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Autore: fedegelmi    28/11/2019    2 recensioni
È una raccolta di storie ispirate dai vincitori del concorso mensile che organizzo ogni primo lunedì del mese.
"Nostre" perché ogni storia è il frutto di due menti.
Per maggiori informazioni sul concorso, troverete tutto nelle storie in evidenza di Instagram "Concorso mensile" al mio profilo "fedegelmi".
Genere: Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Piccola introduzione:

 

La seconda storia nata dal concorso di novembre, mi è stata proposta da Nicolò; di seguito, vi riporto la trama e l'idea.

Un grillo di nome Acriz era nato con un talento incredibile: aveva interesse verso qualsiasi materia. A lui interessava qualsiasi cosa, gli altri grilli, però, non riconoscevano in lui questa peculiarità (tranne la sua dolce metà Zacria, che era il suo opposto, razionale e logica all'estremo; lei vedeva in lui un talento). Acriz parlava e parlava, fiumi di parole che sembravano non arrivare agli altri, si sentiva sempre a disagio e sempre solo; si sentiva come un elefante in un mondo di pesci rossi. Aveva un modo di cogliere il peso delle parole che nessuno riusciva a concepire. Per lui utilizzare una parola al posto di un'altra era un dilemma, passava ore a pensare e pensare alle parole migliori. Per lui erano il significato stesso, il mezzo per giungere ad esso; una Poesia per quanto esile è in grado di uccidere o di salvare, secondo Acriz. Per Zacria, invece, questo mezzo era l'algebra.

Vorrei che parlassi della sua storia e inventassi un finale, in sostanza volevo proporti una storia sul peso delle parole e sulla noncuranza, spesso, del loro utilizzo nel mondo post moderno.

 

 

Storia (buona lettura):

 

Il grillo di nome Acriz aveva un problema enorme: nessuno riconosceva e apprezzava la sua peculiarità di avere interesse verso qualsiasi materia.

Questo influiva molto sul suo umore, che spesso si tramutava da allegro a sconsolato.

Certo, aveva la fortuna di avere una moglie che lo sosteneva e amava con tutta sé stessa, ma quando era solo, non riusciva a farsi forza col solo pensiero di lei.

Per questo motivo, mentre parlava con altri grilli nella piazza del loro bel paesino, sentiva di starsi pian piano consumando in vane parole che nessuno avrebbe veramente ascoltato.

«...ed è così che ho scoperto come tutte le cellule sono racchiuse da una membrana che le protegge dall'ambiente esterno e ne preserva il potenziale elettrico» concluse il discorso azzardando un sorriso.

«Non credi di star esagerando un po', Acriz?» ridacchiò uno dei compaesani. «Dovresti solo concentrarti sul tuo lavoro: per cantare come si deve hai bisogno di non affaticare il cervello» esclamò facendo sfregare la serie di creste presenti sull'ala contro il raschietto sulla fascia opposta.

«Già, ha ragione Critio» concordò un altro. «Ognuno deve concentrarsi solo sul suo lavoro e sulla sua grillina. Tu non sei ancora passato ai figli, non è così? Dovresti farlo, è un tuo dovere».

«Ma è grazie a ciò che leggo e imparo che riesco a produrre un canto migliore, non capite? Riesco a trasmettere emozioni più forti e a far crescere più vigorose le piante e le erbe!» ribatté Acriz cercando disperatamente di far capire loro il suo pensiero.

«Le piante non hanno emozioni, non puoi dargliele» lo derisero.

«Certo che le provano! Nei miei canti ci sono delle parole apposta per loro, e sono le stesse parole che le hanno aiutate ad essere più rigogliose da quando ho iniziato a dedicargliele. Tutte le parole hanno un peso e variano dalla situazione nella quale si utilizzano; persino ora dovremmo fare attenzione a quelle che usiamo per parlare tra noi».

«Non so cosa tu voglia dirci con questo, ma posso assicurarti che le piante non hanno nulla, neanche le erbe. Servono solo per nutrirci e difenderci» disse Critio tagliente.

«Nessuno di noi può dirti che non sei bravo a fare il tuo lavoro,» continuò un altro. «ma posso assicurarti che non sei l'unico a poterlo fare nello stesso modo. Non distrarti, se non vuoi perdere il tuo posto».

E così tutti tornarono a sbrigare le proprie faccende, lasciando Acriz solo con i suoi pensieri e le sue amate parole.

La piazza era gremita di grilli, eppure si sentiva come se neanche uno lo vedesse con la stessa luce con cui lo vedeva la dolce moglie; avrebbe tanto desiderato che, un giorno, qualcuno gli dicesse ciò di cui aveva davvero bisogno perché, fino ad allora, nessuno, nemmeno lei, era ancora riuscito a farlo.

 

Acriz si stava rilassando sul divano della sua bella casa in mezzo ai prati, quando fece ingresso la moglie Zacria - anch'ella con lo stesso aspetto del marito - con un tomo in mano.

Nonostante lei non comprendesse la passione di lui per tutto ciò che poteva essere letto - anche, forse, a causa del suo amore per l'algebra -, le piaceva comprare libri da regalargli, in modo da saziare la sua fame di sapere; lo ammirava molto per questo, vedeva in lui un talento.

Infatti, non appena aveva visto il volume non aveva resistito, soprattutto perché nell'ultimo periodo aveva notato quanto il marito fosse triste, anche se non ne comprendeva il motivo.

Gliel'aveva chiesto, una volta, e lui le aveva dato una risposta che le sue operazioni algebriche non erano riuscite a decifrare.

Si amareggiava, infatti, per il peso delle parole.

Lei non poteva concepire questo pensiero, perché solo i numeri e lettere erano sempre stati la sua risposta certa, non vedeva altro che quelli.

E allora, vi chiederete, come potevano aver trovato l'amore? Come avevano fatto a far sbocciare quel fiore così prezioso?

Acriz l'aveva notata e studiata a causa della sua sconfinata passione per l'algebra, l'aveva incuriosito come avrebbe potuto farlo un libro.

Zacria aveva calcolato la loro affinità e aveva capito che unendo le loro passioni, sarebbero diventati un'equazione perfetta.

E così era stato, perché mai i due avrebbero potuto amare di più.

In qualunque caso, non appena lei fece il suo ingresso, il grillo le rivolse tutta la sua attenzione com'era solito fare.

«Ti ho preso un regalo» esclamò entusiasta porgendogli il sacchetto.

Egli lo prese e ne tirò fuori il libro: il suo aspetto era particolare, perché sulla copertina vi era un armadio aperto colmo di oggetti e lettere, su sfondo bianco; si intitolava "Potere alle parole. Perché usarle meglio⁽¹⁾".

Dopo i discorsi che le aveva fatto, quel titolo le aveva ricordato lui e il suo problema, quindi gliel'aveva comprato seppur non comprendendo.

Acriz la ringraziò con un sorriso. «Dolce Zacria, è un dono meraviglioso, anche se temo tu non abbia concepito appieno il mio discorso, non è così? L'ho veduto dal tuo sguardo e so anche che te ne rammarichi, ma non fartene una colpa: io e te siamo gli opposti di una stessa medaglia».

«Io so solo che l'algebra è lo strumento intellettuale che è stato creato per rendere chiari gli aspetti quantitativi del mondo ⁽²⁾ e solo attraverso di lei posso davvero capire, ma, ti prego, spiegamelo un'altra volta anche se non usi il mio metodo».

«Siediti qui, vicino a me» disse il grillo aspettando che la moglie lo raggiungesse, dopodiché iniziò.

«"È quando le onde si infrangono

che finalmente ci sentiamo liberi;

i canti delle sirene divengono

una melodia per i nostri timpani.

Udimmo questo suono

lontano e incerto,

ma al pari di un tuono

ci donò sconcerto.

L'acqua ci apparve cristallina

e colma di smagliante vita;

ammirammo la corallina,

barriera dalle innumerevoli dita.

Stringemmo le nostre mani

ammirando l'orizzonte,

non pensando al domani,

ma solo a ciò che avevamo di fronte⁽³⁾."»

«Nonostante tu mi abbia trasmesso emozioni incalcolabili, continuo a non comprendere. 2 giorni fa non me l'avevi esposto così» sospirò Zacria carezzandogli la guancia.

«Per venire incontro al tuo metodo, volevo proporti un esempio per farti finalmente capire. Questa poesia è un'equazione e adesso la risolveremo insieme».

Acriz prese un foglio bianco e cominciò a scrivere le parole del poema in modo che al fianco di ogni frase avesse spazio per annotare le analisi, dopodiché lo passò alla moglie.

«Hai voglia di scrivere tu dove ti indico io?» le chiese dolcemente.

Ella annuì e attese che il marito parlasse di nuovo.

«Iniziamo dal primo verso: "È quando le onde si infrangono". Ho deciso di proporre come principio di questa poesia, una frase che potrebbe essere il continuo di un'altra, che però non vediamo; chiunque la legga ha la possibilità di immaginarsi quello che lo circonda in questo scenario e di pensare ad una o più persone a lui care. Accanto ad essa puoi scriverci: "Infinito"».

Zacria appuntò, quindi, il simbolo che le era stato suggerito, collegandolo con una freccia alla riga designata, seppur non commentando.

«Il secondo verso è il continuo del primo, e lo conclude in parte: "che finalmente ci sentiamo liberi;". In questo caso, la frase completa l'altra dandole un senso, e indica uno stato di benessere chiamato libertà, che molti agognano. Per questo motivo, vorrei che le scrivessi accanto: "Uguale a infinito"».

La seconda completa la prima, pensò la moglie mentre annotava quanto le era stato detto in simboli.

Mentre continuava ad ascoltare e appuntare tutte le spiegazioni del marito, Zacria lo osservava e ammirava in silenzio riflettendo sulla sua affascinante intelligenza, che non veniva abbastanza calcolata dai loro simili sebbene fosse eccezionale ai suoi occhi.

Nel frattempo sentiva le sue considerazioni: «"[...]sconcerto", perché è una reazione riferita al canto delle sirene, che dona un'emozione pari a quella che si può provare durante un concerto, appunto», «"[...]acqua cristallina, smagliante vita", attraverso l'acqua limpida si può vedere quanto la vita che la abita sia pregna di felicità».

Ad ogni verso associava dei simboli che lei poteva comprendere, con i quali si sarebbe potuta ritrovare, e questo le scaldava il cuore di un'immensa gioia.

Le spiegò come, secondo lui, la barriera corallina somigliasse a tante dita intricate tra loro, indicanti supporto e amore: "ammirammo la corallina, barriera dalle innumerevoli dita.(z)". In questo modo, diceva, poteva ricollegarsi con ben due versi differenti della poesia, uno antecedente e uno susseguente a quelli analizzati in quel momento: "e colma di smagliante vita;(x)" e "Stringemmo le nostre mani(y)".

«Vedi, mia adorata Zacria, nel primo verso ci relazioniamo a questo attraverso l'armonia delle forme di vita che vivono in mare e che, quindi, si mostra anche nell'intrecciarsi della barriera; nel secondo lo facciamo a causa della figurazione delle mani che si stringono, così come lo fanno le dita dei coralli».

La moglie scrisse, così, le lettere "x", "y" e "z" associate alle due frasi appena citate, dopodiché annotò un'equazione: x + y = z. Questo lei lo capiva bene.

Acriz concluse l'analisi della poesia pronunciando le seguenti parole: «Pensare al presente piuttosto che al domani, è ciò che ci rende davvero liberi».

Seguirono alcuni minuti di silenzio, durante i quali Zacria rilesse il poema e gli appunti al fianco di ogni frase, dopodiché alzò lo sguardo connettendolo a quello del marito.

«Sono dispiaciuta di dirti che, ancora una volta, non sono certa di aver compreso, ma sono fiera di dichiarare che ho capito che sei il grillo più intelligente sulla faccia di questa terra, e che ti amo. Mi basta questo per sostenerti in tutto ciò che fai, non ho bisogno di capire ciò che tu vuoi dirmi, perché so che, oltre ogni mia logica aritmetica, tu sai quello che dici e fai, anche se alla fine non hai un risultato certo come ne ho io con le mie equazioni».

Il grillo la guardò intensamente sentendo crescere un sorriso che illuminò il suo viso.

Sorrise perché lei credeva di non aver capito, ma, in fondo, le aveva dato la risposta che cercava, di cui lui aveva bisogno.

 

 

Nota⁽¹⁾: il libro esiste davvero, ma non l'ho mai letto; è stato citato al solo scopo di dare un nome al regalo di Zacria.

Nota⁽²⁾: quella in corsivo è una citazione di Alfred North Whitehead presa dal sito frasicelebri.it.

Nota⁽³⁾: è la prima volta dopo anni che provo ascrivere una poesia; spero di non aver fatto troppo orrore.

   
 
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