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Autore: Hao Sakura    03/12/2019    2 recensioni
[913 parole]/[Raccolta di drabble]
-
A volte una cosa odiata, finisce per essere amata.
Amata, ma irraggiungibile. E questo ci porta ad odiarla, e poi amarla di nuovo, a distruggerci, a sentirci male.
Finché non si crolla, ed inevitabilmente si cade.
"C’è tensione, tra noi due.
Ogni occasione per te sembra buona per rispondermi male, per litigare, per prendermi in giro.
Le linee del tuo viso si incurvano in una smorfia astiosa, che sa di cattiveria. [...]
I tuoi occhi scuri incontrano i miei - perché mi sembra di scorgerci una luce amichevole? Una luce che prima non avevo mai visto, che mi scalda da dentro?"
Genere: Introspettivo, Malinconico, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Note autrice: Questa è una storia - una raccolta di drabbles - nata principalmente per sfogo, per noia, per bisogno di raccontare.
Non avrei mai pensato di pubblicarla, essendo un'esperienza tratta da una storia vera, né pensavo che avrei mai introdotto questi personaggi. Avrei voluto fare in anonimo per far immedesimare il lettore meglio nella vicenda, ma alla fine ci ho ripensato e ci ho infilato dentro Ash e Meg. Nulla vi impedisce di interpretarla a vostro piacimento!
Non assicuro il massimo, essendo drabbles abbastanza vecchiotte, circa di febbraio.
Grazie a chiunque leggerà queste "cose".
- Sakura

 
- Fallen -
 
- Calvario -
 
“Questa qua è una snob, un’odiosa egocentrica.”
È stata la prima cosa che ho pensato, vedendoti il primo giorno di scuola.
C’è tensione, tra noi due. Ogni occasione per te sembra buona per rispondermi male, per litigare, per prendermi in giro.
Le linee del tuo viso si incurvano in una smorfia astiosa, che sa di cattiveria.
- Non ci vuole tanto per arrivarci, sai? -
Dici, per rispondere alla mia domanda.
Ma lo so che è solo un altro pretesto per scoppiare a ridere, per farmi abbassare la testa.
“È l’inizio di un ennesimo calvario?”
Mi chiedo, ed alzo gli occhi al cielo.
 
 
- Banco -
 
- Ashleey, ti dispiace spostarti vicino a Meaghan? -
La domanda della professoressa mi colpisce come uno schiaffo in viso.
Me lo sarei dovuto aspettare, ed allo stesso tempo non volevo crederci.
Sospiro; silenziosamente annuisco, e, impotente, prendo le mie cose, e mi sistemo vicino alla mia nuova compagna di banco.
I tuoi occhi scuri incontrano i miei - perché mi sembra di scorgerci una luce amichevole? Una luce che prima non avevo mai visto, che mi scalda da dentro?
- Beh… - Inizio, imbarazzata. - Credo sarà una convivenza… Lunga. -
“Non farti illusioni.” Assottiglio gli occhi, due mezzelune minacciose. “Noi non saremo mai amiche.
 
 
- Risata -

A volte le apparenze ingannano, ingannano tremendamente.
L’ho capito quando sono - siamo scoppiate a ridere insieme.
- Ash, prendi il lib- Aspetta, sta arrivando la prof! - Sussurri, veloce e sbrigativa.
Ti siedi sopra il libro di storia, ma lei non lo nota. Mi guardi, soffochiamo le risate. Concludo prima di te; approfitto e ti suggerisco alcune risposte.
- Hai finito? - Ti domando, sottovoce.
- No! Dobbiamo ancora finire. -
Inarco un sopracciglio.
- Dobbiamo? - E rido, per la prima volta in tua presenza. - È il tuo compito. -
Sbatti le palpebre, realizzando, scoppiamo a ridere insieme.
La tua risata non mi era mai sembrata più bella fino a quel momento.
 
 
- Fuoco -
 
Non riesco a smettere di guardarti.
Stamattina mi hai battuto il cinque, mi bruciava la mano. Ha continuato a bruciare per tutta la durata delle lezioni, come se fosse stata carne sul fuoco.
- Ti stai innamorando, sei rossa. -
Affermano le mie due amiche, guardandomi con un sorrisino.
Ricambio il loro sguardo, sbuffo, perché vorrei cercare di smentire le loro parole, ma non ci riesco.
- Non dite scemenze. - Borbotto, una risata che sa di nervosismo. - È una cosa impossibile. -
Mi lanciano delle occhiate maliziose.
Non presto attenzione, torno a guardare Meaghan che parla con un suo amico.
I miei occhi sono brillanti, ma non so dirmi il perché.
 
 
- Gary -
 
- Sai, - Inizi, la testa poggiata al banco, i tuoi occhi nei miei. - i miei mi avrebbero chiamata “Gary”, se fossi stata un maschio. - Sussurri, un sorriso pieno di luce che ti decora le labbra sottili.
- Gary? - Faccio io, sorpresa.
Annuisci.
- Senti, posso farti una domanda? -
Altra conferma da parte tua.
- Ti è mai capitato di innamorarti di qualcuno e non poterglielo dire? - Chiedo; tu storci la bocca, socchiudendo le palpebre.
- No, - Pronunci, scuotendo la testa. - mi sono sempre fatta avanti. -
A casa, pubblico una storia Instagram.
C’è una frase romantica, poi una G.
È un po’ come una dichiarazione, no, Gary?
 
 
- Ricreazione -
 
- Dai, Ash, restituiscimi il cellulare! - Urla Ileen, gesticolando.
Io mi divincolo dalla stretta e scappo per tutta l’aula, ridendo.
- Sei la peggio. - Pronuncia Faith, guardandomi con disappunto.
- Che cosa succede? -
Sorridi, avvicinandoti a me, calma.
Io ti fisso, e tu mi cingi la vita con le braccia, cercando - con successo - di recuperare il maltrattato telefono di Ileen.
- A volte sembri proprio una bambina. -
Mormori, ed io mi specchio nei tuoi occhi.
Tu, in risposta, mi sorridi. Uno di quei sorrisi che scioglie ogni mio ghiacciaio.
“Se potessi dirti cosa provo realmente,” penso, mentre ti guardo uscire dalla porta. “sarebbe tutto più semplice, Meg.”

 
- Coraggio -
 
- Ehi, Ash, ti va di uscire con noi questo sabato? -
Tu, Meaghan, che chiedi a me di uscire.
Ti guardo e vorrei dirti di no. Una secca negazione - che ho da spartire io, con le tue amiche?
Sorrido, annuisco: un “certo, ci sarò” che mi esce automatico, meccanico.
Non so come abbia avuto il coraggio di accettare - sono sempre impacciata, con te. Come puoi continuare a volermi accanto?
- Ti ringrazio. -
Mi passi la mano sulla guancia in una carezza.
- Vedrai che ci divertiremo! -
Vorrei esserne sicura anche io, ma nell’istante in cui hai piantato i tuoi occhi d’ossidiana nei miei, il coraggio è scomparso.
 
 
- Sera -
 
Ho accettato di riaccompagnarti, è sera. La stessa in cui siamo uscite insieme.
Fa freddo, tira un vento gelido, ma il mio cuore si scalda, batte solo a guardarti.
Siamo sole, sul pianerottolo di casa tua.
- Chiudi gli occhi. -
- Perché? -
Il tuo sguardo indugia nel mio.
- Fidati di me. -
Sbuffi, poi sorridi. Le mie dita si intrecciano con quelle della tua mano.
- Mi dispiace che debba farti così schifo. -
È un attimo: un soffio mortale sulle tue labbra, un bacio che ti rubo.
Poi mi volto, sparisco nel buio della sera.
Non ho il coraggio di guardare il ribrezzo sul tuo viso.
 
   
 
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