sono decisamente più maneggevoli. Questo non significava che fosse adatta ad un ruolo tanto difficile e pericoloso.

 

Osservò mentre Gandalf la aiutava a riprendersi. Lo stregone era un personaggio quantomeno misterioso, ma li stava aiutando e visto che perfino Dain si era rifiutato di aiutarli, affermando che Erebor era faccenda del re sotto la montagna Thorin non poteva certo sputare in faccia agli alleati che la vita gli aveva dato. Anche questa signorina Baggins se era disposta e non ne era poi così convinto (ma avrebbe imparato presto che gli hobbit sono creature sorprendenti) ad aiutarli a riconquistare la loro casa.

 

“Mahal! – esclamò Dwalin al suo fianco – certo che se le basta così poco per svenire...” Thorin non poté che concordare (e ancora, sarebbero rimasti tutti sorpresi dalla tenacia e dalla fortitudine degli hobbit).

 

Thorin sospirò, portandosi di fianco al camino caldo, osservando le braci ardenti cercando di togliersi dalla testa il modo in cui quella strana creaturina l'aveva guardato come se fosse uno scarafaggio sulla suola del suo stivale piuttosto che il legittimo re sotto la montagna (non che lei lo sapesse. Ma dubitava che, anche se l'avesse saputo, le sarebbe interessato, non era il suo re dopottutto).

 

Nel frattempo Earlene si era ripresa e sedeva con una coperta avvolta attorno alle spalle nella poltrona di suo nonno, le gambe raggomitolate sotto le natiche e contro il petto, una tazza di té fumante tra le mani.

 

“Lasciatemi un po' di tempo – supplicò – sto bene, davvero.” ma Gandalf non sembrava dello stesso avviso.

 

“Cosa ti è successo 'Len Baggins? – domandò sfruttando certo con intenzione il soprannome che sua madre era solita usare con lei – dov'è finita quella piccola hobbit che esplorava i boschi vicino casa in cerca di elfi ed ent?” domandò scoraggiato “quando i centrini e i piatti di tua madre sono diventati tanto importanti?” chiese retorico.

 

“Sono cresciuta Gandalf! Sono una hobbit matura adesso, la degna padrona di casa Baggins, la casa che mio padre ha costruito per mia madre e per me...”

“Quando? – domandò lo stregone – quando hai smesso di essere la figlia di Belladonna Tuc e sei diventata la figlia di Bungo Baggins?”

 

“Gandalf – provò allora lei – non sono una scassinatrice, per l'amor di Yavanna! – esclamò – sì ho rubacchiato forse qualche ortaggio che non era mio ma sono una hobbit onesta e...”

 

“I nani non vogliono rubare niente! – esclamò lo stregone – vogliono riprendersi la casa che Smaug ha strappato loro! – la corresse – Thorin vuole riconquistare le sale dei suoi antenati. Rivuole casa sua.”

 

Earlene si morse l'interno di una guancia “Sarebbe fantastico, 'Len, pensaci! – esclamò – vedresti il mondo fuori dalla Contea. Aiuteresti chi ha bisogno di te, – soggiunse – e avresti delle gran belle storie da raccontare quando tornerai.”

 

“E' proprio questo il punto, Gandalf. – mormorò – puoi assicurarmi che tornerò?” domandò stringendosi di più nella propria coperta.

 

Gandalf sospirò “No.” ammise sconfitto “Né posso prometterti che lo vorrai fare o che sarai la stessa persona che è partita.”

 

Lei soffiò una risata tralice “La mia reputazione è già abbastanza instabile così, Gandalf. – mormorò – sono già la Stramba di Vicolo Cieco, Casa Baggins. Una cosa del genere, sarebbe la goccia che fa traboccare il vaso.”

 

“Non ti avevo mai preso per una codarda, Earlene Baggins.”

 

In quel momento una voce, calda e ruvida la dissuase dalle sue elucubrazioni e quasi come ipnotizzata sbirciò nella cucina, notando che i nani erano tutti seduti affianco a Thorin Scudodiquercia che stava intonando una canzone tanto triste da farle venire le lacrime agli occhi. Cantava di casa. Earlene aveva una casa, un porto sicuro, quei nani no. Gli era stata strappata.

 

Che ragione migliore? Domandò una voce che somigliava stranamente a quella di sua madre. Che c'è di meglio che aiutare qualcuno, bambina mia? Sospirò e afferrò il contratto da dov'era rimasto abbandonato. Deglutì e poi chiusi gli occhi.

 

Chi avrebbe vinto: Baggins e Tuc? Ma poi, perché decidere? Non poteva essere una Baggins e una Tuc? Si girò verso Gandalf e gli porse la mano aperta. Lo stregone sorrise ed estrasse dalla veste grigia una penna di mirabile fattura, con mani decise Earlene la firmò, poi arrotolò nuovamente la pergamena e prese un respiro. Attese che i nani avessero finito di cantare poi si avvicinò con passo felpato e porse al capo della spedizione il contratto.

 

“Avete la vostra scassinatrice. – dichiarò – non sarò forse la migliore sul mercato. Ma farò del mio meglio per aiutarvi a tornare a casa.” promise.

 

Il nano la osservò con uno sguardo strano, ma evidentemente sorpreso, poi annuì e Balin afferrò il contratto controllandolo per poi riarrotolarlo. “Benvenuta nella Compagnia, signorina Baggins.”

 

Lei fece un gesto di noncuranza con la mano “Oh – momorò – non c'è bisogno di tutte queste formalità – assicurò – potete chiamarmi Earlene o Len se la cosa non vi crea disagio.” commentò “d'altronde se Erebor è così ad Est come si evince dalla mappa suppongo che passeremo parecchio tempo assieme, inutile vincolarsi a formalità inutili.”

 

I nani annuirono sorridenti. Earlene offrì loro le sue camere, quella padronale, quella dei suoi genitori e quella degli ospiti e i nani si divisero lasciandole però – nonostante si fosse offerta di dormire in salotto da brava padrona di casa – la stanza padronale. Quella sera, dopo aver preparato una sacca di fretta e furia si addormentò con un sorriso sereno sulle labbra per la prima volta in molti anni. Forse aveva commesso una sciocchezza, ma la sua parte Tuc era esaltata all'idea di un'avventura.
 



Karaadvarak: è una parola formata da due parole distinte di nanico (non è una parola ufficiale da che ne sappia io) e in questo caso viene usata da Kili per definire la nostra Len come un "tipetto focoso".
Eccoci dunque a fine capitolo. Fatemi sapere cosa ne pensate. Sono aperta a tutti i tipi di critiche e di suggerimenti o consigli. Quindi, se vi va, lasciate un commentino! 

Dovrei riuscire a postare la settimana prossima il secondo capitolo (di giovedì così potrò continuare a lavorare anche sulla fic che sto postando su GoT). Quindi, niente, fatemi sapere che ne pensate, sarebbe per me importante ricevere i vostri commenti e scoprire se vi piace o no.

Un bacio. Giuls -
   
 
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