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Autore: AdhoMu    02/12/2019    4 recensioni
[Sottotitolo: Al sangue come sempre, signora? No, grazie: stavolta lo preferisco ben cotto.]
*
Diciott’anni nel giro di poche settimane e un futuro radioso davanti a sé, purtroppo offuscato dalla prospettiva di due lunghi mesi da trascorrere nella noia pressoché totale e, soprattutto, dal ricordo martellante del due di picche intercontinentale che gli consuma le viscere e l’anima come Pozione Esplosiva. L’estate successiva al diploma non si prospetta granché allettante per Bastian Macnair. E se poi, a questa sfilza di grattacapi, si aggiunge anche un Signor Zio che non sa tenere a freno la sua stolida linguaccia, le cose rischiano definitivamente di degenerare.
Genere: Angst, Dark, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Alicia Spinnet, Maghi fanfiction interattive, Nuovo personaggio, Walden Macnair
Note: Missing Moments | Avvertimenti: Tematiche delicate | Contesto: Primi anni ad Hogwarts/Libri 1-4
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Filet Mignon.
(Al sangue come sempre, signora? No, grazie: stavolta lo preferisco ben cotto).

 

- No! non ne va in volta femmina buona nell'ora fra vespero e nona! - singhiozzava Nanni,
ricacciando la faccia contro l'erba secca del fossato, in fondo in fondo, colle unghie nei capelli. 

Giovanni Verga, La Lupa.

She's a very kinky girl
The kind you don't take home to mother.

Rick James, Super Freak



Diciotto anni entro fine mese.
In tasca, un diploma rimpolpato di M.A.G.O., alcuni dei quali importanti e altri pressoché inutili – e va bene: in realtà ce n’è solo uno che conta davvero ma, come diceva sempre il saggio Salazar, non si sa mai
Le porte della Cambridge Magical University spalancate davanti a lui; ammiccanti, quasi seducenti, avide infine di vederlo ammesso fra le fila dei pochi, fortunati eletti degni di frequentare l’ambito corso di Pozioni Avanzate.
Eh sì!...
Gli si prospetta davvero un’estate di fulgida gloria... ma anche no.
 
Bastian sospira, sopraffatto dalla costante sensazione di  pessimismo e negatività contro la quale, pur sapendo di non potersi opporre, si affanna ostinatamente a remare da quando ne ha memoria. 
Dentro di lui, ad accapigliarsi in un groviglio che gli ricorda il cupo affannarsi di bisce lunghe, nere e sottili, si agitano come di consueto sentimenti contrastanti. Da una parte, l’ormai familiare impressione di oppressione mista a risentimento, sorda e latente ma sempre sul punto di esplodere; penoso retaggio della sua infanzia insensata, per non dire insana, foriera di dolorose cicatrici dell'anima e non solo. Dall'altra, quell’impulso irrefrenabile di trasgredire, di rompere le righe - la maggior parte delle quali, va detto, meticolosamente autoimposte, al puro scopo di mantenere un barlume di sanità mentale -, di lasciare libero sfogo alla furia che gli cova nel petto, di cedere alla voglia incontenibile di prendere a calci i suoi beni più preziosi (e già se lo vede, il calderone di rame lucido deturpato da ammaccature irreversibili; e se li immagina, gli alambicchi e le ampolle frantumati senza pietà); una voglia quasi incontenibile di farsi una bella sfuriata, di dare di matto, di uscire di casa al puro scopo di affatturare impunemente sventurati passanti scelti del tutto a caso.
E poi, come se tutto ciò non bastasse - e qui sta il nocciolo della questione, signore e signori - quel due di picche colossale che rischia seriamente di farlo ammattire, che gli rode la mente come il più insistente dei tarli, che gli riempie la bocca di recriminazioni senza capo né coda e che, nonostante tutti i suoi sforzi più o meno strenui, Bastian non riesce proprio a mandare giù. Perché diciamocela, la verità: la snobbata storica appioppatagli da quella piccola zoticona di Alicia Spinnet lo ha fatto letteralmente uscire di testa. Come ciò sia stato possibile, come una ragazzina così insignificante, sciatta e disordinata si sia azzardata ad arrecargli un’offesa del genere, Bastian ancora non è riuscito a spiegarselo; eppure, a distanza di mesi, la determinazione della ragazza nel rifiutare ostinatamente il suo invito e a rifuggire sistematicamente il suo sguardo continua a bruciargli nel petto in una maniera che definire 'intollerabile' è un eufemismo di delicatezza suprema.
 
Alicia Spinnet, tu lo sai, vero? Lo sai che, se potessi, non ci penserei due volte?
Agguanterei senza battere ciglio la prima Passaporta Intercontinentale disponibile, anche a costo di rubarla, e attraverserei mezzo mondo per fiondarmi da te. Verrei a snidarti in quel postaccio polveroso, torrido e dimenticato da tutti in cui vivi, per il puro piacere di cancellarti il sorriso dalle labbra a suon di schiaffi, e poi... ma ah, Sebastian, a chi vuoi darlo a bere?! Non sarebbe a suon di schiaffi, ahimè, ma a suon di baci e, forse, di morsi, ma senza farti davvero del male (!); e le mani le userei volentieri per farti altro... accidenti a te, Aussie Spinnet che mi hai rubato il sonno, dannata ragazza che, con la tua bionda bellezza, mi hai offuscato il senno; accidenti–a-te!
 
Richiamato al presente dal suono ovattato della pioggia che cade fuori dalla finesta, Bastian interrompe il suo sproloquio.
Si guarda intorno. Sbuffa.
Ebbene sì: nonostante i suoi cupi propositi, la coscienza della realtà cala su di lui come un pesante panneggio da funerale.
Altro che Australia. Altro che piani di dolceamara vendetta.
Bastian lo sa fin troppo bene che lui, l'estate, la passerà a Londra fra ragnatele e tappezzerie tarmate, in quel mausoleo di orride bestie impagliate che è l'oscura magione del Signor Zio; sa che, compagnia dei suoi giorni, saranno la noia e l'assillante ricordo di lei; e sa anche che, la maggior parte delle sue uscite, avverrà in compagnia di quel coglione di Aidan Avery che lui, suo malgrado, è costretto a tollerare in quanto suo unico amico. Uscite che si terranno rigorosamente dopo il crepuscolo e, altrettanto rigorosamente, in posti di dubbia moralità (non che ciò costituisca un gran problema) e, soprattutto, di gusto discutibile - e questa sì, Godric porco, che è una gran scocciatura.
Insomma: purtroppo per lui, chi vive agli Antipodi può continuare a dormire sonni tranquilli e andare avanti ad ignorarlo bellamente, senza dover temere la benché minima ritorsione.
 
Il ragazzo si rigira nel letto.
L’irritazione gli scoppietta sotto pelle come Pozione Esplosiva di corno di Erumpent, dirompente come il  suo sangue che ribolle al pensiero ossessivo delle cosce snelle di quella bionda infernale, ancorate al manico della sua dannata scopa da corsa – e oh, accidenti; potrebbe invece stringerle intorno a qualcos’altro; e lui sì che saprebbe come farla felice!...
Bastian salta in piedi.
Deve sbrigarsi a trovare qualcosa da fare per ingannare il tempo – le lunghe ore di quell'eterna giornata o, meglio ancora, l’estate intera – altrimenti, ne è consapevole, la follia più bieca se lo porterà via, per gettarlo sulle sue strade sconnesse con un biglietto di sola andata.
Si aggira quindi per la stanza con un diavolo per capello, mosso dal furore impotente della belva in gabbia; un giro, due, tre, finché, alla fine, si arresta di scatto davanti al massiccio guardaroba di mogano intagliato. Un colpo di bacchetta, eseguito senza pensarci troppo, e le ante si spalancano di schianto; un ordine sibilato fra i denti ed ecco che l'intero contenuto dell’armadio vola fuori e si accatasta alla rinfusa sul pavimento.
Bastian sbatte le palpebre e rimane fermo per un attimo a guardare lo scempio che lui stesso ha provocato, le unghie conficcate nei palmi, il respiro affannoso. Gli amati pantaloni dalla piega perfetta, le camicie inamidate, i kilt grigioneri per le grandi occasioni, le giacche sagomate, le divise verdeargento che non userà più, i fazzoletti, le cravatte di seta, le calze inglesi; tutto grida d'incredula vendetta al suo cospetto.
Cosicché, pentito e rassegnato, il ragazzo posa la bacchetta sul comodino, raccatta il primo paio di pantaloni e si mette al lavoro.
Sarà un lungo pomeriggio, già lo sa.
Il primo di molti.
Ah, che estate di merda!...
 
*
 
Alla fine, alla centesima piega, Aidan l’ha convinto ad interrompere le Grandi Operazioni di Riordino e Bastian, seppur riluttante, ha acconsentito ad accompagnarlo in quel localaccio da quattro soldi. Come volevasi dimostrare - e in perfetto controsenso con i cumuli di denaro accatastati nella camera blindata degli Avery -, le scelte del suo amico ricadono sempre su opzioni di infimo livello; Bastian si maledice per aver ceduto di nuovo e, scocciato, sta già prendendo in seria considerazione l’idea di levare le tende quando, inaspettatamente, l’inquieto vagare del suo sguardo si sofferma su qualcosa.
La donna è seduta dall'altra parte della sala, nei pressi del bancone cui, però, ha scelto di dare le spalle. Siede con grazia sullo sgabello sottile, che ha fatto ruotare per tenere meglio d’occhio, con discreta attenzione, quanto accade intorno a lei.
Bastian la vede accavallare con eleganza le lunghe gambe; le sue caviglie snelle spuntano di sotto l’orlo dei raffinati pantaloni scuri, i candidi piedi nudi sono infilati in scarpe di vernice con suole rosse e tacchi altissimi, uno dei quali agganciato con nonchalance al predellino cromato del sedile. Il ragazzo la guarda di nuovo, di sottecchi, senza azzardarsi ad incrociare apertamente il suo sguardo.
Sa bene di chi si tratta.
E saggiamente, data la fama che la circonda, ritiene opportuno non farla innervosire.
 
Elyon Olivia Yaxley è bella, di una bellezza un po’ spigolosa che la rende decisamente attraente, fatto di cui lei non nasconde di essere perfettamente consapevole. Ed è elegante, sfacciatamente elegante; e questo Bastian, che in passato ha già avuto modo di imbattersi nella sua figura altera in occasione di qualche festa o ricevimento cui si è recato in compagnia del Signor Zio, l’ha sempre pensato.
La luce dei faretti appesi sopra il bancone si rifrange sulla sua chioma ramata, in un gioco di riflessi che attira gli sguardi, soprattutto maschili; e agli occhi di Bastian, che la spia un po’ imbambolato, Elyon Yaxley si muove con la seducente sicurezza della femmina alfa al comando di una muta composta da se stessa... e dal resto del mondo. Fatto cui lei, da parte sua, finge di non dare alcun peso; ed è con assoluta negligenza, quindi, che il ragazzo la vede volgere lentamente il capo qua e là, osservando tutti e nessuno con fare studiatamente distratto.
Fra le dita della mano destra, la donna regge lo stelo sottile di una coppetta in acciaio inossidabile, dall'orlo della quale spuntano alcune palline di gelato color verde pallido che lei scalfisce delicatamente con la punta di un lungo cucchiaio, senza fretta; con altrettanta lentezza, si porta poi alla bocca il contenuto della posata, per gustarlo con evidente piacere. E Bastian, che pure le rosse non le ha mai calcolate, vorrebbe impedirsi di guardarla di nuovo, ma immancabilmente i suoi occhi ritornano lì, a fissarsi sull’ovale metallico che scivola fuori dalle sue labbra socchiuse – e, fra sé e sé, il ragazzo ringrazia l’anonimo inventore dei cucchiai, in assenza dei quali lei, probabilmente, il gelato lo starebbe leccando – e allora sì che sarebbero guai, Salazar santissimo. Dissennato, imprudente, inopportuno: è così che si sente; eppure, non può proprio fare a meno di ammirarla, quella donna capace di sorbire una semplice porzione di sorbetto con tanta classe e, al tempo stesso, con cotanta sfacciata sensualità.
 
«E tuo nipote, dov’è?»
La voce roca e spigolosa, che lui conosce assai bene, lo induce ad interrompere il suo incedere lungo il corridoio e a fermarsi davanti alla porta socchiusa dello studiolo privato del Signor Zio. Incuriosito, Bastian sbircia all’interno senza farsi vedere.
«In giro, credo» risponde Walden Macnair con una scrollata di spalle. Chissà che cosa direbbe se venisse a sapere che Bastian, per ingannare la noia, ha trascorso l’intero pomeriggio in una chiesa babbana a spaventare pavidi fedeli, fra misteriosi spegnimenti di candele, balletti di confessionali, ebollizioni di acqua santa e scandalose impennate di abiti talari, alla stregua della nivea gonna di seta di Marylin (che bionda portentosa, per tutti i Basilischi!) mossa dal vento della subway.  «A spassarsela con il suo amico, il rampollo degli Avery».
«Mi auguro tu ti stia riferendo ad Aidan» commenta Ares Mulciber, cupo. «Perché quell’Eean, francamente... te l’ho già detto, vero, che Avery Senior sta seriamente prendendo in considerazione l’ipotesi di diseredarlo?»
«Farebbe bene» ribatte il Signor Zio, laconico.
«E bravo Walden. Come vedi, ogni famiglia ha la sua pecora bianca».
«Ti confesso, amico caro, che la cosa non mi consola poi molto».
Il Signor Zio gli volta le spalle, ma Bastian ha la netta impressione di vedergli reprimere un gesto di stizza. E se lo figura distintamente, il ragazzo, il suo viso già duro ulteriormente irrigidito dall’ira.
«Lo so che ti brucia ancora, ma dammi retta: lascia il passato dove sta» Mulciber si versa un bicchierino di Becherovka ad alta gradazione e lo solleva con fare conciliante. «Sebastian, almeno, promette bene».
Walden Macnair sbuffa, contrariato, ma è costretto ad annuire.
«Prendi Yaxley» argomenta ancora Mulciber, fermamente deciso a rabbonirlo. «Sua nipote sì che è un vero e proprio oltraggio semovente».
A quelle parole il Signor Zio butta indietro la testa e proprompe in una risata di scherno, lieto di potersi crogiolare nelle altrui disgrazie.
«Concedersi così indecorosamente a quel cane di Greyback» Macnair rabbrividisce di ribrezzo. «E avere ancora la faccia tosta di farsi vedere in giro, e oltresì pretendere di essere riammessa fra la gente perbene. Pensa che l’altro giorno me la sono trovata fra i piedi da Sinister...»
«Non me lo avevi detto» Mulciber scavalla le gambe, si flette in avanti e posa i gomiti sulle cosce, incuriosito.
«Sì. Il vecchio le stava dando una qualche consulenza su non so cosa. Quando sono arrivato, ovviamente, ho preteso di essere servito immediatamente; e pensa un po’, Ares: quella cagna ha pure avuto il coraggio di protestare».
«Mi auguro davvero che la tua reazione non sia stata esageratamente impropria, Walden. Quella donna è pericolosa... sì, è inutile che ridi: Elyon Yaxley è davvero un cane sciolto – e sai bene che cosa intendo dire con questo».
Mulciber aggrotta la fronte e fissa l’amico con una serietà che a Bastian non sfugge, e che lo fa rabbrividire nell’ombra – perché il vecchio Ares non è certo un uomo da lasciarsi intimidire facilmente, e il ragazzo lo sa fin troppo bene. Per tutta risposta, tuttavia, il Signor Zio appella dalla parete la sua mannaia preferita; la stringe fra le mani e, con l’indice, accarezza delicatamete il filo della lama.
«Vorrei proprio vedere» risponde, in un sibilo sarcastico. «E comunque, nulla di che. Le ho solo detto che non mi dispiacerebbe affatto farle fare un giro nella mia Sala dei Trofei... impagliata, magari».
 
Bastian sbatte le palpebre e torna alla realtà, richiamato a sé da una sottile sensazione di pericolo che gli pizzica sotto pelle. Si guarda intorno, un po’ disorientato; al centro della pista da ballo, avvista Aidan impegnato in una danza sguaiata in compagnia di due fanciulle agghindate in modo a dir poco indecoroso. Fa quindi vagare di nuovo gli occhi sul salone e si appresta a chiamare il cameriere quando, improvvisa, una subitanea consapevolezza lo congela con il braccio a mezz’aria.
Elyon Yaxley ha fatto ruotare lo sgabello nella sua direzione e, in questo momento, sta guardando proprio lui.  Al suo fianco c’è un uomo che Bastian non conosce, chino su di lei, all’orecchio del quale la donna, senza smettere di fissarlo, rivolge una manciata di parole scandite con lentezza, il cui significato Bastian non può fare a meno di cogliere con allarmante chiarezza leggendo il labiale.
“Chi è quello laggiù?”
L’uomo le sussurra la sua risposta.
Lei annuisce appena, con quel fare tipico di chi vede confermati i suoi sospetti - e Bastian perde un battito quando lei stringe gli occhi e, mettendo in mostra una fila di denti candidi che risaltano nella penombra  e che i riverberi rossastri delle lampade fanno sembrare intrisi di sangue, gli rivolge un sorriso feroce. La maschera cade. All’alone di gran classe suggerita dal suo portamento,  fin troppo compunto per essere vero - e Bastian se ne rende conto all’improvviso - ecco sostituirsi, in un battito di ciglia, la schiacciante realtà della sua vera natura.
La vede che fa per alzarsi.
E lui non gliene dà il tempo. Prima ancora di rendersene conto lui stesso, Bastian si smaterializza in tutta fretta, segregando Elyon Yaxley e il resto del mondo all’esterno delle cupe pareti di Casa Macnair.
 
*
 
Orbene: fin da piccino, Sebastian Alexander Macnair ha sempre avuto molti, molti difetti.
Stupido, però, non lo è mai stato.
Ha capito subito, il ragazzo, che, se una come Elyon Yaxley si è degnata di riservargli un bruscolino della sua attenzione, ciò non può essere stato a fin di bene. Preso dal panico, ha quindi agito d’instinto. E no: della sua azione avventata, non si è affatto pentito.
Walden Macnair, con la sua assoluta incapacità di tenere a freno la linguaccia che si ritrova in bocca, ha fatto una cazzata, una cazzata di dimensioni bibliche; e più Bastian ci ripensa, più ne è sicuro. Una cazzata il cui scotto, molto probabilmente, suo zio non pagherà mai, perché è molto, molto improbabile che Elyon Yaxley, per quanto pericolosa e scaltra, abbia modo di presentare il conto ad un Mangiamorte titolare. Il che non impedisce, tuttavia, che la donna decida di rifarsi su qualcuno che gli è vicino; e se quest’eventualità, dall’alto della sua arroganza, il Signor Zio non l’ha presa in considerazione, Bastian, al contrario, il concetto l’ha immediatamente afferrato.
A farsi mordere, probabilmente a sangue, da una licantropa vendicativa (Salazar ce ne scampi!), Bastian non ci tiene affatto. In preda al timore, senza sapere bene come affrontare la situazione, il ragazzo si è chiuso in casa e, per un paio di giorni, si è rifiutato di mettere fuori il naso.
Ma l’imposizione, com’era prevedibile, gli è pesata.
Trascorse appena poche, pochissime ore di reclusione autoinflitta, la noia, l’irrequietezza e l’assillante ricordo di Aussie Spinnet a cavallo della sua stramaledetta Comet Meridian han ricominciato ad insinuarsi fra gli strati di paura e hanno ripreso a tormentarlo.
Bastian sa di non potersi nascondere per sempre.
E così, bisognoso di riflettere, si è rimboccato con cura le maniche della camicia, ha acceso il fuoco sotto il calderone e ha cominciato a rimestare un po’ a casaccio, nel tentativo di recuperare la concentrazione che gli consentirà di risolvere l'inghippo.
E alla fine, come sempre, la risposta gli è stata fornita dai suoi adorati intrugli.
 
*
 
Il sole è tramontato su Notturn Alley.
La tenebra la fa da padrona sui meandri di quel viottolo cupo che neanche l’insistente tepore della stagione estiva riesce a raddolcire; al solito, l’atmosfera che vi si respira è pesante, tesa, densa di presagi d’imminente sciagura.
Bastian procede di buon passo, senza guardarsi intorno, timoroso di cedere alla tentazione di fare dietro-front e rintanarsi di nuovo dentro casa. Poco importa se questa è la terza notte di fila che trascorrerà completamente in bianco a camminare su e giù: l’inquietudine non lo abbandona. Aveva paura la prima sera, ha avuto paura la seconda e ha paura anche adesso.
Paura vieppiù acuita da un'uscita assai poco opportuna da parte di Walden Macnair, nel quale Bastian si è imbattuto poco prima di varcare il portone per andare incontro al suo destino.
«Si può sapere che cosa diavolo combini, signorino?» gli ha domandato lo zio, vedendoselo passare davanti agghindato a festa.
«Un appuntamento, Signor Zio» ha risposto lui senza sbilanciarsi troppo. Una mezza verità, tutto sommato.
«Oh, beh. In bocca al lupo, allora» è stato il commento dell’uomo.
“Speriamo proprio di no” ha pensato lui, pallido come non mai.
 
Bastian cammina su e giù senza darsi requie, nervoso, esasperato. E qualcosa, sotto la sua pelle, lo avverte che lei è lì vicino, che è lì da qualche parte, intenta ad osservarlo da giorni con l’occhio divertito del predatore, quello che ama trastullarsi con la sua preda e che, con infinita pazienza, lascia che a fiaccarla siano il tempo e la disperazione, creudeli variabili che gli permetteranno di affrontarla senza concederle alcun margine di vantaggio.
Ah, Bastian preferirebbe non doverlo fare.
Ma lo fa.
Lo fa perché, semplicemente, sa di non avere scelta. Lo fa perché sa che chi rinuncia è perduto, e perché, oramai, quella sensazione di pericolo – terribile, sì, ma anche dannatamente stuzzicante - che gli pungola i nervi da giorni lo ha perdutamente irretito.
Un movimento discreto alle sue spalle, un incantesimo pronunciato con voce soave e puff! Bastian si sente risucchiare oltre l’angolo di una traversa buia. Non tenta di opporsi. Sa che qualsiasi reazione sarebbe inutile e che è esattamente così che le cose devono andare; e sa anche che, se davvero intende sbloccare la situazione, deve lasciare che a condurre il gioco sia lei.
 
Bastian non è abituato a sentirsi una preda.
A mente fredda, se glielo chiedessero, affermerebbe sicuramente che l’esperienza non è affatto di suo gusto. Eppure, mentre Elyon Yaxley fa capolino fra le ombre e gli si avvicina in silenzio tenendosi in bilico sui suoi tacchi vertiginosi, il ragazzo si sente pervadere da una leggera sensazione di eccitazione, niente affatto spiacevole, che gli striscia nel sangue e che, suo malgrado, va a solleticare le sue più recondite fantasie.
Elyon Olivia Yaxley è la materializzazione del timore ancestrale dell’uomo al cospetto dell’ignoto; è enigmatica ed inspiegabile; è il brivido della mente razionale al cospetto di ciò che non ci si sa spiegare; è il timore atavico del buio. All’occorrenza è capace di sprizzare finezza da ogni singolo poro, è vero; al tempo stesso, però, dalla sua signorilità filtra anche un non so che di selvaggio e letale, un non so che capace di renderla, alfine, doppiamente attraente, proprio perché incomprensibile e duale.
Bastian la guarda e deglutisce a secco.
“Ricordati sempre di una cosa, Sebastian” gli ha detto un giorno il Signor Zio, al ritorno di una delle sue sanguinolente battute di caccia in compagnia di Mulciber, con cui l’uomo condivide la passione per le lame e per i ferri. “I predatori fiutano la paura. Se gliela fai percepire, è finita”.
E così lui, pur sapendo che lei già sa, cerca disperatamente di non darlo a vedere; tenta ostinatamente di non lasciarlo irrompere, quel terrore un po’ morboso che si è impossessato di lui - anche se poi, dentro il suo petto, il cuore galoppa furiosamente e sulla camicia, all’altezza della schiena, il ragazzo sente allargarsi una macchia di sudore particolarmente fastidiosa; e questa volta, caso più unico che raro, il suo disappunto non deriva certo da motivazioni estetiche.
«Davvero grazioso, complimenti» i tacchi alti picchiettano sulle pietre scure del selciato mentre lei avanza, i muscoli leggeri tesi come quelli del carnivoro al cospetto di un paillard particolarmente appetitoso. «Ottimo portamento. Profumo delizioso. Occhi bellissimi; ma che te lo dico a fare? Lo saprai già anche da te».
Un’unica falcata e finalmente gli è addosso; così sottile e, al tempo stesso, così forte.
«Davvero difficile credere che tu sia parente di quel cafone di Walden Macnair» gli dice, spingendosi in avanti fino a schiacciarlo contro la parete di mattoni anneriti dall’impietosa fuliggine di Londra.
Un soffio caldo sul viso; Bastian avverte le labbra della donna che gli sfiorano la gola, indifesa e palpitante oltre il colletto della camicia immacolata; dapprima lente e poi, via via, più volitive, gli risalgono lungo il collo in una carezza umida di saliva. Ansimando leggermente Elyon Yaxley lo aspira, con una premura meticolosa e fremente che ha un che di canino; e le sue narici vibrano, indagatrici, al contatto con l’epidermide intrisa del suo specifico aroma – il suo aroma, quello che, d’ora in poi, le permetterà di distinguerlo da chiunque altro.
«Colonia di lusso. Non certo Chanel... uhm: Burberry’s, forse? Non importa; va bene lo stesso. Poi, vediamo... cenere da calderone. Interessante. E questo? Ah, inchiostro di seppia, naturalmente...» La strega si esprime a voce bassissima, come se stesse parlando a se stessa. «Ma soprattutto: salute. Gioventù. E ordine, rigorosamente autoimposto... per ovviare, evidentemente, ad una spiccata tendenza a ficcarsi nei guai. Non male».
Intrigata da quel connubio inusitato, Elyon Yaxley intensifica la presa. E Bastian chiude gli occhi e stringe i pugni, lasciandosi dominare dall’irrazionale groviglio di sensazioni contrastanti che lo travolgono come una tempesta.
Inutile fingere. Inutile lottare. Ah!
Ad una predatrice naturale come lei, certi... dettagli non sfuggiranno di certo.
E difatti, la sente affondare di nuovo il viso nel suo collo, saggiare la sua pelle con la punta della lingua e fiutare, smaniosa, la sua atterrita eccitazione - la cui fragranza allettante amplifica a dismisura la sua frenesia di cacciatrice, portandola ad un passo dal perdere definitivamente il controllo.
Oh, Merlino. Adesso lo fa”.
Bastian spalanca gli occhi mentre lei solleva il mento, dischiude le fauci e punta i denti aguzzi sulla sua pelle; e il terrore lo paralizza... ma poi, inaspettatamente, il ragazzo scuote il capo e si costringe a reagire, conscio del fatto che, se il coraggio gli farà difetto ora, qualsiasi altra possibilità gli verrà negata.
 
«Si-signorina Yaxley» rantola, facendo appello alle ultime briciole di lucidità.
Non urla, non si dibatte: semplicemente, la chiama per nome.
E il ricorso alla parola, potente come magia antica impregnata di forza creatrice, riaccende il barlume di ragionevolezza fintanto offuscato dalla brutalità irrazionale che sembra aver preso il sopravvento su di lei. Con un ringhio basso, la donna si stacca da lui quel tanto che basta per guardarlo in faccia, non prima di aver strofinato con forza, ancora una volta, la punta del naso sul suo collo arrossato.
«Signorina Yaxley» ripete Bastian, sforzandosi di mantenere la calma. «Le sarei immensamente grato se... se lei decidesse di non mordermi».
Lo sguardo di sottobosco di lei è fermo, imperscrutabile.
«E perché mai» replica infine «non dovrei farlo?»
«Perché... perché le ho portato un regalo, Signorina Yaxley» risponde lui col fiato corto.
«Un regalo, dici?» la donna gli rivolge un’occhiata sorpresa, a metà fra il curioso e il divertito.
Bastian annuisce e, con un cenno del capo, le chiede implicitamente il permesso di frugarsi in tasca. Lei inarca un sopracciglio, ma lo lascia fare. Poco dopo, lui estrae un piccolo flacone di cristallo ricolmo di liquido incolore e glielo porge senza aggiungere altro.
«E questo sarebbe...?»
«Pozione Antilupo» spiega lui, deferente. «L’ho fatta io. Apposta per lei, Signorina Yaxley».
Le labbra carnose della donna si piegano in un sorriso di scherno.
«Tutto qui?» lo incalza, freddandolo con un’occhiata sarcastica. «Mi prendi in giro, forse?»
«Non mi permetterei mai, Signorina Yaxley» risponde Bastian – e mantenere i nervi saldi gli costa una fatica immane, perché sa che il momento cruciale è arrivato. «Infatti, questa è una Pozione Antilupo... speciale. Verifichi lei stessa, la prego».
Elyon Yaxley non sposta gli occhi dai suoi mentre, con un lieve movimento del polso e un incantesimo pronunciato a mezza voce, svita il tappo della boccetta per spiarne il contenuto. Immediatamente, al contatto con l’aria, il liquido assume un’intensa colorazione verde, mentre un delizioso aroma di pistacchio si spande tutt’intorno.
La strega non proferisce verbo, ma Bastian coglie distintamente il lieve fremito che le stuzzica le narici.
«L’altra sera» chiarisce allora, sebbene lei non gli abbia richiesto alcuna spiegazione supplementare «ho avuto modo di vederla alle prese con quel sorbetto al pistacchio...»
Si zittisce all’istante, consapevole dell’inutilità di proseguire oltre.
Perché qualcosa, nel modo in cui i profondi occhi della donna lo fissano, è cambiato.
Elyon Yaxley lo sta lentamente mettendo a fuoco, lo sta studiando con inedita attenzione, sta soppesando le intenzioni e il potenziale di quel ragazzo che del tutto inaspettatamente, e a discapito dell’età così spudoratamente giovane, le ha appena dato prova di possedere una ragguardevole dose d’inventiva e di sangue freddo.
 
Un suo impercettibile tirarsi indietro gli comunica il verdetto.
E Bastian capisce che è stato il suo giocare, per una volta, a carte scoperte, con astuzia ma senza sotterfugi, a convincerla a non fargli del male. Non a rabbonirla, ma a convincerla; e questo il ragazzo lo sa bene, perché Elyon Yaxley non è certo una che si fa intortare, men che meno da un ragazzetto di prima barba come lui. E sa anche che, se si fosse comportato altrimenti, qualsiasi tentativo di raggiro sarebbe stato immediatamente smascherato, e allora sì che le cose sarebbero finite nel peggiore dei modi.
Cosicché semplicemente, dal modo in cui lo guarda, Bastian capisce di aver superato la prova. Rimane quindi immobile, in attesa, respirando piano per regolarizzare la frequenza cardiaca.
La strega, nel frattempo, stringe il flaconcino fra le dita e retrocede di un altro passo.
«Fossi in te, in vista del nostro prossimo incontro» gli dice soltanto, socchiudendo gli occhi e agitando con grazia il piccolo recipiente di cristallo «mi munirei di una dose-riserva. Per te stesso. Perché vedi, carino» continua a voce bassissima, in un’inflessione più simile ad un invito che ad una minaccia «la prossima volta, potrei non essere in grado di tenere a freno la voglia di assaggiarla, una bistecchina di filet mignon succulenta come te».
 
E così detto si volta e, in un turbinare di lucenti capelli rossi, si allontana da lui.
Bastian la osserva ancora per qualche secondo, immensamente sollevato. Poi, d'un tratto, a contrariare ogni logica, nella sua testolina impertinente scatta qualcosa. Perché i giovani (non tutti, certo, ma alcuni sì, e lui ne è la prova) son fatti così: sempre pronti a dimenticarsi, in un battito di ciglia, che la Nera Signora ha giuocato a rimpiattino con loro fino ad un attimo prima.
«Signorina Yaxley» la richiama allora, temerario e opportunista come solo un (quasi) diciottenne sconsiderato sa essere.
Lei si arresta, ruota lentamente su se stessa e gli concede un’occhiata indagatrice.
«Ecco, in realtà» Bastian deglutisce, ma va avanti – e dalla sua voce compunta filtra una soave nota di sfacciataggine, leggerissima ma perfettamente percettibile, almeno all’udito di lei «io, la dose-riserva, me la sarei portata dietro anche oggi».
Lo dice senza abbassare lo sguardo; e l’adrenalina che gli pulsa nelle vene gli comunica un’esaltante sensazione di sfrontata euforia quando, per la prima volta, lei gli sorride apertamente, dimostrando così di aver gradito il suo surplus di intraprendenza.
«Hai fegato, non c’è che dire» gli dice, mettendo in mostra una fila di perle regolari dai riflessi tanto candidi quanto mendaci, così bianche da far dimenticare il sangue che le ha macchiate in passato. «Apprezzo la tua lungimiranza».
«La ringrazio, Signorina Yaxley» risponde lui, senza distogliere da lei le pacate iridi celesti, innocenti come quelle di un piccolo lupo travestito da angello.
«E qualcosa mi dice» lo pungola allora lei, continuando a sorridere in quel suo modo un po’ ambiguo «che queste non sono le tue uniche qualità».
«È vero, Signorina Yaxley» replica Bastian con un sorriso modesto e la chiara consapevolezza che, se il Signor Zio venisse a sapere di questa sua prodezza, gli leverebbe la pelle a scudisciate. «So essere anche molto diligente... e imparo in fretta».
La strega scoppia a ridere.
«Diligente e sveglio, dici? Forse» commenta tendendogli la mano. «Ma mai quanto bugiardo e sfacciato, questo è poco ma sicuro. Mi piaci, lo sai?».
Bastian fa un inchino impercettibile e intreccia le dita alle sue. Muove un passo, sorride fra sé e sé e la segue, finalmente sicuro del fatto che l'estate in arrivo sarà tutt'altro che noiosa - e speranzoso che magari, almeno per qualche tempo, l'Australia tornerà ad occupare il suo legittimo posto sulla carta geografica: lontana dagli occhi, lontana dal cuore.
 
(Forse).
 
 
NOTE (molto lunghe):
La storia è ambientata all'inizio di luglio 1992.
Filet mignon
è il nome francese del filetto, il taglio di carne nobile, tenero e pregiato per antonomasia. L’allusione alla carne, in questa storia, si ricollega alla natura mannara di Elyon Yaxley (come citazione indiretta, oltretutto, del gusto sviluppato da Bill Weasley nei confronti delle bistecche al sangue in seguito all’aggressione perpetrata ai suoi danni da Fenrir Greyback). La scelta di utilizzare il nome francese, e non quello italiano, si deve alla presenza dell’aggettivo mignon, che allude peraltro alla giovane età di Bastian, in questa vicenda alle prese con una donna che ha parecchi anni più di lui (ben quindici per l’esattezza, ullallà!).
Elyon Olivia Yaxley, mi sembra più che doveroso precisarlo, non è farina del mio sacco. Ad averla creata è stata Demoiselle An_ne, che ha scritto di lei nella OS La luna e il blasfemo. Elyon, inoltre, compare fra gli OC protagonisti dell’interattiva Il Giardino Segreto della mia amica _Bri_. Sono molto grata ad entrambe le autrici per avermi permesso di inserirla in questa storia (e per gli impagabili suggerimenti che mi hanno dato!) perché, dopo averla conosciuta, non ho proprio potuto fare a meno di impazzire per lei. Mi auguro solo di essere riuscita a farle almeno un po’ di giustizia, perché davvero, raramente mi sono imbattuta in un personaggio così interessante e così ben costruito... anche se, purtroppo, sono conscia del fatto che, non avendola presentata in prima persona ma attraverso gli occhi altrui, gran parte della sua magnifica complessità rimarrà inevitabilmente in sordina.
Ad Anne, sua creatrice, rivolgo un ringraziamento particolare, perché Elyon mi ha fornito il pretesto per approfondire il lato dark e un po’ ambiguo, ma decisamente affine alla sua più genuina natura, di questo Sebastian ancora molto giovane, apparentemente senza speranza, subdolamente attratto dalle Arti Oscure e vagamente autodistruttivo – un lato del quale, francamente, adoro scrivere, poiché buttarmi a pesce fra le pieghe di quel cervellino contorto mi diletta assai. Trovo molto significativo il parallelismo fra lui e Elyon, entrambi impegnati (da sempre lui, in questa specifica occasione lei) a mascherare la loro vera natura dietro una maschera d’ordine e di perfezione. Ho sempre pensato che, in giovane età, Bastian si sia accompagnato a personaggi controversi; sono molto felice di aver avuto la possibilità, attraverso Elyon, di svelare qualche retroscena a riguardo. Certo: il fatto che Elyon non percepisca su di lui l’amato profumo Chanel (e diciamocelo: non lo percepirebbe neppure se lui lo usasse!) rivela bene che tipo di relazione sia intercorsa fra i due; ciò non toglie, però, che la frequentazione non possa essere stata ben più positiva di quanto potrebbe sembrare a prima vista. Lo prova il fatto che Bastian e Elyon costituiscano, l’uno per l’altra, un’eccezione, un unicum piuttosto rivelatore: troppo giovane lui per i gusti di lei, troppo rossa lei per uno che ha sempre avuto occhi solo per le blondies.
Un’ultima cosina e chiudo.
Il breve riferimento all’insofferenza di Walden Macnair (qui ritratto all’apice della sua coglionaggine) nei confronti di un suo non ben definito familiare è un piccolo omaggio (¡ghost track!) ad una certa signorina che blackjessamine conosce assai bene :) E a proposito del suo colloquio con il vecchio Ares, inizialmente l’interlocutore avrebbe dovuto essere Dolohov, salvo poi ricordarmi che Antonìn, in questo periodo, si trova ancora ben chiuso ad Azkaban. Come omaggio per lui, ho comunque lasciato il riferimento alla Becherovka, bevanda alcoolica della Repubblica Ceca.
   
 
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